10 Giugno 2024

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consigliato per te

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    Sull’e-mobility l’Italia arranca: fanalino di coda tra le grandi economie europee nella corsa agli investimenti

    Lo sviluppo delle auto elettriche porta con sé investimenti ingenti in tutto il mondo e tra i vari Paesi è accesa la concorrenza per attirare insediamenti produttivi (non solo per la realizzazione dei veicoli, ma per il settore delle batterie e per la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica) e tecnologici. Lo studio sugli investimenti A questo […] LEGGI TUTTO

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    “E’ improbabile che l’Unione europea stravolga il Green deal”

    “Mi pare improbabile uno stravolgimento del Green deal a Bruxelles. E per quanto riguarda il governo italiano, un compito fondamentale lo avrà l’opinione pubblica che dovrà chiedere conto all’esecutivo di eventuali contraddizioni”. Enrico Giovannini, ex ministro e ora direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, non è d’accordo con chi intona il de profundis per le politiche climatiche europee dopo i risultati elettorali dello scorso weekend.

    Professor Giovannini, cosa comporterà il voto europeo per le politiche green di Bruxelles?”Molto del Green Deal è già stato deciso. Ci saranno ovviamente delle verifiche, ma non mi sembra all’orizzonte nel Parlamento europeo una maggioranza che voglia smontare tutto quello che è stato fatto finora: anche il Ppe, che pure è stato critico su una serie di questioni, intende comunque procedere, anche se con molta più attenzione alle politiche industriali. D’altra parte, il resto del mondo sta comunque accelerando la transizione ecologica. Quindi saranno possibili dei ripensamenti, ma il progetto di smontare l’intero impianto mi sembra altamente improbabile, anche perché appunto servirebbe una maggioranza parlamentare con questo obiettivo che al momento non esiste”.

    Ma le sconfitte di Macron in Francia e dell’alleanza socialisti-verdi-liberali in Germania non indeboliscono anche le politiche ambientali europee che poggiavano proprio su quell’asse?”I segnali politici arrivati dai singoli paesi, Italia compresa, verranno certamente utilizzarti per riaprire dei dossier. Ma dobbiamo ricordare che una cosa è il Parlamento europeo, altra è il Consiglio. Che il Consiglio negli ultimi tempi abbia frenato le iniziative Green del Parlamento è cosa nota. Ora potremmo assistere alla dinamica inversa: il nuovo Consiglio a trazione di centrodestra potrebbe spingere per la revisione di norme green, mentre potrebbe essere il Parlamento, con una maggioranza non molto diversa dall’attuale, a frenare. Ma rivedere regolamenti già approvati è paradossalmente più difficile che varare regolamenti ex novo. Inoltre il green deal è un pacchetto ampio, che va dall’agricoltura ai trasporti, e che sarà sempre di più una questione di energia: nel breve termine le rinnovabili saranno vantaggiose anche in un’ottica di sicurezza energetica. Non credo proprio che si tornerà al petrolio o al gas, perché vorrebbe dire esporre ulteriormente il nostro continente a situazioni come quelle che abbiamo visto con l’invasione russa dell’Ucraina”.

    Elezioni europee

    Elezioni europee, i verdi perdono seggi in Parlamento: strada in salita per il Green Deal

    di Giacomo Talignani

    10 Giugno 2024

    Quindi là dove non potrà la politica climatica basata sulla scienza, potrebbero giocare un ruolo la convenienza economica e geopolitica?”Assolutamente sì. Non a caso, l’Italia è andata in minoranza sul pacchetto che prevedeva la riduzione delle emissioni per il trasporto pesante. Vuol dire che nel Consiglio c’era comunque una maggioranza qualificata, indipendentemente dal colore politico dei singoli governi nazionali, che ha ritenuto conveniente quella norma”.

    Il clima e l’ambiente saranno il principale terreno di scontro in Europa?”Ritengo che la vera partita ora si giocherà sul nuovo bilancio dell’Unione. I popolari e i liberali finora non hanno parlato di un nuovo Next Generation Eu. Conserveranno questa posizione oppure accetteranno una maggiore spesa europea, magari indirizzata verso la transizione ecologica e sociale? E’ un passaggio più importante di quello dei singoli dossier. E un ruolo cruciale lo avrà il nuovo presidente della Commissione che dovrà trovare una sintesi tra posizioni anche molto diverse”.

    In campagna elettorale il green deal è stato duramente attaccato dai partiti di governo in Italia. Archiviate le urne, qual sarà secondo lei l’approccio del nostro esecutivo su questi temi a Bruxelles?”Dipenderà molto dall’opinione pubblica, già partire dal G7 della prossima settimana”.

