Marzo 2024

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    “Alberodonti d’Italia”, viaggio tra i giganti millenari dei nostri boschi

    Pochi altri come Tiziano Fratus conoscono gli alberi. Forse perché da scrittore e poeta qual è, ci si avvicina con una curiosità che va oltre il dato scientifico e incontra suggestioni che vanno oltre il paesaggio naturale, rendendolo umano. Tiziano Fratus è nato a Bergamo nel 1975, vive vicino al bosco e ha scritto molto sugli alberi. Il suo ultimo libro, appena uscito, è un “silvario inciso tra fotografia ed esplorazione: Alberodonti d’Italia – Cento capolavori della Natura (ed. Idee Feltrinelli e Gribaudo), un viaggio alla scoperta dei grandi alberi monumento del nostro paese. 

    Cosa sono gli alberodonti e perché sono importanti?”In vent’anni ho cucito molti libri o, come preferisco chiamarli, silvari, tutti abbastanza circostanziati, informati, documentati, forse prendendomi particolarmente sul serio. Questa volta ho lasciato ampio svago alla fantasia, e quindi anche all’immaginazione, tutto d’altronde nacque per caso quando meditavo nelle foreste di sequoia in California e sbocciò l’intuizione dell’homo radix, un uomo che attraversa il paesaggio e sente unione con alberi, radici, animali e il ‘tutto’. Da quel fuoco si originò un percorso, un’avventura editoriale che ho voluto terminare con qualcosa che ritrovasse quel desiderio di libertà. Alberodonte è dunque una parola d’amore, una fantasia, un gioco, ma anche l’indicazione di un mistero che viaggia nel tempo, nelle epoche, e noi lo possiamo sfiorare”.

    In Alberodonti d’Italia – Cento capolavori della Natura ogni albero è un incontro e ogni incontro è un’epifania. Gli alberi sono la nostra memoria? “No, gli alberi sono la memoria di se stessi e di quel francobollo di mondo dove sono cresciuti, dove si sono adattati costantemente e dove stanno morendo. Può capitare che siano anche parte della nostra memoria, delle nostre piccole storie. In taluni casi ci sono alberi piantati da persone, curati o addirittura preservati dalla volontà di altre persone, e oggi ammirati dai figli o dai nipoti, insomma dai discendenti di quei primi uomini”.

    Il libro è attraversato da paesaggi, anche sentimentali. È una mappa per ritrovarsi nella Natura?”È una scelta di proposte, luoghi e storie da conoscere e da attraversare. Ogni uomo e ogni donna che incontra un grande albero è come il primo uomo o la prima donna che lo fa, dunque sempre un’avventura irripetibile, dove ogni individuo crea uno speciale rapporto con la Natura, con questa natura scolpita, e con quell’entità che abita e vive nel momento dell’incontro. Una parte di noi resta impressa nelle cortecce dell’albero e di certo l’albero resta impresso in noi, in qualche modo”.Il racconto comincia con il concetto di un “umanesimo silvestre e terrestre”, ce lo può spiegare? È una scialuppa per l’umanità nella tempesta climatica che stiamo attraversando?”L’umanità tende a drammatizzarsi in ogni epoca, oggi come mezzo secolo fa, quando eravamo terrorizzati ad esempio dal pericolo di catastrofe termonucleare. O dall’Aids, o ancora da una delle due guerre mondiali. Risulta evidente quanto la Natura sia diventata una sorta di religione dominante per intere generazioni, si è affiancata alle religioni millenarie e viene vissuta, ammirata, studiata, da tantissime persone, l’editoria riflette questo mutamento palese. Ho scritto di ‘umanesimo terrestre’ poiché è evidente che tante persone cercano nei boschi e nella Natura più o meno prossima delle risposte alla propria angoscia, al ritmo assurdo che i modi di vivere e di lavorare e di rapportarci ci ha condotti ad assumere obbligatoriamente. E ne siamo spesso scontenti. C’è un umanesimo in tutta questa realtà naturale, silvatica, e terrestre che ci circonda, pratiche semplici, immediate, che ci nutrono. E di fatti perderemo il sonno ad elencare ad esempio tutti gli autori, i poeti, i pensatori che attualmente ne dicono e ne predicano”.Quando è cominciato il suo viaggio alla scoperta degli alberodonti e quanto tempo ha impiegato a ricostruirne la storia attraversando l’Italia?”Il mio percorso si ritrae nel tempo, arrivando a toccare la mia infanzia e anche l’infanzia dei miei, dei miei avi, è un moto perenne che si rinnova in me come in molti prima di me, e di noi. In tv non è raro addirittura imbattersi nella pubblicità del Ministero dell’Agricoltura che consiglia di andare a visitare gli alberi  monumentali d’Italia, ma diverse persone lo fanno da decenni, anche da prima che fossero stilati i primissimi elenchi di alberi monumento, a cura del Corpo forestale, e ben prima dei primi libri a tema. I miei silvari, e gli alberodonti che amo, sono una compilation di opportunità, visibili in tutte le venti regioni, da chiunque”. 

