consigliato per te

  • in

    Lotta ai diplomifici: calano i candidati esterni alla maturità ma la vera stretta sarà da settembre

    La lotta ai diplomifici dà i suoi primi risultati. A sostenerlo, numeri alla mano, è il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. Nelle tre regioni meridionali dove il fenomeno è più accentuato – Campania, Sicilia e Calabria – sono state revocate in tutto 71 parità scolastiche ad altrettanti indirizzi di studio. “La lotta contro i diplomifici sta iniziando a dare i suoi primi frutti concreti” commenta il Ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, “il nostro impegno – continua – è per una scuola seria, contrassegnata dal merito e dalla legalità”. Ma la situazione si presenta a macchia di leopardo. Se il termometro che misura il rilascio dei diplomi facili è costituito dagli studenti che le paritarie presentano alla maturità come candidati esterni e dagli stessi maturandi interni che affollano le quinte classi, in alcune regioni si registrano drastici cali e in altre regioni incrementi. I primi (i cosiddetti privatisti), coloro che non hanno seguito neppure un giorno di lezione in classe e sperano di superare le prove con una preparazione fai da te, rappresentano un vero business per le scuole private: non costano quasi nulla e pagano profumatamente per esami di idoneità che consentono loro di recuperare più anni in un battibaleno e presentarsi al cospetto della commissione esaminatrice.
    La lotta in numeri
    I numeri, con qualche anomalia, danno ragione al ministro Valditara. Quest’anno, i privatisti delle scuole paritarie sono letteralmente crollati in Sicilia, meno 28%, e in Friuli-Venezia Giulia, meno 26%. Subiscono un vistoso calo in Abruzzo, meno 18%, e vengono ridimensionati del 10% in Calabria. Ma aumentano dell’11% in Campania, del 9% in Lombardia, del 13% in Toscana. E a livello nazionale si chiude con un risicato calo dell’1,3%.
    Nelle statali, a livello nazionale, i privatisti calano del 7% per via delle nuove regole relative alle attività di Pcto, ore obbligatorie per accedere alla maturità. Anche se il calo dei privatisti presenta un andamento strutturale almeno da un decennio: nel 2015, erano quasi 18mila, nel 2022 calano a 16mila e 800 per diventare poco più di 13mila quest’anno. Stessa situazione a macchia di leopardo anche sui candidati interni delle paritarie: calano vistosamente in Sicilia (meno 37%), in Puglia (meno 11%) e in Calabria (meno 17%). Ma crescono del 17% in Toscana e dell’11% in Emilia-Romagna. Facendo registrare una contrazione complessiva del 3,5%.

    Maturità, i consigli dei prof per l’orale: “Arrivare riposati, ragionare e non avere paura di osare”

    di Sara Bernacchia

    22 Giugno 2025

    Diplomifici
    Per avere un’idea di cosa hanno trovato gli ispettori durante i controlli che hanno prodotto la revoca della parità scolastica, basta dare un’occhiata ad alcuni decreti della regione Sicilia. Al Pitagora di Agrigento (revoca della parità per l’indirizzo Istituto tecnico tecnologico – Costruzioni, Ambiente e Territorio – e per l’indirizzo tecnico economico – Amministrazione, Finanza e Marketing) non è chiaro quanto venissero pagati i docenti e la scuola non ha saputo dimostrare di avere versato i contributi agli stessi. Ma non solo. Aule sovraffollate, scarsa sicurezza degli ambienti e lezioni online, modalità assolutamente vietata a scuola. E docenti privi di abilitazione all’insegnamento, quando le graduatorie provinciali traboccano di spiranti pronti all’assunzione. Al punto da fare scrivere nero su bianco agli ispettori che la “scuola ha erogato una offerta didattica irrispettosa degli ordinamenti degli studi”. Gravi irregolarità anche al Margherita di Palermo, dove è stata cancellata l’autorizzazione per l’indirizzo tecnico economico-Amministrazione, Finanza e Marketing. Pochissimi alunni frequentanti durante le visite ispettive. E ancora docenti non abilitati e lezioni da remoto. Ma è la gestione dei registri personali degli insegnanti e dei verbali che viene stigmatizzata. Nessuna “prova tangibile – si legge nel decreto di revoca – di verbali degli organi collegiali che risultino protocollati e custoditi”. E “gravi carenze che impediscono la tracciabilità dell’azione didattica” nei registri degli insegnanti. C’è poi la partita degli esami di idoneità, quelli che servono per saltare più anni scolastici con un solo esame. Troppi, secondo gli ispettori, per l’ammissione alla classe quinta.

