Agosto 2023

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    Scuola, caccia ai versamenti volontari delle famiglie. I presidi: “Solo così possiamo garantire un’istruzione di qualità”

    Schizza in alto il contributo volontario versato dalle famiglie italiane alle scuole superiori. Ma a versarlo sono sempre meno famiglie. E senza questa piccola, o grande, quota richiesta annualmente ai genitori, spiegano i presidi, non è possibile garantire un’istruzione di qualità. Non esattamente una situazione di partenza incoraggiante, sembrerebbe. Eppure le parole dei dirigenti scolastici […] LEGGI TUTTO

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    Andrea Delogu e la dislessia

    Sanihelp.it – «Non riuscivo a leggere fluentemente ad alta voce come tutti gli altri bambini […]. Di fronte a me le lettere del brano si confondevano, sparivano, si muovevano, si capovolgevano e nonostante cercassi di incasellarle nella giusta posizione, aiutata dal dito indice sempre puntato sulla pagina, mi si formavano piccoli blackout nella testa che mi portavano a saltare una o più parole senza neanche rendermene conto», così Andrea Delogu racconta, in una intervista a Ok salute e benessere, le sue prime problematiche scolastiche dovute alla dislessia, di cui però ancora non sapeva di soffrire. «Oltre ai problemi di lettura e di concentrazione avevo anche una pessima calligrafia, impiegavo più tempo del dovuto nella scrittura e manifestavo molte difficoltà con la memorizzazione».Gli anni della scuola non sono stati quindi facili per la conduttrice, alle prese con ansia, disagio e frustrazione oltre che problemi di rendimento. E allora ha imparato ad aggirare gli ostacoli con alcune strategie: «I colori mi hanno sempre aiutata a fare ordine tra le lettere e a trovare un filo logico nei testi, così ho iniziato a sottolineare, cerchiare, collegare le parole con gli evidenziatori, seguendo ovviamente una logica tutta mia» spiega, ricordando anche di aver potenziato la propria capacità di ascolto, di aver compreso come il muoversi fisicamente durante la lettura o un’interrogazione le dava più chance di farcela e, infine, di aver scoperto che leggere interpretando e recitando le risultava più facile. E ha trasformato il disturbo in un’opportunità, che l’ha portata dove è oggi: « Avendo difficoltà oggettive nella lettura e nella scrittura, ho sempre cercato di puntare su altre doti, come la capacità di intrattenere e di fare spettacolo. Lo facevo già ai tempi della scuola, anche per distogliere l’attenzione dai miei problemi».

    La diagnosi di dislessia è arrivata tardi, dopo i trent’anni, subito dopo aver cominciato un percorso di analisi: «Dopo un test di lettura a tempo, uno di comprensione del testo e un altro di dettatura, è arrivata la conferma dello psicologo. Ero (e sono) dislessica. Anche se sembra assurdo, ho provato una sensazione bellissima, quasi al limite dell’euforia. Finalmente avevo tra le mani la risposta che per anni avevo cercato invano» ha rivelato. «Successivamente mi sono sottoposta a tutti i test necessari per avere una diagnosi ufficiale e un certificato che lo dimostrasse. Dopo numerose prove di lettura con e senza tempo, scrittura con e senza disturbo (cioè scrivere facendo un’altra cosa contemporaneamente, ad esempio parlare), dettatura e logica, lo specialista ha diagnosticato una dislessia senza disortografia associata a lentezza nella lettura. Insomma, ero dislessica ma scrivevo correttamente, anche a costo di metterci più del dovuto nel farlo».

    Una volta ricevuta la diagnosi, attraverso l’Associazione italiana dislessia Andrea si è informata il più possibile, ha potuto contare su un supporto psicologico che ha definito «indispensabile» e ha conosciuto gli strumenti compensativi, dispositivi perlopiù digitali che sopperiscono alle difficoltà di lettura e scrittura e che usa ora quotidianamente. Ha anche cercato di sdoganare questo disturbo, senza farne mistero o girarci troppo intorno; e ha imparato a prendersi i suoi tempi, fregandosene del giudizio di chi non la conosce e non sa. LEGGI TUTTO

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    I tagli: una scure su salari e studenti. Partenza in salita

    La scure temuta sul mondo della scuola? Una su tutte: il mancato rinnovo del contratto. Quei 124 euro mensili lordi che il ministro Giuseppe Valditara ha faticosamente portato a casa per il triennio 2019-21, non bastano più. Le attese, in tempi in cui l’inflazione ha eroso gli stipendi, sono alte. Ed è sui salari che gli insegnanti e, ovviamente, i sindacati, tremano dall’indomani dell’uscita del ministro Giancarlo Giorgetti, che tiene i cordoni della borsa: «Sarà una legge di bilancio complicata, non si può fare tutto».

