22 Marzo 2024

Daily Archives

consigliato per te

  • in

    La montagna in sicurezza: trova la tua “quota”

    Quando parliamo di sicurezza, spesso pensiamo a narrazioni politiche e retoriche, ma oggi riflettiamo su un concetto di sicurezza più realistico: la sicurezza in montagna. Ogni anno, il Soccorso Alpino compie migliaia di interventi, molti dei quali potrebbero essere evitati con una maggiore consapevolezza e preparazione. La montagna, con la sua maestosa bellezza, nasconde insidie […] LEGGI TUTTO

  • in

    “L’Italia rischia di diventare la prossima Catalogna: servono misure urgenti per ridurre lo stress idrico”

    La drammatica siccità che sta colpendo la Catalogna, dove in alcune aree non piove da tre anni e oggi per sei milioni di persone si prevede il razionamento dell’acqua, dovrebbe ancora una volta ricordarci che dobbiamo uscire da un approccio emergenziale alla crisi climatica. Che si tratti di siccità o alluvioni è lo stesso: dobbiamo quanto prima mettere in campo misure strutturali in grado di aumentare la resilienza dei nostri territori in un clima che è già irreparabilmente cambiato. L’Italia deve farlo prima e meglio di altri, perché ciò che sta accadendo in Spagna potrebbe presto accadere in qualche regione del Paese, soprattutto del meridione”, ha dichiarato Andrea Barbabella, Coordinatore di Italy for Climate.Come emerso dal Dossier “Troppa o troppo poca? L’acqua in Italia, in un clima che cambia”, l’Italia infatti è il Paese europeo con il più alto livello di stress idrico, il Paese consuma in media il 30% della risorsa disponibile (un valore sopra il 20% è considerato indice di stress idrico elevato). Ma questo valore già oggi in alcune aree d’Italia durante il periodo estivo può arrivare a raggiungere anche l’80%.Il nuovo database CIRO, lanciato alla fine di febbraio in collaborazione con Ispra ha, inoltre, sottolineato che spesso le stesse regioni che presentano i valori più alti di perdite della rete idrica sono quelle che hanno meno disponibilità di questa risorsa.

    I dati

    Il Libro Bianco 2024: troppo spreco in questa Italia spaccata in due

    di Fiammetta Cupellaro

    22 Marzo 2024

    I punti principali del dossier

    L’Italia gode storicamente di una buona disponibilità di acque: è ancora terza in Europa per disponibilità della risorsa idrica (dietro solo a Francia e Svezia), con circa 130 miliardi di m3 disponibili ogni anno. Tuttavia, questo valore si è ridotto del 20% negli ultimi decenni: se non arresteremo il riscaldamento globale, la causa principale della riduzione di acqua, la disponibilità potrebbe arrivare a ridursi in breve tempo del 40%, con punte del 90% in alcune aree del Meridione.Noncuranti del fatto che siamo il Paese europeo con i più alti livelli di stress idrico, manteniamo i livelli record di prelievo di acqua in Europa: con quasi 40 miliardi di m3 all’anno l’Italia è prima e preleva più del 30% della disponibilità idrica annua: stiamo quindi intaccando il nostro patrimonio idrico e mettendo in pericolo gli ecosistemi.L’acqua prelevata in Italia viene destinata per il 41% all’agricoltura, il 24% ad usi civili, il 20% all’industria e il 15% alla produzione di energia elettrica. Siamo il secondo paese europeo per prelievi destinati all’agricoltura (dopo la Spagna) ma non sono state attivate procedure avanzate di contabilizzazione degli usi agricoli e non stiamo migliorando la nostra performance.L’Italia vanta anche il triste record europeo di acqua prelevata per usi civili: con 9 miliardi di m2 ogni anno (e +70% rispetto al 2000). Ciò è dovuto sicuramente all’alto livello di perdite della rete idrica nazionale (che sono in continua crescita e hanno superato il 40%), ma anche ad una scarsa abitudine alla riduzione degli sprechi: un italiano consuma 220 litri di acqua, il doppio dell’acqua consumata da un cittadino medio europeo. L’Italia è anche il primo paese Europeo per utilizzo di acqua in industria: 4 volte più della Germania e 8 volte più della Francia.

