6 Marzo 2024

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consigliato per te

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    Il Cmcc apre Dataclime cards, mappe per il futuro clima dell’Italia

    Aziende, decisori politici, amministratori pubblici hanno bisogno di dati e scenari attendibili per poter programmare le loro attività o i loro interventi tenendo conto del cambio climatico. È per  loro e per chiunque voglia informarsi su come affrontare in modo consapevole questa grande sfida globale che il CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) ha ideato […] LEGGI TUTTO

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    Giudizio Universale, inammissibile la causa contro l’inazione dello Stato sulla crisi climatica

    Dopo due anni e mezzo di udienze, faldoni ricchi di documenti e appuntamenti in tribunale, si conclude con una sorta di nulla di fatto la prima causa allo Stato, chiamata “Giudizio Universale”, avanzata da A Sud e diversi cittadini contro l’inadempienza dello Stato nel perseguire gli obiettivi climatici e di abbassamento delle emissioni. La causa è infatti stata giudicata come “inammissibile” per difetto di giurisdizione. Nel giugno 2022, guidati dalla associazione A Sud, 203 ricorrenti fra cittadini e gruppi di attivistio climatici avevano partecipato alla prima udienza contro lo Stato nel tentativo di ottenere una risposta, da parte dei tribunali, all’inazione nell’affrontare per esempio con politiche di decarbonizzazione l’avanzata del surriscaldamento globale e i suoi effetti. Una vera e propria “climate litigation” fra le oltre 2500 cause che in tutto il mondo provano ad invertire la rotta del surriscaldamento utilizzando strumenti legali tali da spingere i governi a una reazione. Come causa “Giudizio universale” vedeva coinvolte 24 associazioni, 193 individui e, ai tempi della prima udienza, anche 17 minori, tutti impegnati in “una azione civile con la finalità di condannare lo Stato a porre in essere misure adeguate contro la crisi climatica”. Nelle scorse ore è stata però pubblicata la sentenza in cui il giudice ha definito con “una pronuncia di inammissibilità” il primo grado di giudizio nella causa climatica intentata per la prima volta nel 2021.

    Gli atti

    La prima causa climatica italiana: cittadini contro lo Stato che non taglia le emissioni

    13 Dicembre 2021

    Per Marica Di Pierri, portavoce di A Sud, la questione però “non finisce qui. Impugneremo la sentenza” spiega, scagliandosi contro “una decisione che la giudice Assunta Canonaco, della Seconda Sezione del Tribunale Civile di Roma avrebbe potuto assumere, come di prassi, nel 2022, ovvero subito dopo la prima udienza” fanno sapere i ricorrenti, i quali si aspettavano “che il tribunale entrasse nel merito del giudizio, invece ha scelto di non decidere”. Nella sentenza emessa il tribunale ha fatto sapere, in pratica, di non avere le competenze per esprimersi sul caso, “o meglio, sul fatto che in Italia non esistono tribunali in grado di decidere su questo tipo di domanda, segnando una distanza siderale rispetto ad altri Stati Europei in cui cause analoghe, con analoghi costrutti, basate su simili istituti giuridici di diritto civile, si sono concluse con importanti sentenze di accoglimento” sostengono le associazioni coinvolte.

    L’intervista

    Marica Di Pierri, l’attivista che porta l’Italia in Tribunale per il clima: “Il 14 dicembre inizia il Giudizio Universale”

    di Giacomo Talignani

    13 Dicembre 2021

    “Si tratta di una occasione persa per le istanze sociali ed ambientali nel nostro Paese – spiega ancora Di Pierri – ma la volontà di non esprimersi del tribunale di Roma non comporta che non ci siano i presupposti per una condanna dello Stato. Secondo il tribunale nessun giudice italiano può tutelare i diritti fondamentali minacciati dall’inefficienza delle politiche climatiche dello Stato, come avvenuto in molti paesi europei. È una scelta di retroguardia. Non possiamo negare di essere delusi dall’esito del processo ed è certo che impugneremo la decisione. Teniamo in conto che la strada per ottenere giustizia in tribunale può essere lunga, basti pensare al cammino che hanno dovuto percorrere le cause contro l’amianto. Siamo forti del fatto di aver contribuito a mettere in moto un movimento globale di persone che si rivolgono alla giustizia per proteggere il loro diritto a un clima stabile. Soprattutto, siamo dalla parte giusta della storia. Siamo dalla parte della scienza, dalla parte dei diritti. E non ci fermeremo: continueremo a batterci per vedere le nostre istanze accolte e il diritto al clima riconosciuto”.

