13 Marzo 2024

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    Tra 50 anni chiuso un impianto sci su 8 per mancanza di neve

    Dopo la pubblicazione del rapporto di Legambiente “Nevediversa” uno studio conferma che i giorni di innevamento annuale in tutte le principali regioni sciistiche del mondo diminuiranno drasticamente a causa dei cambiamenti climatici. Veronika Mitterwallner dell’Università di Bayreuth (Germania) e colleghi su PLOS ONE valutano che un impianto su 8 resterà completamente senza neve nel corso del secolo, in scenari di emissioni elevate.

    Nella loro ricerca Mitterwallner e colleghi sottolineano che tutte le destinazioni sciistiche più popolari subiscono gli impatti dei cambiamenti climatici, che includono la riduzione delle precipitazioni nevose ovunque nel mondo. Nonostante l’importanza sociale, economica ed ecologica dell’industria sciistica, premettono gli autori, esistono poche ricerche su come la distribuzione di queste zone sia influenzata dai cambiamenti climatici a livello globale. Gli studi esistenti sono su piccola scala e si concentrano su Europa, Nord America e Australia.

    Per questo i ricercatori tedeschi hanno esaminato l’impatto del cambiamento climatico sulla copertura nevosa naturale annuale in sette grandi regioni sciistiche: Alpi europee, Ande, Appalachi, Alpi australiane, Alpi giapponesi, Alpi meridionali (situate in Nuova Zelanda) e Montagne Rocciose. LEGGI TUTTO

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    City Vision: nel 2024 eventi in tutta Italia con la comunità al centro

    Riparte da Napoli il 2024 di City Vision, con la prima tappa di un percorso lungo un anno che attraverserà l’Italia per raccontare i migliori progetti di trasformazione intelligente dei territori. Il capoluogo partenopeo ospiterà il prossimo 15 marzo un tavolo di lavoro dal titolo ‘A che velocità va il futuro? Territori alla sfida della mobilità’. Le tappe successive toccheranno altre città del Nord, Centro e Sud, sempre con l’obiettivo di coinvolgere i rappresentanti delle pubbliche amministrazioni, le aziende più innovative, i ricercatori e gli innovatori al lavoro sui mille fronti della città intelligente: dalla digitalizzazione alla sostenibilità, dalla mobilità all’energia, dalle costruzioni ai servizi.

    “Il valore aggiunto di City Vision risiede proprio nella sua comunità – ha spiegato il direttore di City Vision Domenico Lanzilotta – Puntiamo a raccontare le trasformazioni in atto in tutta Italia, partendo soprattutto dai medi e piccoli Comuni, con un occhio attento in particolare alle periferie. I Comuni sono un punto nevralgico nel cambiamento del Paese e il nostro obiettivo è far circolare e conoscere le migliori pratiche per favorire la fioritura di nuovi progetti”.

    Il 21 e 22 ottobre a Padova gli Stati generali delle città intelligenti

    In calendario City Vision ha fissato l’appuntamento con gli Stati Generali delle città intelligenti, che alla quinta edizione raddoppiano con due giorni di eventi. L’appuntamento annuale di City Vision si terrà a Padova lunedì 21 e martedì 22 ottobre 2024. All’ultima edizione hanno partecipato oltre 150 speaker e 800 decision maker dal mondo della Pa e delle imprese. L’obiettivo dell’agenda in costruzione è proprio quello di valorizzare una comunità di città, imprese ed enti che sta modellando in meglio il nostro Paese. L’incontro si strutturerà con tavoli di lavoro e occasioni aperte al pubblico per conoscere lo stato dell’arte.

    City Vision non ha mai seguito il filone delle smart city, perché ha preferito concentrarsi sul concetto di città e territori intelligenti. La community – composta da oltre 4mila persone – ha raccolto le testimonianze di sindaci e sindache, assessori e assessore con l’obiettivo di migliorare la quotidianità dei cittadini. Con progetti di ogni tipo, dai più grandi ai più piccoli, ma sempre con un’attenzione all’impatto.

    Il City Vision Score e il White Paper

    Alcune di queste iniziative City Vision ha voluto riconoscerle con il Premio Buone Pratiche, assegnato all’ultima edizione degli Stati Generali delle città intelligenti. L’innovazione capillare e diffusa, quella realizzata dai Comuni virtuosi di tutta Italia, da Nord a Sud, spesso può passare inosservata ed è per questo che City Vision punta a dare evidenza delle migliori pratiche sul piano nazionale.

