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    La rivoluzione silenziosa della direttiva Csrd

    Il 1° gennaio scorso è entrata in vigore una direttiva europea che ha attirato poco l’attenzione ma che potrebbe avere effetti molto importanti sulla finanza. Stiamo parlando della Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd), che obbliga le aziende a pubblicare report dettagliati sui loro dati di sostenibilità. Nelle intenzioni di Bruxelles la direttiva dovrebbe “ridurre il […] LEGGI TUTTO

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    Nove città italiane nel progetto Ue per la neutralità climatica

    In attesa di raggiungere la neutralità climatica dell’Unione europea entro il 2050, è partita la missione battistrada che punta ad accelerare l’obiettivo nei più importanti centri urbani. Le città infatti, contribuiscono a più del 70% delle emissioni mondiali di CO2 e consumano oltre il 65% dell’energia prodotta. In Europa i centri urbani occupano appena il 4% della superficie e ospitano il 75% della popolazione e per questa ragione, concentrare gli sforzi sulle città diventa indispensabile.

    I centri urbani prescelti

    Per questo, con il programma “Missione città” la Commissione europea ha deciso di concentrare i primi sforzi su 100 città pilota che dovranno fare da battistrada per le politiche di neutralità climatica e di cento intelligente, con obiettivi come adattarsi ai cambiamenti climatici, vivere in centri più verdi, assicurare la salute dei suoli per tutelare quella di alimenti, persone, natura e clima, proteggere i mari, lottare contro il cancro e tanto altro ancora. Hanno partecipato al bando ben 377 città e di queste, 100 appartenenti ai 27 paesi dell’Ue più 12 di Paesi associati o potenzialmente associati a Horizon Europe sono state prescelte per la missione. Tra queste, ci sono anche nove italiane: Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino.

    Nuova opportunità

    Quanto a quelle escluse, comprese le italiane Arezzo, Assisi (con Bastia, Cannara, Bettona e Valfabbrica), Bagheria, Battipaglia, Busto Arsizio, Campobasso, Cinisello Balsamo, Ferrara, Genova, Giugliano in Campania, L’Aquila, Lecce, Legnano, Lucca, Messina, Novara, Pavia, Pescara, Pordenone, Ragusa, Reggio Emilia, Rimini, Salerno, Savona, Siena, Trento, l’unione dei comuni della Romagna forlivese e Venezia, la Commissione sta studiando un nuovo sostegno e nuove opportunità di finanziamento. “La transizione verde si sta facendo strada in tutta Europa. Ma c’è sempre bisogno di pionieri, che si pongano obiettivi ancora più alti – ha dichiarato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen – e queste città ci stanno mostrando la strada per un futuro più sano. E noi le sosterremo”. A partire da un finanziamento del programma che per il biennio in corso prevede 360 milioni di euro da Horizon Europe, per avviare i percorsi di innovazione verso la neutralità climatica entro il 2030. Le azioni di ricerca e innovazione si occuperanno di mobilità pulita, efficienza energetica e pianificazione urbana ecologica, e offriranno la possibilità di costruire iniziative congiunte e di intensificare le collaborazioni in sinergia con altri programmi dell’Ue.

    Consulenza su misura in ottica net zero

    Tra i vantaggi per le città, ci sono consulenza e assistenza su misura da parte di una piattaforma di missione dedicata gestita da NetZeroCities, opportunità di finanziamento e di partecipazione a grandi azioni di innovazione e a progetti pilota. La “Missione città” offre anche opportunità di networking, scambio di buone pratiche tra città e supporto per coinvolgere i cittadini nella missione. Nello specifico i contratti con le città selezionate prevedono un piano generale per la neutralità climatica e i relativi investimenti in tutti i settori, dall’energia agli edifici, dalla gestione dei rifiuti ai trasporti, ecc. “Le città sono in prima linea nella lotta contro la crisi climatica – ha aggiunto Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo e responsabile del Green Deal europeo – che si tratti di rendere più verdi gli spazi urbani, di affrontare l’inquinamento atmosferico, di ridurre il consumo di energia negli edifici o di promuovere soluzioni di mobilità pulita, le città sono spesso il fulcro dei cambiamenti di cui l’Europa ha bisogno per riuscire nella transizione verso la neutralità climatica”. LEGGI TUTTO