    Dal punto di vista legale gli avvocati della Rete Legalità per il clima che hanno seguito finora la causa parlano invece di contraddizioni. “La sentenza – spiegano –  per un verso si pone palesemente in contrasto con la Carta dei diritti fondamentali dell’UE e con la CEDU, strumenti di tutela che non contemplano limiti di accesso al giudice nelle questioni climatiche, come già riconosciuto dalla giurisprudenza di numerosi Stati europei. Per l’altro verso è anche contraddittoria, perché, da un lato, riconosce la gravità e urgenza letale dell’emergenza climatica, dall’altro, però, statuisce che in Italia non esisterebbe la possibilità di rivolgersi a un giudice per ottenere tutela preventiva contro questa situazione, nonostante siffatta tutela sia stata riconosciuta dalla Corte costituzionale. Pertanto, sussistono tutti i presupposti per impugnarla”. LEGGI TUTTO

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    La Uefa presenta il “carbon footprint calculator”: “Ora il calcio misurerà la sua impronta ecologica”

    Oggi all’Emirates Stadium di Londra, invece dell’Arsenal, è scesa in campo la sostenibilità. È infatti nell’impianto dove gioca la squadra che milita da più tempo in Premiere League (era il 1919) che la Uefa ha scelto di presentare il suo Carbon Footprint Calculator, un calcolatore di impronta carbonica dedicato a tutte le organizzazioni calcistiche europee. 

    “Si tratta di un software gratuito che permetterà a tutti i club e federazioni di utilizzare una metodologia unica e certificata per determinare la propria impronta carbonica”, spiega Michele Uva, direttore Social and Environmental Sustainability della Uefa. “Non c’era ancora una metodologia comune per misurare le emissioni del calcio: ora la Uefa se l’è data”.

    Sport

    Europei 2024, le 4R del calcio per la sostenibilità

    di Simone Cosimi

    04 Novembre 2023

    Dopo un lavoro preparatorio di due anni, l’Unione delle Federazioni calcistiche europee, vara così uno strumento “fondamentale per la riduzione delle emissioni di carbonio all’interno della comunità calcistica e che sottolinea l’impegno della Uefa nell’essere una forza proattiva nella lotta contro il cambiamento climatico”. 

    Il software si basa sugli standard definiti dal Greenhouse Gas Protocol per valutare le emissioni delle singole attività legate al calcio, è stato certificato da enti terzi e indipendenti, e realizzato coinvolgendo decine di organizzazioni, calcistiche e non: squadre come l’Arsenal, la Roma e il Manchester City, la Premiere League, la Federazione calcio francese e quelle olandese e austriaca, l’Unfccc, l’agenzia Onu per i cambiamenti climatici. 

    Le principali voci di emissioni di CO2 legate al calcio sono ben note: la costruzione di nuovi stadi, gli spostamenti di squadre e tifosi, l’elettricità consumata durante gli eventi, la gestione dei rifiuti. Ma i singoli club, sia i big che partecipano a competizioni internazionali, sia le squadre dilettantistiche, non avevano finora un sistema affidabile e certificato per quantificare la propria impronta carbonica e quindi intervenire per ridurla.

    Economia circolare

    Sport e sostenibilità, una partita da vincere tutti insieme

    di Fiammetta Cupellaro

    08 Giugno 2023

    “Il problema, infatti, non riguarda solo il vertice del calcio europeo”, ha spiegato Uva nella puntata dedicata a questo tema nella serie di podcast Pianeta Green&Blue. “Tutte le settimane 40 milioni di ragazzi sotto i 18 anni giocano a calcio: vuol dire che si spostano, accompagnati da staff e famiglie. Se guardiamo alle competizioni Uefa viaggiano complessivamente 450mila tifosi ogni anno, contro i 7 miliardi di persone che si spostano per turismo. Un contributo minimo”. 