    In appendice c’è anche un “Atlante dei grandi antichi regione per regione”, così da poterli raggiungere ovunque, persino nelle isole. Non teme per la sicurezza degli alberi, mappati uno ad uno? Ha fiducia nell’uomo, nonostante il disastro climatico provocato?”La paura non aiuta quasi mai. E non credo assolutamente in una gestione elitaria della conoscenza, anzi se ne fa fin troppo commercio dell’idea che le cose vere siano note e disponibili soltanto a pochi illuminati. Ne ho incontrati diversi, di questi illuminati dottori, e sinceramente non mi pare proprio che fossero illuminati, erano semmai colti, questo, sì, e furbi, assai.  Dunque non credo che nulla vada protetto per pochi. Certo, l’imbecille che ‘imbelle’ in giro per il pianeta e fa danni non manca, ma allora chiudiamo i musei, mettiamo sotto chiave le statue, d’altronde non sono in pochi a sostenere che in montagna ci vada troppa gente e che in futuro l’accesso andrà rigorosamente regimentato. Quando e se accadrà, spero di non esserci già più. Per me proteggere la Natura vuol dire farlo per tutti, altrimenti non è viviamo in una democrazia sostanziale”.Negli ultimi anni lei ha girato l’Italia per conoscere i boschi e la loro storia attraverso gli alberi millenari. Questo l’ha aiutata a mettere radici?”Sì, mi ha aiutato a rendere speciale la mia vita così ordinaria. Sono il figlio di un falegname, nulla di che. Il mio futuro sarebbe stato quello del falegname o se avessi potuto studiare magari di qualcosa di diverso ma non mi bastava. Volevo altro, senza sapere che cosa. Ho trovato la risposta tra i boschi e le foreste. Certo, quell’uomo radice che ero vent’anni fa oggi è cambiato, io stesso mi interrogo se ora questa etichetta che mi porto dietro non sia diventata una maschera, una specie di salvacondotto. Ecco perché ho deciso di terminare con questo nuovo silvario, tentando a cinquant’anni di iniziare a fare anche ecologia di me stesso. Chissà cosa arriverà, se ne sarò capace, quali altre eventuali radici spunteranno”.C’è un messaggio scritto dall’uomo su corteccia che non dimenticherà?”È finito l’inchiostro, torna più tardi… eh-eh… gli alberi sono molto spiritosi… cercando di rare una risposta vagamente seria potrei dire che non esiste tragedia, o dolore, che il tempo non rimargini. Quando iniziai questo percorso ero solo, senza più un padre e una madre, vent’anni di alberografie, dendrosofie, meditazione tra gli alberi, mi hanno forgiato, mi hanno aiutato a superare quel trauma, quello spavento, quel sentirmi un niente sperso per caso nel mondo”.

    Tra i libri di Tiaziano Fratus ricordiamo “Giona delle sequoie” (Bompiani), “L’Italia è un bosco” (Laterza), “Alberi millenari d’Italia” (Gribaudo), “Ogni albero è un poeta” (Mondadori), “Manuale del perfetto cercatore di alberi” (Feltrinelli), “Il bosco è un mondo” (Einaudi), “Sogni di un disegnatore di fiori di ciliegio” (Aboca), “I giganti silenziosi” (Bompiani), “Sutra degli alberi” (Piano B), “Il libro delle foreste scolpite” (Laterza), “Poesie creaturali” (LDN), “Il sussurro degli alberi” (Ediciclo), “L’Italia è un giardino” (Laterza), “Waldo Basilius” (Pelledoca) e Agreste (Piano B). Il sito di Tiziano Fratus è Studiohomoradix.com . LEGGI TUTTO

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    Monte Grimano Terme, il sindaco di centro destra impone con un’ordinanza la benedizione pasquale a scuola

    Il preside lo ha spiegato alla stampa locale: decide il consiglio di istituto e “nessuna richiesta formale mi è arrivata”. Niente da fare. Il sindaco di centro destra (Forza Italia) di Monte Grimano Terme, un piccolo Comune in provincia di Pesaro Urbeni, al confine tra Marche e Romagna, si è impuntato e ha ordinato, con […] LEGGI TUTTO

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    Classi multietniche, presidi e insegnanti: “No al tetto del 20% di Salvini e Valditara. Stranieri? Sono nati e cresciuti qui, lo scandalo è che non hanno la cittadinanza”

