28 Marzo 2024

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    Scuola, Valditara sposa la linea Salvini: “In classe la maggior parte degli alunni deve essere italiana”

    Il giorno dopo la sparata di Matteo Salvini a Porta a Porta, ecco che il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara rilancia la propaganda leghista sul tetto di bambini stranieri in ogni classe. “Le aule devono essere a maggioranza di italiani”, altrimenti “disgregazione e caos”, dice in sintesi il ministro.
    Che spiega: “Se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l’italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell’apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate. È in questa direzione che noi intendiamo muoverci”.
    Sui social aggiunge: “L’inclusione può avvenire assimilando i nuovi arrivati sui valori fondamentali, quelli che sono racchiusi nella Costituzione e che appartengono alla identità di chi accoglie, oppure realizzando la società del melting pot, dove ognuno pensa e fa ciò che vuole. La prima società ha un futuro ordinato e prospero, la seconda ha di fronte a sè la disgregazione e il caos”.

    Salvini: “No alla chiusura delle scuole per il Ramadan, è arretramento”. Le parole dopo l’apprezzamento di Mattarella sul caso Pioltello

    a cura della redazione Cronaca nazionale

    27 Marzo 2024

    La proposta del tetto agli alunni stranieri in aula, Matteo Salvini l’aveva avanzata già diversi anni fa dopo il caso di una scuola romana, la Pisacane, dove intere classi erano composte prevalentemente da alunni immigrati o figli di immigrati. Ieri sera, in tv, ha spiegato: “Se hai tanti bambini che parlano lingue diverse e non l’italiano, è un caos. Bisogna controllare la presenza degli studenti. Un 20 per cento di stranieri in una classe è stimolante, ma quando gli italiani sono loro un quinto, come fa una maestra a spiegare?”.
    Una proposta, ricorda la Flc Cgil, di “gelminiana memoria”, poiché già la ministra del governo Berlusconi propose un tetto del 30% per gli stranieri in classe, una percentuale che ora il responsabile dei trasporti vorrebbe addirittura abbassare al 20. “Un’idea fuori dal tempo – per Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil – un provvedimento che penalizzerebbe la provenienza da contesti migratori non tenendo minimamente in considerazione la composizione dell’attuale società e la funzione unificante della scuola. E che risulterebbe per di più inapplicabile, se non sradicando dal loro contesto di vita e di relazioni decine di migliaia di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, che verrebbero dirottate in istituti scolastici lontani dalle loro abitazioni e dai loro compagni” .
    “Esattamente il contrario di quel che dovrebbe essere ogni processo di inclusione che, invece, richiede rispetto dell’esperienza di ciascuno, accoglienza e, per quanto riguarda la scuola, investimenti per creare ambienti educativi di apprendimento che favoriscano il benessere e la crescita di tutte e di tutti”, conclude Fracassi.
    “Il ministro farebbe bene a occuparsi di ponti invece che di tetti. Nella scuola della Costituzione non c’è spazio per logiche discriminatorie”, conclude la leader della Flc Cgil.
    “La scuola italiana – ha replicato la capogruppo del Pd in Commissione Cultura alla Camera, Irene Manzi – ha dimostrato di saper fare integrazione senza questa propaganda da quattro soldi. Varrebbe la pena conoscere meglio quanto già avviene in tante realtà scolastiche con forte immigrazione che si possono trovare in giro per l’Italia. È necessario provare a mettere in campo strategie e azioni specifiche di accompagnamento e mediazione per gli studenti stranieri. Lasciamo all’autonomia della comunità scolastica, e non alle uscite estemporanee del ministro dei Trasporti, le scelte migliori per favorire l’integrazione scolastica”.
    Il senatore Pd Filippo Sensi su X scrive: “Mancano solo l’apartheid e la pena di morte e le hanno dette tutte. Il tetto ci vorrebbe, ma alla vergogna”. LEGGI TUTTO

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    Una “mappa” per capire dove la riforestazione è più efficace

    Si fa presto a dire riforestazione. Il fatto che, in generale, gli alberi rappresentino una risorsa preziosa per arginare il cambiamento climatico, in virtù della loro capacità di assorbire anidride carbonica e produrre ossigeno, è abbastanza acclarato; ma questo non vuol dire che piantare migliaia o milioni di alberi in modo indiscriminato rappresenti di per sé una soluzione. È invece importante, come ci aveva già raccontato Francesco Sottile, docente all’Università di Palermo e membro del consiglio di amministrazione di Slow Food, pianificare in modo accurato l’operazione di ripiantumazione (ma non solo: Sottile insiste anche sull’importanza di un cambio di stile di vita a tutto tondo degli esseri umani).

    Cento miliardi di alberi intorno alle nostre città. Così salveremo la Terra dalla crisi climatica

    di Stefano Mancuso

    28 Marzo 2024

    Ovvero: quali alberi piantare, per massimizzare l’efficacia dell’operazione? Quanti? E soprattutto dove? Una parziale risposta a queste domande arriva oggi da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications da parte di un gruppo di scienziati della Clark University, di The Nature Conservancy (Tnc) e dell’Eth di Zurigo: un fattore ineludibile, dicono gli esperti, è la cosiddetta albedo, ossia la quantità di luce solare riflessa dalla superficie terrestre. Un’arma a doppio taglio, perché in alcune località il ripristino della copertura arborea potrebbe influenzare l’albedo e rivelarsi controproducente, provocando un ulteriore riscaldamento del suolo.

