3 Aprile 2024

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    Anche il vino cambia con il cambiamento climatico

    Il vino è destinato a mutare. Lo ha già fatto in realtà. L’Italia, al sud dell’ormai troppo calda Europa, lo scorso anno ha fatto registrare un cospicuo calo nella produzione, a favore delle aree più a nord. E gli enologi già da tempo tentano di adattare la produzione vinicola al clima che cambia, spostandola. Ma preservare la produzione vinicola comporterà comunque un costo. Per dirla con le parole scelte dal team di Cornelis van Leeuwen dell’Università di Bordeaux, avremo “vincitori e vinti”, dovremmo fare i conti con nuove sfide ecologiche e non è detto che funzioni ovunque. 

    Agricoltura

    Tutto un altro vino: il clima è in crisi e cambia la mappa dell’enologia

    di Fiammetta Cupellaro

    11 Novembre 2023

    Van Leeuwen e colleghi hanno scelto le pagine di Nature Reviews Earth & Environment per lanciare l’ennesimo appello sul precario futuro dell’industria vinicola sotto scacco dei cambiamenti climatici. Questo nuovo lavoro punta non solo a riassumere i possibili scenari che ci attendono con l’aumento delle temperature, ma è un rinnovato invito a non farsi trovare impreparati. Servirà adattarsi, in un modo o nell’altro, scrivono i ricercatori, per garantire vigne in salute e produttive anche con i cambiamenti climatici. Perché siccità, aumento dell’anidride carbonica, gli eventi estremi, da ondate di calore ad alluvioni, e ovviamente l’innalzamento delle temperature, modificano la crescita, la maturazione, la produttività e il gusto del vino.

    Slow Wine Fair 2024

    Il vino biologico per resistere agli impatti del clima, dal Giappone alla Nuova Zelanda

    di Fiammetta Cupellaro

    23 Febbraio 2024

    A seconda del grado di riscaldamento globale, i ricercatori hanno calcolato che dal 50% al 70% delle attuali regioni vinicole potrebbero diventare più o meno “inadeguate” per la produzione vinicola. Molte di queste regioni si trovano nel sud dell’Europa, con Italia, Francia e Spagna tra le aree più colpite, ma anche negli Stati Uniti Occidentali, in particolare nel sud della California e nell’Australia sudorientale. Destinati a “vincere” – dove l’aumento delle temperature farà crescere la produttività o renderà disponibili nuove aree per i vigneti – sono invece parti della fascia centrale dell’Europa – dalla Germania al Regno Unito, al nord della Francia. L’aumento di produttività, scrivono i ricercatori, riguarderà dall’11% al 25% delle attuali aree vinicole.

    Le Regioni

    In Basilicata le vigne salgono in quota per sopravvivere

    di Pasquale Raicaldo

    07 Marzo 2024

    L’innalzamento delle temperature inoltre è destinato a mutare, come in parte già fatto, il ciclo di maturazione dell’uva, anticipandolo, e a cambiare il gusto stesso del vino: più aromi di frutta matura al posto di quella di frutta fresca, più alcol, vini in sostanza meno freschi, scrivono gli autori. Qualcosa però è possibile fare. Per combattere gli effetti dei cambiamenti climatici, i ricercatori citano una serie di possibili misure adattative, come la scelta di varietà a maturazione tardiva, a fusti alti, potature tardive, la riduzione delle chiome delle viti e la densità dei vigneti, o ancora l’utilizzo di reti ombreggianti. Valide anche le opzioni di muoversi ad altitudini e latitudini più elevate, se possibile, ma non senza rischi. Nel corso della storia è già successo di dover spostare interi vigneti, più e più volte, ma questo non basta per assicurare che tutto questo accadrà senza conseguenze. La tendenza a spingersi più su, più a nord, porta con sé dei rischi, per gli habitat, la biodiversità e i consumi di acqua. L’imperativo di “adattarsi” dovrà necessariamente fare i conti anche con tutto questo, concludono gli autori. LEGGI TUTTO

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    Lo Zimbabwe dichiara lo stato di calamità per la siccità devastante

    Lo Zimbabwe ha dichiarato lo stato di calamità a causa della devastante siccità che sta colpendo gran parte dell’Africa meridionale, il presidente del Paese, Emmerson Mnangagwa, ha dichiarato che ha bisogno di 2 miliardi di dollari per l’assistenza umanitaria. La dichiarazione era ampiamente attesa dopo le azioni simili intraprese dai vicini Zambia e Malawi, dove […] LEGGI TUTTO

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    Abbiamo provato la mappa ufficiale delle colonnine di ricarica per le auto elettriche: come funziona la Piattaforma Unica Nazionale e i consigli per migliorarla

    “Così com’è, non credo che sarà molto utilizzata dagli italiani”. E’ severo il giudizio sulla neonata Piattaforma Unica Nazionale (Pun), il primo sito istituzionale, realizzato da Gse e Rse, dedicato alla mobilità elettrica e alle colonnine di ricarica in Italia. A una settimana dal lancio, avvenuto alla presenza del ministro per l’Ambiente e la Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, abbiamo voluto fare un prova su strada del Pun. E l’abbiamo affidata a Matteo Valenza, youtuber e divulgatore, specializzato in tutto ciò che riguarda le auto elettriche.

    Valenza, qual è la prima impressione che le ha fatto il Pun?

    “Se allestisci un servizio del genere deve essere di facile utilizzo. E la Piattaforma Unica non è facile. Si tratta di una prima versione, per loro stessa ammissione non ci sono tutte le stazioni di ricarica,. E nel giudizio di questo primo test non possiamo non tenerne conto”.

    Perché non è di facile utilizzo?

