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Giornata mondiale dell’acqua: una risorsa per la pace

“L’Acqua per la prosperità e la pace”. È il tema di quest’anno scelto dall’Onu per la Giornata mondiale dell’Acqua che si celebra il 22 marzo. Limitata e ripartita in modo geograficamente disuguale al punto da causare conflitti, si cerca di capire come trasformare questa risorsa in uno strumento di cooperazione. Con la crescita demografica, lo sviluppo economico e urbano, l’inquinamento e il cambiamento climatico, è esposta ad una pressione sempre maggiore. E se la crisi idrica globale è ormai un dato di fatto (da qui al 2030, il fabbisogno idrico crescerà del 55%) l’acqua sembra destinata a diventare come il petrolio tra le principali questioni geopolitiche globali. “Dittatura ecologica” la chiamano gli analisti che assistono in alcune parti del mondo alla gestione autoritaria delle risorse idriche.

Chiare le parole di Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco: “L’acqua è in costante movimento, parte di un ciclo che non conosce confini creati dall’essere umano. In quanto tale è un bene comune che richiede una gestione comune. Per questo motivo l’acqua è una componente essenziale per la cooperazione”.

Un mondo senza acqua

Dunque, l’acqua in questo 2024 diventa il tema chiave per la sicurezza dei popoli. Elemento fondamentale non solo nella lotta alla povertà, ma anche per la pace e la stabilità politica, i problemi legati all’accesso all’acqua sono ormai fonte di conflitti in molte regioni del mondo. Le cosiddette “guerre per l’acqua” tra stati che condividono fiumi, laghi e sistemi idrici. Quando le riserve idriche scarseggiano o l’accesso all’acqua è impedito, le tensioni ai confini rischiano di degenerare fino ai conflitti.

Secondo i dati dell’ultimo Rapporto sullo sviluppo idrico mondiale curato dall’Onu  una persona su 4, ossia 2 miliardi di persone in tutto il mondo, non dispone di acqua potabile, mentre quasi la metà della popolazione mondiale, 3,6 miliardi di persone non dispone di servizi igienico-sanitari sicuri. Di queste persone 1,9 miliardi hanno accesso solo a servizi di base, mentre 580 milioni a servizi limitati; 616 milioni utilizzano strutture non migliorate e 494 milioni sono completamenti esposti all’aperto. Intanto 1,4 milioni di persone, molte delle quali bambini, muoiono ogni anno e 74 milioni avranno la vita accorciata da malattie legate alla scarsità di acqua e servizi igienici. 670 milioni non hanno strutture nemmeno per potersi lavate le mani. 

Davanti a questi dati, la ricaduta sul futuro del pianeta appare drammatica. Si legge nel rapporto dell’Onu: “Pur trovandosi a metà percorso stabilito dall’agenda 2030 sono stati rilevati progressi verso gli obiettivo di sviluppo sostenibile 6 in relazione all’acqua potabile e ai servizi igienici, solo approssimativi e insufficienti”. Per questo l’unica strada è la cooperazione tra i popoli, per la salvaguardia della sicurezza idrica, quella alimentare di sostegno alla salute.

L’Italia sempre più a secco

Nonostante le piogge lascino presagire una situazione più tranquilla, da Nord a Sud è già scattata l’emergenza per le riserve idriche. Motivo? L’abbondanza di acqua che molte regioni stanno registrando non viene capitalizzata in bacini così da creare riserva per il previsto ritorno di fenomeni climatici con forte aumento delle temperature. Il cambiamento climatico alternando momenti di siccità alle alluvioni, fa capire che la disponibilità di acqua non è così scontata nei prossimi mesi. Vale la pena ricordare che la siccità lo scorso anno ha costretto oltre 1350 comuni a limitare il consumo di acqua, ha causato danni all’agricoltura per 6 miliardi di euro e impegnato risorse per l’emergenza per oltre 55 milioni. Le alluvioni in Emilia Romagna del maggio 2023 e in Toscana a novembre sono costate 440 milioni di euro solo per gli interventi nella fase dell’emergenza. Si ripropone anche l’annoso problema della manutenzione.

Nelle grandi dighe italiane quasi 6,5 miliardi di metri cubi di acqua, fondamentali per gestire i mesi più caldi non vengono sfruttati proprio a causa della mancanza di manutenzione. Il dato emerge dal Libro Bianco 2024 “Valore Acqua per l’Italia” di The European House Ambrosetti che verrà presentato il 21 e il 22 marzo assieme al Blue Book di Fondazione Utilitatis e Utilitalia che raccoglie tuti i dati aggiornati sul servizio idrico integrato. Sono 532 i grandi invasi italiani la maggior parte dei quali sono in Lombardia, Sicilia e Sardegna: potenzialmente potrebbero raccogliere 13,8 miliardi di metri cubi d’acqua, invece mediamente perdono il 33 per cento della capienza. Motivo? Il volume dell’acqua si riduce a causa dei detriti che si accumulano nel fondale. Gli investimenti limitati e i tempi della burocrazia peggiorano i danni causati dal clima. 


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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