in

Il Piano nazionale sul clima arriverà in Parlamento

Il nuovo Piano nazionale energia e clima (Pniec) sarà esaminato dal Parlamento. L’impegno lo ha preso Matteo Rotelli, presidente della commissione Ambiente della Camera, nel corso di un convegno dedicato al Pniec e a come trasformarlo da una mera dichiarazione di intenti a un vero strumento operativo, capace di portare l’Italia a centrare gli obiettivi di decarbonizzazione fissati in ambito europeo e internazionale. L’incontro, svoltosi a Montecitorio, è stato organizzato da Ecco, il think tank italiano per il clima, e fortemente voluto dal vicepresidente della Camera (ed ex ministro dell’Ambiente) Sergio Costa.

Il Pniec 2023, nella sua prima stesura, è stato inviato alla Commissione europea lo scorso luglio. Il Piano, secondo la valutazione di Bruxelles, pone l’accento sul ‘cosa’ fare (per centrare entro il 2030 il taglio del 55% delle emissioni di gas serra), senza individuare una strategia per la sua realizzazione concreta, ovvero il ‘come’. Per questo il Pniec è tornato indietro ed è ora sottoposto a una revisione da parte del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, che ha aperto una nuova consultazione tra gli stakeholder. E però, secondo Costa, “il Piano deve uscire della stanze ministeriali per approdare in quelle parlamentari”. Solo così, è il ragionamento del vicepresidente della Camera, la pianificazione decennale di politica energetica e climatica avrà il sostegno politico e finanziario necessari per essere trasformato in realtà: “Non c’è ministro che abbia spalle abbastanza larghe per sostenere da solo un progetto di questa portata”, ha detto Costa.

Le idee

Per l’Ue l’Italia non punta abbastanza sulla decarbonizzazione

22 Dicembre 2023

Gli analisti di Ecco, da parte loro, hanno sottolineato come sia emersa in maniera evidente l’importanza della governance del Piano: sarebbe importante per il Pniec un passaggio parlamentare e successivamente “una collocazione nell’ordinamento giuridico incardinato ai più alti livelli decisionali, come può essere una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess)”. Matteo Leonardi, direttore e cofondatore di Ecco, ha chiesto a tutte le forze politiche di prendere impegni precisi e di dissipare una volta per tutte il dubbio che ci sia ancora qualcuno pronto a negare l’urgenza della decarbonizzazione e di serie politiche climatiche: “Spero si possa smettere di considerare ‘se’ agire, e si sia passati a discutere del ‘come’ farlo”.

Da questo punto di vista le deputate e i deputati intervenuti sono stati rassicuranti: non ci sono più negazionisti. Che ci si ponga ancora la domanda ha perfino stupito Matteo Rotelli, presidente della commissione Ambiente della Camera. Che ha anche annunciato l’intenzione di portare in Parlamento il Pniec, recependo così le sollecitazioni di Costa e di Ecco. La buona notizia, dunque, è che pur con molti distinguo (dalla neutralità tecnologica al ruolo del gas naturale nelle future politiche energetiche dell’Italia), maggioranza e opposizione sembrano aver trovato un terreno comune sul clima. C’è però il timore che il Pniec possa finire stritolato nella campagna elettorale per le europee. Come si è visto con le proteste degli agricoltori, alcune forze politiche potrebbero non resistere alla tentazione di demonizzare Bruxelles e il green deal pur di raccogliere consensi tra le categorie che si sentono penalizzate. Anche per questo sarebbe necessario un consenso bipartisan sul Piano, prima che inizi la campagna elettorale vera e propria.

Il caso

Il Piano per l’energia e il clima (Pniec) presentato a Bruxelles non convince gli ambientalisti

03 Luglio 2023

Un altro dubbio lo ha sollevato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile: “Siamo sicuri che con l’autonomia differenziata l’Italia procederà in modo coeso verso l’attuazione e l’attuazione del Pniec? O piuttosto le Regioni andranno in ordine sparso?”. Gli ha risposto Gianpiero Zinzi, esponente della Lega e membro della Commissione Ambiente alla Camera: “Sarà comunque il Parlamento a dover votare su quali temi dare l’autonomia alle Regioni. Se si valuterà che le politiche energetiche e climatiche vanno definite a livello nazionale non si concederà l’autonomia”.

Prima della politica, avevano parlato sindacati, imprese, società civile. Da tutti, ex colossi dei fossili ora convertiti alle rinnovabili come Erg come aziende che producono auto elettriche, è emersa l’urgenza di un indirizzo chiaro da parte della politica. E’ in ballo il destino di molte aziende e di migliaia di posti di lavoro. Le imprese devono sapere in quali settori investire. Perfino nel caso della scommessa italiana sul gas naturale, considerata una scelta scellerata dai Cinquestelle e da Alleanza Verdi e Sinistra, c’è chi, su quello stesso fronte politico invita alla cautela. La capogruppo dem alla Camera Chiara Braga ha fatto notare come un repentino ripensamento, pur auspicabile, sull’Italia “hub europeo del gas”, finirebbe per prendere in contropiede quelle aziende che, dopo gli annunci, stanno ora investendo in quella direzione. A maggior ragione occorre mettere a punto una versione definitiva del Pniec che, al riparo di politiche estemporanee, pianifichi seriamente il futuro energetico dell’Italia. Restano quattro mesi per riuscirci.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


Tagcloud:

Bonus caldaia, come cambiare impianto di riscaldamento per risparmiare in bolletta

In Emilia-Romagna chilometri di alberi per difendere la biodiversità