    Uno dei progetti che saranno portati avanti nel 2024 è il City Vision Score, l’iniziativa condotta in collaborazione con Prokalos, che misura con dati oggettivi il grado di “intelligenza” di tutti i Comuni italiani, suddivisi per popolazione e area geografica. Lo score si fonda su 30 indicatori che prendono in considerazione le 6 dimensioni della città intelligente: smart governance, economy, environment, living, mobility, people. Continua poi il lavoro sul White Paper, realizzato in collaborazione con Data Valley, e che sarà aggiornato con nuovi contributi da tutto il mondo per fotografare le città intelligenti in particolare dall’angolatura della data governance.

    Tecnologie e umanesimo

    Per le aziende e le startup City Vision continua a proporsi come facilitatore per l’incontro con la Pa che innova. L’Innovation District raggruppa molte di queste realtà imprenditoriali impegnate sui tanti verticali delle città del futuro, dalla sensoristica intelligente ai digital twin delle città passando per la transizione ecologica. Il racconto delle tecnologie mostra l’impegno e il contributo necessari a sostenere il cambiamento in corso nelle città.

    Per raccontare un Paese che cambia servono i dati, i software e le innovazioni. Ma anche le parole hanno un ruolo centrale, insieme alle persone. Ecco perché City Vision porterà nel roadshow 2024 “Essere città intelligenti”, un reading-spettacolo in cui l’attore Lorenzo Maragoni e il direttore di City Vision Domenico Lanzilotta condividono spunti, idee, visioni, ma anche racconti e poesie per mettere insieme uno sguardo scientifico, umanistico e imprenditoriale e immaginare insieme le città del futuro.

    City Vision è un progetto di Blum e Padova Hall in collaborazione con Volksbank, EAV, ANM, Open Fiber, Rubner. I community partner sono ANFoV, Data Valley, Entopan, Istituto EuropIA.it, indig communication, Innovation Hub South Europe, InnovUp, Living Future Europe, Milano Smart City Alliance, NAStartup, PA Social, Rete dei Comuni Sostenibili, Smart Communities Tech. Il progetto ha il patrocinio di ANCI, Istituto Nazionale di Urbanistica e Associazione nazionale degli urbanisti e dei pianificatori territoriali e ambientali.  LEGGI TUTTO

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    Oscurare il Sole per raffreddare la Terra? Potrebbe non essere una buona idea

    Mettere in orbita una sorta di ombrello che ripari la Terra dalle radiazioni solari, e quindi la raffreddi, presenta al momento più rischi che vantaggi. “È noto che potrebbe avere un impatto sulla biodiversità, sugli oceani e sullo strato di ozono atmosferico”, ha dichiarato al Financial Times Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Une, il programma ambientale delle Nazioni Unite. Il tema, assai controverso, della geoingegneria climatica (opere che potrebbero ridurre il riscaldamento a livello globale) è tornato d’attualità nelle settimane scorse. La prima mossa l’aveva fatta il governo svizzero, sostenuto dal Principato di Monaco, dal Senegal, dalla Guinea e dalla Georgia: in vista di una specifica conferenza Onu sul tema a Nairobi, Berna aveva chiesto creare il primo gruppo internazionale di esperti per “esaminare i rischi e le opportunità della gestione della radiazione solare (Srm)”, una serie di tecnologie in gran parte mai sperimentate prima, volte a oscurare il Sole. Il comitato sarebbe stato composto da esperti nominati dagli Stati membri del programma ambientale dell’Unep e da rappresentanti di organismi scientifici internazionali.

    Crisi climatica

    Raffreddare la Terra schermando il sole. La proposta sul tavolo Onu e dei governi

    di Matteo Marini

    10 Luglio 2023

    Le tecnologie in discussione mirano a ridurre la quantità di luce solare che raggiunge la superficie del Pianeta. Un risultato che potrebbe essere ottenuto, per esempio, pompando aerosol nell’alta atmosfera, oppure rendendo più bianche, e dunque più riflettenti, le nuvole. Chi sostiene queste opzioni, le ritiene un modo relativamente economico e veloce per contrastare il caldo estremo. Sul fronte opposto, chi dice che ridurrebbero solo temporaneamente l’impatto dell’aumento delle emissioni, senza affrontarne le cause profonde. Tanto che nel 2022 una lettera aperta firmata da più di 400 scienziati chiedeva un “accordo internazionale di non utilizzo” della geoingegneria solare. Vi si affermava inoltre che gli organismi delle Nazioni Unite, compreso l’Unep, “sono incapaci di garantire un controllo multilaterale equo ed efficace delle tecnologie di geoingegneria solare su scala planetaria”.

