27 Marzo 2024

Daily Archives

consigliato per te

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    Cento miliardi di alberi intorno alle nostre città. Così salveremo la Terra dalla crisi climatica

    Nel 2023 le temperature globali hanno raggiunto livelli eccezionalmente elevati. Il Copernicus Climate Change Service (C3S) che studia l’andamento del clima per conto della Commissione Europea ha elencato per l’anno trascorso una lunga lista di record negativi, alcuni dei quali è il caso di ricordare: il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato (i […] LEGGI TUTTO

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    Il no di Pichetto Fratin allo stop Ue alle auto a combustione dal 2035

    Nel giorno che dovrebbe celebrare l’accelerazione della mobilità elettrica in Italia, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin imbocca il dibattito contromano: “Abrogheremo il vincolo voluto da Frans Timmermans, quello che prevede in divieto nella Ue di produrre auto a combustione interna a partire dal 2035”. La dichiarazione di guerra del governo italiano al Fit for 55, uno dei pilastri del Green deal europeo, arriva quando meno te lo aspetti: nella cerimonia allestita da Gse (il Gestore dei servizi energetici) e Rse (Ricerca sul sistema energetico) per presentare il primo portale istituzionale che mappa i punti di ricarica per i veicoli elettrici accessibili al pubblico sul territorio nazionale, ribattezzato Piattaforma Unica Nazionale.

    Fisco verde

    Bonus colonnine, al via le domande per la ricarica domestica dell’auto

    di Antonella Donati

    21 Febbraio 2024

    “Mi immagino che nel 2030 o nel 2035, dopo aver ovviamente abrogato il vincolo Timmermans, ci sarà una percentuale altissima di veicoli elettrici ma anche di altri motori endotermici, a idrogeno, a biocarburante, che è un interesse nazionale perché è una forma di far viaggiare il tutto”. A domanda specifica su quale sia il percorso immaginato per abrogare il provvedimento europeo (evidentemente dopo che il voto europeo di giugno avrà eventualmente ribaltato l’attuale maggioranza), il ministro non ha però risposto, confermando tuttavia che “non condividiamo il divieto di produzione a partire dal 2035 e vogliamo cancellarlo con una riforma, che non è una riforma contro la mobilità elettrica e la decarbonizzazione”. E così, mentre tutto il mondo dell’automotive (anche in Italia) si converte ai veicoli a batteria, il governo promette una nuova inversione di marcia, e una crociata pro motori a combustione che viene forse incontro a chi produce biocarburanti (“un interesse nazionale”) ma rischia di disorientare l’industria automobilistica, che prima di decidere nuovi investimenti dovrà capire come andrà a finire.

    Le politiche

    Net zero: le sfide dell’Europa

    di Luca Fraioli, illustrazione di Massimiliano Aurelio

    02 Novembre 2023

    L’annunciata “abrogazione del vincolo Timmermans” ha così rischiato di mettere in ombra il lancio della Piattaforma Unica Nazionale. Un portale rivolto agli automobilisti e alle imprese. I primo potranno consultarlo, tramite una mappa interattiva, per scoprire dove sono e come funzionano gli oltre 32mila punti di ricarica censiti sui 42.500 esistenti in Italia. I gestori delle colonnine potranno invece accedere in un’area riservata per aggiornare i dati relativi alla loro rete: avranno tempo fino al 26 luglio. Ma il Pun si candida anche ad essere un utile strumento per monitorare la crescita della mobilità elettrica in Italia, con dati sempre aggiornati sul numero di punti di ricarica e sulle auto elettriche immatricolate nel nostro Paese.

    Il presidente del Gse Paolo Arrigoni ha anche ricordato che ci sono 700 milioni di euro destinati al raddoppio delle reti di ricarica in Italia: “La prima procedura è stata chiusa e sta per partire la seconda. Inoltre stiamo collaborando con Arera per sperimentare una ricarica domestica intelligente, con l’aumento fino a 6 kW della potenza erogata di notte e nei weekend per permettere di fare il pieno di elettricità alle auto”. La mappa interattiva con i punti di ricarica può essere consultata anche a livello comunale: “Questo permetterà agli enti locali di usare tali informazioni per pianificare il loro futuro sviluppo urbanistico”, ha spiegato Mario Spagnoli, responsabile Gse per la mobilità elettrica.