    “La navigazione inizia dalla mappa d’Italia, con il numero complessivo di colonnine. Può essere interessante per avere una visione generale, ma un utente vuole sapere quante e dove sono le colonnine nella zona in cui si trova in quel momento. Non ci può arrivare con una serie lunghissima di zoommate sulla mappa generale. Avrebbero dovuto usare in modo più intelligente la geolocalizzazione.

    Mobilità

    Il no di Pichetto Fratin allo stop Ue alle auto a combustione dal 2035

    di Luca Fraioli

    27 Marzo 2024

    Altro?

    “Sì, i filtri. Si può scegliere la colonnina in base alla tipologia, tipo 1, tipo 2, tipo 3, ccs combo2 e Tesla… ma un non addetto ai lavori, un automobilista medio, ne sa ben poco. Bastava chiedere all’utente: che auto hai? E in base all’auto mostrare le colonnine compatibili con quel modello. E ancora: ti interessano colonnine per la ricarica veloce o lenta? Sulla Pun invece ti fanno indicare manualmente la potenza in kW (chiloWatt), ma un automobilista non è tenuto a saperlo. E ti chiedono anche di scegliere la tipologia di connettore. Ma anche questo è un passaggio inutile, perché basterebbe identificare il veicolo tramite la targa e il sistema dovrebbe in automatico indirizzarti alle colonnine compatibili. E poi ti dovrebbe dire quanto ci metti: 20 minuti,10, una giornata. Insomma, se dobbiamo rendere la mobilità elettrica semplice, questo non è certo il modo per farlo”.

    Al netto di queste “complicazioni”, la Piattaforma può essere utile per un possessore di auto elettrica che voglia pianificare un viaggio (e le ricariche) attraverso l’Italia?

    “Assolutamente no. E’ come se, nell’era dei navigatori satellitari, fossimo tornati a consultare la cartina stradale. C’è già chi aiuta a pianificare le ricariche in base all’itinerario. Google Map sta cominciando, ma al momento non è ancora molto precisa. L’app più famosa è abetterroutplanner.com: puoi organizzare in anticipo le soste per la ricarica, con le tempistiche già stimate. E con i costi la ricarica per ogni punto, altra informazione fondamentale che manca invece sulla Piattaforma Unica Nazionale. La Pun è come se arrivasse con anni di ritardo, Ormai ci sono app molto più complete e facili da usare”.

    Forse però la Piattaforma è stata pensata non solo per gli automobilisti, ma anche come un punto di riferimento per le imprese del settore.

    “Dubito che anche i grandi player della mobilità elettrica la possano apprezzare: ci sono ormai tante agenzie che forniscono i dati, per esempio quelli sulla rete di copertura del territorio nazionale. Forse piccole realtà economiche locali, penso a chi possiede una catena di ristoranti in una certa area, potrebbe usare la Pun per capire se installare delle colonnine di ricarica nei loro parcheggi può essere conveniente perché colma una lacuna”.

    Ma cosa dovrebbe avere, oltre alla semplicità di utilizzo, un sito istituzionale per la mobilità elettrica?

    “Dovrebbe imporre uno standard di informazioni utili. E vigilare che siano corrette: se la colonnina ha il pos, se è attiva, qual è la sua potenza effettiva (non quella nominale) e qual è il prezzo della ricarica. Spesso la colonnina non è utilizzata, ma c’è un’auto parcheggiata davanti: andrebbero installati sensori in ogni parcheggio per verificarlo, intervento che però ha un costo. E poi un sito istituzionale non dovrebbe dare errori. Nella mia prova è successo molte volte da smartphone e in qualche caso anche da pc. Speriamo che con l’arrivo della annunciata app la fruizione in movimento sia migliore”. LEGGI TUTTO

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    Le potature di ulivo diventano pannelli fonoassorbenti: l’idea nata in Sicilia e sviluppata al Politecnico di Torino

    Spesso è dall’osservazione della natura che nascono idee innovative. Fenomeni, ma anche gesti secolari, come quelli dei contadini, che vivono della natura, che nei laboratori di ricerca possono trasformarsi in prototipi dalle applicazioni tutte da inventare. E’ quanto accaduto ad Alcamo, in Sicilia, ad una studentessa di Architettura del Politecnico di Torino, Rossella Cottone, che guardando un contadino bruciare le potature dell’albero di ulivo nei campi, si è chiesta il motivo di tale pratica e la risposta è stata semplice: “così si è sempre fatto”.Questo metodo, che affonda le sue origini nella notte dei tempi, in realtà ai giorni nostri si rivela l’ennesimo fattore di inquinamento ambientale, oltre che uno spreco di risorse. Ma dalla mera osservazione è nata “la riflessione sul possibile riutilizzo in altre forme e nel campo delle costruzioni”, racconta Louena Shtrepi, docente della studentessa siciliana, che insieme a Valentina Serra, del Dipartimento Energia e Simonetta Pagliolico del Dipartimento di Scienze Applicate e Tecnologia, ha portato avanti un articolato studio sulla trasformazione di uno scarto agricolo in un nuovo materiale, utile per l’edilizia, prendendo spunto proprio dalla tesi di laurea di Rossella Cottone. LEGGI TUTTO

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    Fotovoltaico, come chiedere il bonus per i gruppi di autoconsumo

    Al via il conto alla rovescia per la richiesta degli incentivi per il fotovoltaico. La piattaforma del Gse per presentare la domanda dei contributi apre il prossimo 8 aprile. Potranno presentare la domanda proprietari degli impianti e consumatori che si trovano all’interno dello stesso edificio. Non occorre che sia costituito il condominio e non vanno […] LEGGI TUTTO