    E in effetti nella conferenza di Nairobi, svoltasi a fine febbraio, non si è trovato l’accordo su come le Nazioni Unite dovrebbero regolare le controverse tecniche di gestione della radiazione solare. La proposta svizzera non è passata per l’opposizione di un gruppo di Paesi africani che temono che possa legittimare metodi di cui non si conoscono le conseguenze nel medio-lungo periodo. Nazioni come il Kenya sostengono che qualsiasi accordo dovrebbe includere un un patto per non utilizzare le tecnologie in esame. Ma senza l’intesa resta in vigore lo status quo. La gestione della radiazione solare è attualmente legale nella maggior parte dei Paesi. Ma esiste di fatto una moratoria globale sulla geoingegneria – che include l’Srm – dal 2010, quando è stata concordata dai governi nell’ambito della Convenzione sulla diversità biologica, con eccezioni per studi di ricerca scientifica su piccola scala. Per esempio la start-up Make Sunsets ha inviato palloncini di zolfo in cielo negli Stati Uniti e in Messico dalla fine del 2022. E il governo britannico ha recentemente annunciato un programma di ricerca quinquennale sulla realizzazione di “analisi rischio-rischio” delle tecniche Srm.

    Lo studio

    Geoingegneria per salvare le calotte polari: così gli scienziati studiano come raffreddare il pianeta

    di Marco Tedesco

    05 Febbraio 2024

    Ed è proprio questo procedere in ordine sparso che ora preoccupa l’Onu. Per questo, Andersen a Nairobi ha sostenuto la proposta della Svizzera, nella speranza che potesse portare a discussioni più formali sui rischi ambientali della geoingegneria. Inoltre un recente rapporto dell’Unep ha riconosciuto le preoccupazioni sulla gestione “artificiale” della radiazione solare, ma la ha descritta come “l’unico approccio conosciuto che potrebbe essere utilizzato per raffreddare la Terra entro pochi anni”. Resta il fatto che l’atmosfera terrestre è un sistema destramente complesso, di cui è difficile prevedere l’evoluzione nel momento in cui si introduce una nuova variabile. Oscurare, anche solo parzialmente, il Sole, avrebbe certamente come conseguenza immediata il calo delle temperature. Ma quali sarebbero gli altri effetti collaterali?

    Ricerca

    Cos’è il Marine Cloud Brightening, la sfida della geoingegneria solare per raffreddare gli oceani

    di Federico Turrisi

    28 Febbraio 2024

    “Alcune metodiche di geoingegneria solare potrebbero certamente tenere a freno l’aumento di temperatura, ma stravolgerebbero completamente il ciclo globale dell’acqua”, risponde Antonello Pasini, fisico dell’atmosfera presso il Cnr, “con conseguenze gravissime su interi subcontinenti, in termini di siccità e desertificazione, ma anche di alluvioni, con relative inabitabilità e migrazioni forzate. Nel sistema complesso del clima noi umani abbiamo già acceso due ‘frecce’: quella della combustione dei fossili, che produce CO2, e la deforestazione e una agricoltura insostenibili che ne riducono l’assorbimento. Siamo fortunati che l’atmosfera stia reagendo molto gradualmente a questi nostri interventi, ma è molto rischioso accendere un’altra freccia come quella della geoingegneria solare. La cosa più opportuna sarebbe piuttosto diminuire il peso delle frecce che abbiamo già acceso”. LEGGI TUTTO

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    Bonus fotovoltaico: sconto fiscale del 50% per i pannelli solari

    Pannelli fotovoltaici con lo sconto fiscale del 50%. Il bonus è cumulabile anche con i contributi regionali erogati per gli stessi impianti, così che a conti fatti l’installazione può essere quasi gratis. Anche le batterie di accumulo possono usufruire degli incentivi sia per i nuovi che per gli impianti già in funzione. E il bonus spetta anche per l’aggiunta di altri pannelli per ampliare e rendere più efficienti i vecchi impianti.

    Fisco verde

    Condomini o villette: come ottenere gli incentivi per l’autoconsumo energetico

    di Antonella Donati

    06 Marzo 2024

    Nuovi pannelli con il bonus

    L’installazione di un impianto fotovoltaico è un intervento agevolato nell’ambito del bonus casa. E’ ammessa una spesa massima di 96.000 euro e una detrazione del 50% di qui fino a fine anno. Posso usufruire dell’incentivo solo i pannelli destinati al consumo domestico, quindi quelli al servizio della propria abitazione, con una potenza massima di 20KW. Si può trattare di prima o seconda casa, senza alcuna differenza. L’installazione può avvenire sia sul tetto che su una pertinenza, ad esempio sul box. Nella spesa agevolata rientrano non solo i costi per l’acquisto e la posa in opera dei pannelli, ma anche tutte le spese accessorie all’intervento, da quelle edilizie alle spese di tipo tecnico per la dichiarazione di conformità e messa a norma dell’impianto.