    Il caso

    Dire no ai Suv per l’ambiente: dopo Parigi, Londra ci sta pensando

    di Giacomo Talignani

    05 Febbraio 2024

    L’amministratore delegato di Rse Franco Cotana ha infine ricordato che il Piano nazionale integrato energia e clima  (Pniec) prevede un “obiettivo ambizioso”: che al 2030 l’Italia abbia 6 milioni di veicoli elettrici (4 full electric e 2 ibridi). Ma anche su questo punto, il ministro Pichetto Fratin ha smorzato gli entusiasmi: “I sei milioni di auto elettriche sono una proiezione basata sui dati del 2019, ma ci sono difficoltà di tipo economico per centrarla. A fianco all’elettrico può esserci il biometano che è neutro dal punto di vista delle emisioni. Quando il potere politico ha pensato alla decarbonizzazione, non ha tenuto conto che la ricerca stava andando avanti, e qualcuno era già più avanti del potere politico”. LEGGI TUTTO

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    In Antartide scoperta una catena di vulcani sottomarini

    Una catena di vulcani sottomarini è stata scoperta nei mari remoti della Terra Vittoria Settentrionale in Antartide, grazie alle indagini geologiche e geofisiche condotte a bordo della nave rompighiaccio italiana “Laura Bassi” dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS nell’ambito del progetto internazionale BOOST finanziato dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e coordinato dall’Università di Genova.La catena di vulcani è ubicata a circa 70° di latitudine sud e circa 60 km al largo della remota Costa di Pennell, in una zona dove le correnti circumantartiche dell’Oceano Meridionale si incontrano con le acque del Mare di Ross. Presenta una lunghezza di circa 50 km e una larghezza massima di 15 km e le sue cime, pur elevandosi di oltre 1500 m rispetto al fondo oceanico circostante restano nascoste sotto il mare. Il punto più elevato del complesso vulcanico è a circa 600 m di profondità.I primi indizi di questa scoperta erano emersi durante la 38esima spedizione italiana effettuata nel febbraio del 2023 e sono stati poi confermati nel corso della 39esima campagna a cui ha preso parte la nave Laura Bassi, conclusasi a inizio marzo 2024, finanziata dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA).

    Il caso

    La quinta base cinese in Antartide è un laboratorio strategico

    di Marco Tedesco

    21 Febbraio 2024

    Il progetto BOOST (Bridging Onshore-Offshore STructures at the Pacific Coast of North Victoria Land, Antarctica: an integrated approach) che vede come capofila l’Università di Genova, coinvolge ricercatori dell’OGS di Trieste, dell’Institute for Geosciences and Natural Resources (BGR) di Hannover e dell’Università degli Studi Roma Tre e dell’Università degli Studi di Trieste. Il team scientifico ha realizzato l’acquisizione di dati geofisici e geologici, tra cui: rilievi morfo-batimetrici del fondo mare ad alta risoluzione, linee sismiche e magnetiche, dati aeromagnetici e il prelievo di carote di sedimenti marini. 

    “L’area studiata dal progetto rappresenta una zona chiave per comprendere l’interazione tra i processi geologici legati ai movimenti delle placche litosferiche e l’evoluzione delle calotte glaciali Antartiche” sottolinea Laura Crispini, docente dell’Università di Genova e responsabile scientifica del progetto. “In passato, la zona è stata quasi per nulla investigata, soprattutto a causa della sua remota posizione geografica, spesso coperta da ghiaccio marino e caratterizzata da condizioni meteomarine estreme. Grazie anche alla combinazione di nuove opportunità logistiche, associate alla presenza di un esperto equipaggio tecnico e scientifico a bordo della N/R Laura Bassi, e le buone condizioni meteomarine, siamo riusciti a registrare un nuovo traguardo esplorativo per future ricerche”.L’obiettivo è ottenere risultati utili alla comprensione dei cambiamenti globali che caratterizzano l’evoluzione del sistema Terra, come l’apertura dei bacini oceanici che hanno favorito l’isolamento climatico dell’Antartide con il conseguente raffreddamento e sviluppo della calotta di ghiaccio a partire da circa 34 milioni di anni fa.

