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Il libro ambientalista che ha ispirato la serie tv apocalittica “Il problema dei 3 corpi”

Quanto rumore fa la Primavera silenziosa. Uscito nel 1962 e a sessant’anni dalla morte dell’autrice Rachel Carson (14 aprile 1964) il libro che è stato di ispirazione per il movimento ecologista globale sta oggi vivendo una nuova e inaspettata primavera: complice la serie di Netflix “Il problema dei tre corpi” tratta a sua volta dal romanzo di Cixin Liu, il libro della biologa statunitense al centro della serie tv sta oggi nuovamente scalando le classifiche. Nelle vendite online di qualche settimana fa era addirittura risultato tra i best seller più venduti a livello mondiale e primo in assoluto nelle categorie ambiente ed ecologia. Sarà perché nella serie televisiva quel tomo viene visto (nella Cina degli anni Sessanta) come “occidentale” e pericoloso, per quelle sue frasi come “in natura nulla esiste da solo” e le altre che ci mettono in guardia sui danni che gli esseri umani possono fare al Pianeta, ma in un anno di elezioni americane ed europee in cui la partita “green” e della transizione ecologica saranno fondamentali il ritorno prepotente di un libro che racconta (tra le tante cose) l’impatto dei DTT e dei pesticidi tanto da azzerare il canto degli uccelli e rendere silente la primavera, appare come uno squarcio di luce per i movimenti ambientalisti e in difesa degli animali. 

“Rachel dei pettirossi”, di Danilo Selvaggi 

“Io ad esempio sono molto felice, ma non stupito vista l’importanza della figura di Rachel” dice col sorriso Danilo Selvaggi, direttore generale della Lipu e fra i primi in Italia – con il libro Rachel dei pettirossi (uscito nel 2022 per Pandion edizioni), a voler ricordare la vita e l’importanza di questa “donna straordinaria e di un’opera di bruciante attualità”.

La citazione del libro di Rachel Carson apre nuovi interrogativi sull’importanza, in questi tempi di crisi ecologica e climatica, di conoscere la visione della zoologa.

Ma facciamo un passo indietro. Primavera silenziosa, dopo essere uscito in parte a puntate sul New Yorker, nel settembre 1962 viene pubblicato e diventa subito divisivo. Questo perché negli Stati Uniti di allora è rivoluzionario: punta il dito direttamente contro l’industria chimica e l’agricoltura intensiva, contro l’impatto dell’uomo sulla natura.

Rachel Carson, biologa e divulgatrice americana (1907-1964) 

Come nasce “Primavera silenziosa”

La genesi è di pochi anni prima, nel 1958, quando Carson – allora biologa cinquantenne, già nota per i suoi libri e i suoi studi  – riceve una lettera da Olga Owens Huckins che insieme al marito era proprietaria di un terreno a Duxbury trasformato in un’oasi naturalistica per uccelli. Olga avverte la naturalista che improvvisamente nei suoi terreni, durante l’estate del 1957, dopo un trattamento di disinfestazione delle zanzare basato sul DDT gli uccelli hanno “smesso di cantare”, sono morti e spariti e la primavera è tutto d’un tratto silenziosa. Così Carson indaga su quell’episodio, sull’impatto della chimica e – guidata dalla scienza – denuncia tutto nel suo libro. “Quando esce il libro è un terremoto – ricorda Selvaggi – l’industria chimica attacca Carson, così come una larga parte della politica e della stampa. Ma c’è anche un mondo, da John Fitzgerald Kennedy fino al New York Times, oltre all’opinione pubblica, che si schiera al suo fianco. JFK istituisce una commissione, partono le indagini e anni dopo il DDT verrà vietato, proprio grazie a quella prima spinta di Carson”.

A ragionarci ora, epoca in cui si sta tentando a rilento di rimediare agli squilibri fra uomo e natura, appare dunque un libro attualissimo. “Direi che oggi è ancor più attuale di prima: pensiamo all’idea che ha tutt’ora l’uomo di controllo  della natura, mentre al contrario già ai tempi Carson parlava di armonia ed ecologia, di relazioni uomo-natura. Anche nella serie di Netflix esce bene un concetto preciso che viene dal libro, di come in natura tutto è connesso e che quando facciamo qualcosa lo facciamo a tutto, a tutti”.

Un libro scomodo

Nella serie però, in cui il libro (evitando spoiler) ha un peso specifico decisivo per una delle protagoniste, ci sono secondo Selvaggi delle incongruenze. Silent spring viene visto infatti nella Cina di sessant’anni fa come un volume occidentale, americano e pericoloso, da proibire, “ma secondo me è una forzatura, almeno agli inizi. Anche perché Carson negli Stati Uniti immaginate che veniva attaccata persino come possibile spia del Kgb, in sostanza una anti americana. Il fatto che i cinesi la vedano come anticapitalista regge poco. In realtà il libro allora era scomodo davvero per tutto il mondo: perché denunciava il peso di una agricoltura invasiva e distruttiva che valeva per gli Usa, l’Unione Sovietica e anche la Cina. Insomma, era scomodo per tutti, era scomodo per l’intero modello umano”.

Carson proponeva un modello umano alternativo, basato più su una relazione con specie vegetali e animali che sul controllo. Anche solo per questa sua visione, e soprattutto nel 2024 anno di elezioni globali,  secondo il direttore generale della Lipu è “importantissimo che Primavera silenziosa venga letto: il tema dell’agricoltura oggi resta infatti cruciale per la salvezza del Pianeta e della biodiversità. In Europa la maggior parte delle battaglie intorno al Green Deal sono tutte intorno a concetti resi noti dal libro. Tanti passi avanti sono stati fatti, ma la vera transizione ecologica ancora non si è trovata. Ecco perché è importante conoscere Carson: perché delinea, dipinge e descrive un altro modo di stare al mondo degli esseri umani, improntato all’ecologia, alla relazione con la natura, al senso della meraviglia, quel senso che lei intende come rispettare tutta questa vita che ci sta intorno che noi nemmeno vediamo, ma dovremmo cominciare a guardare per migliorare le nostre esistenze”. E se per riscoprire la figura della biologa – “una donna malata in grado di condurre una battaglia straordinaria con una capacità strategica da insegnare nelle scuole” – serve una serie tv, allora ben venga. 

Danilo Selvaggi, direttore LIPU 

“Confesso – aggiunge Selvaggi – che quando nel 2022 ho scritto il mio libro su Carson qualcuno ha avanzato la possibilità che Netflix facesse una serie proprio su di lei, poi però la cosa è finita lì, credo. Un piccolo aneddoto che racconto solo per far capire quanto ci sia davvero bisogno di parlare di questa donna straordinaria che ha avuto una vita da thriller fino alla sua morte e anche dopo, per tutto quello che è successo”. 

Un cambio di paradigma necessario

Infine, conclude Selvaggi, per il “cambiamento di mondo necessario” ancora oggi Carson può dare una spinta decisiva proprio grazie alle pagine del suo libro. Per esempio quelle in cui quando descriveva il Texas di allora sosteneva come ormai a livello di specie “l’unica varietà era quella delle mietitrebbie. Diceva così per sottolineare come molti di noi non concepiscono il fatto che un luogo in cui non c’è attività umana ha senso lo stesso, e questo perché è pieno di altra vita. Un concetto non scontato, un cambio di paradigma difficile, al quale però stiamo finalmente arrivando grazie alla contesa sulla transizione ecologica: siamo giunti al dunque e il nostro rapporto con l’agricoltura e l’ambiente, che affronteremo con le elezioni, è un po’ un appuntamento della storia che parte proprio dal libro di Rachel”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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