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Fridays For Future Italia in marcia per il clima, la pace e il lavoro

A lungo abbiamo atteso delle elezioni climatiche, in cui l’ambiente fosse un tema dirimente e obbligatorio per i programmi di ogni partito. Finalmente il voto in cui il clima è decisivo è arrivato, ma come spesso accade le cose vanno diversamente da come te le saresti immaginate.

Le proteste dei trattori sono l’ultimo stadio di un sentimento tramutato in consenso da partiti dall’Olanda alla Finlandia passando per la Polonia e la Germania, che hanno fatto dell’antiambientalismo un proprio cavallo di battaglia, e l’anticipazione di una fiamma che rischia di cambiare l’Europa al voto.

“Dovreste chiedere a un’anziana signora se preferisce morire di freddo o riscaldarsi col carbone” è uno dei loro slogan.

Gli agricoltori hanno problemi di reddito, che in Italia per loro è calato tre volte più della media europea, e sono con l’acqua alla gola come molti altri cittadini europei: crisi economica, crisi del patto sociale, crisi climatica, quindi fenomeni atmosferici estremi, siccità, perdita di fertilità del suolo.

Solo che la riposta, cavalcata dalla destra, che si danno sulla madre di tutti i loro problemi, è la transizione ecologica.

“C’è il rischio che il cambiamento climatico diventi quello che le migrazioni erano venti anni fa, un’area dove il populismo può fare leva sull’ansia pubblica e rappresentare gli oppositori politici come fuori contatto con le persone” ha detto al Financial Times la climatologa Friederike Otto.

Questa frattura non può che essere curata da una visione lungimirante che si faccia portatrice di una transizione equa e giusta, che non lasci indietro nessuno.

Per questo i movimenti per il clima stanno provando sempre più a costruire un’alleanza con i lavoratori e le lavoratrici, partecipando ai picchetti di Mondo convenienza, agli scioperi dei metalmeccanici, ai presidi davanti ai cancelli della Lear, al sogno di GKN e alle altre istanze del settore dell’automotive in crisi.

Nell’autunno del 2023 Stellantis, che sta progressivamente allontanando la produzione dal nostro Paese, ha inviato una lettera che invita 15.000 dei suoi dipendenti italiani alle dimissioni incentivate.

Nell’ultimo decennio, Stellantis ha convinto circa 10.000 impiegati in tutta Italia a licenziarsi e “costruire il proprio futuro” lontano dall’azienda.

Tutto questo mentre la multinazionale ha realizzato negli ultimi anni guadagni altissimi: 16,8 miliardi di euro di profitti nel 2022, in aumento del 26% rispetto all’anno precedente, con utili distribuiti agli azionisti per 4,2 miliardi (e neanche un euro di tasse sugli stessi versato in Italia). Non solo: Stellantis stessa prevede di raddoppiare i propri ricavi netti entro il 2030 grazie al passaggio all’elettrico.

Ma la sola produzione della 500 elettrica non basta a tenere in vita lo storico stabilimento di Mirafiori e le promesse del governo patriota sul “Made in Italy”, mentre la produzione della Panda elettrica viene de localizzata in Serbia, quella della 600 in Polonia e quella della Topolino in Marocco.

A inizio febbraio, lo sciopero spontaneo degli operai delle carrozzerie di Mirafiori ha lanciato un segnale preciso e potente: il livello di guardia è stato superato. Migliaia di persone hanno il diritto di sapere cosa sarà del proprio futuro.

“Per questo, per altro, per tutto” in un weekend di mobilitazione che comincia oggi con le fiaccolate per la pace e continua a Milano con la manifestazione nazionale per Gaza, domani, sabato 24 febbraio, saremo a Torino davanti ai cancelli di Mirafiori per continuare il cammino di condivisione tra l’attivismo ambientale e le istanze operaie e per ripensare insieme le politiche di reindustrializzazione.

Saremo in marcia per il clima e per il lavoro.   

Everyone is welcome, everyone is needed

(Giorgio Brizio è autore e attivista di Fridays For Future Italia)


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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