    Maturità, i consigli dell’esperta per l’orale: “Studiare a voce alta e sguardo ai commissari”

    di Giulia D’Aleo

    21 Giugno 2025

    Le nuove regole
    Ma la stretta vera e propria scatterà dal prossimo mese di settembre, quando entreranno in vigore le disposizioni del recente decreto-legge 45/2025, convertito definitivamente in legge lo scorso 3 giugno. Stop ai salti di tre e quattro anni in uno per i pluribocciati: si potrà tentare l’esame di idoneità per recuperare al massimo due soli anni. E in questi casi gli esami si svolgeranno in presenza di una commissione guidata da un presidente esterno. Stop alla piramide rovesciata: la presenza all’interno dello stesso istituto di poche classi iniziali e una miriade di classi quinte per il medesimo indirizzo: da settembre, sarà ammessa una sola classe quinta in più (collaterale) per indirizzo rispetto alle quarte in funzione. E per tutti gli istituti paritari scatterà l’obbligo di adottare la pagella elettronica, il registro online e il protocollo informatico. Elementi che consentiranno di controllare l’azione didattica e amministrativa in tempo reale. LEGGI TUTTO

  • in

    Scuola, ecco i divari nell’apprendimento: al Sud studenti due anni indietro in matematica

    Tra un liceale del Sud Italia e uno del Nord Est che differenza c’è? L’accento certo. Ma quel che Fondazione Agnelli e Fondazione Rocca certificano è che tra l’uno e l’altro c’è anche un divario di apprendimento in matematica di oltre due anni di scuola.
    Da più di vent’anni rilevati e confermati dall’Invalsi, ma anche dall’indagine internazionale Ocse-Pisa, i divari di apprendimento degli studenti sono una criticità grave della scuola italiana, con pochi eguali in Europa, un fenomeno che penalizza l’equità del nostro sistema d’istruzione.
    Già presenti, ma ancora contenuti, nella scuola primaria, i divari di apprendimento crescono nella scuola media e si amplificano nella secondaria di secondo grado, dove la scuola non è più la stessa per tutti, ma si divide in indirizzi (licei, tecnici, professionali).

    Lecco è la provincia italiana in cui i bambini vivono meglio. Il Milanese? Non è per giovani

    Lucia Landoni

    26 Maggio 2025

    Non solo dunque gap territoriali – dove è il Sud, con alcune eccezioni, a restare più indietro – ma anche divari tra scuole e dentro le scuole.
    Limitarsi alla sola geografia creerebbe infatti un errore di prospettiva. Per l’analisi, così come per ipotizzare le possibili azioni di contrasto a questo scarto, bisogna chiedersi quali sono i principali fattori (individuali e familiari degli studenti, nei contesti territoriali, ma anche fra le scuole e dentro le scuole) che spiegano i divari di apprendimento. E cosa può fare lo Stato e cosa le scuole per aiutare a eliminare le distanze.
    A questi interrogativi cerca di rispondere l’indagine “Divari scolastici in Italia”, promossa da Fondazione Agnelli e Fondazione Rocca e presentata oggi alla Camera dei Deputati davanti alle istituzioni e a rappresentanti del mondo della scuola.

    Scuola, Valditara precisa: ammessi alla maturità anche con una insufficienza

    di Salvo Intravaia

    09 Aprile 2025

    L’indagine ha confermato la forte relazione tra condizioni di contesto socioeconomico e culturale delle regioni e i relativi risultati di apprendimento. Non è una sorpresa: i divari seguono l’asse Nord-Sud. Ma ci sono casi di disallineamento, cioè, di regioni che – pur con un indice di contesto socioeconomico e culturale simile ad altre – hanno risultati Invalsi, ad esempio, in matematica decisamente più alti (Puglia vs Campania) o più bassi (Sardegna vs Abruzzo, Lazio vs le altre regioni del Centro). Ciò che dipende da differenze fra le scuole e all’interno delle scuole.