    Molti docenti rinunciano a partire: “Costretti a restare precari ma a casa”

    Affitti troppo cari al Nord: i prof rifiutano il posto fisso

    di Ilaria Venturi

    23 Agosto 2023

    Le richieste di Valditara
    Sulla scuola il titolare dell’Economia non ha fatto previsioni di tagli, mentre già ci sono per la sanità. Sul tavolo ci sono le richieste che il collega Valditara ha messo nero su bianco e per le quali si batterà. Un elenco che tiene dentro l’artiglieria pesante: il contratto per il triennio 2022-24 e la partita complicata degli organici. La scuola ripartirà a settembre, di nuovo, con più di 200 mila precari, stimano i sindacati. E i supplenti, si calcola 117 mila, saranno in particolare sul sostegno, a svantaggio della parte più fragile degli studenti. Poi ci sono i soldi per i docenti tutor, una delle riforme bandiera del ministro all’Istruzione e al Merito. Trovati i 150 milioni per farli partire nelle quarte e quinte di licei e istituti superiori ce ne vorranno almeno il triplo per estenderli alle altre classi.

    Corsa contro il tempo per trovare docenti di ruolo: ne mancano oltre 14mila

    di Salvo Intravaia

    28 Luglio 2023

    Gli interventi nel Mezzogiorno
    L’elenco è lungo, Viale Trastevere batte cassa con almeno una ventina di voci da esaudire. E tra queste anche i soldi per aumentare gli ispettori e gli investimenti contro la dispersione scolastica, in particolare per finanziare il piano Agenda Sud che prevede interventi mirati nelle scuole del Mezzogiorno. Un libro dei sogni? Valditara si è incontrato con Giorgetti a luglio e si limita a dire: «Ho trovato grande disponibilità e sensibilità». Ma già ad agosto lo scenario è quello di una manovra tra i 25-30 miliardi, chi dice anche oltre.
    Il rinnovo del contratto
    «Trovo incredibile che si scopra adesso che serve una manovra di questa entità», osserva Gianna Fracassi, segretaria della Flc-Cgil. E attacca: «Le dichiarazioni del ministro Giorgetti sono preoccupanti, per quanto ci riguarda nella legge di bilancio ci devono essere risorse per un contratto già scaduto da un anno e mezzo e che deve rispondere dell’erosione degli stipendi negli ultimi 18 mesi. Per noi è imprescindibile mettere queste risorse». Insomma, i sindacati già si agitano e pure il mondo della scuola vede nero, abituato com’è ad essere trattato da Cenerentola. «Prendiamo atto delle difficoltà che il governo sta prospettando», dichiara la segretaria della Cisl scuola Ivana Barbacci, mettendo bene in chiaro che il rinnovo del contratto deve essere una priorità.

    Scuola, assunzioni nuovi presidi: maggioranza al Nord e il Sud rimane scoperto

    di Salvo Intravaia

    08 Agosto 2023

    Investire nella scuola
    «Ci aspettiamo che si investa nella scuola e nella valorizzazione del personale», insiste. Il contratto firmato a luglio per il comparto Istruzione, Università e Ricerca ha pesato per 2 miliardi. «La categoria si aspetta risorse adeguate», insistono i sindacati, perché pesa sempre di più l’impoverimento anche per la classe dei docenti e lo si è già visto nelle rinunce alla cattedra di ruolo da parte di chi vive al Sud perché impossibilitato a sostenere le spese di un trasferimento al Centro Nord. «Altro che tagli, ci vogliono investimenti sulla scuola», dice Rino Di Meglio della Gilda. «In legge di bilancio abbiamo chiesto più di un miliardo per scuola e università, almeno 300 milioni servono per garantire l’organico aggiuntivo per il Pnrr approvato solo per tre mesi sino a dicembre. Altri 400 milioni servono per tutelare chi lavora lontano dalla propria città», spiega Marcello Pacifico di Anief, Insomma la partita è aperta. E sarà complicata. LEGGI TUTTO

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    Tumore al seno, nuova promettente combinazione di farmaci

    Sanihelp.it – L’azienda biotecnologica americana Seagen, impegnata nello sviluppo di terapie innovative contro il cancro, ha annunciato buoni risultati in uno studio di fase III per la sua molecola tucatinib (Tukysa) in combinazione con trastuzumab emtansine, un anticorpo-farmaco mirato anti HER2. Questa associazione ha raggiunto l’endpoint primario di sopravvivenza libera da progressione in pazienti con carcinoma mammario HER-2 positivo metastatico, precedentemente trattato con taxano e trastuzumab. Lo studio di fase III arruola centinaia o migliaia di pazienti, allo scopo di stabilire l’efficacia del farmaco, se offre qualche beneficio in più rispetto a quelli già in commercio e il rapporto rischio/beneficio.