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    Traffico aereo in ripresa

    Nei cieli europei si vola alti. Significativa, per il 2022, la crescita del traffico aereo rispetto all’anno precedente. Con oltre 164 milioni di passeggeri, il volume risulta più che raddoppiato. Buoni risultati anche per le merci. Il cargo, con posta e carichi superiori a 1 milione di tonnellate, risulta in aumento di circa il 2% sul 2021. La conferma dei dati arriva dall’ultimo rapporto dell’Enac. Con un’annotazione a margine: nonostante i flussi degli aeroporti italiani risultino positivi, il comparto passeggeri ancora non ha recuperato i valori pre-pandemia. Rispetto al 2019 resta in gola un gap del -14% che, pur rilevante, è sempre meglio del -58% del 2021. Enac lo attribuisce al persistere di misure restrittive allora ancora vigenti. Stabilmente positive, invece, le performance del comparto cargo, che non ha subito il contraccolpo dello shock pandemico, registrando, anzi, volumi in crescita dell’1% rispetto al 2019.

    Voli nazionali e internazionali

    A trainare il traffico passeggeri sono i collegamenti Ue, più che raddoppiati rispetto al 2021 (+41%). La cifra, che supera anche il traffico interno (+39%), riequilibra la distribuzione dei flussi tra voli nazionali e voli europei in favore di quest’ultimi, come prima del Covid. In apparenza, il gap rispetto al 2019 segna un -29% anche per colpa della Brexit. Però tre anni fa, in ambito Ue, il traffico da e verso la Gran Bretagna era secondo solo alla Spagna, che deteneva una quota del 19%. Rileggendo quindi i dati al netto dell’effetto Brexit, stimabile al 13%, il gap reale col 2019 sarebbe piuttosto del 16% (29-13), cioè dimezzato, anziché del 29%. In buona sostanza, nel 2022 è stato il traffico internazionale a mostrare il maggior tasso di crescita: circa 100 milioni di passeggeri hanno segnato un +161% sul 2021. Il traffico nazionale invece, con 64,5 milioni di passeggeri, ha registrato un incremento minore (+52,9%).

    Gli aeroporti italiani

    L’aeroporto di Roma Fiumicino si conferma al primo posto per traffico passeggeri (circa 29,1 mln, pari al 17,7% del totale), con una variazione del +152%. Seguono Milano Malpensa (circa 21,2 mln di passeggeri, pari al 12,9% del traffico totale e una variazione del +122% rispetto al 2021), Bergamo Orio al Serio (circa 13,1 mln di passeggeri, con una quota dell’8% del traffico passeggeri totale e una variazione del +103% rispetto al 2021), Napoli Capodichino (circa 10,9 mln di passeggeri, con una quota del 6,6% del traffico passeggeri totale e una variazione del +137% rispetto al 2021), Catania Fontanarossa (circa 10,1 mln di passeggeri, con una quota del 6,1% del traffico passeggeri totale e una variazione del +65,0% rispetto al 2021), e Venezia Tessera (circa 9,3 mln di passeggeri, con una quota del 5,7% del traffico passeggeri totale e una variazione del +171,7% rispetto al 2021).

    Movimenti e cargo

    I movimenti complessivi 2022 – pari ad oltre 1,2 mln (+69% rispetto al 2021) – evidenziano un’importante ripresa di tale indicatore, anche se ancora non sono stati recuperati i livelli 2019 (-14%). Infine il settore cargo, che nel 2022 ha registrato un totale di oltre 1 mln di tonnellate movimentate e che, con una crescita del +2% rispetto al 2021, è il primo settore a traguardare il risultato del recupero dei livelli 2019 pre-pandemia (+1% rispetto al 2019). Lo scalo di Milano Malpensa, con circa 722 mila tonnellate movimentate (-3,4% rispetto al 2021) e una quota di mercato del 67,1%, continua a confermare il proprio primato in tale settore di attività. Da evidenziare anche il risultato 2022 dell’aeroporto Roma Fiumicino che, con circa 140 mila tonnellate di cargo movimentate, ha registrato un importante incremento del +39,4% rispetto al 2021 consolidando il suo secondo posto nel ranking del settore cargo. LEGGI TUTTO

