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L’intelligenza artificiale non ci salverà dal cambiamento climatico: la denuncia

L’intelligenza artificiale ci aiuterà a risolvere la crisi climatica? Nì. Anzi no. Almeno per ora. Lo denuncia un gruppo di organizzazioni ambientaliste raccolte nella Climate action against disinformation coalition di cui fa parte anche Friends of the Earth, che hanno appena pubblicato un rapporto sul tema. Secondo l’indagine, sono infatti speranze mal riposte: le tecnologie legate all’AI causeranno con ogni probabilità, sul lato pratico, un aumento del consumo di energia e – sul lato per così dire informativo e culturale – un’impennata nella diffusione della disinformazione climatica.

Ma quindi, i pomposi annunci dei colossi tech che stanno sviluppando piattaforme di vario genere – ma anche da parte delle Nazioni Unite, a dirla tutta – sarebbero infondati? Eppure ci stanno raccontando, in questi mesi, di come potremo tenere d’occhio lo scioglimento degli iceberg, monitorare il ritmo della deforestazione, identificare fonti di inquinamento, tracciare e prevedere gli eventi meteorologici estremi solo per fare alcuni esempi. Il nuovo rapporto mette in dubbio queste ricadute positive, avvertendo – come spiega il Guardian – che la tecnologia porterà a un crescente utilizzo di energia da parte dei data center e, su un altro ordine di questioni, a una progressiva proliferazione di falsità sulle scienze del clima.

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“Sentiamo continuamente dire che l’intelligenza artificiale potrà salvare il pianeta ma non dovremmo credere a questa pubblicità” ha affermato Michael Khoo, direttore del programma di disinformazione climatica di Friends of the Earth, che fa parte dell’Azione per il clima contro la disinformazione. “Non è che l’intelligenza artificiale ci stia liberando del motore a combustione interna. Le persone saranno indignate nel vedere quanta più energia verrà consumata nei prossimi anni e come l’IA ci inonderà di disinformazione sui cambiamenti climatici”. Un fronte, quest’ultimo, del quale abbiamo parlato in molte occasioni.

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Primo fronte di preoccupazioni, il consumo dei data center. La crescente domanda di elettricità da parte dell’intelligenza artificiale, si legge nel rapporto, che potrebbe legarsi a un semplice raddoppio dei data center -necessario per tenere il passo con il settore e con la crescente complessità delle operazioni rese disponibili dall’AI – causerà un aumento dell’80% delle emissioni di riscaldamento del pianeta, anche se ci sono misure per migliorare l’efficienza energetica di questi centri. Se ne hanno già segnali negli Stati Uniti, dove le centrali elettriche a carbone hanno visto prolungare il proprio periodo di servizio. Un’altra ricerca ha scoperto che nel giro di tre anni, l’infrastruttura dedicata ad alimentare le soluzioni AI potrebbe consumare tanta energia quanta ne consuma la Svezia.

D’altronde la stessa Google ha spiegato che la generazione di query di intelligenza artificiale potrà pesare, in termini di potenza di calcolo, come dieci semplici ricerche online. A livello generale, l’Agenzia internazionale per l’energia stima invece che l’utilizzo di energia dai data center che alimentano l’intelligenza artificiale raddoppierà nel giro dei prossimi due anni, arrivando a un consumo pari a quello del Giappone. Questi data center utilizzano fra l’altro grandi quantità di acqua per le proprie operazioni e sono spesso situati in aree che già affrontano la scarsità di questa risorsa.

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“Queste statistiche sono solo stime – si legge nel rapporto – perché le aziende di intelligenza artificiale continuano a trattenere la maggior parte dei dati. Una rendicontazione trasparente consentirebbe ai ricercatori di sapere se l’uso di sistemi di intelligenza artificiale compenserà o meno eventuali risparmi. Ad esempio, se il settore dell’intelligenza artificiale migliorasse l’efficienza dei data center del 10% ma il loro numero raddoppiasse, questo comporterebbe comunque un aumento dell’80% nelle emissioni globali di carbonio” per quell’ambito.

Insomma, secondo gli autori “non c’è alcuna base per ritenere che la presenza dell’intelligenza artificiale ridurrà il consumo di energia, tutte le prove indicano che aumenterà in modo massiccio il consumo di energia a causa di tutti i nuovi data center – aggiunge Khoo – sappiamo che ci saranno piccoli miglioramenti in termini di efficienza nei data center ma il semplice calcolo è che le emissioni di carbonio aumenteranno”.

C’è poi il fronte della disinformazione. “L’IA frattura l’ecosistema dell’informazione”, dicono le organizzazioni, proprio nel momento in cui avremmo bisogno di un sistema informativo compatto e scientificamente fondato, specialmente su questi argomenti. “L’intelligenza artificiale è perfetta per inondare di contenuti fasulli prodotti velocemente e a basso costo – aggiunge il program director di Friends of the Earth al Guardian – si può facilmente vedere come si trasformerà in uno strumento di disinformazione climatica. Vedremo le persone bersagliate in modo implacabile di contenuti di questo tipo”. I modelli di intelligenza artificiale consentiranno ai professionisti della disinformazione climatica e all’industria dei combustibili fossili, si legge ancora nel documento, di continuare a costruire campagne di disinformazione per decenni. “E mentre molti dei Ceo delle società che sviluppano software di intelligenza artificiale nella Silicon Valley focalizzano la loro attenzione su possibili e lontane catastrofi umanitarie o un futuro alla Terminator, ricercatori e tecnologi, soprattutto donne di colore, hanno richiamato l’attenzione ai danni discriminatori che l’IA sta già causando oggi”. Dalla discriminazione legata al riconoscimento facciale alla creazione e diffusione di deepfake pornografici passando appunto per la costruzione di un universo negazionista parallelo sui temi climatici.

Per questo servirebbe maggiore trasparenza sull’uso dell’energia dell’intelligenza artificiale, afferma il rapporto. Per esempio, fra le tante misure suggerite, con relazioni periodiche sul consumo e sulle emissioni prodotte nell’intero ciclo di vita dei modelli di intelligenza artificiale, inclusi formazione, aggiornamento ed esecuzione di query di ricerca e rispetto degli standard di reporting esistenti. E poi misure di salvaguardia che monitorino la produzione di falsità sul clima. In un quadro già tremendamente compromesso, specialmente in posti come X (l’ex Twitter), territorio ormai di predomino negazionista, i gruppi tech dovrebbero spiegare in che modo i loro modelli di intelligenza artificiale producano informazioni, quale sia la loro accuratezza sul cambiamento climatico

e le fonti sicure per le affermazioni che forniscono agli utenti.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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