    WWF

    Giornata delle foreste, in 30 anni persi 178 milioni di ettari di boschi: tre volte la superficie della Francia

    di redazione Green&Blue

    21 Marzo 2024

    Nel loro lavoro, gli autori fanno notare che nella valutazione dell’efficacia della piantumazione di nuovi alberi, finora, si tiene principalmente conto solo della loro capacità di assorbire l’anidride carbonica e si trascura, per l’appunto, come questi nuovi alberi possano influenzare la quantità di luce (cioè di calore) riflessa dal suolo.A quanto pare, non è una dimenticanza di poco conto: stando alle “mappe dell’albedo” messe a punto dai ricercatori, le stime di mitigazione dei cambiamenti climatici basate solo sulla capacità di assorbimento di anidride carbonica risulterebbero significativamente gonfiate, addirittura tra il 20% e l’80% in più rispetto ai valori corretti.

    “L’equilibrio tra lo stoccaggio del carbonio e il cambiamento dell’albedo derivante dal ripristino della copertura arborea varia da luogo a luogo, ma fino a ora non avevamo a disposizione alcuno strumento per distinguere i luoghi ‘buoni’ da quelli ‘cattivi'”, racconta Natalia Hasler, prima autrice del lavoro appena pubblicato e ricercatrice del George Perkins Marsh Institute alla Clark University. “Il nostro studio mira a cambiare la situazione, fornendo ai decisori le mappe necessarie a compiere scelte più efficaci e a garantire che i finanziamenti per la riforestazione siano destinati ai luoghi dove quest’operazione può fare davvero la differenza”.Fortunatamente, sembra che al momento la maggior parte dei progetti di riforestazione stiano avendo luogo in regioni ‘buone’, anche se due terzi dei progetti soffrono comunque del problema della sovrastima dei risultati cui facevamo cenno in precedenza.

    Le idee

    Le città hanno bisogno di più alberi, ma con un piano per il clima

    di Cristina Nadotti

    17 Novembre 2023

    In verità, la questione dell’impatto della riforestazione è ancora più complessa, e oltre a stoccaggio del carbonio e albedo ci sono anche aspetti che andrebbero tenuti in considerazione: “È importante ricordare”, ha sottolineato Susan Cook-Patton, un’altra degli autori del lavoro, “che ci sono altre valide ragioni per ripristinare la copertura arborea anche in luoghi in cui non si avrebbero significativi benefici in termini di clima: acqua più pulita, migliore produzione alimentare, habitat più sani per le specie animali e vegetali. Il nostro lavoro intende essere un invito ai governi a integrare più attentamente la questione dell’albedo nei loro processi decisionali ambientali”. LEGGI TUTTO

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    In Veneto sono gli agricoltori i pionieri dell’energia condivisa

    Fermandosi ad osservare la campagna veneta, dagli immensi terreni di granturco della Pianura Padana su fino alle colline veronesi e trevigiane ricoperte di vigneti, parlando di transizione energetica, qui la parola che bisogna eliminare prima di tutto è “consumatore”. Ossia dell’imprenditore che riceve una bolletta in cambio di un bene che paga e tutto finisce lì. Sì, perché da queste parti, gli agricoltori sono stati tra i primi in Italia ad essere contemporaneamente consumatori e produttori di energia elettrica. Quello che nelle direttive europee si chiama “prosumer”. E per capire cosa abbia spinto gli imprenditori a fondare comunità energetiche nel 2018, anni in cui non erano in molti a parlare di autoconsumo, bisogna appunto venire in Veneto dove tutto è iniziato prima che altrove in Italia e che, peraltro, ha il record nazionale del numero di Cer avviate nel 2022. Ma perché proprio qui? LEGGI TUTTO

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    Pasqua green, la crema antispreco di Franco Aliberti per la Colomba

    Quante volte capita di comprare del pane, lasciarlo lì a seccare tristemente nel sacchetto di carta. E poi magari di buttarlo con grande facilità. Perché non preparare un cremoso, da poter abbinare anche alla colomba, o utilizzarlo come elemento per le vostre creazioni. Ha un gusto delicato, caramelloso e ricorda molto la classica zuppa di latte con il pane.Divertitevi anche a utilizzare pani diversi, segale, farro, integrale non solo quello bianco. 

    Ingredienti:

    Cremoso al pane raffermo
    80 gr pane raffermo
    40  gr zucchero di canna
    500 gr panna 

    Preparazione:

    Tagliate il pane a cubetti e mescolatelo con lo zucchero. 

    In una padella a fuoco dolce, sciogliete lo zucchero con il pane fino ad ottenere un caramello che lo avvolge. 

    Portate a bollore metà della panna, aggiungetela  al pane lentamente, attenzione alla temperatura, il caramello è molto caldo, mescolate per qualche minuto e lasciate a fuoco spento per 5 minuti in modo da ammorbidire il pane. 

    Frullate con un frullatore aggiungendo l’altra meta della panna fredda. 

    Lasciate raffreddare in frigo almeno per 3 ore.

    Franco Aliberti, cuoco antispreco, è autore di “Uno – In cucina con un solo ingrediente” (Gribaudo, 2022). Assieme a Lisa Casali, è genitore di Filippo. “Oggi sogno ancora di più, la mia passione per la cucina e la pasticceria è sempre più forte, cerco di aiutare il sistema ristorativo proponendo un modello dove la sostenibilità comincia dalle persone, attraverso social, media e lezioni cerco di sensibilizzare le persone ad azzerare lo spreco alimentare, e a seguire abitudini sane per il nostro pianeta”. 

    Francoaliberti.com | @francoaliberti | @Francoaliberti | Facebook LEGGI TUTTO