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    Le tecnologie per città intelligenti verso i 300 miliardi di valore

    Da qui al 2032 il mercato della tecnologia per le smart city crescerà a un tasso annuo composito del 10,7% per raggiungere quota 301,2 miliardi di dollari. È la previsione di Guidehuse Insights, società di consulenza e di ricerca, che attribuisce questa forte crescita a tre ragioni fondamentali: l’accelerazione della transizione digitale, l’esperienza pandemica e […] LEGGI TUTTO

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    Traporti: la transizione green passa per la digitalizzazione dei servizi

    La transizione ecologica e quella digitale viaggiano nella medesima direzione, con frequenti occasioni di incontro. Perché l’innovazione offre strumenti inediti per affrontare una questione epocale come la decarbonizzazione dell’economia. Indicazioni in tal senso arrivano ad esempio dal settore dei trasporti, tra quelli maggiormente nel mirino per le emissioni inquinanti nell’ambiente.

    Lo studio europeo sulle traiettorie di settore

    Uno studio realizzato dall’Agenzia europea dell’ambiente sottolinea che le tecnologie digitali consentono di mitigare gli impatti della mobilità: inquinamento atmosferico, rumore, incidenti e tempo sprecato nelle congestioni, consumo di suolo e aumento delle emissioni di gas a effetto serra. Questo in teoria, dato che nella pratica non sempre le soluzioni digitali sono implementate con criterio e il risultato è che buona parte del potenziale resta inespresso. Senza un cambio di rotta, avverte l’organismo comunitario, il Green Deal europeo rischia di mancare gli obiettivi di decarbonizzazione (-90% al 2050) legati al segmento dei trasporti.

    A essere carenti nel Vecchio Continente non sono le tecnologie, bensì le competenze per utilizzarle al meglio e la capacità di mettere a sistema tutte le soluzioni disponibili, in modo da generare un risultato che sia superiore alla somma delle varie componenti. Una mobilità integrata grazie alla digitalizzazione, ricorda il report, può migliorare la sicurezza e l’accessibilità del trasporto passeggeri e potrebbe essere utilizzata per sostenere il passaggio alla mobilità collettiva e condivisa.  

    Le soluzioni che hanno cambiato volto alle città

    Cambiare rotta è necessario, dato che i livelli di congestione nei centri urbani continuano a crescere. Secondo diverse stime, entro il 2050 quasi il 70% della popolazione mondiale vivrà in una grande città rispetto al 55% nel 2018 e al 60% entro il 2031. Il trend dell’urbanizzazione non avrà solo un impatto sull’inquinamento, ma anche sulla vivibilità stessa delle grandi città, nelle quali la capacità delle reti stradali è per lo più satura. 

    I sistemi di trasporto intelligenti (Its) possono fornire risposte importanti in varie direzioni: controllo degli accessi alle Ztl e delle aree urbane a bassa emissione; controllo in tempo reale delle condizioni del traffico e del livello di inquinamento, attuali e a tendere; gestione e controllo predittivo del traffico; sicurezza alla guida, attraverso tecnologie che consentono alle infrastrutture di trasporto di dialogare direttamente con i veicoli, fornendo informazioni e suggerimenti.

    L’esperienza di Yunex Traffic a Londra

    Un esempio in tal senso arriva da Yunex Traffic, acquisita da Mundys nel corso del 2022, le cui infrastrutture e piattaforme di intelligenza artificiale per la gestione dei flussi di traffico e della mobilità urbana sono utilizzate in oltre 600 città (tra cui Londra, Singapore, Miami, Bogotà). Nella capitale inglese gestisce i sistemi di accesso alla Ultra Low Emission Zone e, tramite il suo sistema di smart traffic, ha avviato delle sperimentazioni per gestire tramite intelligenza i semafori di undici aree cittadine, conseguendo una prima riduzione di oltre il 20% delle emissioni da auto (con punte fino al 60%).