    Lo studio

    Il collasso dell’Antartide occidentale svelato da un polpo

    di Pasquale Raicaldo

    19 Gennaio 2024

    “Le nostre prime analisi rivelano l’esistenza di un complesso vulcanico principale, che occupa una superficie di oltre 500 km2, costituito da un insieme di coni allineati lungo una direttrice nord-sud, e una seconda dorsale, sempre di probabile origine vulcanica ma di dimensioni più ridotte, nella parte meridionale dell’area studio. Gli edifici vulcanici si presentano sia isolati che a formare rilievi allungati e in alcuni casi sono chiaramente visibili i crateri sommitali” specifica Dario Civile, ricercatore e responsabile dell’Unità di Ricerca dell’OGS. “Il vulcanismo sembrerebbe essere geologicamente recente ma la sua origine ed età rimangono ancora da determinare con esattezza. La scoperta di una catena vulcanica giovane e caratterizzata da risalita di lava e fluidi ha implicazioni sia dal punto di vista geologico e geodinamico, che dal punto di vista fisico/chimico, nonché della composizione delle acque e delle interazioni con la biosfera”.

    Le Campagne di ricerca in Antartide sono finanziate dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) gestito dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) per il coordinamento scientifico, dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS per la gestione tecnica e scientifica della rompighiaccio Laura Bassi. LEGGI TUTTO

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    Pulizie di casa, dalla lavatrice alla scopa elettrica: ci costano oltre 230 euro all’anno

    La lavatrice sotto osservazione. In termini di consumo elettrico è lei a pesare di più in bolletta tra tutti gli elettrodomestici che utilizziamo per le pulizie di casa. A stabilirlo è la classifica stilata da Facile.it che ha analizzato i consumi scoprendo che solo per lavatrice, asciugatrice, ferro da stiro, aspirapolvere e scopa a vapore, arriviamo a spendere oltre 230 euro all’anno.

    L’indagine, considerando che a breve cambieranno le tariffe dell’energia elettrica nel mercato tutelato e in attesa di sapere come varieranno le bollette, tiene conto del fatto che è utile conoscere i consumi elettrici legati all’uso degli elettrodomestici che consumano di più anche per risparmiare.

    Lavatrice

    Per l’analisi il comparatore ha preso in considerazione la tariffa dell’energia elettrica del mercato tutelato (aggiornata al primo trimestre 2024) pari a 0,25 euro al kWh*. Quanto ci costa in elettricità una lavatrice? Considerando un nuovo modello da 9kg in classe energetica E (nuova etichetta energetica), ogni lavaggio ci costa circa 22 centesimi di euro in energia; può sembrare poco, ma se facciamo una lavatrice ogni due giorni spenderemo circa 40 euro l’anno, ma se le lavatrici sono una al giorno, o più, allora dobbiamo mettere in conto di superare gli 80 euro.

    Due consigli fondamentali per risparmiare: il primo è di fare lavatrici solo a pieno carico, così da ottimizzare la spesa e ridurre il numero di lavaggi, il secondo è di evitare lavaggi a temperatura troppo elevata se non strettamente necessario. Infine, se avete una tariffa energetica bioraria, ricordatevi di attivare l’elettrodomestico solo durante le ore serali o nel weekend, altrimenti pagherete una tariffa più alta. 

    Asciugatrice

    Il secondo elettrodomestico analizzato non poteva che essere l’asciugatrice. Guardando l’etichetta energetica si scopre che un modello in classe A++ da 9 Kg consuma circa 1,6 kWh per ogni ciclo di asciugatura, valore che in bolletta si traduce in una spesa di circa 40 centesimi di euro. Questo significa che per far andare l’asciugatrice una volta ogni due giorni spenderemo quasi 75 euro all’anno di energia elettrica, ma che diventano oltre 150 se la facciamo una volta al giorno. 

    Il consumo è elevato, quindi è bene adottare alcune buone pratiche; la prima è quella di centrifugare bene i capi in lavatrice prima di passarli all’asciugatrice, questo ci consentirà di ridurre i tempi di asciugatura e, di conseguenza, i costi. La seconda è di usarla a pieno carico, ma senza esagerare; troppi panni potrebbero ridurne l’efficienza e far salire la spesa.