    «Siamo incoraggiati da questi risultati per tucatinib in combinazione con Kadcyla (trastuzumab emtansine) nel carcinoma mammario HER2-positivo metastatico, anche nei pazienti con metastasi cerebrali», ha spiegato Roger Dansey, President of Research and Development and Chief Medical Officer di Seagen «Abbiamo in programma di presentare i dati a un prossimo meeting di medici e discutere i risultati con la FDA (Food and Drug Administration, l’agenzia governativa degli Stati Uniti responsabile della protezione della salute pubblica)».
    Tucatinib è un inibitore dell’enzima tirosin-chinasi, che agisce inibendo la fosforilazione di HER2 e HER3, un biomarcatore consolidato di esito negativo nei tumori gastrici, della mammella e del colon, cosa che porta a un’azione antitumorale nelle cellule tumorali che esprimono HER-2. Il farmaco ha già ricevuto l’approvazione della FDA e dell’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) per il trattamento del carcinoma mammario HER-2-positivo in pazienti che abbiano già ricevuto in precedenza un trattamento con anti HER2.

    Ora si ripongono molte speranze in questa associazione. LEGGI TUTTO

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    Pietra di luna, come viene usata e perché

    Sanihelp.it – Si chiama Pietra di Luna ma il suo nome specifico sarebbe quello di adularia.

    È un cristallo trasparente di origine lavica molto utilizzato nella cristalloterapia per le sue caratteristiche.
    Vediamo quali sono e in che modo viene impiegata.

    Come riconoscere la Pietra di Luna

    Questa pietra è sì trasparente, ma ha anche dei riflessi che, però, non sono da confondere con quelli labradorite bianca, che è molto più variopinta.
    È una pietra economica, ed è per questo motivo che non sarà necessario pagare molto per poterla acquistare e utilizzare anche in autonomia.
    Gli impieghi della Pietra di Luna
    Nella cristalloterapia la Pietra di Luna viene usata soprattutto per le energie femminili.
    È collegata all’elemento acqua e al secondo Chakra, quello che si lega sempre agli organi riproduttivi.
    Ecco perché la si potrà impiegare per riequilibrare sia il chakra sia le funzioni collegate, portando armonia a livello dei cicli mestruali ma anche a livello emotivo.
    Per poterla utilizzare si potrà applicare direttamente sull’area da trattare, ad esempio sulla parte inferiore dell’addome, oppure si potrà portare con sé, in una collana o incastonata in un altro gioiello. LEGGI TUTTO

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    Pillola universale contro tutti i tipi di tumore?

    Sanihelp.it – I ricercatori del City Hope di Los Angeles hanno pubblicato sulla rivista Cell Chemical Biology i risultati di un loro studio su un farmaco, chiamato AOH1996, che sembrerebbe efficace nel bloccare la crescita di diversi tipi di tumore.Il meccanismo d’azione si basa sull’interazione con una proteina chiave chiamata PCNA(Proliferating Cell Nuclear Antigen), fondamentale per la replicazione del DNA delle cellule. AOH1996 agisce su una isoforma specifica di PCNA, presente solo nelle cellule tumorali, provocando la rottura del DNA e conseguentemente la morte della cellula tumorale. 
    La sperimentazione è stata eseguita su 70 diverse cellule tumorali, tra cui quelle del cancro al seno, prostata, cervello, ovaie, collo dell’utero, pelle e polmoni. Il farmaco è anche in grado di potenziare la chemioterapia.
    Attualmente è in atto la prima fase di sperimentazione clinica sull’uomo, detta fase 1, durante la quale il farmaco sarà somministrato a 8 pazienti, in dosi crescenti per valutarne la sicurezza e la dose massima tollerata.
    A questa fase seguirà la fase 2, durante la quale AOH1996 verrà somministrato a un gruppo più vasto di persone allo scopo di valutarne l’efficacia nella terapia dei tumori. 
    Nella fase 3, che si rivolge a molti più pazienti, infine, si valutano gli effetti del farmaco sui sintomi, sulla qualità della vita, sulla sopravvivenza, e viene fatto un confronto con i trattamenti standard esistenti, per capire se offra qualche vantaggio in confronto a questi.
    Tenendo presente che in diversi casi farmaci che si erano dimostrati promettenti nella fase 2 non hanno poi superato la fase 3, se anche andasse tutto liscio il percorso è ancora lungo. 
    È necessario infatti che l’azienda produttrice richieda l’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) alle Autorità regolatorie, come FDA negli Stati Uniti, EMA in Europa e AIFA in Italia, che potrà richiedere anche 10 anni.
    Per cui, sì alla speranza, no alle false aspettative. LEGGI TUTTO

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    Fumaria, le caratteristiche e gli utilizzi della pianta