    Alla luce di questa esperienza, Transport for London, il principale ente gestore della mobilità londinese, ha assegnato a Yunex Traffic un nuovo contratto da 200 milioni di sterline per l’installazione e la manutenzione dei semafori a intelligenza artificiale in 21 dei 32 distretti di Londra e nella City of London (inclusa l’area di Westminster). Così, a partire da agosto e per la durata di dieci anni, la società gestità le infrastrutture per la regolazione del traffico, creando le condizioni per il raggiungimento degli obiettivi di “Vision Zero for London”, il progetto sulla sostenibilità del sistema trasportistico di Londra, che prevede il sostanziale azzeramento – entro il 2041 – di incidenti gravi nelle strade della città, nonché il raggiungimento dell’80% degli spostamenti cittadini a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici LEGGI TUTTO

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    Smart City? Le priorità degli abitanti

    Di smart city si parla da anni con differenti declinazioni. Tra i filoni più gettonati degli ultimi tempi c’è quello relativo al coinvolgimento dei cittadini, nella consapevolezza che la partita non si gioca tanto sulle tecnologie – ormai ampiamente disponibili, e nella maggior parte dei casi a prezzi accessibili – quanto sull’adozione su vasta scala degli strumenti a disposizione.

    Lo studio del Polimi

    “Il punto di vista dei comuni e dei cittadini italiani” è il titolo dell’ultimo report messo a punto dall’Osservatorio Smart City curato dal Politecnico di Milano. Dallo studio emerge che le iniziative in direzione delle città intelligenti stanno crescendo nella Penisola e le città che hanno sperimentato su tanti ambiti applicativi, grazie ai benefici ottenuti, vogliono continuare a investire. Tuttavia spesso i comuni si focalizzano sull’implementazione di soluzioni adeguate a singoli scopi – come ad esempio l’efficienza energetica dell’illuminazione pubblica – piuttosto che approfondire servizi che abilitino benefici trasversali e che siano integrabili in un vero e proprio ecosistema intelligente.

    Dall’indagine emerge che, con l’aumentare delle progettualità, anche i cittadini iniziano a conoscere il tema. Nonostante sia ancora percepito come un concetto futuristico e legato principalmente a tecnologie avanzate e innovazione, chi abita la città ha esigenze chiare e vede i progetti intelligenti come soluzione alle problematiche più sentite e come strumento per ridurre i consumi e gli sprechi.

    Tra innovazione e inclusività

    I cittadini associano alla smart city in primo luogo il concetto di “città innovativa” (si è espresso così il 66% degli intervistati), in cui la tecnologia è diffusa e abilita l’offerta di servizi molto avanzati. Meno frequentemente, al termine vengono associati i temi della sostenibilità (59%) e dell’inclusività (58%), che vanno comunque a completare il significato dell’espressione.

    Tuttavia, proprio per l’accezione fortemente tecnologica e innovativa che i cittadini associano al termine Smart City, quest’ultima viene ancora vista come qualcosa di futuristico e distante. Così solo l’11% esprime un parere pienamente positivo su quanto implementato, mentre il 47% crede che la città in cui vive abbia adottato alcune tecnologie digitali, ma che si potrebbe fare molto di più.

    Le priorità? Parcheggio e viabilità

    Quanto alle priorità da seguire nella scelta delle iniziative da finanziare, i cittadini puntano su progetti smart che risolvano le problematiche più diffuse. In particolare, le persone intervistate lamentano soprattutto le difficoltà nel trovare parcheggio (54%), le cattive condizioni del manto stradale (53%), la criminalità e il vandalismo (39%), nonché l’eccessivo livello di traffico e il trasporto pubblico carente (entrambi al 37%).  Più indietro, invece, le comunità energetiche rinnovabili (30%), una soluzione dettata dall’esigenza di ridurre i consumi e l’impatto ambientale.

