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Boston, New Orleans, San Francisco: negli Usa 32 città costiere a rischio inondazione entro il 2050

Cattive notizie in arrivo per circa 170mila persone che vivono in 32 città costiere degli Stati Uniti e in altri agglomerati urbani della regione: stando ai risultati di uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature da parte di un’équipe di scienziati del Department of Geosciences alla Virgina Tech (e di altri istituti di ricerca), l’innalzamento del livello del mare e il fenomeno della subsidenza (ossia lo “sprofondamento” del terreno) metteranno a repentaglio un'”area considerevole” del territorio costiero di diverse città statunitensi, che potrebbero essere oggetto di inondazioni entro il 2050. Le previsioni sono più fosche di quelle dei modelli precedenti, che – secondo gli autori del lavoro appena pubblicato – avevano sottostimato il contributo della subsidenza.

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Stando alle previsioni attuali, effettivamente, in diverse città costiere degli Stati Uniti (che corrispondono anche alle aree più densamente popolate della nazione: vi vive oltre un terzo di tutta la popolazione americana) il livello del mare aumenterà più rapidamente rispetto alla media globale.

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A peggiorare le cose il fatto che le politiche di gestione costiera e di pianificazione urbana stanno trascurando il contributo della subsidenza, il che aumenta il rischio per la popolazione e per le infrastrutture. Nel loro studio, Leonard Ohenhen e colleghi hanno messo insieme diversi modelli di evoluzione dell’elevazione del suolo e del livello del mare per stimare la probabilità di inondazioni in 32 città statunitensi, tra cui diverse metropoli (Boston, New Orleans e San Francisco) entro il 2025. Le conclusioni sono piuttosto preoccupanti: se non dovessero essere implementate misure opportune di difesa dalle inondazioni, l’innalzamento del livello del mare e la subsidenza esporrebbero al rischio inondazione un’area di quasi 2mila chilometri quadrati, ossia circa una persona su cinquanta (sempre rispetto ai residenti nella zona costiera).

Qualche dettaglio in più: le aree meno a rischio, comprensibilmente, sono quelle che sono più elevate rispetto al livello del mare e hanno un livello di subsidenza più basso (per esempio la costa occidentale); di converso, le aree meno elevate e con un tasso di subsidenza maggiore (per esempio New Orleans e la Lousiana, che anni fa furono colpiti molto duramente dall’uragano Kathrina) sono quelle più a rischio, anche perché proprio in quelle aree la protezione dalle inondazioni è meno efficiente.

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Aumentando di venticinque anni la finestra di previsione, fino al 2050, gli autori fanno notare che le cose potrebbero ulteriormente peggiorare; è quindi necessario, dicono, adottare contromisure adeguate: “I dati raccolti e le mappe del pericolo di inondazioni”, fanno notare, “ci possono fornire informazioni fondamentali per la gestione del rischio e per un adattamento proattivo ed efficace”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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