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    Acqua: l’84,7% dei prelievi deriva dalle acque sotterranee

    Nel 2022, l’84,7% del prelievo deriva da acque sotterranee (48,5% da pozzo e 36,2% da sorgente) e il 15,2% da acque superficiali (bacino artificiale, corso d’acqua superficiale e lago naturale). Lo rende noto l’Istat in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. A integrazione delle fonti di acqua dolce, per sopperire alle carenze idriche, una piccola parte del prelievo è derivata da acque marine o salmastre (lo 0,1% del totale), concentrata soprattutto in Sicilia per approvvigionare le isole minori, e in minima parte anche in Toscana e Lazio.Le fonti sotterranee, spiega l’Istat, sono la modalità di approvvigionamento prevalente in Italia, con quote superiori al 75% in tutti i distretti idrografici, ad eccezione della Sardegna in cui lo sfruttamento di sorgenti e pozzi è piuttosto contenuto e incide sul 21% circa del prelievo. L’uso di fonti sotterranee è preponderante nei distretti Appennino centrale e Alpi orientali, dove rappresenta oltre il 94% del prelevato.

    La risorsa

    Giornata mondiale dell’acqua: una risorsa per la pace

    di Fiammetta Cupellaro

    22 Marzo 2024

    Lo sfruttamento di sorgenti a scopo idropotabile prevale nel distretto Appennino centrale (70% circa del volume complessivo), seguito dal distretto dell’Appennino meridionale (48% circa). L’utilizzo di pozzi è peculiare del distretto del fiume Po, soprattutto nell’area della pianura padana, che concorre al 42,1% del volume complessivamente prelevato a livello nazionale da questo tipo di fonte. L’uso idropotabile di acque superficiali è prevalente nel distretto della Sardegna, soprattutto per i prelievi da bacino artificiale che incidono sul 78,6% del volume complessivo. Rispetto al volume prelevato, il ricorso ad acque superficiali è massimo nel distretto Appennino meridionale (oltre 436 milioni di metri cubi, pari al 31,4% del rispettivo volume nazionale).

    Italy for climate

    La Sicilia combatte la siccità con la “smart irrigation”

    di Valentina Guerrera

    22 Marzo 2024

    Si conferma il consueto assetto tra le regioni, che vede la Lombardia con il volume maggiore di acqua prelevata per uso potabile (1,48 miliardi di metri cubi; 16,2% del totale nazionale). Quantitativi consistenti sono captati anche nel Lazio (1,12 miliardi di metri cubi; 12,2%) e in Campania (0,90; 9,8%). I volumi regionali pro capite, strettamente legati alla disponibilità della risorsa, presentano un range molto ampio: dai 110 litri per abitante al giorno della Puglia ai 2.160 del Molise. Gli scambi idrici interregionali sono presenti soprattutto nel Sud: i prelievi di Basilicata e Molise, al netto delle dispersioni in adduzione e di eventuali usi locali all’ingrosso per industria e agricoltura, confluiscono in parte nelle regioni confinanti per approvvigionare i territori in cui la disponibilità idrica locale è insufficiente. LEGGI TUTTO

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    Legambiente e Unhcr: l’acqua come strumento per la pace

    L’acqua come ponte verso la pace piuttosto che fonte di conflitto. È l’appello che lanciano Legambiente e Unhcr (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) con il focus “Acqua, conflitti e migrazioni forzate: la corretta gestione delle risorse idriche come strumento di stabilità e pace” (tratto dal report “Un’umanità in fuga: gli effetti della crisi […] LEGGI TUTTO

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    Nel mondo quasi un miliardo di bambini sono esposti a livelli alti di stress idrico

    In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, l’Unicef ricorda che ogni giorno, oltre 1.000 bambini sotto i 5 anni muoiono a causa di malattie legate ad acqua e servizi igienici inadeguati, uccidendo oltre 1,4 milioni di persone all’anno. A livello mondiale quasi 1 miliardo di bambini (953 milioni) sono esposti a livelli alti o estremamente alti […] LEGGI TUTTO