    Ma una volta che le squadre, grandi e piccole, avranno un’idea precisa delle loro emissioni grazie al Carbon Footprint Calculator, cosa potranno fare? “Daremo loro suggerimenti per aiutarle a ridurle”, risponde Uva. Ma la Uefa, in occasione dei prossimi Campionati europei in Germania ha anche lanciato un fondo con il quale finanziare club dilettantistici che investono sull’ambiente: un progetto da 7 milioni di euro, per il quale ci sono già 1700 richieste da parte di club dilettantistici tedeschi. Un modello che sarà applicato anche in altre occasioni. “Con il nostro Calculator stimeremo, per esempio, quanta CO2 emetterà la finale di Champions”, spiega Uva. “Poi moltiplicheremo quella quantità per il prezzo di una tonnellata di anidride carbonica (attualmente tra i 50 e i 60 euro, ndr): la cifra complessiva sarà destinata a finanziare progetti green delle piccole squadre nei territori in cui si è giocata la competizione”. 

    Naturalmente, non è il calcio a poter salvare il Pianeta. Ma può ridurre le proprie emissioni e soprattutto attirare sul tema l’attenzione di miliardi di tifosi in tutto il mondo.

    Podcast

    Podcast – Pianeta Green&Blue “Quando la carne è meno indigesta per il clima”

    di Luca Fraioli, a cura di Ernesto Manfrè

    29 Febbraio 2024

    “Il calcolatore dell’impronta di carbonio della Uefa incarna la nostra ambizione di dimostrare che il calcio può essere parte della soluzione nello sforzo globale per ridurre le emissioni”, conclude Uva. “Fornendo questo strumento stiamo facilitando l’azione collettiva verso un futuro più sostenibile per il nostro sport e per il Pianeta. Insieme possiamo dimostrare a governi, investitori, tifosi e partner commerciali che il calcio è impegnato ad affrontare il cambiamento climatico”. LEGGI TUTTO

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    La “neve tonda” su Liguria e Piemonte, il meteorologo: “Fenomeno atteso”

    La neve tonda ha imbiancato parte della Liguria, compresa la città di Genova, e basso Piemonte, tra il Cuneese e il Torinese. L’insolita precipitazione definita anche “graupel” (dal tedesco “graupeln” e “reifgraupeln”, letteralmente nevischio e nevischio gelato) e, in inglese, “snow pellets”, si è registrata nella serata di martedì, nell’ambito di fenomeni temporaleschi già anticipati […] LEGGI TUTTO

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    Italia maglia nera in Europa per metropolitane, tram e ferrovie suburbane

    Maglia nera per l’Italia in fatto di performance sulla mobilità sostenibile su ferro (metropolitane, tranvie e ferrovie suburbane). Se paragonata con Regno Unito, Germania e Spagna, la Penisola non regge il confronto e si piazza ultima. A pesare, in primis, la carenza di infrastrutture che comporta per l’Italia città sempre più sotto scacco di traffico e smog come accadde per Roma. La Capitale porta a casa un triste primato, è tra le città europee peggiori in termini di dotazioni di binari e metro, e a livello nazionale risulta essere il comune più colpito dal 2010 al 2023 dagli eventi meteorologici estremi che hanno causato danni alle infrastrutture di trasporto pubblico o interruzioni al servizio. A fare il punto è il report “Pendolaria – Speciale aree urbane” (qui il .pdf) di Legambiente diffuso oggi nell’ambito della campagna Clean Cities. LEGGI TUTTO

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    Condomini o villette: come ottenere gli incentivi per l’autoconsumo energetico

    Produrre energia dai pannelli solari, riducendo i costi di consumo e guadagnando grazie al decreto Cer, anche senza costituire una Comunità energetica. Il decreto, entrato in vigore il 24 febbraio scorso, ha infatti l’obiettivo di incentivare il più possibile la produzione di energia da pannelli solari, e per questo prevede anche formule che premiano l’autoconsumo diffuso senza oneri burocratici. Basta essere almeno in due a dividere lo stesso impianto per ottenere gli incentivi per 20 anni. Il sito del Gse per presentare le domande sarà attivo dall’8 aprile prossimo.