    «Nella mia classe sulla carta ci sono otto nazionalità, ma in realtà sono tutti bambini nati a Bologna. I dati sugli alunni stranieri sono falsati, perché si definiscono stranieri bambini nati in Italia, cresciuti qui, che qui hanno fatto l’asilo e la scuola dell’infanzia. Il vero scandalo è che questi alunni non abbiano la cittadinanza e che si continui a definirli stranieri». Claudia Finetti insegna in una seconda elementare delle scuole Federzoni alla Bolognina e alla proposta del ministro Valditara di non accogliere più del 20% di stranieri in una classe risponde così. Ma nelle scuole bolognesi, dove su 20.622 alunni il 17,8% sono stranieri, con 891 classi su 5246 che hanno il più del 30% di alunni non italiani le reazioni sono unanimi.
    Il 70% degli stranieri a scuola sono nati in Italia
    «Sono le stesse percentuali del Ministero – osserva l’assessore alla scuola del Comune Daniele Ara – ma il 70% di questi sono nati in Italia, sono seconde generazioni. I non italofoni, i cosiddetti Nai, allievi e allieve arrivati da poco, la maggior parte per ricongiungimento a un familiare che si è insediato stabilmente sul territorio e ha tutte le condizioni necessarie per avere il visto per il ricongiungimento, si attestano intorno al 7-8% circa della popolazione studentesca di origine straniera. Semmai il problema è non riconoscere loro la cittadinanza italiana, come il Comune chiede con la campagna Bolognesi. Dal primo giorno. L’integrazione dovrebbe essere una nostra priorità innanzitutto. Sennò poi è chiaro che c’è il rischio che finiscano nelle maglie della micro-criminalità. Quella del ministro è propaganda, anche perché si tratta di una proposta inattuabile».
    “Il problema non è mai stato l’apprendimento ma l’inclusione”
    In Bolognina, alle Federzoni come nelle vicine Acri, per esempio, sono gli italiani ad essere circa il 37% per classe, alle Romagnoli al Pilastro il 40% ma nessuno lo vive come un problema. Anzi. «Anni fa – spiega Francesca La Genga, vicaria delle tre scuole primarie dell’Ic 5, ovvero Federzoni, Acri e Grosso – alle Federzoni avevamo anche il 75-80% di stranieri. Il problema non è mai stato l’apprendimento ma l’inclusione. Così grazie anche a un gruppo di genitori e al lavoro degli insegnanti abbiamo seguito un percorso sul plurilinguismo guidato dall’Università di Bologna. Un percorso che è diventato anche oggetto di una ricerca universitaria che ha dimostrato come chi conosce già bene una lingua o più, come nel caso dei nostri alunni, impari più facilmente. Ora anche grazie al tam tam gli italiani sono tornati a iscriversi e per il prossimo anno scolastico abbiamo dovuto aggiungere una classe».
    Semmai, dicono alle Federzoni, quello che servirebbe è un’attenzione da parte del governo per valorizzare questa ricchezza. «Questo governo come i precedenti non ha investito un euro sul personale della scuola e sugli insegnanti che è ciò che servirebbe per garantire anche le situazioni di eventuale fragilità. Noi per esempio vorremmo poter dare il tempo pieno alle classi dell’Istituto comprensivo 5 per questo il 6 aprile alle 10 protesteremo di fronte alla sede dell’Ufficio scolastico».
    “Facciamo i pullman per portarli in altri quartieri?”
    Filomena Massaro, alla guida dell’Ic 12, alias Viscardi, Marella e Farini in zona Savena, e dell’Ic 22, quindi Garibaldi, Romagnoli, Saffi, in San Donato, rimarca la questione dell’inattuabilità dell’idea di Valditara. «Il Pilastro è un quartiere con una forte presenza di famiglie immigrate, che cosa dobbiamo fare? – si interroga – Obbligarli a iscriversi lontano da casa? Facciamo i pullman per portarli in altri quartieri? C’è già una norma che prevederebbe non più del 30% di alunni stranieri per classe, ma all’inizio di ogni anno scolastico c’è un procedimento di deroga».
    Tra l’altro, osserva la dirigente, «sono quasi tutti alunni di seconda generazione, e grazie al Comune, ci sono progetti per l’alfabetizzazione, usiamo le ore di compresenza per il potenziamento. Poi mi preme evidenziare un dato, tra le famiglie di questi ragazzi c’è ancora l’idea della scuola come opportunità, sono le prime a tenerci e sono alunni che ottengono brillanti risultati senza intaccare il percorso degli altri compagni, semmai arricchendoli raccontando dei luoghi da dove provengono».
    I corsi di italiano per chi arriva da altri Paesi
    Al tema dei nuovi arrivati e al potenziamento per gli stranieri a Bologna si lavora da almeno trent’anni: oggi se ne occupa il centro Ri.E.Sco del Comune in via Ca’ Selvatica. «Per ogni nuovo alunno arrivato attiviamo l’insegnamento della lingua italiana – spiega Lucia Paglioni di Ri.E.Sco – possono essere piccoli gruppi o percorsi personalizzati che durano tutto l’anno o fino a quando la scuola lo richiede. E tutti ci dicono che bambini e ragazzini fanno prestissimo a imparare. A questo si aggiunge il corso di italiano per le loro mamme. Nella nostra sede c’è pure una biblioteca di 7000 volumi incentrata sul multiculturalismo e il plurilinguismo a disposizione degli insegnanti. Tutto finanziato dal Comune, lo Stato mette pochissimo o nulla su questi progetti». LEGGI TUTTO