    Italy for climate

    La Sicilia combatte la siccità con la “smart irrigation”

    di Valentina Guerrera

    22 Marzo 2024

    A livello globale siamo entrati in una fase di “anormalità climatica permanente” che ha già modificato il ciclo dell’acqua aumentando la frequenza e l’intensità di eventi meteoclimatici estremi. L’incidenza della crisi climatica e del riscaldamento globale sta portando effetti devastanti: in vent’anni i ghiacciai alpini in Italia hanno perso in media 25 metri di spessore, oltre 50 miliardi di m3 di ghiaccio. Secondo il Piano nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico, se le temperature continueranno ad aumentare nessuna delle stazioni sciistiche del Friuli Venezia-Giulia avrebbe a breve una copertura nevosa naturale sufficiente a garantire la stagione e lo stesso accadrebbe ad un terzo delle stazioni in Lombardia, Trentino-Alto Adige e Piemonte.La crisi climatica, oltre ai danni provocati dal riscaldamento e dall’aumento medio delle temperature,  provoca anche l’aumento dell’intensità e della frequenza di precipitazioni eccezionali, come quello dell’Emilia Romagna:  in Italia i fenomeni a carattere eccezionale sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni, fino a superare nel 2022 per la prima volta il valore record di 2.000 episodi all’anno: un italiano su cinque risiede in aree potenzialmente allagabili, mentre sono minacciate da pericolosità idraulica medio-alta 6,9 milioni di persone, 1,1 milioni di imprese e 4,9 milioni di edifici.  Le Regioni a maggior rischio di alluvione in Italia sono l’Emilia-Romagna, seguita da Veneto e Calabria e da Friuli-Venezia-Giulia, Toscana e Lombardia. In quasi tutte queste Regioni il livello di cementificazione del territorio è molto alto.

    Dieci proposte

    Il dossier presentato raccoglie anche proposte e linee di azione per affrontare questa crisi:

        Aggiornare e rendere più incisive le misure di mitigazione e di adattamento
        Aumentare l’impegno climatico: tagliare le emissioni nette del 58% al 2030 (rispetto al 1990) e raggiungere la neutralità climatica al 2045. Per far questo, tra le altre cose, si deve spingere sulle rinnovabili e, tra queste, sfruttare a pieno il potenziale dell’idroelettrico
        Adottare una Legge per il Clima
        Migliorare il livello di conoscenza delle risorse idriche in Italia, con un quadro aggiornato di tutti i settori
        Rinnovare le infrastrutture e tagliare le perdite di rete, oggi pari al 42% del prelievo per uso civile
        Promuovere un uso più efficiente e circolare dell’acqua in agricoltura
        Promuovere l’uso efficiente e circolare dell’acqua nelle industrie, agevolando gli investimenti
        Verificare gli aggiornamenti dei Piani di gestione del rischio alluvioni
        Valorizzare soluzioni basate sulla natura: è necessario che vi siano aree o casse di espansione controllata delle piene e che i fiumi possano espandersi maggiormente nei loro corsi naturali
        Valorizzare il ruolo delle città: possono contrastare le ondate e le isole di calore aumentando le infrastrutture verdi; possono contribuire a ridurre i rischi di alluvione, riducendo le impermeabilizzazioni di aree urbane e di parcheggi  LEGGI TUTTO

  • in

    Acqua: l’84,7% dei prelievi deriva dalle acque sotterranee

    Nel 2022, l’84,7% del prelievo deriva da acque sotterranee (48,5% da pozzo e 36,2% da sorgente) e il 15,2% da acque superficiali (bacino artificiale, corso d’acqua superficiale e lago naturale). Lo rende noto l’Istat in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. A integrazione delle fonti di acqua dolce, per sopperire alle carenze idriche, una piccola parte del prelievo è derivata da acque marine o salmastre (lo 0,1% del totale), concentrata soprattutto in Sicilia per approvvigionare le isole minori, e in minima parte anche in Toscana e Lazio.Le fonti sotterranee, spiega l’Istat, sono la modalità di approvvigionamento prevalente in Italia, con quote superiori al 75% in tutti i distretti idrografici, ad eccezione della Sardegna in cui lo sfruttamento di sorgenti e pozzi è piuttosto contenuto e incide sul 21% circa del prelievo. L’uso di fonti sotterranee è preponderante nei distretti Appennino centrale e Alpi orientali, dove rappresenta oltre il 94% del prelevato.

