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    Sedie e tavoli dagli scarti della birra

    “Abbiamo un disperato bisogno di ridurre gli scarti nell’industria della birra. La maggior parte delle birre che beviamo sono composte da orzo, ma il problema è che non tutti i componenti dell’orzo possono essere fermentati in birre. Tutto ciò che rimane si trasforma in un problema per l’ambiente”. Lui è Franck Grossel (ebanista, designer) fondatore insieme a Christophe Pilcher (direttore marketing) di “Instead startup” che ha sviluppato un metodo per trasformare i residui di cereali derivanti dal processo di birrificazione in un materiale solido e modellabile, impiegato per produrre mobili: sedie, tavoli e sgabelli senza legno né prodotti sintetici.

    Edilizia

    Dalle macerie del terremoto alla rinascita: la startup che stampa il futuro in 3D

    26 Giugno 2025

    Tonnellate di scarti organici
    “In Francia, solo nel 2024, sono stati consumati più di 2 miliardi di litri di birra. Questa produzione è responsabile di oltre 600 mila tonnellate di scarti che rappresentano un problema ecologico, economico e logistico per i produttori di birra”. Partendo dall’esame di questo problema, nel 2020 Grossel decide di unire la sua passione per la birra e la sua esperienza come ebanista per fondare Instead. Dopo aver avviato la startup nel nord della Francia, nel 2022 si trasferisce a Nantes dove conosce Christophe Pilcher, esperto in comunicazione, che dopo aver compreso l’impatto del progetto, diventa socio di Instead. “Abbiamo deciso di unire le nostre competenze, i nostri valori e la nostra visione imprenditoriale in un progetto d’impatto ambientale. Attualmente i residui dei cereali usati per produrre birra vengono scartati, compostati o smaltiti. Ecco perché nel 2022 ci siamo uniti per dare loro una nuova vita, rivoluzionando il modo in cui pensiamo al design e alla sostenibilità”.

    Una sedie prodotta con gli scarti della birra  LEGGI TUTTO

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    Reinhold Messner: “Ecco il mio museo dedicato ai ghiacciai”

    In Alto Adige, ai margini del paese di Solda, a circa 1.900 metri di altitudine, camminando lungo una strada sterrata, tra pini e radure alpine, si scorge un’apertura incastonata nella collina: è l’ingresso del museo Ortles, una delle sei sedi che compongono il complesso museale creato dal famoso alpinista Reinhold Messner. Il 2025, proclamato Anno internazionale della conservazione dei ghiacciai dalle Nazioni Unite, potrebbe allora essere l’occasione giusta per visitarlo, dato che il tema centrale della struttura, inaugurata nel 2004, è proprio quello delle bianche distese perenni.

    Un’esperienza immersiva
    Basta fare pochi passi su una rampa in discesa per trovarsi in un ambiente sotterraneo fresco e umido, di circa 300 metri quadrati. Qui, grazie alle installazioni sonore, si ode il rumore del ghiaccio, che vive, si muove, scorre. Gli iceberg si sciolgono, i crepacci si aprono, le valanghe corrono verso valle con un boato. Si sentono le cadute dei sassi e il soffio incessante del vento. Sembra di essere davvero sul Monte Everest a oltre 6.500 metri. Inoltre, attraverso cimeli storici, opere d’arte, reperti, lo scalatore racconta le storie delle esplorazioni ai Poli Nord e Sud, dei leggendari uomini delle nevi e soprattutto delle grandi catene montuose. Non mancano tele che mostrano la forza, la luce, gli infiniti colori dei manti ghiacciati dell’Himalaya, del Caucaso, delle Ande e delle Alpi. “Volevo parlare del ghiaccio dove il ghiacciaio c’è e, dato che non potevo portare i visitatori in vetta, ho realizzato questo museo, dove il ghiaccio si vede”, spiega l’esploratore.