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    Uova di Pasqua e non solo: dove gettare gli incarti per una raccolta differenziata senza errori

    Tra uova di cioccolato e colombe, la Pasqua è alle porte. Proprio perché si tratta di prodotti che consumiamo solo in questo periodo dell’anno, può capitare di avere dei dubbi sul corretto smaltimento, quando ci troviamo di fronte ai bidoni della spazzatura. Gli esperti di Junker, l’app che aiuta i cittadini a separare nel modo […] LEGGI TUTTO

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    Pasqua e pasquetta green, il menu per un picnic di Lisa Casali

    Il menu di Pasqua segna anche l’arrivo di ingredienti di primavera come asparagi, piselli e fave fresche, cipollotti e fragole. Per una spesa green è importante scegliere prodotti di produzione locale (e comunque italiana), meglio se da agricoltura biologica e a filiera corta.Per un menu a basso impatto ambientale è poi utile privilegiare ingredienti vegetali da utilizzare al 100%  comprese le foglie, i baccelli e i gambi. Con questo menu si riducono gli sprechi e si portano a tavola piatti semplici ed economici perfetti per un picnic all’aria aperta goloso e spensierato. 

    Picnic sull’erba

    I picnic sono ormai un vero lusso, di rado mi concedo di mangiare all’aperto, su un prato con qualcosa di goloso portato da casa. A volte mi accontento anche del parco vicino a casa anche se questo menù si meriterebbe di fare un po’ più strada per combinare al meglio gusto e paesaggio.

    Sformato di baccelli di fava e pecorino

    Ingredienti:

    I baccelli di 1 kg di fave
    Le parti verdi di due cipollotti
    2 patate bollite
    1 peperone
    150g di pecorino in scaglie
    ½ bicchiere di latte (o bevanda vegetale senza zucchero)
    6 uova (o 6 cucchiai di farina di ceci)
    1 pugno di pangrattato

    Come si fa

    Lavate bene gli ortaggi. Eliminate il picciolo e il filamento dai baccelli di fava, quindi sbollentate per 5 minuti in acqua bollente. Scolateli, asciugateli e tagliateli a losanghe. Tagliate a fette sottili la parte verde dei cipollotti e fatela appassire dolcemente in padella con un filo d’olio. Dopo qualche minuto unite i baccelli e fate saltare. Unite quindi le patate bollite a cubetti, salate e pepate e fate cuocere un paio di minuti. In una ciotola sbattete le uova con un pizzico di sale, il latte e una macinata di pepe. Spegnete il fuoco, lasciate intiepidire le verdure quindi unitele all’uovo. Ungete una teglia da forno, spolverizza tela sul fondo e sui bordi con il pane grattugiato. Versatevi il composto di uova e verdure e livellatelo nella teglia in modo che uova e verdure siano distribuite uniformemente. Infornate a 180° per 30 minuti. Lasciate raffreddare, quindi tagliate a rombi e disponete in un contenitore con coperchio, pronto per essere portato fuori.

    Tramezzino di paté di sgombro e foglie di ravanello

     

    Ingredienti:

    Le foglie di un mazzo di ravanelli
    4 filetti di sgombro sott’olio
    8 fette di pane in cassetta
    Olio extravergine
    2 acciughe
    1 pugno di capperi
    Olio extravergine d’oliva
    Il succo di mezzo limone
    Sale e pepe 

    Come si fa

    Lo sgombro è un’alternativa sostenibile al tonno, sia fresco che sott’olio. Come sempre è meglio non esagerare e concederselo di tanto in tanto. In questa versione paté viene valorizzato al massimo e la resa è ottima. Lavate e asciugate le foglie di ravanello. Frullate lo sgombro con i capperi, le acciughe, 4 cucchiai di olio extravergine e il succo di limone. Frullate fino ad avere un composto cremoso. Regolate di sale e pepe se necessario. Spalmate il paté su 4 fette di pane. Disponetevi sopra le foglie di ravanello. Completate con un filo d’olio e l’altra fetta di pane. Avvolgete i sandwich in carta oleosa e metteteli nel cesto da picnic.

    Per una versione veg sostituite la salsa di sgombro con un hummus di ceci da aromatizzare con spezie e ortaggi.