    La polemica

    La nostra scuola penalizzata dai tagli

    Dario Spagnuolo

    19 Dicembre 2024

    Qualche esempio: è nelle regioni del Meridione che troviamo la maggiore percentuale di studenti al di sotto del livello 3, che Invalsi definisce come soglia minima di competenze adeguate raggiunte in italiano e matematica in ogni grado scolastico. E più del 60% degli studenti di Campania, Calabria e Sicilia non ha competenze adeguate in Italiano. In matematica si aggiunge anche la Sardegna.

    Giovani e tecnologia

    Prima hai lo smartphone (e i social), peggio vai a scuola?

    28 Febbraio 2025

    Ci sono poi altri elementi che concorrono: ad esempio l’origine, la formazione sociale e culturale, anche il genere si dice nel rapporto. «Prendendo come standard un ragazzo maschio italiano, le ragazze fanno più fatica in matematica ma spiccano in italiano; gli stranieri di prima e seconda generazione soffrono di più in entrambe le materie».
    Molto significativo è poi, secondo lo studio, l’impatto degli indirizzi di studio. Ad esempio, a parità di altre condizioni, frequentare il liceo classico o linguistico ‘spiega’ uno svantaggio rispetto al liceo scientifico, misurabile in 14 punti Invalsi in matematica in meno. E così per gli altri indirizzi?.
    «Un impatto eccessivo – ha detto Andrea Gavosto, presidente della Fondazione Agnelli – per limitare il quale sarebbe bene rafforzare nella scuola media l’orientamento alla scelta di studio successiva. In prospettiva, serve forse ripensare la struttura didattica della scuola superiore, per dare a tutti un più robusto e comune livello di competenze di base, indipendentemente dall’indirizzo scelto».
    A entrambi i livelli (differenze ‘fra le scuole’ e ‘dentro le scuole’), restano inoltre differenze che non trovano spiegazione e portano a chiedersi: quali altri fattori finora non considerati e non osservati potrebbero spiegare ciò che ancora non risulta spiegato della varianza ‘fra le scuole’ di ciascun indirizzo e ‘fra le classi’ dentro la singola scuola?? Una ragionevole ipotesi è che parte di queste differenze non spiegate sia da attribuirsi alle azioni che dipendono dalla scuola stessa, dalla sua dirigenza e dai suoi docenti.
    «La ricerca mostra grandi divari, ma anche che le singole scuole, nella loro autonoma capacità di organizzazione, possono fare la differenza – ha commentato Gianfelice Rocca, presidente di Fondazione Rocca –. Per la Scuola italiana, il tema non è aumentare il numero di insegnanti o di risorse, tra i più alti d’Europa, ma incidere sull’organizzazione».
    Per questo l’indagine è proseguita scegliendo cinque scuole (tre professionali, un tecnico e un liceo di Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Puglia) con esiti nettamente superiori a quanto ci si aspetterebbe in base al loro contesto territoriale. Le due Fondazioni hanno dedotto che alcuni benefici possono derivare da un modello organizzativo ispirato a logiche cooperative fra dirigenti e docenti e a un’efficace comunicazione con le famiglie; da una gestione dinamica e proattiva delle risorse finanziarie e materiali, capace di orientare i progetti finanziati dall’esterno; da una gestione collegiale della didattica e dei curricoli; da attività extracurricolari ricche e dinamiche, in rete con gli enti locali, con le imprese e il terzo settore, orientate alle competenze di base e al supporto degli studenti più svantaggiati. LEGGI TUTTO

  • in

    Scuola, educazione sessuale solo con l’ok dei genitori. Arresto in flagranza per aggressioni ai prof