    La risorsa

    Giornata mondiale dell’acqua: una risorsa per la pace

    di Fiammetta Cupellaro

    22 Marzo 2024

    Lo sfruttamento di sorgenti a scopo idropotabile prevale nel distretto Appennino centrale (70% circa del volume complessivo), seguito dal distretto dell’Appennino meridionale (48% circa). L’utilizzo di pozzi è peculiare del distretto del fiume Po, soprattutto nell’area della pianura padana, che concorre al 42,1% del volume complessivamente prelevato a livello nazionale da questo tipo di fonte. L’uso idropotabile di acque superficiali è prevalente nel distretto della Sardegna, soprattutto per i prelievi da bacino artificiale che incidono sul 78,6% del volume complessivo. Rispetto al volume prelevato, il ricorso ad acque superficiali è massimo nel distretto Appennino meridionale (oltre 436 milioni di metri cubi, pari al 31,4% del rispettivo volume nazionale).

    Italy for climate

    La Sicilia combatte la siccità con la “smart irrigation”

    di Valentina Guerrera

    22 Marzo 2024

    Si conferma il consueto assetto tra le regioni, che vede la Lombardia con il volume maggiore di acqua prelevata per uso potabile (1,48 miliardi di metri cubi; 16,2% del totale nazionale). Quantitativi consistenti sono captati anche nel Lazio (1,12 miliardi di metri cubi; 12,2%) e in Campania (0,90; 9,8%). I volumi regionali pro capite, strettamente legati alla disponibilità della risorsa, presentano un range molto ampio: dai 110 litri per abitante al giorno della Puglia ai 2.160 del Molise. Gli scambi idrici interregionali sono presenti soprattutto nel Sud: i prelievi di Basilicata e Molise, al netto delle dispersioni in adduzione e di eventuali usi locali all’ingrosso per industria e agricoltura, confluiscono in parte nelle regioni confinanti per approvvigionare i territori in cui la disponibilità idrica locale è insufficiente. LEGGI TUTTO

  • in

    Legambiente e Unhcr: l’acqua come strumento per la pace

    L’acqua come ponte verso la pace piuttosto che fonte di conflitto. È l’appello che lanciano Legambiente e Unhcr (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) con il focus “Acqua, conflitti e migrazioni forzate: la corretta gestione delle risorse idriche come strumento di stabilità e pace” (tratto dal report “Un’umanità in fuga: gli effetti della crisi […] LEGGI TUTTO

  • in

    Nel mondo quasi un miliardo di bambini sono esposti a livelli alti di stress idrico

    In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, l’Unicef ricorda che ogni giorno, oltre 1.000 bambini sotto i 5 anni muoiono a causa di malattie legate ad acqua e servizi igienici inadeguati, uccidendo oltre 1,4 milioni di persone all’anno. A livello mondiale quasi 1 miliardo di bambini (953 milioni) sono esposti a livelli alti o estremamente alti […] LEGGI TUTTO

  • in

    Imparare la sostenibilità, un corso per tutti gli studenti (e le professioni)

    Imparare la sostenibilità è possibile. La Scienza della Sostenibilità diventa ora materia di insegnamento in tutti i corsi di studio dell’università La Sapienza di Roma: 1.300 i primi iscritti. I presidi delle undici facoltà hanno spiegato agli studenti il filo rosso che lega il proprio ciclo di studi ai temi della sostenibilità, della tutela dell’ambiente e della transizione energetica. E se sembra chiaro perché sia importante studiare i cambiamenti climatici e i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile stabiliti dall’Onu da raggiungere entro il 2030 a chi è iscritto alla facoltà di Scienze Politiche o Sociologia, Economia e Architettura, Ingegneria o Fisica, meno immediato è il legame con altre materie.