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    Giornata mondiale dell’acqua: una risorsa per la pace

    “L’Acqua per la prosperità e la pace”. È il tema di quest’anno scelto dall’Onu per la Giornata mondiale dell’Acqua che si celebra il 22 marzo. Limitata e ripartita in modo geograficamente disuguale al punto da causare conflitti, si cerca di capire come trasformare questa risorsa in uno strumento di cooperazione. Con la crescita demografica, lo sviluppo economico e urbano, l’inquinamento e il cambiamento climatico, è esposta ad una pressione sempre maggiore. E se la crisi idrica globale è ormai un dato di fatto (da qui al 2030, il fabbisogno idrico crescerà del 55%) l’acqua sembra destinata a diventare come il petrolio tra le principali questioni geopolitiche globali. “Dittatura ecologica” la chiamano gli analisti che assistono in alcune parti del mondo alla gestione autoritaria delle risorse idriche.Chiare le parole di Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco: “L’acqua è in costante movimento, parte di un ciclo che non conosce confini creati dall’essere umano. In quanto tale è un bene comune che richiede una gestione comune. Per questo motivo l’acqua è una componente essenziale per la cooperazione”. LEGGI TUTTO

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    L’intelligenza artificiale è assetata di acqua. Per ogni conversazione se ne consuma una bottiglietta

    L’intelligenza artificiale ha dimostrato di essere una forza trainante nel mondo della tecnologia. E se da un lato è vero che sta avendo un impatto cruciale sulla produttività, le proiezioni di PwC stimano che l’AI aggiungerà 15.000 miliardi di dollari all’economia globale entro il 2030 offrendo opportunità senza precedenti a individui, aziende e governi. Una cifra impressionante considerando che il Pil italiano si aggira sui 2mila miliardi. Dall’altro, uno studio del centro di ricerca Riverside dell’Università della California, ha svelato un aspetto oscuro legato al fenomeno dell’intelligenza artificiale generativa: per la prima volta ha stimato l’impronta idrica derivante dall’esecuzione di query di intelligenza artificiale.Per fare un esempio concreto, i ricercatori hanno calcolato che l’addestramento di ChatGpt-3 ha consumato 700mila litri di acqua dolce per il raffreddamento dei moderni centri di elaborazione dati di Microsoft. LEGGI TUTTO

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    La Sicilia combatte la siccità con la “smart irrigation”

    Sono oltre 72 milioni, ovvero circa il 30%, i metri cubi di acqua risparmiati ogni anno negli agrumeti della Piana di Catania grazie alla conversione, su un’area di 300 km2, degli impianti di irrigazione in sistemi a goccia, un’innovazione che cambia il volto di un settore stretto tra due crisi, quella idrica e quella climatica. L’agricoltura è il settore che in Italia consuma più acqua con il 40% dei prelievi nazionali, pari a circa 16 miliardi di metri cubi ogni anno mediamente. Ed è anche uno dei settori più colpiti dalla crisi climatica e dagli eventi estremi legati all’acqua, dovendo fare i conti anche con i periodi di siccità che a causa del cambiamento climatico sono sempre più frequenti. Nel 2022 l’Europa ha affrontato la peggiore siccità degli ultimi 500 anni e anche in questi giorni la regione Sicilia sta vivendo un’importante carenza di risorsa idrica. LEGGI TUTTO

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    L’acqua e le infrastrutture idriche sono vittime della guerra

    Nel commentare l’ultimo rapporto ONU sull’acqua, intitolato appunto Water For Prosperity And Peace, quello che salta all’occhio è che di certo il rapporto racchiude in sé più di 50 anni di lavoro sulle politiche idriche internazionali e sull’idro diplomazia. Il rapporto ONU afferma, dunque, e ribadisce, mettendo finalmente un punto fermo, quello che studi più che cinquantennali hanno dimostrato nel corso degli anni, e cioè che l’acqua non è “un frequente catalizzatore di conflitti”. Anzi, è proprio il contrario: quando ci sono guerre, l’acqua ne diventa vittima, insieme ai civili. 