    Alcuni temi sono di minore interesse per i cittadini, nonostante la centralità del loro ruolo. Un esempio è il citizen engagement, avvertito come prioritario solo nel 19% dei casi: chi abita la città non ritiene ancora necessario, il proprio coinvolgimento nella definizione delle politiche urbane. “Tocca ai comuni fare un passo in avanti in questa direzione e sensibilizzare al tema”, sottolineano gli analisti. “Solo in questo modo le persone, ovvero i veri beneficiari dei servizi erogati, possono comprendere il valore generato, testare le soluzioni, dare suggerimenti puntuali sulla base dell’esperienza vissuta e avviare un circolo virtuoso di miglioramento dei servizi”. LEGGI TUTTO

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    In Abruzzo il polo dell’auto connessa

    L’Aquila si candida a diventare uno dei poli d’eccellenza dello sviluppo della smart mobility in Europa. L’ateneo del capoluogo abruzzese ha infatti dato vita a un centro di ricerca e sviluppo dedicato ai trasporti intelligenti e alla mobilità del futuro. Il progetto, oltre che su ricercatori e professori dell’Università dell’Aquila, si basa su partnership con […] LEGGI TUTTO

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    Il futuro della sostenibilità passa per il contrasto al greenwashing

    È soprattutto una questione di fiducia, quella che orienta le scelte di consumo e che indirizza l’allocazione dei risparmi. La sostenibilità è diventata a tal punto preponderante nella comunicazione finanziaria, che il vero rischio è far rientrare sotto il medesimo cappello cose molto diverse tra loro, strategie di lungo periodo che puntano a risultati crescenti e iniziative una tantum.

    Questo spiega la crescente attenzione del legislatore comunitario al tema del greenwashing, perché contrastando le iniziative che sono sostenibili solo a parole (e non anche nei fatti) si garantisce uno sviluppo sano di questo filone, cruciale per garantire un modello diverso da quello che ha caratterizzato l’economia negli ultimi decenni.

    Occhio all’inganno

    Secondo uno studio di Bruxelles su claim pubblicitari dell’area, oltre la metà delle informazioni fornite è risultata vaga, fuorviante o infondata. Un’enormità che rischia di minare il fattore più importante nel processo di transizione green, vale a dire la fiducia dei cittadini e dei consumatori. Oltre a penalizzare le aziende che invece mettono in campo davvero azioni sostenibili, talvolta anche sopportando dei costi nel breve termine, che finiscono col pesare sulla marginalità dei conti.

    Verso standard di valutazione condivisi

    Secondo uno studio della Commissione europea, oltre la metà delle etichette presenti sui prodotti in circolazione nel Vecchio Continente è troppo vaga, o comunque poco attendibile quanto a sostenibilità. Da qui la decisione di mettere a punto una bozza di direttiva – denominata Green Claims – in virtù del quale tutte le comunicazioni green destinate al largo consumo dovranno essere soggetto a un sistema di verifica, che dovrà essere effettuato da enti indipendenti. Anche se sui risultati diversi analisti hanno sollevato dubbi, dato che il materiale da esaminare è a tal punto vasto che i controlli non potranno che interessare pochi prodotti.

    Fondamentale per la riuscita del piano sarà anche l’aspetto sanzionatorio e a questo proposito si sa soltanto che i criteri punitivi verranno stabiliti sulla base di criteri comuni che includano “la natura e la gravità dell’infrazione”, nonché “i benefici economici che ne derivano” e il potenziale danno ambientale causato.

    Il ruolo dei privati

    Gli interventi legislativi possono aiutare ad assicurare la trasparenza sul mercato, ma non sono sufficienti. I risultati migliori si possono ottenere solo con un’azione combinata, che veda anche la partecipazione dei soggetti privati. A questo proposito un ruolo importante lo rivestono gli indici di sostenibilità, a patto di considerare solo quelli curati da enti e società di assoluta affidabilità.

    Così come sono importanti i rating Esg, che semplificando al massimo sono pagelle che attestano l’impegno dell’impresa su uno o più dei tre pilastri della tutela ambientale, dell’inclusione sociale e dell’adozione di regole aziendali per minimizzare i rischi e prevenire eventuali scandali. A fornire un voto alla performance in termini di sostenibilità di un’azienda sono società specializzate, che integrano i criteri Esg all’interno dell’analisi di bilancio. LEGGI TUTTO