    Lavori green

    Come diventare “carbon manager”, obiettivo: lavorare per la sostenibilità

    di Paolo Travisi

    23 Gennaio 2024

    “Per la prima volta gli undici responsabili delle facoltà di La Sapienza faranno lezione nella stessa giornata – ha spiegato Livio De Santoli prorettore per le Politiche Energetiche e la Sostenibilità dell’ateneo romano – e sia chiaro che non si tratta di un corso da aggiungere semplicemente al piano di studi. Non può essere questo. Ma sarà trasversale perché la sostenibilità permea le nostre stesse vite, soprattutto delle nuove generazioni. Quella che sta partendo è infatti una grande operazione culturale. Per questo motivo, abbiamo deciso di aprire i corsi proposti su questi temi da ogni facoltà anche a chi non è iscritto a quel tipo di laurea. Vogliamo far capire alle studentesse e gli studenti che la sostenibilità, la tutela dell’ambiente e la transizione energetica sono questioni trasversali ad ogni tipo di studio e di professione”.Perché uno studente di Ingegneria non può essere interessato ai risvolti sociologici della transizione energetica oppure uno studente di Storia voler approndire il tema delle smart cities o della mobilità alternativa?

    Lo studio

    Evoluzione e clima: siamo sempre meno capaci di affrontare la crisi

    di Simone Cosimi

    16 Gennaio 2024

    Così, oggi anche un futuro archeologo o laureato in lingue straniere deve tener conto dei cambiamenti climatici, chi ha scelto la facoltà di Filosofia dovrà capire le grandi trasformazioni sociali legate alla sostenibilità, lo stesso approccio vale per uno studente di Medicina o Psicologia. Studieranno temi come la mobilità e i trasporti sostenibili; la cura degli ecosistemi e della biodiversità; l’impatto del clima sugli aspetti socio-economici delle singole comunità; la gestione delle risorse, dei consumi e dei rifiuti; l’imprenditorialità e l’agricoltura sostenibile, l’alimentazione e le energie alternative. Ad evitare che i temi non si sovrappongano, ma si intrecciano sarà il comitato scientifico presieduto dal prorettore De Santoli in cui sono presenti anche rappresentanti degli studenti. Sempre il comitato scientifico ha deciso che il Corso sulla sostenibilità non è obbligatorio. 

    E che i giovani siano pronti lo dimostra il fatto che oltre il 60% dei laureati che hanno inviato la propria tesi alla Fondazione Symbola che sta conducendo una ricerca proprio sul tema della formazione dei giovani su questi temi, ha spiegato di aver affrontato nel proprio corso di laurea almeno uno dei temi legati alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

        

    Manager della sostenibilità, figura sempre più centrale nella transizione ecologica

    22 Gennaio 2024

    Un corso che vale 6 crediti

    Il Corso di Sostenibilità è diviso in due moduli e varrà in totale 6 crediti: una generale, l’altra più specifica. La prima parte, considerata “di base”, sarà uguale per tutti gli iscritti e varrà 2 crediti formativi. Previsti poi due corsi (da 2 crediti l’uno) che terranno invece conto dei vari corsi di laurea e saranno diversi facoltà per facoltà. E qui c’è la novità introdotta dal comitato scientifico dell’ateneo romano. Si potrà scegliere se proseguire il Corso di sostenibilità seguendo il ciclo di studi della facoltà a cui si è iscritti, oppure, seguire quelli offerti in un altro dipartimento.L’idea di fondo dell”iniziativa dell’università di Roma è quella di mettere al centro l’uomo e l’ambiente e far capire agli studenti che, cosa e come progettiamo oppure come studiamo e ci comportiamo non è indifferente per il futuro della Terra. “La sostenibilità e il cambiamento climatico riguardano tutti”, sottolinea ancora il professor De Santoli. Così come il corso sulle Scienze della sostenibilità partito ufficialmente ieri coinvolge tutti gli studenti. Sia gli iscritti ai corsi di laurea Triennale, sia alla Magistrale, che ai Master o Dottorati. La valutazione per ottenere i crediti avverrà attraverso test.

