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La menopausa allunga la vita ai cetacei: così balene e orche si occupano dei cuccioli

Le specie di cetacei che sperimentano la menopausa hanno aspettative di vita più lunghe rispetto alle altre. Fino a 40 anni in più delle balene di dimensioni simili. E possono così occuparsi e prendersi cura della famiglia allargata, in particolare figli e nipoti. Arrivano da uno studio degli  scienziati dell’Università di Exeter, dell’Università di York e dal Center for Whale Research, appena pubblicato sulla rivista Nature con il titolo The evolution of menopause in toothed Whales, nuove risposte su quello che resta ancora, per certi versi, un grande enigma biologico.

Nella quasi totalità delle specie, infatti, le femmine continuano a produrre uova per tutta la vita. L’obiettivo? Massimizzare il loro successo riproduttivo. Un modello che ha senso, chiaramente, in termini di selezione naturale: più prole una femmina riesce a generare e allevare con successo nel corso della sua vita, più copie dei suoi geni vengono potenzialmente trasmesse alle generazioni future.

Non accade, com’è noto, nell’uomo. Ma anche negli scimpanzè, dove la popolazione femminile vive a lungo oltre l’età riproduttiva, come dimostrato da una lunga ricerca sulla comunità di scimpanzé Ngogo, che vive in un’area particolarmente isolata nel Parco nazionale di Kibale, in Uganda. E, come ribadisce l’ultimo studio, anche per gli esemplari femminili di cinque taxa di odontoceti: globicefali, narvali, beluga, pseudorche e orche condividono singolarmente questa condizione del ciclo di vita con l’essere umano, malgrado una separazione di 90 milioni di anni di evoluzione indipendente.

“La domanda su come si sia evoluta la menopausa affascina da sempre gli scienziati”, spiega Sam Ellis, autore principale dello studio e biologo all’Università di Exeter. “Anche perché sono pochissime le specie, tra le oltre cinquemila di mammiferi, che attraversano questa condizione” aggiunge. 

Così diverse, così simili a noi

È analizzando le dimensioni, la vita media, il numero di piccoli generati e la durata della fertilità di 32 specie di cetacei odontoceti spiaggiati, che i ricercatori hanno, in sintesi, trovato evidenze di menopausa nelle cinque specie in questione”. Stabilendo, per esempio, che femmine di orca si riproducano generalmente solo fino a circa 40 anni, ma vivano fino all’età di 80-90 anni. Metà del loro percorso di vita, quindi, non è legato a finalità riproduttive.

“L’evoluzione della menopausa – sostiene con forza Darren Croft, che ha co-firmato l’articolato – può essere avvenuta solo in circostanze molto specifiche. Il requisito è che le femmine trascorrano la vita a stretto contatto con la prole, e abbiano così la possibilità di migliorare le chances di sopravvivenza della famiglia. Estendendo le nostre ricerche a più specie abbiamo scoperto che la menopausa si è evoluta per consentire un’estensione della durata della vita femminile oltre gli anni riproduttivi, in modo da favorire l’accudimento dei figli e dei nipoti. E per noi umani condividere un tratto così intimo e particolare con un gruppo tassonomico decisamente distante dalla nostra specie è senz’altro affascinante”.

La ricerca, sostenuta con i fondi del Leverhulme Trust e dal Natural Environment Research Council (NERC), intriga anche i cetologi italiani. “Pur non fornendo prove conclusive sul perché la menopausa si sia evoluta, i risultati di questo studio appena pubblicato sono notevoli e sicuramente interessanti nel parallelo con la specie umana”, annuisce Daniela Silvia Pace, docente di Ecologia e Acustica dei Mammiferi Marini, Dipartimento di Biologia Ambientale, Sapienza Università di Roma.

“Da minaccia per le figlie a risorsa per le discendenti”

Vivere abbastanza a lungo senza riprodursi consente dunque alle femmine di occuparsi della “famiglia allargata”, cioè di diventare nonne o bisnonne, in modo da potersi prendere cura delle loro famiglie condividendo il cibo o facendo da baby-sitter. “In sostanza, la menopausa farebbe sì che le femmine aumentino le loro opportunità di aiuto intergenerazionale, senza aumentare la sovrapposizione riproduttiva con le loro figlie”, annota Daniela Silvia Pace. Interessante. Del resto, quando madri e figlie dello stesso gruppo cercano di riprodursi contemporaneamente tende a verificarsi, in natura, un potenziale conflitto per le risorse: entrambe devono dare la priorità alle risorse per la propria prole. “E la situazione si aggraverebbe se le femmine si riproducessero più a lungo. – aggiunge la cetologa – Smettendo di riprodursi, le femmine riducono al minimo questo conflitto”.E non finisce qui. Lo studio ipotizza che una struttura sociale in cui le femmine siano a stretto contatto con la loro prole e i loro nipoti – circostanza che non accade in tutte le specie animali – e dove ci sia l’opportunità di favorire le possibilità di sopravvivenza della famiglia (per esempio utilizzando le conoscenze delle “nonne” per guidare il gruppo alla ricerca di cibo quando questo scarseggia) – favorisca l’affermarsi della menopausa e, dunque, di una prolungata fase post-riproduttiva.

“E in effetti l’esperienza di vita delle femmine post-riproduttive sarebbe cruciale per affrontare le sfide ambientali in tempi di difficoltà – spiega Pace – come si osserva, per esempio, nelle società umane durante i periodi di conflitto sociale, quando le persone si rivolgono agli anziani della loro comunità che hanno dalla loro caratteristiche come l’esperienza e la conoscenza. E come osserviamo da tempo nell’etologia dei cetacei odontoceti”.

E i maschi? L’aspettativa di vita inferiore in media di 40 anni con le femmine di orca disegna, per loro, percorsi etologi differenti: vivono di meno, ma continuano a riprodursi fino alla fine della loro vita non rimanendo nello stesso gruppo sociale dei loro figli o nipoti. “Nelle orche, i maschi che non hanno quindi l’opportunità di fornire aiuto fino a tarda età ai loro parenti più stretti, sembrerebbero selezionati dall’evoluzione per offrire e garantire invece una continua possibilità di riproduzione”, annota la biologa. Ma perché allora la disparità di aspettativa di vita che contraddistingue i maschi e le femmine di orche non si verifica nell’essere umano? “Per ora – spiegano i ricercatori autori dello studio, che non intendono fermarsi – i nostri risultati mostrano che gli esseri umani e gli odontoceti mostrano cicli di vita sorprendentemente convergenti: proprio come negli esseri umani, la menopausa negli odontoceti si è evoluta per selezione per aumentare la durata complessiva della vita, senza che per questo sia estesa anche la durata della capacità riproduttiva“.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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