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In Emilia-Romagna chilometri di alberi per difendere la biodiversità

Nel cuore dell’inquinatissima Pianura Padana c’è un luogo dove la speranza per un futuro più sano è davvero verde, come le migliaia di chiome che lì stanno crescendo. A Parma, durante la pandemia di Covid-19 del 2020, a un gruppo di persone è venuta un’idea: perché non piantare alberi lungo gli undici chilometri che costeggiano il tratto autostradale cittadino, in modo da offrire mitigazione e una ulteriore chance ai servizi ecosistemici della città? Quella sfida, inizialmente pensata solo per un breve tratto, è però andata ben oltre: con la nascita del Consorzio Forestale KilometroVerdeParma nel maggio 2020 è iniziato l’obiettivo di creare boschi perenni in tutto il territorio di Parma e provincia.

Faggi, tigli, castagni, carpini e alberi da frutto presi dai vivai forestali regionali e piantati ovunque ci siano terreni, pubblici o privati, liberi e disponibili a dare una nuova spinta verde a quest’area dell’Emilia-Romagna.In meno di quattro anni sono così già stati piantati 76mila alberi con l’ambizioso obiettivo di arrivare a 100mila nel 2025. “Siamo in linea con gli intenti – racconta Loredana Casoria, segretaria generale del Consorzio forestale – e molto orgogliosi di quanto siamo riusciti a fare finora. Direi che siamo andati ben oltre quello che avevamo immaginato all’inizio”.

All’inizio del percorso l’idea era partita da Chiesi Farmaceutica e Davines, due aziende che hanno le loro sedi proprio vicino all’autostrada. Poi, impresa dopo impresa e con un’enorme partecipazione anche di singoli cittadini, associazioni ambientaliste (tra cui WWF e Legambiente) e università, alla fine i soci di questa no profit sono diventati addirittura 106. “Ci siamo evoluti assumendo una caratteristica trasversale nei nostri interventi: non solo riforestazione, ma anche progetti di educazione ambientale, come WeTree, che ha coinvolto 6400 studenti delle scuole, così come la partecipazione a studi scientifici insieme all’Università di Parma e la Cattolica di Piacenza. La missione è creare aree verdi, non solo però per favorire l’assorbimento di CO2, ma anche per aumentare biodiversità, contrastare la crisi del clima, migliorare la vita delle persone. Nella nostra scelta c’è infatti anche una missione sociale: passare del tempo nei boschi significa poter aiutare il benessere fisico e mentale dei cittadini” spiega Casoria.

Nelle linee guida del progetto viene specificata la scelta delle piante che sono state piantate: da una parte, ovviamente, piante autoctone, dall’altra anche la volontà di creare “boschi misti” capaci di offrire benefici agli insetti impollinatori e “agli occhi delle persone”, dato che hanno un effetto paesaggistico e visivo più bello. “Ci sono anche tanti arbusti che forniscono le bacche alla fauna locale. E in tutti i nostri boschi, dotati di impianti di irrigazione, cerchiamo di mettere a dimora piante che hanno circa 3-4 anni di vita e sono alte tra uno e due metri. Per i primi cinque anni dalla piantumazione ci prendiamo cura di loro e controlliamo il funzionamento dell’ala gocciolante, poi queste piccole foreste faranno da sole“.

Nel terreno del quartiere Parma Mia messo a disposizione dal Comune è stato realizzato un bosco di oltre mille alberi, con il contributo dei cittadini tramite raccolta fondi, e ora le prime piante “alte” sono già ben visibili. In altri terreni, dal cacomela ai ciliegi, si stanno ripristinando varietà antiche tipiche di questo angolo di Emilia.

In un mondo dove molte realtà scelgono di compensare le loro emissioni attraverso la piantumazione, non andando però effettivamente a diminuire la quantità di gas serra immessi in atmosfera, la scelta di KilometroVerdeParma è quella di “una attenzione a chi si vuole unire al nostro percorso: il Consiglio ad esempio non approva soci che non hanno elevati standard di sostenibilità e al nostro interno ci sono associazioni ambientaliste che osservano e garantiscono proprio il nostro operato”.

Cosciente del fatto che piantare nuovi alberi non risolverà il grave problema dell’inquinamento in Pianura Padana, il Consorzio punta soprattutto a “sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza del verde, anche a livello sociale” e creare un modello “replicabile da altre realtà nel nostro Paese”, spiega Casoria. Replica in realtà già avvenuta, dato che la no profit ha messo radici a pochi chilometri di distanza: “A Modena è appena nata una realtà simile, che abbiamo accompagnato nel percorso, e siamo molto felici di questo”. Infine, oltre a dar vita a un grande movimento di boschi urbani, per il futuro “vorremmo piantare un albero per ogni abitante” di Parma. Quasi 200mila.

La regione in sintesi

  • Emissioni Gli assorbimenti forestali sono in linea con la media nazionale, mentre le emissioni di gas serra sono più alte, in parte perché è una delle regioni più industrializzate d’Italia
  • Energia Ha un mix energetico in linea con la media nazionale in termini di distribuzione delle fonti, ma è una delle regioni con i più alti consumi di energia finale pro capite in Italia
  • Rinnovabili Va bene sui nuovi impianti rinnovabili, sia in termini di MW installati che di CER attivate nel 2022, anche se la quota di consumi soddisfatti da rinnovabili è ancora inferiore alla media
  • Trasporti Buoni sia il tasso di motorizzazione che la media di passeggeri del TPL; la quota di auto elettriche è in linea con la media ma le emissioni del settore sono alte
  • Edifici La quota di edifici in classe A (9%) è in linea con la media nazionale, mentre l’efficienza dei consumi degli edifici è inferiore alla media e il tasso di elettrificazione ancora molto basso
  • Industria In rapporto al valore aggiunto le emissioni del settore sono più basse della media nazionale, come il tasso di elettrificazione mentre i consumi di energia sono più alti
  • Agricoltura Le emissioni agricole in rapporto alla popolazione sono superiori alla media, come il numero di bovini allevati e l’uso di fertilizzanti. In linea la quota di biologico
  • Vulnerabilità Eventi estremi e tasso di consumo di suolo sono in linea con la media, mentre la quota di popolazione esposta al rischio alluvione (61%) è la più alta in Italia; bene la rete idrica

Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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