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A Parigi le startup pronte a ripensare il mondo in chiave sostenibile

PARIGI. I giovani ricercatori tedeschi della Bioweg hanno trovato il modo con cui eliminare le microplastiche dalle creme ad uso cosmetico. Che siano sulla buona strada lo dimostra il cartello che hanno messo sul loro corner “qui assumiamo”. Arrivano dal Belgio i creatori della startup Novobiom che ricavano dalle spore dei funghi, sostanze rigenerative per la biotecnologia. Mentre gli ideatori di Seads (Sea Defence Solution) sono italiani, Fabio Dalmonte e Mauro Nardocci che hanno realizzato una tecnologia in grado di fermare i rifiuti dai fiumi prima che entrino in mare: una barriera che li fa confluire verso un bacino di raccolta dove vengono accumulati, prelevati e avviati al riciclo. Francesi i loro colleghi di Cycle Up artefici di una piattaforma digitale dedicata al mondo dell’edilizia dove si può riciclare materiale sia all’interno di uno stesso paese, ma anche tra paesi diversi. Storie di startup arrivate a Parigi che per tre giorni (dal 25 al 27 marzo) diventa la capitale dell’innovazione legata allo sviluppo sostenibile. Sono 35mila tra creatori di startup, investitori, rappresentanti politici e di onlus di tutto il mondo riuniti al Grand Palais Ephèmere per changeNOW 2024 l’evento internazionale dedicato alla transizione ecologica, economica e sociale.  

E tra gli stand si intrecciano le storie di innovazione raccontate da mille ricercatori e giovani imprenditori provenienti da 120 paesi. Giunti a Parigi per proporre le proprie idee e trovare investitori, oppure chi un’azienda ce l’ha già per tentare di scalare il mercato. Perché qui l’obiettivo di fondo detto chiaramente dagli organizzatori è: passare dai principi all’azione concreta. Non c’è più molto tempo per invertire la rotta per tutelare noi e il Pianeta. Bisogna cambiare ora. E non lasciano spazio a dubbi le parole di Santiago Lefebvre, presidente e fondatore di ChangeNow, “Quest’anno, changeNOW atterra in un momento critico: dopo Cop28 e a metà strada attraverso gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Per questo, abbiamo modellato l’evento per offrire contenuti più che mai in prima linea nelle questioni attuali: dal rimodellamento della nostra economia all’industrializzazione sostenibile, toccando lo sfruttamento delle acque profonde, la biodiversità, l’inclusione, la mobilità. Per tre giorni uniremo i leader del cambiamento, i pionieri e gli innovatori per favorire la collaborazione e le prassi attuabili, con l’obiettivo di avere un impatto significativo sul Pianeta”.  

Tante le idee interessanti viste nel Grand Palais Ephèmere diviso in quattro aree tematiche: clima, risorse, biodiversità e inclusione. Tra i 35 mila professionisti, tra cui molti investitori, anche Ceo di grandi aziende pubbliche e private. E a guardare cosa viene proposto negli stand, tutti progettati con materiale riciclato, sembra di assistere a cosa accadrà in futuro nelle nostre città. Così guardando alla Cargotail (tra la cargobike e un longtail) progettata da Galian in grado di trasportare per le vie della città fino a quattro bambini. Si chiama non a caso, Le Formidable. Oppure alla Releaf Paper, una piccola azienda che riesce a produrre carta dai rifiuti urbani, oppure la Vuf Bike che senza consumare nemmeno un litro di benzina è già diventata un modello per chi si occupa di e-commerce e delivery. Ora partner ufficiale delle Olimpiadi 2024 e delle Poste francesi. 

Parigi sembra dunque confermarsi come punto di riferimento per le startup internazionali con una rete di oltre 400 tra incubatori, innovations labs che vanno dalla medicina alla cosmetica, all’agricoltura sostenibile alle smart cities. E nel grande padiglione di changeNOW ieri c’erano anche rappresentanti di multinazionali e grandi aziende come L’Oréal che sta investendo molto sulla green science e la sostenibilità. Tutte in cerca di realtà che stanno studiando, testando, sperimentando soluzioni innovative. Per finanziarle e collaborare. 

Ripensare le città, destinate ad ingrandirsi, è uno dei grandi temi del futuro: producono il 75% dei rifiuti, l’80% delle emissioni dovute ai gas serra e il 75% del consumo di energia. Percepite sempre di più come comunità basate sulla partecipazione attiva dei cittadini, sull’efficienza dei servizi e sulla digitalizzazione tenendo presente sullo sfondo l’urgenza legata ai cambiamenti climatici, oggi richiedono investimenti sempre maggiori. E sono molti oggi che guardano al modello delle smart cities, idea che sembra mettere d’accordo tutti, quella delle città intelligenti, dai sindaci fino ai rappresentanti dell’Unione Europea. Ed è questo il tema di uno degli incontri più attesi a Parigi che accoglierà 30 sindaci di città di tutto il mondo, tra cui Bruxelles, Lione, Anversa, Essen, Biarritz, Reykjavik, Turku, Charleroi, Vantaa e Mannheim, come parte del Programma Città Sostenibili. Si riuniranno per scambiare approfondimenti sulla resilienza urbana e sull’economia circolare, connettendosi con l’ecosistema delle startup per ideare soluzioni sostenibili su misura per i loro comuni. Accompagnati da Sandrine Dixson-Declève, co-presidente del Club di Roma, e da rappresentanti dello Smart Cities Marketplace e della Commissione Europea. 

Ma gli incontri sono decine in mezzo agli stand, sotto due globi trasparenti, tra il palco colorato del Collective Stage o nel Garden Stage in quello luminoso a semicerchio The Next. Tra gli relatori Andrea Meza Murillo, vice segretario esecutivo della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione; Isabelle Spiegel, Global Head of Environment di VINCI; Kelsey Leonard, scienziato dell’acqua. Oppure Vandana Shiva, attivista indiana e fondatrice di Research Foundation of Science e Reniera O’Donnell di Food Iniziative della Ellen NacArthur Foundation. Ma sono solo alcuni.  

Sono comunque i giovani ricercatori al centro di questa tre giorni al changeNOW e le loro idee. Una generazione nata in tempo di pace che ora vede la guerra. Così è nata Rimage, che utilizza la tecnologia per aiutare gli individui separati a riconnettersi, specialmente in situazioni di crisi o conflitti; oppure Solicaz, specializzato nella conservazione e nel ripristino della capitale naturale dei suoli; Humanitario OpenStreetMap, dedicato all’azione umanitaria e allo sviluppo della comunità attraverso la mappatura aperta; Oneka, dedicato alla fornitura di soluzioni di desalinizzazione per le comunità costiere e le industrie che affrontano la scarsità d’acqua. 

L’agricoltura è sotto i riflettori come campo di battaglia cruciale per affrontare sia il cambiamento climatico che la perdita di biodiversità, adattandosi alla crescita della popolazione e alla necessità di ripensare le nostre diete. Una grande sfida, quella sull’agricoltura pensando a quella rigenerativa come soluzione pratica non solo per soddisfare la crescente domanda globale di cibo, ma anche per produrre cibo sano e rispettoso delle risorse che non sono infinite. Perché il mondo avrebbe bisogno di un altro pianeta per soddisfare tutti i bisogni, di cibo, di energia e di materie prime. Come le emissioni di anidride carboniche che l’umanità emette più di quanto oceani e foreste sono in grado di assorbire. Per questo non è più tempo di sfruttamento, ma di cambiamento.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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