    “Gli attacchi nei confronti di infrastrutture idrauliche civili, tra cui impianti di trattamento, sistemi di distribuzione e dighe, costituiscono una violazione del diritto internazionale e devono essere oggetto in tutti i casi di una severa condanna da parte della comunità internazionale.” Questo rapporto ONU pone fine, dunque, alla narrativa delle “water wars” che ha percorso anni e anni di informazione giornalistica e dibattito in politica estera. L’Italia ha da poco riacquisito dall’estero un vero esperto sul tema, il professor Filippo Menga, dell’Università di Bergamo, che nella sua carriera ha studiato il ruolo che le grandi infrastrutture idriche come le dighe hanno avuto nel dispiegamento del potere politico in contesti di dispute idriche come quelli del Bacino del Nilo e in Asia Centrale. Secondo lui “sembra oramai riemergere un bipolarismo che ci riporta ai tempi della Guerra Fredda, con la differenza che l’acqua, oggi, ha un valore molto diverso, e senz’altro maggiore, rispetto al secolo scorso. Per decenni avevamo dimenticato la forza e la violenza della guerra vera e abbiamo prestato più attenzione all’ambiente. Ora però la guerra vera sta tornando: cosa vuol dire per l’acqua?”.

    La giornata mondiale

    Acqua: una risorsa per la pace

    di Fiammetta Cupellaro

    22 Marzo 2024

    Sicuramente l’acqua oggi è diventata un grande tema geopolitico ed è assolutamente inerente a quello del cambiamento climatico e relativo dibattito, mentre il secolo scorso la tematica praticamente non esisteva. Pensando agli scenari odierni, se pensiamo alle infrastrutture idriche bombardate e distrutte, nei contesti di guerra, sia le immagini della diga di Kherson in Ucraina, sia quelli della rete idrica di Gaza, danneggiata dagli attacchi israeliani, fanno male. Oltre alla perdita di vite umane, la guerra è, dunque, anche perdita di acqua. Il Geneva Water Hub sta portando avanti una battaglia per far rispettare il divieto di danneggiare infrastrutture idriche e corpi idrici in tempi di guerra, come stabilito dalla convezione di Ginevra. Anche qui, si tenta di lavorare per la pace, pensando però a scenari di guerra.

    L’acqua, dunque, tornata ad essere target di azioni belliche in contesti di guerra, anche dove non c’è guerra è comunque al centro di strategie geopolitiche forti, divisive, di “pressione”politica e ideologica. Concludendo, nonostante una vera guerra “per l’acqua” non ci sia in effetti mai stata in passato, il mantra delle “guerre per l’acqua” hanno attraversato anni e anni di campagne politche mediatiche e giornalistiche. La paura del “giorno zero”, di quando apriremo i rubinetti e non uscirà più nulla, è forse insita nella nostra paura primaria: perdere un bene essenziale come l’acqua, l’aria, la luce. È tra i nostri incubi più grandi, a livello di umanità. E quindi la narrativa funziona, porta attenzione e porta paura, oltre che consensi. Contro questa narrativa si batte da sempre chi opera per la giustizia idrica e la pace, che sono, a veder bene, due elementi che implicano ancora la messa in atto di molte lotte per essere realizzati. Lotte per la realizzazione del diritto umano all’acqua. Lotte per una diplomazia idrica che rispetti i criteri di equità, giustizia e condivisione delle informazioni, come sancito dai principi ONU. Lotte pacifiche ancora molto molto lunghe da vincere. 