    Brownies pane e cioccolato

    Ingredienti:

    150g di pane raffermo
    1/2 bicchiere di latte o bevanda vegetale
    100g Burro (anche vegetale)
    2 cucchiai di Cacao in polvere amaro
    150 gr Cioccolato (perfetto quello dell’uovo di Pasqua)
    2 Uova (o 1 banana matura)
    180 gr Zucchero di canna
    1 cucchiaio di farina
    1 cucchiaio di lievito in polvere
    1 pizzico di Sale

    Come si fa

    Questa ricetta è un modo molto goloso per riciclare pane secco e il cioccolato dell’uovo di Pasqua.

    Mettete il pane in una ciotola e bagnatelo con il latte in modo che si ammortisca. In un pentolino sciogliete il burro con lo zucchero di canna e il cioccolato tagliato a pezzetti a fiamma bassa. Mescolate fino ad ottenere una crema omogenea. Spegnete il fuoco e lasciate intiepidire. Incorporate le uova e mescolate. Versate in uno stampo rettangolare e infornate in forno caldo a 180º per 35 minuti. Lasciate riposare una decina di minuti prima di sformare e servire.

    Lisa Casali, scienziata e sustainability coach, autrice di Ecocucina, ha scritto “Genitori green e bambini felici” (Gribaudo Edizioni, 2023) e “Il dilemma del consumatore green” (Gribaudo, 2021) e altri sette libri di contenuto ambientale, sui social network condivide consigli e azioni per un consumo responsabile atto a ridurre l’impatto ambientale della vita quotidiana.

    @lisacasali_ |  Facebook | @Liscalisca LEGGI TUTTO

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    Cosa c’è dietro il no dell’Italia allo stop ai motori a combustione nel 2035

    Abrogare il “vincolo Timmermans” che prevede dal 2035 lo stop alla produzione alla vendita di nuove auto a combustione interna nella Ue, non alla circolazione di veicoli prodotti prima di quella data. La cancellazione di uno dei pilastri del Green deal europeo sembra essere una priorità per il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, tanto da indurlo a parlarne approfonditamente nel corso di un evento che, al contrario, avrebbe dovuto enfatizzare i progressi della mobilità elettrica: la presentazione del Portale unico nazionale che monitorerà la rete italiana delle colonnine di ricarica.

    Alla luce dell’esternazione del ministro, viene da chiedersi quale sia l’iter immaginato per tale abrogazione, anche perché a specifica domanda Pichetto Fratin ha preferito non rispondere. Va ricordato che il provvedimento fu proposto nel 2021 dalla Commissione europea, il cui vicepresidente Frans Timmermans è stato paladino delle politiche Green in questa legislatura, approvato dal Parlamento di Strasburgo, infine ratificato nel marzo del 2023 dal Consiglio europeo, con l’astensione dell’Italia. Riscrivere quella norma prevede un iter analogo, lungo e complesso, dunque è presumibile che il ministro immagini una nuova maggioranza uscita dalle urne delle prossime elezioni europee (6-9 giugno) che ribalti la situazione attuale ed escluda dal governo della Ue Verdi e Socialisti (certamente contrari a un dietrofront sullo stop alle auto a combustione).

    Mobilità

    Il no di Pichetto Fratin allo stop Ue alle auto a combustione dal 2035

    di Luca Fraioli

    27 Marzo 2024

    Ma quali sono le forze politiche che invece vogliono davvero cancellare il “vincolo Timmermans”, come lo ha definito Pichetto? Solo Forza Italia e il centrodestra italiano, che citano i biocarburanti studiati e prodotti dall’Eni per sostituire eventualmente i combustibili fossili come un “asset strategico nazionale”? Chi sono i loro alleati in Europa? A leggere con attenzione il “Manifesto del Partito popolare europeo” per le elezioni del 2024, uscito dal congresso di Bucarest di inizio marzo, la questione è sul tavolo, ma con toni assai meno categorici di quelli usati dal ministro dell’Ambiente italiano. “Le nuove tecnologie hanno il potenziale per rivoluzionare il modo in cui ci muoviamo, rendendo la nostra mobilità più intelligente, più efficiente e anche di più sostenibile. Abbiamo bisogno di più tecnologia, non di divieti!”. E poco più avanti: “Il Ppe sostiene un approccio tecnologicamente neutrale per lo sviluppo di carburanti alternativi, tecnologie dell’idrogeno, nuovi gruppi propulsori per veicoli, aerei e navi. Supportiamo nuovi combustibili liquidi sostenibili, poiché possono essere utilizzati con le attuali infrastrutture di rifornimento e catene di approvvigionamento”. Una serie di promesse che non contemplano affatto l’abolizione del divieto del 2035. Senza contare che tutti i sondaggi disponibili, a poco più di due mesi dal voto, non configurano maggioranze possibili senza socialisti e liberali.