    Le idee

    Perché abbiamo bisogno degli attivisti climatici

    di Roberto Mezzalama

    30 Gennaio 2024

    Realacci: “C’è una grande richiesta di competenze”

    “Molte università si stanno muovendo verso la fomazione alla sostenibilità ambientale, ma il taglio dato al ciclo di studi dall’università di Roma, ossia unire le varie competenze, lo condivido pienamente – ha spiegato Ermete Realacci presidente della fondazione Symbola – Non sono mai stato favorevole a vedere la sostenibilità in aggiunta ma come legame: dobbiamo legare le competenze ad una visione nuova della realtà. Perché questi temi non sono solo importante per gli studenti di Economia o gli ingegneri, ma anche per chi segue studi umanistici. C’è una grande ricerca di competenze di qualità in ogni settore professionale, non solo in quello economico o prettamente tecnologico. Bisogna  incrociare molto i saperi. È il mondo del lavoro che lo richiede. Sappiamo che le aziende che hanno successo sono quelle che hanno imboccato la strada della sostenibilità. Che poi è la sintesi dei nostri tempi. La maggior parte degli occupati oggi hanno competenze anche legate alla sostenibilità. Bisogna sperimentare. Noi possiamo affrontarlo questa sfida a livello economico avremo una visione del futuro aperta”.

    L’intervista

    “Servono anche i filosofi per studiare la sostenibilità”

    di Luca Fraioli

    06 Ottobre 2023 LEGGI TUTTO

  • in

    Giornata mondiale dell’acqua: una risorsa per la pace

    “L’Acqua per la prosperità e la pace”. È il tema di quest’anno scelto dall’Onu per la Giornata mondiale dell’Acqua che si celebra il 22 marzo. Limitata e ripartita in modo geograficamente disuguale al punto da causare conflitti, si cerca di capire come trasformare questa risorsa in uno strumento di cooperazione. Con la crescita demografica, lo sviluppo economico e urbano, l’inquinamento e il cambiamento climatico, è esposta ad una pressione sempre maggiore. E se la crisi idrica globale è ormai un dato di fatto (da qui al 2030, il fabbisogno idrico crescerà del 55%) l’acqua sembra destinata a diventare come il petrolio tra le principali questioni geopolitiche globali. “Dittatura ecologica” la chiamano gli analisti che assistono in alcune parti del mondo alla gestione autoritaria delle risorse idriche.Chiare le parole di Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco: “L’acqua è in costante movimento, parte di un ciclo che non conosce confini creati dall’essere umano. In quanto tale è un bene comune che richiede una gestione comune. Per questo motivo l’acqua è una componente essenziale per la cooperazione”. LEGGI TUTTO

  • in

    L’intelligenza artificiale è assetata di acqua. Per ogni conversazione se ne consuma una bottiglietta

    L’intelligenza artificiale ha dimostrato di essere una forza trainante nel mondo della tecnologia. E se da un lato è vero che sta avendo un impatto cruciale sulla produttività, le proiezioni di PwC stimano che l’AI aggiungerà 15.000 miliardi di dollari all’economia globale entro il 2030 offrendo opportunità senza precedenti a individui, aziende e governi. Una cifra impressionante considerando che il Pil italiano si aggira sui 2mila miliardi. Dall’altro, uno studio del centro di ricerca Riverside dell’Università della California, ha svelato un aspetto oscuro legato al fenomeno dell’intelligenza artificiale generativa: per la prima volta ha stimato l’impronta idrica derivante dall’esecuzione di query di intelligenza artificiale.Per fare un esempio concreto, i ricercatori hanno calcolato che l’addestramento di ChatGpt-3 ha consumato 700mila litri di acqua dolce per il raffreddamento dei moderni centri di elaborazione dati di Microsoft. LEGGI TUTTO