    Da villette a condomini

    L’incentivo potrà essere da richiesto a tutti i gruppi di autoconsumatori di energia rinnovabile. Il gruppo è un insieme di almeno due utenti che si associano per condividere l’energia elettrica prodotta da un impianto da fonte rinnovabile installato su uno stesso edificio. Si può trattare di un condominio ma anche di una villetta o di un immobile nel quale si trovano sia appartamenti che locali commerciali. È richiesto solo che l’impianto sia unico, mentre è indifferente la topologia degli utenti allacciati che possono essere sia privati per gli immobili residenziali che titolari di attività commerciali o entrambi. 

    Gli incentivi

    Per chi costituisce un gruppo di autoconsumo il Gse pagherà una tariffa incentivante ogni per ogni MWh prodotto e condiviso. L’importo varia in funzione della grandezza dell’impianto, e vai dai 60 euro per gli impianti più grandi agli 80 euro per quelli più piccoli, ossia fino ai 200kw. È prevista inoltre una maggiorazione di 4 euro nelle regioni del centro (Lazio, Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo) e di 10 euro o nelle regioni del nord (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto). Il riconoscimento della tariffa incentivante scatta dalla data di entrata in esercizio dell’impianto. Verrà riconosciuta per 20 anni, al netto di eventuali fermate derivanti da cause di forza maggiore ovvero di fermate effettuate per la realizzazione di interventi di ammodernamento e potenziamento. Alla tariffa va aggiunto l’ulteriore corrispettivo Area di valorizzazione per l’energia autoconsumata. 

    Non solo impianti di proprietà

    Per la realizzazione di un gruppo di autoconsumo, inoltre, ci si può rivolgere ad una Energy Service Company (Esco), ossia ad una società che si occuperà sia della realizzazione dell’impianto, che della sua gestione, mantenendone la proprietà e quindi realizzandolo senza costi a carico degli utenti. La Esco dovrà essere certificata UNI 11352.

    Gruppo e referente

    Al gruppo di autoconsumo possono partecipare tutti i produttori e/o clienti finali titolari di un punto di connessione all’interno di uno stesso edificio o condominio dotato dell’impianto fotovoltaico. Dovrà poi essere nominato un referente, che si dovrà materialmente occupare della pratica con il Gse. Il referente può essere: uno degli autoconsumatori del gruppo, a cui dovrà essere conferito apposito mandato senza rappresentanza da parte di tutti i membri; l’amministratore o il rappresentale del di condominio, individuato come referente tramite verbale di assemblea condominiale. Se si sceglie la Esco sarà la società stessa a svolgere tutte le pratiche.

    Le domande

    La domanda di accesso alle tariffe incentivanti deve essere presentata entro i 120 giorni successivi alla data di entrata in esercizio degli impianti esclusivamente tramite il sito del Gse. La domanda deve essere corredata dalla documentazione prevista per la verifica del rispetto dei requisiti di accesso. Il Gse, entro l’ultimo giorno del terzo mese successivo dalla comunicazione accerta la completezza della documentazione trasmessa e attribuisce la tariffa incentivante. LEGGI TUTTO

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    Le Regioni protagoniste della transizione ecologica

    Per  accelerare l’impegno per il clima è necessario coinvolgere anche le Regioni. Per tenere aperta la possibilità di contenere il riscaldamento globale fra 1,5 e 2 °C , evitando conseguenze catastrofiche, sono necessarie “rapide, profonde e, nella maggior parte dei casi, immediate riduzioni delle emissioni di gas serra”  (Ipcc, Climate Change 2023 Synthesis Report Summary for Policymakers). Nelle conclusioni, approvate con ampio consenso, della Conferenza mondiale per il clima – la Cop28 – si ribadisce che occorre precedere “accelerando l’azione in questa decade critica, per conseguire emissioni nette zero entro il 2050”.L’Agenzia Internazionale per l’Energia – nell’annuale World Energy Outlook  del 2023 –  oltre a ribadire che “dobbiamo andare molto più lontano e più velocemente”, ha, autorevolmente, affermato che “le azioni chiave necessarie per ridurre le emissioni fino al 2030 sono ampiamente conosciute e nella maggior parte dei casi molto convenienti”.