    Sicurezza e Ambiente

    Ghiacciai in ritirata: come la crisi del clima sta cambiando l’alpinismo

    16 Giugno 2025

    Le iniziative di quest’anno
    Proprio per celebrare l’Anno dei ghiacciai, il museo ospita una nuova creazione realizzata dall’artista Lia Mazzari: microfoni sul ghiacciaio di Solda trasmettono in tempo reale i suoni all’interno delle sale. Inoltre, verranno proiettati estratti di “Requiem in bianco”, documentario firmato dal regista Harry Putz che ha ripreso tredici ghiacciai tra Austria, Germania, Svizzera per mostrarne il drammatico declino. Di fronte a ciò Messner lancia un ammonimento: “Il caldo globale fa sciogliere i ghiacciai, che stanno diventando sempre più sottili e instabili. La montagna sta cambiando volto a causa dell’uomo, ma purtroppo molti non se ne rendono conto”.

    Anche il museo di Castel Firmiano
    Il museo Ortles, quindi, ma non solo. Anche nella sede principale del gruppo museale, a Castel Firmiano, in provincia di Bolzano, saranno presenti l’installazione sonora in diretta e la proiezione del filmato. In più, la collezione del castello si arricchisce di “Al ghiacciaio”, nuova opera dell’artista Ondrej Drescher, che sarà esposta per tutta la stagione. Sempre nelle stanze del maniero è stata allestita “Himalaya”, mostra di Thomas Biasotto con foto di ghiacciai di alta quota. Già nel 2013 Firmiano aveva dedicato particolare attenzione alle distese ghiacciate, attraverso l’esposizione “Sulle tracce dei ghiacciai”, che confrontava scatti di oltre un secolo fa con quelli odierni, evidenziando che il bianco immacolato è stato sostituito da ghiaioni spogli, rocce e vegetazione.

    I ghiacciai sono il cuore fragile del Pianeta
    Del resto, Messner conosce i ghiacciai da vicino. Nel 1970 e nel 1978 raggiunse il Diamir, sul Nanga Parbat, in Pakistan, superando gli 8mila metri. Un legame che abbraccia anche le Dolomiti, dove ha anche aperto nuove vie sulle pareti ghiacciate. Oggi lo scalatore si impegna a raccontarli, a difenderli, a trasmetterne il valore alle nuove generazioni. E invita tutti noi a guardarli non solo come sfida o scenario spettacolare, ma come cuore fragile del Pianeta da proteggere e rispettare. LEGGI TUTTO

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    Tra siepi e bambù, così i labirinti promuovono (in modo originale) un approccio eco

    Passeggiando tra siepi di bosso, corridoi di tasso o gallerie di bambù, ci si perde nella natura, alla ricerca di una via che può diventare cammino di consapevolezza. I labirinti vegetali sono veri e propri ecosistemi, spazi in cui il verde può essere parte di un progetto ecologico utile a purificare l’atmosfera, ospitare biodiversità, promuovere l’educazione ambientale. Dedali da percorrere senza mappa, in cui sostenibilità e bellezza si intrecciano a ogni svolta.
    Labirinto della Masone a Fontanellato, Parma
    È uno dei più grandi labirinti del mondo, esteso su circa otto ettari di terreno. Progettato dal grafico ed editore Franco Maria Ricci e inaugurato nel 2015, è costituito da circa 300mila bambù di varie specie, piante a crescita rapidissima che fungono da vero e proprio polmone verde, dato che sono in grado di assorbire grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera restituendo ossigeno. Alcune varietà riescono a sequestrare circa 5,09 tonnellate di carbonio per ettaro, ovvero 1,46 volte quelle di un bosco di abeti e 1,33 volte quelle delle foreste pluviali tropicali.

