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Per gli scienziati l’ulivo più vecchio al mondo è in Libano

Le notizie che carambolano tra i media, come quella appena pubblicata sulle colonne del New York Times, su ulivi che avrebbero oltre mille anni di età, ripropongono il tema della datazione accurata della storia degli alberi. Secondo J. Julio Camarero, dendrocronologo presso l’Istituto Pirenaico di Ecologia di Saragozza, in Spagna, il più antico ulivo del mondo è un grande esemplare già noto agli appassionati, che radica da lungo tempo in un villaggio del Libano settentrionale, per la precisione a Bshaaleh

Il professor Camarero vicino a uno degli ulivi libanesi esaminati 

La dendrocronologia è quella branca della ricerca scientifica applicata allo studio dell’età degli alberi, mediante estrazione di campioni di legname di modo da ricostruire la storia parziale o complessiva di un albero, e dunque ricavarne l’età esatta (fatto molto raro), o probabile (la soluzione più ricorrente). Per alcuni alberi l’esito è facilitato dall’estrazione di carotaggi lineari, integri, che ci consentono di numerare tutti o la maggior parte degli anelli di crescita e dunque l’età. Ma in molti casi l’estrazione non è perseguibile, ad esempio quando l’albero è cavo, o rimane soltanto una parte minoritaria del tronco.

I vecchi ulivi che abbiamo in varie regioni d’Italia di dimensione variabile tra i 7, gli 8 o anche i 10 metri di circonferenza, sono tutti cavi. E dunque per stabilirne l’età si estrapolano campioni possibilmente dai tronchi e dalle radici, in modo da veder quali esiti emergono sottoponendoli ad analisi al carbonio radioattivo. Lo stesso processo viene applicato per i maggiori castagni che sono tutti scolpiti e non pochi ciclopicamente cavi. 

In Italia l’albero più vetusto sottoposto a esame è stato il pino loricato del Pollino noto come Italus, al mondo da almeno 1230 anni. Ma anche certi ulivi, come l’ulivo della Strega a Magliano in Toscana, in provincia di Grosseto, sarebbe stato studiato alle radici dando addirittura un’età possibile di 3000 anni. Tuttavia, come in tutte le cose si assiste ad una curiosa competizione tra proprietari e ricercatori, motivati dalla legittima ambizione di individuare il nuovo esemplare record. Manca purtroppo un progetto globale che andrebbe condotto su larga scala mettendo insieme atenei, ministero dell’agricoltura e carabinieri forestali. Prima o poi si riuscirà.

Persone

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La misura dell'”ulivodonte” libanese attesta un tronco pari a 14 piedi di diametro, ovvero 4,2 metri nostrani, e se la matematica non è un’opinione la circonferenza è uguale al diametro x pi greco, ovvero 3,14 x 4,2 = 13,188 metri. Nel vasto ventre terrestre del Mediterraneo sono segnalati numerosi olivi e olivastri di grande dimensione. Anche nella Piana degli ulivi monumentali dei comuni di Ostuni, Carovigno, Fasano e Monopoli, ve ne sono molti ancora da documentare a dovere che potrebbero anche sopravanzare in misura.

Poco importa, comunque, poiché l’età non è come detto, per forza proporzionale alla grandezza. Nel tempo forse avremo a disposizione campionamenti ben piu uniformi e diffusi per capire quali età abbiano realisticamente questi titani del tempo, abbandonando l’attuale epoca di stime sentimentali, sensazionali e strappatitoli. Si da per certo che l’olivastro maggiore di Luras in Sardegna abbia un’età compresa tra i 2000 e i 3000 anni ma perché nessuno lo analizza? Stesso discorso per i più vasti ulivi spagnoli in Andalusia – non a caso si parla di olive grove landscapes – o per il celebre olivo dell’isola di Creta, una trottola in lentissimo movimento, o la Olivera de Can Dei a Mallorca, considerato millenario. 

Una curiosità: non tutti i lettori sanno che esiste una “categoria” tutta inventata di piante dette Alberi di Noè, poiché si crede che siano nati da piante o rami conservati dal caro Noè biblico nella famosa arca che avrebbe salvato molte forme di vita al tempo del diluvio universale. Non è spassoso che ancora qualcuno possa credere a questi racconti? 


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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