    Domani in edicola

    Venti storie dall’Italia che cambia: il nuovo numero di Green&Blue

    di Luca Fraioli

    06 Marzo 2024

    La Ue – secondo un rapporto del 2023 dell’Agenzia Europea – con le misure in atto, taglierebbe le proprie emissioni di gas serra al 2030 solo del 43%, con una traiettoria non allineata con l’Accordo di Parigi per il clima. Per rispettare tale Accordo e fare la sua parte per il clima, l’Europa ha quindi proposto un pacchetto di misure – Fit for 55%  – per aumentare dal 43% al 61% il taglio delle emissioni dei grandi impianti, soggetti al sistema europeo ETS, entro il 2030 e di quelle degli altri settori  (trasporti, edifici, agricoltura, rifiuti, piccole industrie) con una ripartizione nazionale che prevede  un aumento dell’impegno dal 33% al 43,7% per l’Italia; per stabilire impegni vincolanti nell’uso del suolo e nella silvicoltura per aumentare gli assorbimenti di gas serra; per una progressiva riduzione, fino all’azzeramento delle emissioni per le nuove autovetture dal 2035, col bando di quelle diesel e benzina; affinché gli edifici nuovi siano a emissioni zero entro il 2030 e quelli esistenti, con alcune eccezioni, entro il 2050.Si tratta di un pacchetto di misure impegnative che in Italia sono state oggetto di diverse critiche, anche da parte di esponenti del governo. Non stupiscono più di tanto le critiche di coloro che, ancora, insistono col negazionismo climatico. Coloro che, invece, sono consapevoli della crisi climatica e, quindi, della portata dei cambiamenti necessari per realizzare una transizione a zero emissioni nette, non dovrebbero essere sorpresi  per alcune scelte necessarie che non possono accontentare tutti. Si deve fare di più perché la transizione sia giusta e per avere le misure migliori possibili ma senza ipocrisie, senza mai rinunciare a fare la nostra parte. I danni più gravi  per tutti – sociali ed economici – sarebbero quelli generati da una precipitazione della crisi climatica. 

    Il report

    Italy for Climate lancia CIRO, il primo database per guidare le regioni verso la neutralità climatica

    di Luca Fraioli

    29 Febbraio 2024

    Anche l’Italia deve fare di più per accelerare il suo impegno per il clima. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, l’Italia ha ridotto le emissioni di gas serra dal 2015 al 2022  solo del 4%, nei settori non regolati direttamente a livello europeo col sistema ETS. Con questa media arriveremmo al nostro obiettivo climatico del  taglio del 43,7% invece che al 2030, al 2050, con 20 anni di ritardo! Per recuperare il ritardo anche le Regioni dovrebbero essere, più e meglio, coinvolte. Per contribuire a questo obiettivo, Italy for Climate, un’iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, sostenuta da un gruppo qualificato di imprese, in collaborazione con Ispra, ha promosso CIRO (Climate Indicators for Italian RegiOns): il primo database che raccoglie dati e buone pratiche con l’obiettivo di diffondere  maggiori informazioni, dati e analisi aggiornate sul percorso verso la neutralità climatica delle regioni italiane. LEGGI TUTTO

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    Venti storie dall’Italia che cambia: il nuovo numero di Green&Blue

    Il Molise ha il record di emissioni pro capite, l’Emilia-Romagna è la Regione con il più alto consumo di energia per abitante, la Valle d’Aosta soddisfa quasi tutto il suo fabbisogno energetico con le rinnovabili. È inevitabile leggere Ciro (Cimate Indicators for Italian RegiOns), il primo database del genere, sviluppato da Italy for Cimate in collaborazione con Ispra, come se fosse una sorta di classifica delle Regioni più o meno virtuose in fatto di lotta ai cambiamenti climatici. Ma non è una graduatoria.

    Il report

    Italy for Climate lancia CIRO, il primo database per guidare le regioni verso la neutralità climatica

    di Luca Fraioli

    29 Febbraio 2024

    “Nel realizzarlo, abbiamo voluto dare innanzitutto un messaggio politico”, spiega Andrea Barbabella, coordinatore di Italy for Climate, l’iniziativa italiana delle imprese per il clima lanciata, nel 2019, dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. “Le Regioni sono un soggetto che deve essere assolutamente ingaggiato nel percorso verso la neutralità climatica: senza di loro non ce la possiamo fare. Il secondo motivo”, continua Barbabella, “è che conoscere le proprie performance è il primo passo per poterle poi migliorare e intraprendere un cammino di decarbonizzazione”. LEGGI TUTTO