    Labirinto della Masone a Fontanellato, Parma  LEGGI TUTTO

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    L’ultimo addio tra funghi e fibre di canapa

    All’espressione “andar per funghi” in futuro potrebbe aggiungersene un’altra, che suona più come un epitaffio: “Andar coi funghi”, nel senso stretto di lasciare la vita terrena proprio all’interno di una capsula fatta di miceti. L’idea di farsi seppellire all’interno di una bara “vivente” totalmente ecologica, dopo le prime sperimentazioni in Europa sta ora prendendo piede […] LEGGI TUTTO

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    Cop30, follia prezzi per partecipare alla conferenza sul clima: fino a 22mila euro a notte

    Là dove il mondo è chiamato a trovare una soluzione globale per fermare la crisi del clima, per sviluppare quelle politiche di adattamento e mitigazione che ci aiuteranno ad affrontare le temperature più elevate e i drammi causati dal surriscaldamento, siamo arrivati alla follia. Per poter dormire e partecipare alla Cop30 di Belem in Brasile, in un soggiorno di poco più di due settimane, c’è chi chiede persino quasi 400mila euro di affitto. Una pazzia che sta già spaventando molte delegazioni dei Paesi meno abbienti, pronti a ritirarsi se i prezzi non torneranno nella norma in tempi brevi.

    In attesa i delegati di 190 Paesi
    Per capire cosa sta accadendo in Brasile dobbiamo fare un passo indietro: a novembre, fra cinque mesi, nella città di Belem in piena Amazzonia brasiliana si terrà la Cop30, ovvero la trentesima Conferenza delle Parti sul clima dove i leader e i delegati di tutto il mondo si riuniranno per trovare una intesa planetaria su come combattere davvero il cambiamento climatico. Se c’è un vertice, multilaterale e dove ogni Paese teoricamente ha lo stesso peso, questa è proprio la Cop, Conferenza a guida dell’Onu tramite l’Unfccc (United Nations Climate Change Conference), a cui partecipano i rappresentanti di oltre 190 Paesi.

    Un esempio di prezzi per alloggio durante la Cop30 a novembre a Belem  LEGGI TUTTO

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    Disabilità e viaggi: World4All mette ordine nel caos dell’accessibilità

    Organizzare un viaggio per chiunque abbia mobilità ridotta o disabilità di tipo cognitivo è un’impresa: lo 0,57?% dei 7.904 comuni italiani ha la “Bandiera Lilla” per l’accessibilità turistica (solo 45 comuni). Eppure si stima che i viaggiatori con disabilità cresceranno del 70?% entro il 2035, mentre la carenza di servizi accessibili genera ogni anno perdite economiche globali per 142?miliardi di euro e frena la creazione di circa 3,4?milioni di posti di lavoro.

    Sul Lago di Garda, nel 2022, quel numero esiguo di “comuni accessibili” lo ha raccontato con i fatti un uomo che ha vissuto in prima persona la difficoltà di muoversi: Marco Bottardi, soprannominato “Mastro”, imprenditore di Desenzano del Garda e atleta prima di diventare paraplegico in seguito a un incidente in moto. Dalle ceneri di quella vicenda è nata una visione: un’app in grado di trasformare tempeste personali in opportunità collettive. “Voglio far capire che l’accessibilità non è un costo, ma un’opportunità di business per le attività”, racconta Bottardi, impegnato a spostare il focus da un approccio no profit a uno imprenditoriale. World4All è infatti formalmente nata nel 2022 come startup innovativa, evolvendo dalla vecchia associazione Zero Barriere Odv. Oggi ha lanciato una campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd, con l’obiettivo di espandere la propria piattaforma tecnologica, rafforzare la rete territoriale e accelerare lo sviluppo internazionale.

    Una piattaforma certificata
    L’app di World4All – già disponibile per iOS e Android – aiuta gli utenti a individuare strutture realmente accessibili. “La piattaforma consente agli utenti di identificare strutture realmente accessibili, grazie a un sistema alimentato da machine learning, sopralluoghi tecnici volti alla verifica dei dati caricati e rilascio di una certificazione che misura il rating di accessibilità”, spiega il fondatore. Il progetto non si limita alla mobilità: coinvolge persone con disabilità cognitive, anziani, famiglie con passeggino e utenti con fragilità temporanee. Come dice Bottardi, “l’accessibilità non riguarda solo le persone con mobilità ridotta, ma si estende a una vasta gamma di utenti”.