    Francesca Greco è Marie Curie Researcher presso Università di Bergamo e Visiting Researcher presso King’s College London LEGGI TUTTO

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    Nelle Marche nasce l’acquedotto antisismico: “Progetto apripista per colmare gravi lacune”

    Per preservare una risorsa essenziale come l’acqua c’è bisogno di infrastrutture efficienti. E in Italia, territorio dove i terremoti sono frequenti e diffusi, la realizzazione di acquedotti antisismici è un tassello indispensabile per assicurare al Paese una distribuzione capillare e senza sprechi delle risorse idriche. È con questa premessa che la presentazione del nuovo “Anello Acquedottistico Antisismico dei Sibillini”, fatta oggi a Roma con un convegno che si è tenuto all’università La Sapienza, è diventata occasione per riflettere sulla prevenzione in generale e su quanto si sta realizzando nei Sibillini. 

    L’opera servirà il territorio delle province di Macerata, Fermo, Ascoli Piceno e una porzione di quella di Ancona. Si tratta del rifacimento dell’acquedotto del Pescara, fatto a pezzi in più riprese nel corso dei terremoti del 2016-2017, oltre che nei precedenti, e sempre rifatto alla meglio, con interconnessioni in altre aree. L’acquedotto servirà 134 comuni marchigiani in 4 delle 5 province coprendo una superficie di quasi 5mila km2 per un bacino di 778mila cittadini, poco meno di metà popolazione regionale. I finanziamenti arrivano inizialmente dalla norma sugli invasi e gli acquedotti in Legge di Bilancio 2018, a carico del Ministero delle Infrastrutture nel dopo terremoto del 2016, e ora beneficia anche di risorse dal PNRR e dal “Fondo per l’avvio di opere indifferibili”. 

    Al convegno di presentazione dell’opera hanno partecipato alcuni tra i maggiori esperti del settore, insieme a Fabrizio Curcio, capo Dipartimento Protezione Civiledetto. Erasmo D’Angelis, presidente della Fondazione Earth Water Agenda, sottolinea: “C’è un vuoto da colmare: quello della sicurezza delle infrastrutture idriche in zone sismiche. È un vuoto legislativo assurdo in un Paese sismico con le aree più rischiose, la Zona 1 a sismicità alta che comprendono 708 comuni, e la zona 2 a sismicità medio-alta che ne comprende altri 2.345, e con il resto dell’Italia che subisce i contraccolpi degli scivolamenti a valle di frane e smottamenti, che fanno rotolare anche reti di acquedotto e impianti di sollevamento e spinta che sono le prime ad essere colpite da un terremoto, e le ultime ad essere ricostruite”.

    A proposito dell'”Anello Acquedottistico Antisismico dei Sibillini”, D’Angelis osserva che si tratta di “un progetto apripista in Italia, dal valore di circa 500 milioni di euro, per un totale di estensione di reti tra completamento di schemi e interconnessioni tra i sistemi idrici del centro-sud della regione per quasi 300 km. Per la prima volta in Italia – dice il presidente di Ewa – le progettazioni della rete idrica in una zona sismica sono sorrette dall’inserimento di materiali, di tecniche di costruzione e di tecnologie di monitoraggio che permetteranno di far fronte a botte sismiche future in territori dove i terremoti provocarono anche sconvolgimenti idrologici, con scomparse di falde sotterranee e portate dei corsi d’acqua deviate o ridotte drasticamente – in alcuni casi, anche da 350 litri al secondo ad appena 85 o anche a zero – , e dove oggi la crisi climatica, che colpisce con l’assenza di neve e corsi d’acqua la cui portata sembra quella estiva, impone sistemi di interconnessione e razionalizzazione delle risorse idriche, permettendo scambi di risorsa tra aree nei momenti di crisi e l’individuazione di nuove fonti di approvvigionamento anche dal riuso. Tutta le rete di condotte sarà digitalizzata e un sistema di controllo avanzato e a distanza permetterà il suo controllo attraverso piattaforme con sistemi informatici, sensori, la topografica di precisione con laser scanner e georadar. Un bel messaggio per l’intero Paese”. LEGGI TUTTO