    Ferro da stiro

    Ultimo passaggio per i nostri panni, prima di riporli nell’armadio, è la stiratura. Ma quanto ci costa in bolletta il ferro da stiro? L’elettrodomestico, va detto, è molto energivoro e, normalmente i consumi variano tra i 1,8 e i 2,6 kWh. Esistono molti tipi di ferro (compatto, con caldaia, con generatore di vapore, ecc), pertanto il primo suggerimento è di scegliere quello più adatto alle esigenze della nostra famiglia. Un ferro da stiro con consumo pari a 2,2 kWh ci costa in bolletta circa 60 centesimi di euro all’ora. Ecco quindi che, se dedichiamo 2 ore a settimana a questa attività, la spesa annuale sarà di circa 58 euro, ma in caso di famiglia numerosa e più ore trascorse a stirare, il conto può salire velocemente. 

    Per risparmiare, il primo suggerimento è di utilizzare il ferro quando si hanno più indumenti da stirare; riscaldare l’acqua costa, meglio consumarla tutta. E ancora, è sconsigliabile lasciare il ferro attaccato più del necessario, sarebbe solo uno spreco di energia. Infine, attenzione alla manutenzione e, in particolare, alla formazione del calcare, che non solo potrebbe far aumentare i consumi, ma anche ridurre la qualità del risultato.

    Aspirapolvere

    L’aspirapolvere è un indispensabile alleato quotidiano per le pulizie di casa, ma quanto ci costa in elettricità? I modelli sul mercato sono diversi, così anche i consumi; un aspirapolvere a filo può consumare 1 kWh, questo significa che per ogni ora di utilizzo spendiamo circa 25 centesimi di euro. Un paio d’ore a settimana, per tutto l’anno, ci costerebbero quindi circa 26 euro in bolletta. 

    Per risparmiare, il primo consiglio è di ridurre il tempo di utilizzo eliminando i momenti in cui lo lasciamo accesso senza usarlo, ma attenzione anche al continuo alternarsi di spegnimento e riaccensione; insomma, meglio spostare i mobili prima di iniziare a passare l’elettrodomestico. La funzione Turbo va usata solo se e quando serve (ad esempio per i tappeti, ma non per il pavimento o il parquet) e, naturalmente, occhio al filtro; se pulito consente un gran risparmio.

    Scopa a vapore

    Dopo aver aspirato il pavimento, cosa c’è di meglio di una scopa a vapore per rimuovere lo sporco e igienizzarlo a dovere? Anche per questo elettrodomestico esistono diverse versioni – con caldaia, con filo, senza filo ecc. – ma se prendiamo in considerazione un modello da 1.500 watt dobbiamo sapere che, per ogni ora di utilizzo, ci costerà circa 40 centesimi di euro. Per un anno di lavaggi con scopa a vapore, un paio d’ore a settimana, spendiamo circa 40 euro in energia elettrica.

    Funzionando ad acqua, il rischio principale per questo elettrodomestico è che la formazione di calcare possa ridurne l’efficienza e, di conseguenza, far salire i consumi; il consiglio principale è di fare manutenzione regolare all’elettrodomestico e di utilizzare l’acqua più adatta secondo quanto riportato nel libretto di istruzioni. LEGGI TUTTO

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    L’uovo di Pasqua senza cacao e la blockchain per tracciarlo: le soluzioni sostenibili di due startup italiane

    Tra cambiamenti climatici, crisi geopolitiche e logistiche sempre più complesse, la filiera del cacao affronta una crisi senza precedenti, aggravata da un allarmante aumento dello sfruttamento minorile. L’instabilità climatica in Africa occidentale con un innalzamento delle temperature e una riduzione delle precipitazioni, sta destabilizzando il settore del cacao, in particolare in Ghana e Costa d’Avorio, che insieme costituiscono il 60% della produzione mondiale. Queste variazioni climatiche, unite ai picchi di forti alluvioni stagionali, favoriscono una violenta diffusione di malattie e parassiti che devastano le coltivazioni. Inoltre, l’uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti compromette la salute dei lavoratori e dell’ambiente, mentre la deforestazione per la coltivazione del cacao intensifica l’inquinamento e il consumo di CO2. Anche le sfide logistiche si intensificano con l’instabilità geopolitica e i forti rincari nei costi di trasporto e di energia. Il risultato finale è un’impennata dei costi della materia prima senza precedenti, con aumenti fino al +30/40% e un conseguente rincaro (+15%) dei prezzi al dettaglio.Inoltre, l’incremento del lavoro minorile, passato dal 31% al 45% tra il 2008 e il 2019 in Africa Occidentale, con 1,5 milioni di bambini sfruttati, aggiunge una dimensione etica e sociale alla crisi del settore. Uno scenario che mette quindi a dura prova la filiera del cacao e che esprime l’urgenza di soluzioni innovative e sostenibili per ripensare l’intera catena di produzione del cioccolato.

