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Il no di Pichetto Fratin allo stop Ue alle auto a combustione dal 2035

Nel giorno che dovrebbe celebrare l’accelerazione della mobilità elettrica in Italia, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin imbocca il dibattito contromano: “Abrogheremo il vincolo voluto da Frans Timmermans, quello che prevede in divieto nella Ue di produrre auto a combustione interna a partire dal 2035”. La dichiarazione di guerra del governo italiano al Fit for 55, uno dei pilastri del Green deal europeo, arriva quando meno te lo aspetti: nella cerimonia allestita da Gse (il Gestore dei servizi energetici) e Rse (Ricerca sul sistema energetico) per presentare il primo portale istituzionale che mappa i punti di ricarica per i veicoli elettrici accessibili al pubblico sul territorio nazionale, ribattezzato Piattaforma Unica Nazionale.

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“Mi immagino che nel 2030 o nel 2035, dopo aver ovviamente abrogato il vincolo Timmermans, ci sarà una percentuale altissima di veicoli elettrici ma anche di altri motori endotermici, a idrogeno, a biocarburante, che è un interesse nazionale perché è una forma di far viaggiare il tutto”. A domanda specifica su quale sia il percorso immaginato per abrogare il provvedimento europeo (evidentemente dopo che il voto europeo di giugno avrà eventualmente ribaltato l’attuale maggioranza), il ministro non ha però risposto, confermando tuttavia che “non condividiamo il divieto di produzione a partire dal 2035 e vogliamo cancellarlo con una riforma, che non è una riforma contro la mobilità elettrica e la decarbonizzazione”. E così, mentre tutto il mondo dell’automotive (anche in Italia) si converte ai veicoli a batteria, il governo promette una nuova inversione di marcia, e una crociata pro motori a combustione che viene forse incontro a chi produce biocarburanti (“un interesse nazionale”) ma rischia di disorientare l’industria automobilistica, che prima di decidere nuovi investimenti dovrà capire come andrà a finire.

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L’annunciata “abrogazione del vincolo Timmermans” ha così rischiato di mettere in ombra il lancio della Piattaforma Unica Nazionale. Un portale rivolto agli automobilisti e alle imprese. I primo potranno consultarlo, tramite una mappa interattiva, per scoprire dove sono e come funzionano gli oltre 32mila punti di ricarica censiti sui 42.500 esistenti in Italia. I gestori delle colonnine potranno invece accedere in un’area riservata per aggiornare i dati relativi alla loro rete: avranno tempo fino al 26 luglio. Ma il Pun si candida anche ad essere un utile strumento per monitorare la crescita della mobilità elettrica in Italia, con dati sempre aggiornati sul numero di punti di ricarica e sulle auto elettriche immatricolate nel nostro Paese.

Il presidente del Gse Paolo Arrigoni ha anche ricordato che ci sono 700 milioni di euro destinati al raddoppio delle reti di ricarica in Italia: “La prima procedura è stata chiusa e sta per partire la seconda. Inoltre stiamo collaborando con Arera per sperimentare una ricarica domestica intelligente, con l’aumento fino a 6 kW della potenza erogata di notte e nei weekend per permettere di fare il pieno di elettricità alle auto”. La mappa interattiva con i punti di ricarica può essere consultata anche a livello comunale: “Questo permetterà agli enti locali di usare tali informazioni per pianificare il loro futuro sviluppo urbanistico”, ha spiegato Mario Spagnoli, responsabile Gse per la mobilità elettrica.

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L’amministratore delegato di Rse Franco Cotana ha infine ricordato che il Piano nazionale integrato energia e clima  (Pniec) prevede un “obiettivo ambizioso”: che al 2030 l’Italia abbia 6 milioni di veicoli elettrici (4 full electric e 2 ibridi). Ma anche su questo punto, il ministro Pichetto Fratin ha smorzato gli entusiasmi: “I sei milioni di auto elettriche sono una proiezione basata sui dati del 2019, ma ci sono difficoltà di tipo economico per centrarla. A fianco all’elettrico può esserci il biometano che è neutro dal punto di vista delle emisioni. Quando il potere politico ha pensato alla decarbonizzazione, non ha tenuto conto che la ricerca stava andando avanti, e qualcuno era già più avanti del potere politico”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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