    Infine il ruolo delle imprese: è forse l’industria automotive europea a spingere per la sopravvivenza di cilindri e pistoni? Pare proprio di no: tutti i principali protagonisti hanno ormai imboccato la strada per il motore elettrico, consapevoli che sarà in quel campo che si combatterà la sfida della competitività con i produttori americani, giapponesi e cinesi nei prossimi decenni. E allora, a parte qualche colosso dei combustibili fossili che si riconverte ai biocarburanti, chi c’è dietro la controriforma annunciata da Pichetto Fratin? Forse non c’è alcun interesse economico. L’interesse potrebbe essere solo politico e con un obiettivo di breve termine: il voto di giugno, appunto. In Germania come in Italia, con la difesa delle auto diesel e benzina, i Popolari strizzano l’occhio non alle imprese, ma agli elettori spaventati dai costi economici della transizione energetica. Sperando di raccoglierne il consenso. E sapendo che non si potrà comunque tradurre, a meno di terremoti politici, nell’abrogazione del “vincolo Timmermans”. LEGGI TUTTO

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    Pasqua green, le ricette (e i consigli) verdi della chef Chiara Pavan: “Gnocchi invece dell’agnello”

    Cinque anni fa elimina tutte le portate di carne dalla sua carta e, l’anno seguente, inserisce delle specie invasive nel menu: la chef veneta Chiara Pavan e la sua cucina ambientale, come ama chiamarla lei, è basata soprattutto su ingredienti vegetali e prodotti ittici del territorio, nel rispetto dell’etica e delle stagioni. Oltre ad aver conquistato una stella Michelin, ha infatti ottenuto una stella verde grazie ai progetti di alta gastronomia legati alla sostenibilità. Ci ha raccontato la sua storia, e per l’occasione le abbiamo chiesto i consigli (in cucina e non) per una Pasqua sostenibile. Da dove cominciare? Dal menu che ci ha suggerito.

    Le ricette antispreco di @chiarapavan_cheffe

    Asparagi fritti, salsa di canapa, olio al dragoncello 

    Ingredienti (per 4 pax)

    4 asparagi verdi
    4 asparagi bianchi
    200 g semi di canapa decorticati (si trovano nei negozi biologici)
    250 g dragoncello fresco
    200 g olio EVO
    30 g farina
    30 g amido di mais
    50 g acqua naturale
    50 g acqua frizzante
    latte di soia
    500 ml olio di arachidi

    Prepazione:

    La sera prima mettere a bagno i semi di canapa con 300 g di acqua affinché si ammorbidiscano e reidratino.

    Mondare gli asparagi togliendo la parte esterna con un pela patate e le estremità inferiori. Non eliminare le parti di scarto, che possono essere utilizzate per fare un brodo vegetale con cui cucinare un saporitissimo risotto agli asparagi.

    Immergere gli asparagi per 2 minuti in acqua che bolle, quindi raffreddarli in acqua e ghiaccio, affinché non continuino la cottura. Asciugarli tamponandoli con un canovaccio pulito e metterli da parte.

    Con un mixer ad immersione frullare la canapa con l’acqua, aggiungere un filo di olio EVO, sale fino ad ottenere una crema liscia. Filtrare con un colino.

    Lavare il dragoncello, quindi sbianchirlo: immergerlo per dieci secondi in acqua bollente, quindi raffreddarlo in acqua e ghiaccio. Strizzarlo, quindi frullare con un blender o con un mixer ad immersione con 200 g di olio EVO, fino ad ottenere un olio verde intenso e profumato. Filtrare quindi con un colino.

    Preparare una pastella con la farina, l’amido e i due tipi di acqua (temperatura da frigo). Immergere gli asparagi, friggerli quindi nell’olio a 175°, scolarli su carta assorbente, aggiungere sale e pepe a piacere,  servirli quindi con la salsa alla canapa, olio al dragoncello e foglie di dragoncello fresche.

    Gnocchi di ricotta, alghe, bietola e kefir

    Ingredienti (per 4 pax):

    500 gr ricotta
    3 uova
    150 gr maizena
    100 gr farina
    30 g parmigiano reggiano
    Sale q.b.

    Lattuga di mare

    500 gr bietoline da taglio
    200 g di kefir acido (eventualmente yogurt)
    Zeste di un limone
    Foglie di finocchietto

    Preparazione:

    Impastare i primi 6 ingredienti, quindi confezionare degli gnocchi regolari.

    Mondare le bietoline, sbollentarle in acqua e ghiaccio. Con un mixer ad immersione frullarle con la quantità di acqua necessario per ottenere una salsa verde, aggiungere sale e olio EVO per condirla.

    Se il kefir lo fate in casa, portatelo ad un’acidità più elevata del solito, fatelo fermentare quindi un giorno in più. Se invece lo comprate o usate dello yogurt, potete inacidirlo leggermente con del succo di limone.

    Fate bollire gli gnocchi fino a quando galleggiano, scolateli e adagiateli nel piatto con la salsa verde, il kefir acido, la lattuga di mare, le zeste di limone e le foglie di finocchietto.