    Mentre in Italia manca ancora una legge sull’educazione sessuale obbligatoria a scuola, il governo stringe le maglie sulle attività extracurricolari di formazione sull’affettività e il sesso in classe. Alle superiori ci vorrà il consenso scritto dei genitori che potranno vedere e valutare libri di testo, materiale informativo, conoscere modalità e finalità dei corsi proposti e i soggetti esterni coinvolti. Alla materna e alle elementari ci si dovrà fermare a ciò che si insegna in biologia e dunque allo studio del corpo umano e della riproduzione.
    Il consenso scritto dei genitori all’educazione sessuale
    Il Consiglio dei ministri ha approvato uno schema di disegno di legge in materia di “consenso informato in ambito scolastico” proposto dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
    In sostanza la norma prevede che siano i genitori ad autorizzare i corsi che ampliano l’offerta formativa su, spiega il ministro, “temi sensibili” come quelli sull’educazione sessuale e affettiva. Mamme e papà dovranno essere informati e dovranno dare, preventivamente, il loro assenso scritto. E questo perché, secondo la destra, sono le famiglie a doversi occupare di certi argomenti. In questo modo si evita dunque che i genitori siano scavalcati dalle scelte educative degli istituti scolastici. “Lo dice l’articolo 30 della Costituzione che sancisce il diritto-dovere delle famiglie di educare i propri bambini – spiega Valditara – E con questa misura vogliamo rafforzare l’alleanza tra scuole e famiglia”.
    Cosa acade se il consenso viene negato? Le scuole dovranno fornire ai ragazzi una attività formativa alternativa.
    Non solo: in caso di coinvolgimento di esperti esterni, occorrerà anche la delibera del Collegio dei docenti previa autorizzazione del Consiglio di istituto. Nella scelta di associazioni o formatori esterni andranno inoltre tenuti presenti i criteri di selezione fissati dal Collegio docenti per la comparazione e la valutazione dei loro titoli, oltre che della loro comprovata esperienza professionale, scientifica o accademica.
    Per le scuole dell’infanzia e della primaria i temi affrontabili “sono solo quelli contenuti nelle indicazioni nazionali, e cioè biologia, corpo umano, riproduzione biologica”, ha aggiunto Valditara.
    L’iniziativa del ministro riprende due testi di legge che Fratelli d’Italia (con Alessandro Amorese) e Lega (con Rossano Sasso), certi del presunto dilagare dell’inesistente “teoria gender” nelle scuole, hanno presentato negli scorsi mesi.
    Anche il disegno di legge Valditara non sarà subito in vigore, ma dovrà passare al Parlamento per essere discusso, eventualmente modificato e poi approvato dal Senato e dalla Camera.
    L’arresto in flagranza per chi aggredisce i prof
    Il Cdm ha approvato pure uno schema di disegno di legge in materia di tutela del personale docente della scuola e dei dirigenti scolastici. Con una modifica al Codice penale, per gli adulti che aggrediscono fisicamente prof e presidi, arrecando lesioni, è previsto un aggravamento delle pene (si passa dall’attuale pena che va da 6 mesi a 3 anni attuali a una reclusione da 2 a 5 anni) e l’arresto obbligatorio in flagranza o quasi flagranza di reato.
    “Il personale scolastico è quello più soggetto ad aggressioni, dopo il personale sanitario. Nel 2022-2023 la maggior parte di aggressioni erano di studenti, dal 2023-2024 sono soprattutto i genitori che picchiano prof o dirigenti scolastici”, dichiara Valditara che poi racconta alcuni tra gli episodi più gravi: “A Roma una collega è arrivata a farsi scortare a casa dai colleghi perché aveva paura dopo episodi di stalking dei genitori. Alla fine questi si sono presentati a scuola e l’hanno presa a bastonate. In Calabria, dagli insulti si è passati all’aggressione fisica: un docente è stato preso a pugni dai genitori, è caduto a terra, ha battuto la testa ed è rimasto in prognosi riservata in ospedale”.
    “Il nostro principio nel cambiare le norme – sottolinea Valditara – è molto chiaro: un docente non si tocca. La funzione di un educatore deve essere preservata e vanno garantite condizioni di serenità per chi lavora con i nostri figli”.
    Bullismo grave, arriva il 5 in condotta e la bocciatura
    Tra le altre misure esaminate dal Cdm anche due Dpr che, modificando lo Statuto degli studenti e delle studentesse, rendono operative alcune norme della riforma della valutazione della condotta degli studenti. Per esempio, la sospensione dalle lezioni per i casi più gravi, da 3 a 15 giorni, verrà sostituita alle superiori da attività di cittadinanza attiva e solidale. Ancora: con il 5 in condotta, esteso anche a episodi di bullismo grave, si verrà bocciati, con il 6 si viene rimandati a settembre e si dovrà superare un “esame di riparazione” con un elaborato critico su temi che riguardano il suo comportamento negativo LEGGI TUTTO

  • in

    Scuola, se la gita è un lusso per pochi: “Uno studente su due non fa più viaggi d’istruzione”