    Il documento

    Come produrre più cibo senza trasformare le foreste in campi agricoli

    di Tiina Vähänen*

    29 Settembre 2022

    In risposta alle sfide globali, dall’Italia arrivano innovazioni promettenti a supporto della filiera e delle aziende dolciarie italiane, grazie a due startup innovative selezionate da FoodSeed, il programma di accelerazione e sviluppo AgriFoodtech e Open Innovation della Rete Nazionale di CDP Venture Capital, sostenuto da partner quali Fondazione Cariverona e UniCredit, Eatable Adventures. “Il cacao riveste un’importanza fondamentale sia in campo gastronomico che nell’economia dei paesi europei. Tuttavia, è evidente la necessità di ridefinire il futuro dell’intera filiera che oggi è tra le più insostenibili a livello mondiale”, racconta Alberto Barbari, Regional VP Italy di Eatable Adventures. “Con Foreverland e Trusty ci stiamo muovendo verso una direzione più etica, sostenibile e innovativa, aiutando le aziende dolciarie ad affrontare le nuove importanti sfide della catena di produzione del cioccolato all’insegna dell’Open Innovation”.

    Foreverland: il primo uovo di Pasqua senza cacao

    Un progetto pionieristico nel settore dolciario è Freecao, il cioccolato senza cacao. Sviluppato dalla startup pugliese Foreverland, questo prodotto rappresenta una svolta sostenibile per l’industria del cioccolato. Realizzato con carruba, tipica dell’area mediterranea dove l’Italia eccelle nella produzione, Freecao offre una deliziosa alternativa al cioccolato tradizionale, con benefici significativi sia in termini di riduzione dei costi di trasporto sia di impatto ambientale. L’innovativo cioccolato taglia drasticamente le emissioni di CO2 del 80% e il consumo di acqua del 90% rispetto al cacao, offrendo una scelta più sana grazie all’assenza di glutine, caffeina, ingredienti artificiali e una minore quantità di zuccheri. E proprio per la Pasqua 2024, Foreverland ha introdotto sul mercato il primo uovo di Pasqua senza cacao: un prodotto da 500 grammi, completamente plant-based, arricchito di nocciole, senza lattosio e senza glutine.

    Alimentazione

    Squp, la startup romana che reinventa il gelato “plant-based”

    di Simone Cosimi

    11 Marzo 2024

    Trusty: il primo uovo di cioccolato tracciato via blockchain

    Dall’Abruzzo, Trusty emerge come una startup innovativa, focalizzata sullo sviluppo di infrastrutture digitali per rendere trasparenti le filiere agroalimentari, utilizzando la tecnologia blockchain. Specializzata nella filiera del cacao, collabora con attori chiave in vari paesi tropicali, fornendo strumenti e consulenza per l’integrazione e la raccolta dati tra agricoltori, cooperative, operatori logistici e industrie. La sua tecnologia, in conformità con le normative europee, quali la EUDR, si dedica a questioni cruciali come la sicurezza alimentare e la sostenibilità. Ciò contribuisce a garantire un commercio internazionale più trasparente e a incrementare la fiducia dei consumatori in filiere eticamente responsabili e regolate.Quest’anno, per Pasqua, Trusty, in collaborazione con Loretta Fanella, chef pâtissier di Livorno, lancia una novità: il primo uovo di cioccolato tracciato via blockchain. Un QR Code sull’uovo certifica l’origine sostenibile del cacao, in conformità con le norme europee per una produzione etica. Questa massa di cacao è stata acquistata tramite il marketplace di Trusty, che mira a semplificare l’approvvigionamento sostenibile per le aziende, sottolineando l’impegno della startup verso la trasparenza e la sostenibilità nelle filiere agroalimentari. LEGGI TUTTO

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    Impianti di biogas, trattori a biometano, biofertilizzanti: i bonus per l’agricoltura sostenibile

    Agricoltura in primo piano per trovare soluzioni alternative ai carburanti fossili. Per questo è in arrivo un nuovo bonus del 65% a copertura delle spese per il rinnovo degli impianti per la produzione del biogas, l’acquisto di trattori a biometano e la promozione dei biofertilizzanti. Le novità nel decreto del “Pratiche Ecologiche” del ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin, che mette a disposizione per gli interventi un fondo di 193 milioni di euro.