    5 consigli per una Pasqua green

        Invece di mangiare l’agnello quest’anno potreste divertitevi a proporre un menu vegetariano, a base di lasagna ai carciofi, asparagi fritti e uova, torta Pasqualina, erbe di campo ripassate, insalata di ceci, piselli e cereali!
        Comprare le uova da piccoli agricoltori! Divertitevi quest’anno a cercare delle piccole fattorie vicine a voi che vi riforniscano di uova prodotte da galline che vivono all’aria aperta e in buone condizioni!
        Non usate pellicola in cucina! Provate ad eliminare la plastica usa e getta dalle vostre dispense, usate contenitori con coperchio comodamente lavabili!
        Impegnatevi la domenica di Pasqua a lasciare a casa la macchina e provare a muovervi in bicicletta o a piedi!
        Andate al cinema a vedere “Food for Profit” di Giulia Innocenzi, che è nelle sale proprio in questi giorni! 

    Chef, quando nasce la sua passione per la cucina?”Sono nata in una famiglia appassionata di alimenti. Tutta la mia famiglia ha sempre mangiato molto e sono da sempre curiosa del cibo, delle ricette e dei prodotti. Non ho studiato per diventare cuoca. Ho una laurea in Filosofia a Pisa e, durante l’università, ho iniziato a lavorare in un ristorante come aiuto cuoca. Conclusa l’università, ho frequentato la scuola internazionale di cucina italiana Alma e poi da lì parte la mia attività a tempo pieno”.Che cos’è per lei la cucina?”Per me la cucina è, in senso ampio, tutto. È la mia vita. Sono appassionatissima di cibo, creatività culinaria, prodotti e mi preoccupo dei problemi legati alla produzione e delle questioni ambientali, insomma, amo la cucina da tutti i punti di vista ed occupa tutta la mia giornata”. 

    A quale piatto è più legata?”Quando ero più piccola amavo il riso e il latte. Poi, crescendo, mi sono appassionata tanto alle verdure e, in questo momento, direi che amo i carciofi con le uova. Il piatto creato da me e Francesco Brutto a Venissa e a cui mi sento più legata è: ravioli ripieni di burro all’artemisia, erbe aromatiche e amare”.Cinque anni fa elimina tutte le portate di carne dalla sua carta ed inserisce delle specie invasive nel menu. Come nasce questa esigenza di sostenibilità?”Ho sempre avuto una spiccata sensibilità verso l’ambiente e sull’impegno di noi cittadini per il futuro. Quindi, in realtà, cucinare la carne non è mai stata una mia grande passione, con la consapevolezza che, proporre e divulgare una cucina che riducesse la proteina animale ed eliminasse la carne, poteva avere degli effetti positivi sulla comunità. Non è stato difficile perché il ristorante è collocato all’interno della laguna e i nostri ospiti si aspettano di mangiare il pesce. Siamo inoltre in mezzo a degli orti perciò i nostri clienti scelgono anche tante verdure. La prima specie invasiva è stata introdotta quattro anni fa ed è stato il granchio blu. Da tanto tempo è infestante nella laguna di Venezia. Io e Francesco Brutto, grazie anche ad un’amica biologa ed ai pescatori che ci riforniscono, siamo arrivati a capire che c’erano, purtroppo, anche diverse specie a rischio di estinzione”. 

    In base a cosa sceglie i suoi prodotti? Quali sono i suoi “cavalli di battaglia”?”Rispetto ai prodotti ittici, già da qualche anno, ci chiediamo prima quali sono le specie che non sono a rischio di estinzione e quelle che, invece, danneggiano le altre specie all’interno della catena alimentare nel nostro territorio. Per quanto riguardano i prodotti agricoli, l’autoproduzione che abbiamo si basa su cosa cresce meglio in questo momento nella laguna. È un tema caldo perché nell’ultimo anno, a causa dell’innalzamento del cuneo salino, c’è stato un aumento del sale nel terreno e non tutti i prodotti agricoli hanno dato delle produzioni soddisfacenti. Scegliamo perciò prodotti che crescono bene in un terreno salato e ci riforniamo dai piccoli agricoltori che producono con dei metodi rigenerativi. Non ci rivolgiamo mai alla grande distribuzione. Il nostro cavallo di battaglia è il carciofo violetto di Sant’Erasmo. Ci piacciono inoltre gli asparagi in primavera, prodotti ampiamente nella zona lagunare, le specie invasive e le erbe lagunari”.In che modo, nella sua quotidianità, mette in atto comportamenti rispettosi dell’ambiente?”Nella mia quotidianità seguo un’alimentazione vegana. Quando vado fuori a cena nei ristoranti a trovare i colleghi assaggio tutto solo se ho un interesse culinario e gastronomico legato al mio lavoro. Per dare una seconda vita agli scarti alimentari abbiamo un laboratorio di conserve e di fermentazioni sia al ristorante che a casa. Non uso mai plastica usa e getta. Scelgo spazzolini in legno. Non compro fast fashion ma acquisto vestiti in poche occasioni e solo Made in Italy. Prediligo scarpe fatte con plastiche riciclate provenienti da aziende che adottano politiche sulla sostenibilità molto riconosciute. Non uso la macchina ma credo sia normale perché abito a Venezia. In alternativa prediligo i mezzi pubblici”.Quali sono i suoi progetti futuri?”Vorrei fare sempre meglio quello che sto facendo. L’obiettivo che ci stiamo dando è dare un giorno libero in più a chi lavora con noi, oltre ai due giorni liberi che già abbiamo. Come si sa nella ristorazione si lavora molto perciò, dare un terzo giorno libero, è il nostro progetto per il futuro”. 