    Sanihelp.it – Un nome interessante per una pianta considerata infestante.La Fumaria, infatti, è una pianta comune, e forse per questo poco considerata da chi voglia utilzizare dei rimedi naturali.
    Eppure, è un ottimo vegetale soprattutto per chi abbia la necessità di aiutare il corpo nei processi di depurazione naturali.
    Vediamo, quindi, le caratteristiche della fumaria e i disturbi che si possono trattare con il suo impiego.
    Le proprietà della fumaria
    Questa pianta, della quale si utilizzano soprattutto le parti aeree, è ottima per le sue proprietà di regolazione del flusso biliare, disintossicanti e depuranti.
    Viene, per questo, spesso impiegata in coloro che debbano depurare il corpo, magari dopo l’uso massiccio di alcuni farmaci o un periodo di abuso di cibo e altre sostanze intossicanti.
    Per quali disturbi si impiega
    Come si può immaginare, la fumaria si può utilizzare per coloro che vogliano depurare il corpo, ma anche per chi soffra di disturbi digestivi e di digestione lenta.
    Anche per i problemi di acne, e quelli della pelle in generale, sarà un’ottima pianta.
    Si potrà assumere sia sotto forma di tisana, sia, per un effetto più incisivo, come estratto secco oppure idroalcolico.
    Le controindicazioni
    La fumaria è in genere una pianta molto ben tollerata, ma dovrà esserne evitato l’impiego in gravidanza e anche nel caso in cui si assumano farmaci per la riduzione della pressione sanguigna oppure sedativi.
    Infatti, il suo impiego può amplificare l’effetto di questi farmaci. LEGGI TUTTO

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    Università, Sapienza prima tra le italiane nella classifica mondiale

    La Sapienza si conferma in vetta alla classifica Academic Ranking of World Universities, curata dall’organizzazione indipendente Shanghai Ranking Consultancy, collocandosi come primo e unico ateneo italiano nella fascia 101-150, ovvero tra le prime 150 università top al mondo.
    A livello globale, il primo posto della classifica è occupato da 20 anni dall’Università di Harvard, mentre la Stanford University e il MIT detengono rispettivamente la seconda e la terza posizione.
    L’Università di Milano, di Padova e di Pisa si pongono – nella classifica italiana – pari merito subito dopo la Sapienza ma tutte ben dopo le prime 150. Seguono il Politecnico di Milano, l’Università di Bologna e la Federico II di Napoli, tutte e tre nella stessa fascia di valutazione.
    Arwu considera le migliori 1000 università mondiali su 2500 censite e circa 18.000 stimate al mondo. I parametri di valutazione sono 6: i premi Nobel e le medaglie Fields di ex studenti (10%) o di ricercatori della singola università (20%), il numero di ricercatori altamente citati secondo Clarivate Analytics (20%), le pubblicazioni su Nature e Science (20%), le citazioni di pubblicazioni tecnologico-sociali (20%). Questi parametri sono poi correlati con lo staff accademico, dando un ulteriore parametro di produttività pro-capite (10%).
    “Ancora una volta il risultato conferma il prestigio della Sapienza a livello internazionale. Anche se le università anglosassoni detengono il primato nella classifica, grazie anche alle maggiori risorse di cui dispongono, il nostro Ateneo tra i primi 150 al mondo, esprime eccellenze in tutti i campi, coniugando una capacità formativa interdisciplinare con una qualità della ricerca e dell’innovazione unica nel panorama mondiale”, commenta la rettrice de La Sapienza, Antonella Polimeni.
    Il 2023 è stato un anno di grandi risultati per la Sapienza sotto il profilo del piazzamento nei ranking internazionali. La classifica 2023 per ambiti disciplinari dell’agenzia QS, pubblicata il 22 marzo 2023, ha nuovamente collocato la Sapienza al 1° posto a livello mondiale in Classics & Ancient History, con altri due primati italiani nelle aree tematiche Arts & Humanities” e “Natural Sciences”, rispettivamente al 41° e 44° posto mondiale. La Sapienza è l’unica università italiana a vantare un primo posto assoluto a livello internazionale.
    Anche la classifica generale QS World University Rankings, resa pubblica il 27 giugno 2023, ha premiato la Sapienza, collocandola al 134° posto nel mondo, il miglior risultato mai ottenuto dall’Ateneo in questo ranking, corrispondente al 2° posto assoluto in Italia dopo il Politecnico di Milano (123°). La Sapienza si è quindi posizionata al top delle università generaliste, seguita al terzo posto nella graduatoria dall’Università di Bologna (154°). La Sapienza si è inoltre confermata al primo posto in Italia nel ranking Cwur (Center for World University Rankings) uscita il 10 maggio 2023, posizionandosi 116esima a livello globale. LEGGI TUTTO