    Verso la versione 2.0: autonomia e comunità
    Bottardi e il suo team hanno in mente una svolta: portare la responsabilità dell’accessibilità direttamente nelle mani delle strutture, attraverso autodichiarazione e carico autonomo di schede tecniche, foto e documentazione. In parallelo, sta lavorando a una versione desktop dell’app, con supporto vocale e interfaccia facilitata per utenti con difficoltà motorie severe. Anche la community diventa protagonista. “Ogni segnalazione sull’app renderà più semplice la vita di chi ha ridotta mobilità”, spiega il fondatore. Oltre a questo, sono già previste funzionalità di smart parking, navigazione oculare, rating accessibilità e analisi predittive via AI. Non si tratta solo di tecnologia, ma anche di formazione: world4All è dotata di una vera Academy per tecnici, imprese e pubbliche amministrazioni. “L’inclusione è culturale e organizzativa. È un percorso che richiede consapevolezza e formazione”, sottolinea Bottardi, portando la sua storia personale all’interno dei corsi. Sull’esperienza del Garda, dove è stato pilota il progetto, Bottardi racconta: “E’ un sogno che si avvera, ma anche una missione. Il Garda è in gran parte accessibile, ma è un’accessibilità che va comunicata”.

    Numeri, collaborazioni e crescita
    World4all è un progetto che non resta confinato: sono 13 milioni le persone con mobilità ridotta in Italia, oltre 1 miliardo nel mondo, un mercato ancora sotto-servito, spesso affrontato con un approccio assistenzialista o generico. In un momento in cui la sostenibilità sociale è una leva competitiva, World4All costruisce un’infrastruttura scalabile e replicabile. Offre a territori, imprese e investitori l’occasione di trasformare l’accessibilità da ostacolo a opportunità. World4All non è solo un’app o una startup: è la storia di chi ha trasformato una barriera personale in un progetto collettivo. Vuole rappresentare la promessa di un’Italia – e di un mondo – in cui viaggiare, abitare, vivere non dipenda più dalle barriere architettoniche o dall’impreparazione culturale di chi accoglie. LEGGI TUTTO

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    Bioedilizia, mattoni “viventi” che puliscono l’aria

    Un team dell’Eth Zurigo ha sviluppato un materiale da costruzione “vivo” combinando cianobatteri, idrogel e funghi. La produzione del cemento, materiale fondamentale nell’edilizia è però uno dei processi più inquinanti che esistano: responsabile dell’8% di emissioni globali di carbonio. Da tempo gli istituti di ricerca stanno studiando materiali alternativi a minor impatto, e sembra che al Politecnico di Zurigo, l’Eth abbiano trovato una soluzione molto interessante. Ma anche molto antica. Stiamo parlando di cianobatteri, organismi fotosintetici, cioè che si trasformano ed interagiscono con la luce, comparsi sulla Terra qualcosa come 3,5 miliardi di anni fa.

    Bioedilizia

    Circolari, immerse nel verde, inondate di luce: le nuove scuole sono green

    di Marco Angelillo

    27 Marzo 2025

    Materiali fotosintetici
    Nei laboratori svizzeri, hanno avuto l’intuizione di usare questi batteri che assorbono l’anidride carbonica dall’atmosfera ed “impiantarli” all’interno di un materiale destinato alla costruzione. Il motivo? Questi batteri incorporati in un gel stampabile, insieme ad altri organismi quali alghe e funghi, diventano una sorta di mattoni viventi, che nell’arco della loro vita catturano CO2 attraverso la fotosintesi ed allo stesso tempo, la trasformano in biomassa. Dunque il team del professor Mark Tibbitt dell’Eth di Zurigo potrebbe aver trovato la chiave per una bioedilizia davvero ecologica, grazie ad un materiale che catturerebbe due volte il carbonio. Spieghiamo meglio.
    Luce, acqua salata e anidride carbonica
    Il processo sperimentato a Zurigo, consente ai batteri immessi all’interno di questa struttura in gel stampabile di crescere e nutrirsi di tre ingredienti fondamentali per la loro sopravvivenza: luce solare, acqua salata e anidride carbonica. Come spiegano i ricercatori nello studio pubblicato su Nature Communications, i cianobatteri non solo immagazzinano la CO2 prelevata dall’atmosfera, ma modificano il loro ambiente chimico in seguito alla fotosintesi, attraverso un processo chiamato “precipitazione di carbonati solidi”, cioè minerali che permettono nuovamente la cattura della CO2 trasformandola in un composto solido e stabile all’interno del materiale. Ecco la doppia cattura che ha quasi del miracoloso, pensando alle possibili applicazioni.