    Contributi fino a 600.000 euro

    Il bonus prevede un contributo in conto capitale, pari a un massimo di 600mila euro, a copertura del 65% delle spese sostenute. Le risorse sono indirizzate per il 40% al Sud, con 77,2 milioni destinati alle Regioni del Mezzogiorno. I progetti per i quali può essere richiesto il finanziamento dovranno riguardare lo sviluppo del biogas e del biometano, assieme alle migliori pratiche agricole a salvaguardia di aria, acqua e suolo. Le categorie di intervento oggetto di incentivo sono di tre tipologie: le “Pratiche ecologiche” nei campi e lo sviluppo di poli consortili per lo sfruttamento del digestato, la sostituzione di trattori obsoleti con quelli alimentati a biometano e interventi per l’efficienza degli impianti già esistenti per la produzione di biogas.

    Più efficienti gli impianti a biogas

    Proprio agli impianti a biogas, peraltro, è destinata la più ampia fetta di risorse, 124 milioni di euro. Saranno finanziati gli interventi di efficientamento di quelli più datati, nell’ottica di un modello di produzione agricola circolare più competitivo e sostenibile. Secondo gli ultimi dati, sono circa 1.803 gli impianti biogas con una produzione di 2,5 miliardi di m3 di gas rinnovabile, destinato soprattutto alla produzione elettrica e termica rinnovabile, e per una quota minoritaria immesso in consumo come biometano nel settore dei trasporti. A livello europeo invece, lo scorso anno è stato raggiunto un totale di 1.322 impianti di produzione di biometano, quasi il 30% in più rispetto in un anno, e l’Europa produce più di 3.5 miliardi di m3 di biometano (+20% rispetto ai dati del 2021). Inoltre, oltre il 75% degli impianti attuali è già collegato alle reti di trasporto o distribuzione.

     

    Finanziamenti per incrementare produzione e utilizzo di biofertilizzanti

    Con 54 milioni di euro sono invece finanziati interventi che riguardano la produzione e l’utilizzo del concime organico, anche tramite macchinari più efficienti. Le stesse risorse potranno servire per la creazione di poli consortili per il trattamento centralizzato per lo sfruttamento del digestato, materiale che deriva dal processo di digestione anaerobica delle biomasse vegetali, dagli scarti da allevamento o da sottoprodotti di origine animale. Il digestato è impiegato come biofertilizzante poiché contiene nutrienti fondamentali come azoto, fosforo e potassio, e ha l’ulteriore vantaggio di migliorare la struttura del suolo.

    Più trattori a biometano per l’agricoltura di precisione

    Infine il decreto prevede uno stanziamento di 15 milioni di euro da distribuire come bonus per la sostituzione dei vecchi trattori con quelli più efficienti. Il contributo riguarda esclsuivamente i mezzi alimentati a biometano e dotati di strumenti per l’agricoltura di precisione. Uno specifico target del PNRR, peraltro, prevede per giugno 2026 la messa in circolazione di almeno trecento trattori con le nuove caratteristiche. Le tecniche di agricoltura di precisione consentono di ottimizzare l’utilizzo dei trattori fornendo un supporto all’operatore alla guida del trattore con diversi vantaggi tra cui quelli di evitare passaggi sovrapposti, granire maggiore sostenibilità e maggiore efficienza operativa. LEGGI TUTTO

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    In Valle d’Aosta tutta l’energia consumata viene da fonti rinnovabili

    La Valle d’Aosta è la prima Regione in Italia per  consumi di energia da fonti rinnovabili, avendo raggiunto nel 2022 quota 97,6%, secondo i dati Gse. Di questi, la maggior parte dell’energia proviene dall’idroelettrico, che oggi rappresenta un asset strategico fondamentale per l’Italia poiché contribuisce per il 40% circa alla produzione rinnovabile italiana e costituisce un sistema infrastrutturale indispensabile per la sua preziosa funzione di laminazione delle piene, di stoccaggio e regolazione della risorsa idrica, per i suoi usi plurimi. Ma la regione Valle d’Aosta ha anche un altro primato in quanto, oltre a soddisfare con l’idroelettrico il proprio fabbisogno, riesce addirittura a trasferire circa il 65% dell’energia prodotta con questa fonte alla rete elettrica nazionale. LEGGI TUTTO