    Costi elevati, sempre meno prof che accompagnano i ragazzi, sanzioni disciplinari che impediscono il viaggio: così la gita scolastica è in declino. Dalle scuole medie alle superiori, i viaggi d’istruzione somigliano sempre di più a un lusso per pochi, speso soprattutto entro i confini dello stivale.
    Lo dice l’osservatorio sulle gite di Skuola.net che ha intervistato 3mila alunni delle scuole di secondo grado confermando un trend ormai stabile nel post pandemia quando, dopo due anni di stop, le gite sono pian piano riprese.
    Secondo il sondaggio, quest’anno uno studente su due dovrà rinunciare al viaggio d’istruzione di più giorni: il 29 per cento ha già ricevuto comunicazione da parte della scuola che non si partirà, mentre l’11 per cento è ancora in attesa di ricevere indicazioni, ma la fine dell’anno scolastico si avvicina.

    Classe in gita perde aereo per tornare in Italia, nuovo volo costa 350 euro in più: ira dei genitori

    di Pierfrancesco Albanese

    01 Aprile 2025

    I “no” degli studenti
    Quasi uno studente su dieci (7 per cento), poi, saluterà i propri compagni in partenza senza aggregarsi al gruppo. La motivazione, almeno stando a quella resa nota nel questionario, è nella metà dei casi la mancanza di voglia di passare giorni fuori casa h24 con compagni e prof. Almeno un terzo di chi rinuncia invece lo fa per ragioni economiche: non si può permettere la gita. E solo in qualche caso scattano (e vengono accettate) collette solidali.
    Per circa un “deluso” su quattro non è prevista nemmeno la tradizionale gita fuori porta di un giorno. A cui si aggiunge una quota – circa uno su tre – di sognatori, che ancora aspettano che il proprio istituto pianifichi un’uscita da qui a giugno.
    Gli ostacoli alla partenza
    Tra i principali ostacoli alla partenza, al primo posto figura nuovamente l’indisponibilità dei professori ad accompagnare le classi in gita: un problema comune a quattro studenti su dieci. C’è poi un 18 per cento, quasi uno studente su cinque, che sostiene come i costi dei trasporti e delle sistemazioni per il pernotto, in alcuni casi proibitivi, abbiano spinto la propria scuola a non organizzare affatto la trasferta, visto il rischio concreto che dopo aver messo in moto la macchina molte famiglie non avrebbero poi aderito.
    E in effetti, dove è stato organizzato un viaggio di istruzione, uno su dieci è rimasto a bocca asciutta perché non si è raggiunto il numero minimo di partecipanti.
    Infine, ci sono le sanzioni disciplinari: il 14 per cento degli intervistati ha rivelato di non poter partire a causa della condotta tenuta in classe.
    Gli studenti italiani possono tirare un sospiro di sollievo: gite scolastiche e scambi culturali sono salvi, per il momento. “Al fine di evitare Il rischio di compromettere il regolare svolgimento dei viaggi di istruzione nell’interesse della collettività, data l’importanza rivestita da questi nell’offerta educativa scolastica, Anac ha deciso un’ulteriore deroga di sei mesi per le scuole al fine di qualificarsi e gestire gli affidamenti per gite scolastiche e viaggi d’istruzione secondo le nuove regole stabilite dal Codice degli appalti”. Lo comunica l’Autorità anti corruzione.
    Uscite didattiche e viaggi rischiavano di saltare per colpa del mancato adeguamento delle scuole ai requisiti previsti dal nuovo Codice degli appalti. Per organizzare gite di istruzione per cifre superiori a 140mila euro, infatti, con la nuova norma gli istituti sarebbero obbligati a gestire la spesa tramite un vero e proprio appalto pubblico, diventando stazione appaltante qualificata. Procedure lunghe e complesse, per le quali nelle scuole spesso non c’è il personale adatto. Per questo molti presidi stavano già rinunciando a organizzare gite. Ora arriva la proroga: ci sono altri sei mesi di tempo per adeguarsi alle nuove regole. Nel frattempo i viaggi di istruzione sono salvi e gli studenti non saranno privati “di un così fondamentale strumento di crescita e apprendimento”, scrive Anac.
    “Le visite d’istruzione sono un’opportunità importante per ampliare gli orizzonti culturali dei nostri studenti e rafforzare il loro apprendimento. Per questo, abbiamo lavorato con Anac per trovare soluzioni che permettano alle scuole di continuare a organizzarle senza interruzioni, ma con procedure che assicurino trasparenza e legalità”. Lo dichiara il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, commentando la decisione di Anac.

