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Il rosmarino sboccia anche 90 giorni prima: così la crisi climatica anticipa le fioriture

Si trovano già i papaveri fioriti, da un pezzo. Le mimose, ormai habitué di febbraio, si gonfiano già a gennaio. Il caldo di questo insolito inverno lo abbiamo sentito noi e lo hanno sentito anche le piante, esplodendo prima ben prima dell’arrivo della primavera. E accanto alle osservazioni e agli aneddoti dei non addetti ai lavori arrivano anche conferme da chi osserva per mestiere da vicino il comportamento delle piante. Come quella apparsa sulle pagine di Annals of Botany, che riporta il resoconto delle osservazioni sulle fioriture di alcune piante dell’area mediterranea nell’arco di oltre trent’anni. Ebbene, queste oggi fioriscono mediamente 20 giorni prima. Le conseguenze di tutto questo non le conosciamo ancora, ma serve capire come i cambiamenti climatici modificano il ciclo vitale delle piante, specialmente in un’area particolarmente sensibile come quella del Mediterraneo, notano gli esperti. Ed è qui appunto che si sono concentrati.

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Gli scienziati del team di Daniel Pareja-Bonilla dell’Università di Siviglia come campo di studio hanno scelto un’area del Parco Nazionale di Doñana, nel Sud della penisola iberica, non lontana dal mare e a meno di 100 metri di altitudine. Hanno messo a confronto le tempistiche di fioritura a metà degli anni Ottanta con quelle attuali, concentrandosi su 51 piante tra le più abbondanti della zona (piante perenni come erbacce, arbusti e alberi). Zona che, spiegano, nel corso degli ultimi decenni ha sperimentato un aumento di temperature di circa 1-2°C a seconda che si guardi a quelle medie o a quelle minime. 

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In questo arco temporale i tempi di fioritura si sono anticipati: se il picco negli anni Ottanta avveniva intorno alla prima decade di maggio, ora capita invece alla metà di aprile circa (solo in minima parte alcune piante fioriscono più tardi oggi che allora). Parliamo in media di 22 giorni, ma sono state osservate anticipazioni ben maggiori (oltre 90 giorni per il rosmarino, fanno notare gli esperti). Ma a cambiare sono stati diversi aspetti della fioritura delle piante: è cambiato l’ordine di fioritura, si sono modificati i pattern di co-fioritura, e la lunghezza delle stesse.

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Tutti questi dati sono importanti da registrare, perché possono modificare le interazioni ecologiche tra le diverse piante, e tra piante e impollinatori, e di conseguenza la produttività delle specie. Non è detto per esempio che l’adattamento alle temperature che salgono porterà anche gli impollinatori ad anticipare il loro lavoro e potremmo trovarci di fronte a sfasamenti tra i massimi di fioritura e di attività degli insetti (più propriamente a un mismatch ecologico, in termini scientifici). Parimenti, piante che fioriscono insieme e che hanno gli stessi impollinatori potrebbero essere avvantaggiate o entrare in competizione, concludono gli autori.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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