    @chiarapavan_cheffe | Venissa LEGGI TUTTO

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    La Groenlandia sta fondendo in tempi record e il mare sale di livello

    La Groenlandia continua a perdere massa sotto l’effetto del cambiamento climatico, contribuendo sempre di più all’innalzamento del livello dei mari. Secondo le stime un nuovo studio mostra come la zone nord-est della Groenlandia abbiano perso qualcosa come 160 mt di ghiaccio, pari a circà la metà dell’altezza della Torre Eiffel. Stando alle misurazioni terrestri e secondo i dati radar dell’Istituto Alfred Wegener (AWI) in Germania, dal 1998 ad oggi lo spessore del ghiacciaio “79ºN”, nella Groenlandia del nord, è diminuito di oltre 160 metri. L’aumento della fusione del ghiaccio superficiale – associato all’aumento delle temperature – provoca la formazione di laghi in superficie, la cui acqua scorre attraverso enormi canali verso l’oceano, come riportato sulla rivista The Cryosphere.
    “Dal 2016 utilizziamo strumenti autonomi per effettuare misurazioni radar sul ghiacciaio 79°N, da cui possiamo determinare i tassi di fusione e assottigliamento”, afferma il glaciologo dell’AWI Ole Zeising, il primo autore della pubblicazione. “Inoltre, abbiamo utilizzato i dati radar degli aerei del 1998, 2018 e 2021, che mostrano cambiamenti nello spessore del ghiaccio. Siamo stati in grado di misurare che il ghiacciaio 79°N è cambiato in modo significativo negli ultimi decenni sotto l’influenza del riscaldamento globale.” L’instabilità delle piattaforme di ghiaccio – sia In Groenlandia che in Antartide – di solito si traduce in un’accelerazione del flusso di ghiaccio, e ad un ulteriore innalzamento del livello del mare.

    Artico

    La calotta glaciale della Groenlandia si è ritirata di 5000 km quadrati in quarant’anni

    di Anna Lisa Bonfranceschi

    17 Gennaio 2024

    Lo studio mostra anche come il riscaldamento dell’oceano e dell’atmosfera influenzino la lingua di ghiaccio del ghiacciaio a 79° N. Solo di recente, un team di oceanografi (sempre dell’AWI) ha pubblicato uno studio in cui hanno cercato di modellare tale problema. Il nuovo articolo aggiunge un altro tassello alla soluzione del problema e mostra che tassi di fusione estremamente elevati si verificano su una vasta area in prossimità della zona dove la lingua si aggancia alla calotta glaciale. Gli scienziati hanno anche notato come sul lato inferiore del ghiaccio si formino grandi canali a causa dell’acqua che defluisce attraverso il ghiaccio. Secondo gli autori, tali processi hanno portato negli ultimi decenni ad un forte assottigliamento del ghiacciaio, che è diventato più sottile del 32%, soprattutto dove il ghiaccio entra in contatto con l’oceano.

    Crisi climatica

    Il ghiaccio marino artico si sta riducendo a una velocità senza precedenti

    di redazione Green&Blue

    23 Febbraio 2024

    I ricercatori attribuiscono questi cambiamenti a due fattori: le calde correnti oceaniche nella cavità sotto la lingua galleggiante e al deflusso dell’acqua di disgelo superficiale a causa del riscaldamento atmosferico. Una scoperta sorprendente è stata che i tassi di fusione sono diminuiti dal 2018, forse a causa di un oceano più freddo. “Il fatto che questo sistema reagisca in tempi così brevi è sorprendente per sistemi che in realtà sono inerti, come i ghiacciai”, afferma Angelika Humbert, tra gli autori dello studio. “Ci aspettiamo che questa lingua di ghiaccio si spezzerà nei prossimi anni o decenni”, spiega la glaciologa dell’AWI. “Abbiamo iniziato a studiare questo processo nel dettaglio per ottenere la massima comprensione del processo. Sebbene ci siano state diverse disintegrazioni delle lingue di ghiaccio, siamo stati in grado di raccogliere dati solo successivamente. Come comunità scientifica, ora siamo più avanti avendo creato un database davvero valido prima del crollo.” LEGGI TUTTO