    Le agevolazioni per l’accumulo

    Il  limite di spesa ammesso alla detrazione è unico e vale sia per l’impianto sia per il sistema di accumulo, che costituisce una componente dell’impianto stesso. L’installazione di un sistema di batterie di accumulo dà diritto alla detrazione nel caso in cui essa sia contestuale o successiva a quella dell’impianto fotovoltaico, anche se questo è operativo da tempo. Il sistema si configura infatti come un elemento funzionalmente collegato all’impianto e in grado di migliorarne le potenzialità. Quindi anche chi avesse installato solo l’impianto in passato può aggiungere quest’anno un sistema di batterie per poter utilizzare anche di notte l’energia prodotta e ridurre la dipendenza dalla rete.

    Il revamping dei vecchi impianti

    Il bonus, poi, è riconosciuto anche per l’aggiunta di pannelli su un impianto già in funzione, o per la loro sostituzione con pannelli di nuova generazione più efficienti, il cosiddetto “revamping”. Nel caso degli impianti fotovoltaici, infatti, rientrano nell’ambito della manutenzione straordinaria tutti gli interventi di ampliamento effettuati tramite acquisto e posa in opera di pannelli aggiuntivi per ampliare la superficie, o, appunto, di sostituzione dei vecchi pannelli con altri con diverse caratteristiche. Di conseguenza il revamping dà diritto alla detrazione a pieno titolo.

    Fisco verde

    Bonus per l’isolamento termico della casa: efficienza energetica per tutte le stagioni

    di Antonella Donati

    14 Febbraio 2024

    Il cumulo con gli incentivi locali

    Infine anche per quest’anno, e fino al 31 dicembre 2026 sarà  possibile cumulare le detrazioni fiscali  con i contributi regionali erogati per la realizzazione dei nuovi impianti. Un po’ tutte le Regioni hanno lanciato o stanno lanciando bandi con contributi di questo tipo, che consentono di aver un rimborso immediato di parte della spesa sostenuta, non appena i pannelli entrano in funzione. Quindi per cui se si decide di affrontare questo tipo di spesa conviene anche verificare la presenza di bandi in corso. L’entità del rimborso regionale può variare in funzione della taglia dell’impianto, e possono anche essere previste agevolazioni solo per le prime case, o anche limitate ai soli contribuenti entro determinate fasce di ISEE, in ogni caso tutte le informazioni si trovano sui siti regionali.

    Impianti agevolati e tariffa incentivante

    E se non ci dovessero essere contributi è bene sapere che il bonus del 50% per i pannelli è cumulabile anche con la nuova tariffa incentivante prevista per i gruppi di l’autoconsmo nell’ambito del decreto Cer. Si potrà quindi contare anche su questa forma di incentivo per la produzione di energia da fotovoltaico. LEGGI TUTTO

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    Parte dalla Liguria la rivoluzione net zero per il trasporto via mare

    “Shaping Energy” (che vuol dire plasmare l’energia del futuro) è la startup cleantech dei container elettrici che svolge un ruolo fondamentale nell’ecosistema della navigazione marittima sostenibile. Il progetto ha vinto l’edizione 2023 della StartCUP Liguria, e la menzione speciale “Green&Blue” del Gruppo GEDI, media partner del Premio Nazionale Innovazione – PNI 2023, come miglior progetto di impresa ad impatto sul cambiamento climatico. Con 11 miliardi di tonnellate trasportate ogni anno su nave alimentate ad olio combustibile pesante (90% del commercio globale), il trasporto marittimo è oggi responsabile del 2,5%, 12% e 17% rispettivamente di CO2, NOx ed SOx. Per contrastare questo problema, già dal 2024 il sistema dello scambio delle emissioni ETS “Emission Trading System” sarà esteso dall’Unione Europea anche ai grandi mezzi navali, obbligando gli armatori a trovare soluzioni propulsive alternative rispetto al diesel tradizionale. Tra queste, la propulsione a batteria è oggi una delle tecnologie maggiormente considerate dagli esperti del settore, per un rapido time to market e costi abbattuti per via dell’espansione del mercato delle auto elettriche. LEGGI TUTTO