    Cozze e noci, dai gusci nasce cemento bio. La start up pugliese: “Così combattiamo lo smaltimento illegale”

    Valeria D’Autilia

    12 Agosto 2024

    Secondo gli autori dello studio, questo doppio meccanismo permette al materiale di catturare 2,2 milligrammi di CO2 per ogni grammo di idrogel nell’arco di un mese. Calcolando la cattura di anidride carbonica per un periodo piuttosto lungo di tempo, 400 giorni, il processo di cattura ha raggiunto i 26 milligrammi di anidride carbonica per grammo di materiale. Una quantità significativamente superiore a quella di molti approcci biologici e paragonabile alla mineralizzazione chimica del calcestruzzo riciclato.
    La longevità
    Ma un’altra peculiarità di questa innovazione risiede nella longevità: infatti, i cianobatteri durante l’esperimento sono rimasti attivi per oltre un anno, mentre il processo di mineralizzazione trasforma il materiale plastico stampabile in 3D, in un composto sempre più duro e resistente nel tempo.
    Per i ricercatori svizzeri, questo materiale vivente potrebbe essere utilizzato come rivestimento nelle facciate di edifici, che in questo modo avrebbero un ruolo attivo nella cattura del carbonio. Organismi che vivono, crescono all’interno di materiali da costruzione che diventerebbero dei veri e propri pozzi di carbonio, e farebbero la loro parte contribuendo al benessere dell’ambiente urbano. La sfida è poter trasferire dal laboratorio questa innovazione e renderla adatta a molteplici usi, in cui gli edifici si trasformerebbero da consumatori di risorse a collaboratori dell’ecosistema.
    Installazioni sperimentali alla Biennale 2025
    Nel frattempo, una sorta di test sul campo è già avvenuto, nel campo dell’arte, Infatti due strutture simili a tronchi di albero sono stati esposti all’interno del Padiglione Canada alla Biennale di Architettura di Venezia 2025: strutture che potenzialmente potrebbero legare fino a 18 kg di anidride carbonica in un anno, la quantità di un pino nell’arco di 20 anni. Ed un’altra opera, chiamata Dafne’s Skin, è in mostra all’Esposizione Internazionale della Triennale di Milano. Si tratta di una superficie lignea in cui il colore verde è dato dai microrganismi che formano una patina, che con il processo di cattura di CO2 cambia colore, come risultato della reazione chimica.
    Dal laboratorio di ricerca al laboratorio artistico il passo non è stato così lungo, ma la strada verso l’applicazione commerciale è certamente più lunga e necessita di ulteriori verifiche. I cianobatteri, infatti, hanno bisogno di condizioni controllate di umidità per sopravvivere, perché in zone aride, la loro vita non è assicurata, per cui all’Eth di Zurigo si sta lavorando allo sviluppo di organismi più resistenti alla disidratazione. LEGGI TUTTO

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    Una foglia artificiale per produrre idrogeno verde

    Un’innovativa foglia artificiale modulare potrebbe essere la chiave di volta per l’aumento della produzione di idrogeno verde. Un gruppo di ricercatori dell’UNIST (Ulsan National Institute of Science and Technology) ha sviluppato infatti un sistema capace di generare idrogeno direttamente dalla luce solare e dall’acqua, senza l’impiego di elettricità esterna e senza produrre emissioni di carbonio. […] LEGGI TUTTO