    Gite scolastiche salve, per ora: nuova deroga di sei mesi al Codice degli appalti

    a cura della redazione Cronaca nazionale

    09 Dicembre 2024

    Le mete e la durata del viaggio
    Tra chi parte, due su tre resteranno in Italia, privilegiando città d’arte e mete low cost rispetto a Roma e Milano: Firenze, Napoli e Palermo. All’estero vincono Atene e Barcellona. In alternativa, ci si muove tra le località di mare o di montagna, o verso città meno turistiche – sempre per questioni di budget – come testimonia il 24 per cento degli studenti.
    Per ammortizzare i costi il 40 per cento dei ragazzi starà fuori tre giorni.
    Il budget medio ruota attorno ai 424 euro, con un aumento del 5 per cento rispetto allo scorso anno.
    Mezzo preferito è il pullman, uno su quattro andrà in aereo e poco più di uno su dieci in treno. Pochissimi in nave, sia per muoversi che per partire, appena il 2 per cento, ma comunque raddoppiati rispetto allo scorso anno. LEGGI TUTTO

  • in

    Maturità, Valditara firma l’ordinanza: la condotta pesa sul voto finale, i Pcto tra i requisiti

    Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato l’ordinanza che disciplina lo svolgimento dell’esame di Stato. La prima prova scritta si svolgerà il 18 giugno alle 8.30. Da quest’anno è requisito per l’ammissione alla maturità lo svolgimento dei Pcto, ovvero i Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (l’ex alternanza scuola-lavoro). Altra […] LEGGI TUTTO

  • in

    Scuola, niente ora di religione per oltre un milione di studenti: “Non sono mai stati così tanti”

    Uno studente su sei non frequenta l’ora di religione. Gli esonerati, così vengono chiamati gli studenti e le studentesse che scelgono una materia alternativa, sono un milione e 164mila. Mai così tanti. Sessantottomila in più dell’anno prima. La percentuale è passata dal 15,5% del 2022-2023 al 16,6% del 2023-2024.

    Scuola, oggi la stretta di Valditara sui diplomifici. E una norma per assumere i docenti idonei

    di Viola Giannoli

    28 Marzo 2025

    A diffondere i dati è l’Uaar, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, che ha chiesto al ministero dell’Istruzione e del Merito l’ultimo aggiornamento sulla frequenza della religione cattolica nelle scuole statali.
    Nella classifica dei capoluoghi, spicca il sorpasso laico di Firenze: più di uno studente su due fa alternativa (51,5%). In tanti a dire “no grazie” alla religione cattolica sono pure gli alunni di Bologna (47,3%), Aosta (43,6%), Biella (40,6%), Mantova (40,5%), Brescia (38,6%), Trieste (37,9%) e Torino (37,7%).
    Quanto agli istituti, la percentuale record degli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica si trova al professionale e al tecnico Olivetti di Ivrea (90,7% e 87,9%). Va detto che in molti casi il numero degli studenti adulti degli istituti tecnici e professionali che frequentano le scuole serali influenza la percentuale complessiva dell’istituto. Nella top five, segue al terzo posto l’istituto tecnico Sassetti-Peruzzi di Firenze con l’86,8%, la primaria Nazario Sauro di Monfalcone (Gorizia) con l’86,45% e l’istituto professionale Carrara di Novellara (Reggio Emilia) con l’86,29%.
    Primi tra i licei il Leon Battista Alberti di Firenze (84,65%); tra le secondarie di primo grado la Rodari di Torre Pellice (Torino) con l’83,70%, mentre con l’83,58% dei bambini è la San Giacomo di Brescia tra le scuole dell’infanzia quella a più alto tasso di esentati. a risultare in testa alle scuole dell’infanzia.
    Il dato nazionale per tipo di scuola vede al primo posto gli istituti professionali con il 27,83%, al secondo gli istituti tecnici con il 25,31, anche per le ragioni già dette, e al terzo i licei con il 18,48%. Scuola secondaria di primo grado, primaria e scuola dell’infanzia si posizionano tra il 15,77 e il 12,4%. LEGGI TUTTO