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    Studenti, cresce il disagio: “Ambulanze a scuola per le crisi di panico”

    L’aria che manca, il cuore che va all’impazzata, il senso di affanno in classe. E l’ambulanza che arriva chiamata dai docenti preoccupati. In alcune scuole succede anche due volte al mese per lo più per crisi di ansia o di panico. Mai come quest’anno per qualcuno. L’allarme è arrivato da una studentessa del Minghetti durante la discussione sull’occupazione, che ha affermato che da loro succede quasi ogni giorno. Non è così e per fortuna.
    «Capita di chiamare l’ambulanza, ma non certo spesso: una volta ogni due settimane potrebbe essere un dato verosimile. Abbiamo casi di crisi di ansia, ragazzi in cura per problemi ansioso-depressivi – osserva il preside del Minghetti Roberto Gallingani – è una realtà con cui la scuola si deve confrontare. Da quest’anno le psicologhe sono passate da una a due, abbiamo un servizio di ascolto coordinato da un nostro docente. Ci sono anche due studenti che hanno il compito di intercettare il bisogno dei compagni in uno scambio alla pari». E dai licei agli istituti tecnici capita un po’ ovunque.
    All’Artistico Arcangeli, «un paio di volte al mese l’ambulanza può arrivare», spiega la dirigente Maria Grazia Diana. «Quando arrivano i ragazzi con crisi d’ansia prima proviamo a farli respirare in un sacchetto, come ci hanno insegnato, poi però se l’iper-ventilazione non passa chiamiamo il 118. Con il dottor Stefano Costa, direttore della psichiatria e psicoterapia dell’età evolutiva dell’Ausl, abbiamo organizzato, sostenuti dal Rotary, degli incontri online con le famiglie per capire come nasce l’ansia». A seguire le lezioni di Costa anche le famiglie del Copernico, dove dall’inizio dell’anno scolastico un mezzo di soccorso solo per malessere psicologico è stato chiamato 7-8 volte.
    “Anche episodi di autolesionismo”
    «Non siamo medici, magari non sono sempre attacchi di panico – spiega la dirigente Fernanda Vaccaro – ma può capitare che una volta avvisata la famiglia si decida insieme di chiamare l’ambulanza. Poi anche noi abbiamo potenziato lo sportello psicologico, specie quello di orientamento e riorientamento. Spesso non vengono a scuola e sono loro a dirci che la causa dell’assenza è psicologica».
    Se a far deflagrare il disagio giovanile è stato il Covid, a 4 anni di distanza il problema non accenna a diminuire. «Per noi – ammette la dirigente del Manfredi Tanari Angelica Bignami – questo è l’anno in cui verifichiamo maggior difficoltà nella gestione del disagio. Non solo crisi di ansia, ma anche episodi di autolesionismo. Anche noi abbiamo uno sportello psicologico, ma almeno 4-5 volte dall’inizio dell’anno l’ambulanza è arrivata».
    “Le crisi sono quasi quotidiane”
    Difficile comprendere la cause, tra disagio relazionale e ansia da prestazione. «Io credo che c’entri il tema della prestazione – osserva la dirigente del liceo Sabin Rossella Fabbri – anche in una scuola come la nostra che non valuta la semplice prestazione. Non ho numeri esatti, ma è successo anche questo mese di chiamare il 118. E comunque con gli attacchi di panico, le crisi di ansie in tutte le loro sfumature, ci confrontiamo quasi quotidianamente. Abbiamo un servizio di ascolto, appositamente formato, però a volte l’apporto specialistico diventa necessario».
    Anche il preside Roberto Fiorini, che nella scuola lavora da mezzo secolo, vede il fenomeno in aumento. «Il più delle volte allertiamo i genitori che poi decidono sul da farsi. Ma la scuola da sola come istituzione fa sempre più fatica a fare fronte a questi problemi». LEGGI TUTTO