in

Abbiamo provato la mappa ufficiale delle colonnine di ricarica per le auto elettriche: come funziona la Piattaforma Unica Nazionale e i consigli per migliorarla

“Così com’è, non credo che sarà molto utilizzata dagli italiani”. E’ severo il giudizio sulla neonata Piattaforma Unica Nazionale (Pun), il primo sito istituzionale, realizzato da Gse e Rse, dedicato alla mobilità elettrica e alle colonnine di ricarica in Italia. A una settimana dal lancio, avvenuto alla presenza del ministro per l’Ambiente e la Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, abbiamo voluto fare un prova su strada del Pun. E l’abbiamo affidata a Matteo Valenza, youtuber e divulgatore, specializzato in tutto ciò che riguarda le auto elettriche.

Valenza, qual è la prima impressione che le ha fatto il Pun?

“Se allestisci un servizio del genere deve essere di facile utilizzo. E la Piattaforma Unica non è facile. Si tratta di una prima versione, per loro stessa ammissione non ci sono tutte le stazioni di ricarica,. E nel giudizio di questo primo test non possiamo non tenerne conto”.

Perché non è di facile utilizzo?

“La navigazione inizia dalla mappa d’Italia, con il numero complessivo di colonnine. Può essere interessante per avere una visione generale, ma un utente vuole sapere quante e dove sono le colonnine nella zona in cui si trova in quel momento. Non ci può arrivare con una serie lunghissima di zoommate sulla mappa generale. Avrebbero dovuto usare in modo più intelligente la geolocalizzazione.

Mobilità

Il no di Pichetto Fratin allo stop Ue alle auto a combustione dal 2035

27 Marzo 2024

Altro?

“Sì, i filtri. Si può scegliere la colonnina in base alla tipologia, tipo 1, tipo 2, tipo 3, ccs combo2 e Tesla… ma un non addetto ai lavori, un automobilista medio, ne sa ben poco. Bastava chiedere all’utente: che auto hai? E in base all’auto mostrare le colonnine compatibili con quel modello. E ancora: ti interessano colonnine per la ricarica veloce o lenta? Sulla Pun invece ti fanno indicare manualmente la potenza in kW (chiloWatt), ma un automobilista non è tenuto a saperlo. E ti chiedono anche di scegliere la tipologia di connettore. Ma anche questo è un passaggio inutile, perché basterebbe identificare il veicolo tramite la targa e il sistema dovrebbe in automatico indirizzarti alle colonnine compatibili. E poi ti dovrebbe dire quanto ci metti: 20 minuti,10, una giornata. Insomma, se dobbiamo rendere la mobilità elettrica semplice, questo non è certo il modo per farlo”.

Al netto di queste “complicazioni”, la Piattaforma può essere utile per un possessore di auto elettrica che voglia pianificare un viaggio (e le ricariche) attraverso l’Italia?

“Assolutamente no. E’ come se, nell’era dei navigatori satellitari, fossimo tornati a consultare la cartina stradale. C’è già chi aiuta a pianificare le ricariche in base all’itinerario. Google Map sta cominciando, ma al momento non è ancora molto precisa. L’app più famosa è abetterroutplanner.com: puoi organizzare in anticipo le soste per la ricarica, con le tempistiche già stimate. E con i costi la ricarica per ogni punto, altra informazione fondamentale che manca invece sulla Piattaforma Unica Nazionale. La Pun è come se arrivasse con anni di ritardo, Ormai ci sono app molto più complete e facili da usare”.

Forse però la Piattaforma è stata pensata non solo per gli automobilisti, ma anche come un punto di riferimento per le imprese del settore.

“Dubito che anche i grandi player della mobilità elettrica la possano apprezzare: ci sono ormai tante agenzie che forniscono i dati, per esempio quelli sulla rete di copertura del territorio nazionale. Forse piccole realtà economiche locali, penso a chi possiede una catena di ristoranti in una certa area, potrebbe usare la Pun per capire se installare delle colonnine di ricarica nei loro parcheggi può essere conveniente perché colma una lacuna”.

Ma cosa dovrebbe avere, oltre alla semplicità di utilizzo, un sito istituzionale per la mobilità elettrica?

“Dovrebbe imporre uno standard di informazioni utili. E vigilare che siano corrette: se la colonnina ha il pos, se è attiva, qual è la sua potenza effettiva (non quella nominale) e qual è il prezzo della ricarica. Spesso la colonnina non è utilizzata, ma c’è un’auto parcheggiata davanti: andrebbero installati sensori in ogni parcheggio per verificarlo, intervento che però ha un costo. E poi un sito istituzionale non dovrebbe dare errori. Nella mia prova è successo molte volte da smartphone e in qualche caso anche da pc. Speriamo che con l’arrivo della annunciata app la fruizione in movimento sia migliore”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


Tagcloud:

Le potature di ulivo diventano pannelli fonoassorbenti: l’idea nata in Sicilia e sviluppata al Politecnico di Torino

Lo Zimbabwe dichiara lo stato di calamità per la siccità devastante