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Studenti, cresce il disagio: “Ambulanze a scuola per le crisi di panico”

L’aria che manca, il cuore che va all’impazzata, il senso di affanno in classe. E l’ambulanza che arriva chiamata dai docenti preoccupati. In alcune scuole succede anche due volte al mese per lo più per crisi di ansia o di panico. Mai come quest’anno per qualcuno. L’allarme è arrivato da una studentessa del Minghetti durante la discussione sull’occupazione, che ha affermato che da loro succede quasi ogni giorno. Non è così e per fortuna.

«Capita di chiamare l’ambulanza, ma non certo spesso: una volta ogni due settimane potrebbe essere un dato verosimile. Abbiamo casi di crisi di ansia, ragazzi in cura per problemi ansioso-depressivi – osserva il preside del Minghetti Roberto Gallingani – è una realtà con cui la scuola si deve confrontare. Da quest’anno le psicologhe sono passate da una a due, abbiamo un servizio di ascolto coordinato da un nostro docente. Ci sono anche due studenti che hanno il compito di intercettare il bisogno dei compagni in uno scambio alla pari». E dai licei agli istituti tecnici capita un po’ ovunque.

All’Artistico Arcangeli, «un paio di volte al mese l’ambulanza può arrivare», spiega la dirigente Maria Grazia Diana. «Quando arrivano i ragazzi con crisi d’ansia prima proviamo a farli respirare in un sacchetto, come ci hanno insegnato, poi però se l’iper-ventilazione non passa chiamiamo il 118. Con il dottor Stefano Costa, direttore della psichiatria e psicoterapia dell’età evolutiva dell’Ausl, abbiamo organizzato, sostenuti dal Rotary, degli incontri online con le famiglie per capire come nasce l’ansia». A seguire le lezioni di Costa anche le famiglie del Copernico, dove dall’inizio dell’anno scolastico un mezzo di soccorso solo per malessere psicologico è stato chiamato 7-8 volte.

“Anche episodi di autolesionismo”

«Non siamo medici, magari non sono sempre attacchi di panico – spiega la dirigente Fernanda Vaccaro – ma può capitare che una volta avvisata la famiglia si decida insieme di chiamare l’ambulanza. Poi anche noi abbiamo potenziato lo sportello psicologico, specie quello di orientamento e riorientamento. Spesso non vengono a scuola e sono loro a dirci che la causa dell’assenza è psicologica».

Se a far deflagrare il disagio giovanile è stato il Covid, a 4 anni di distanza il problema non accenna a diminuire. «Per noi – ammette la dirigente del Manfredi Tanari Angelica Bignami – questo è l’anno in cui verifichiamo maggior difficoltà nella gestione del disagio. Non solo crisi di ansia, ma anche episodi di autolesionismo. Anche noi abbiamo uno sportello psicologico, ma almeno 4-5 volte dall’inizio dell’anno l’ambulanza è arrivata».

“Le crisi sono quasi quotidiane”

Difficile comprendere la cause, tra disagio relazionale e ansia da prestazione. «Io credo che c’entri il tema della prestazione – osserva la dirigente del liceo Sabin Rossella Fabbri – anche in una scuola come la nostra che non valuta la semplice prestazione. Non ho numeri esatti, ma è successo anche questo mese di chiamare il 118. E comunque con gli attacchi di panico, le crisi di ansie in tutte le loro sfumature, ci confrontiamo quasi quotidianamente. Abbiamo un servizio di ascolto, appositamente formato, però a volte l’apporto specialistico diventa necessario».

Anche il preside Roberto Fiorini, che nella scuola lavora da mezzo secolo, vede il fenomeno in aumento. «Il più delle volte allertiamo i genitori che poi decidono sul da farsi. Ma la scuola da sola come istituzione fa sempre più fatica a fare fronte a questi problemi».


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/scuola_e_universita/rss2.0.xml


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