    Che c’entra l’opinione pubblica con il G7?”Siamo ormai abituati a documenti finali di questi vertici molto focalizzati sulla transizione ecologica, penso a quello del G7 clima e ambiente di Torino. Ma l’opinione pubblica deve chiedere conto al governo delle contraddizioni, in un senso o nell’altro. Se si è a favore della transizione bisogna chiedere al governo: perché prendete questi impegni e poi fate il contrario. Se invece ci si oppone al green deal si dovrà dire al governo: ma come avete fato ad approvare queste cose? Sarà insomma molto importante miei prossimi mesi che ogni passo del governo sia attentamente monitorato e valutato da parte della società civile, nell’interesse del Paese e della sua competitività”. LEGGI TUTTO

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    Calathea: tipi e cura della pianta che purifica l’aria

    La calathea contribuisce ad abbellire gli ambienti in mezz’ombra delle nostre case: vediamo quali errori non dobbiamo commettere per ammirare questa pianta in tutta la sua bellezza. 

    I diversi tipi di calathea e il significato della pianta

    Esistono tantissimi tipi di calathea: si contano infatti circa 150 specie all’interno di questo genere, proveniente dall’America Centrale o Latina. L’habitat ideale della pianta è da ricercare nelle foreste umide e tropicali. Nel Sudamerica, è anche conosciuta col nome di pianta del pavone, a causa dell’aspetto delle sue foglie che ricordano il piumaggio degli uccelli. Dal punto di vista simbolico, il significato della calathea è quello di un nuovo inizio: viene quindi donata quale buon auspicio in particolari momenti della vita di una persona. Infine, dobbiamo sapere che la Calathea insignis ha ricevuto un ambito riconoscimento dalla Nasa: questa specie si ritiene essere in grado di purificare l’aria di casa, contrastando l’inquinamento all’interno degli ambienti. 

    La calathea makoyana

    La pianta proviene dal Brasile. La calathea makoyana ha foglie ovali e allungate, con striature verde chiaro e scure sul lato superiore. La pagina inferiore delle foglie è tra il bianco-rosato, con macchie rosso-violacee. Si tratta di una specie molto diffusa ed apprezzata, di cui esistono inoltre diverse varietà ibride.

    La calathea orbifolia

    La calathea orbifolia è originaria della Bolivia. La particolarità di questa specie è da ricercare nelle foglie molto grandi dalla forma tondeggiante, impreziosite da striature argentee. 

    La calathea ornata

    Questa specie è originaria di Guyana e Colombia. Il suo fogliame si presenta con striature bianche su uno sfondo verde di tonalità scura, con un caratteristico picciolo lungo. Una varietà molto diffusa di calathea ornata, la sanderiana, presenta delle foglie con una sfumatura verde-marrone e delle striature rosse sulle nervature. I fiori della calathea ornata si contraddistinguono per le tonalità bianco-violetto: come vedremo nel paragrafo finale del nostro post, è però difficile raggiungere la fioritura in casa. 

    La calathea lancifolia

    Come suggerisce il nome stesso, la calathea lancifolia si contraddistingue per le foglie lunghe, che ricordano nell’aspetto una spada. Dal punto di vista del colore, il fogliame non è troppo dissimile dalla già citata calathea makoyana: la parte superiore è verde chiaro con macchie verde scuro, mentre quella inferiore ha una nuance porpora. Questa specie è originaria del Brasile e non tollera le temperature al di sotto degli 11 gradi. 

    La cura della calathea

    Per crescere rigogliosa, la calathea richiede la cura di alcuni aspetti fondamentali. Prima di tutto, la pianta non ama le temperature (minime) al di sotto dei 13 gradi circa. Il terreno ideale per questa pianta è un mix tra quello ricco, capace di trattenere l’umidità, ma allo stesso tempo drenante e traspirante. A questo scopo, possiamo usare del terriccio universale, terriccio per orchidee e della sabbia. La calathea non dev’essere sistemata in locali dove possa ricevere il calore da una fonte diretta. Per concimarla, possiamo usare il classico fertilizzante da pianta verde, circa 2-3 volte al mese durante la stagione vegetativa e 1 sola volta al mese in inverno. Il rinvaso della calathea si può fare ogni due, scegliendo un vaso che sia 2-3 dita più ampio del precedente: in questo modo, il rizoma sarà libero di svilupparsi correttamente. La potatura della pianta può essere limitata al semplice taglio alla base delle foglie secche. Infine, il fogliame va pulito regolarmente, con l’ausilio di un panno morbido e senza usare prodotti lucidanti. 

    Come va annaffiata la calathea?

    Per sapere come va annaffiata la calathea, dobbiamo tenere presente che la pianta è originaria di luoghi dal clima umido. Durante l’intera stagione vegetativa, tra la primavera e l’autunno, dobbiamo assicurare due innaffiature per settimana. Nella fase di riposo vegetativo, invece, l’annaffiatura può avvenire ogni 7-10 giorni. Prima di innaffiare, accertiamoci sempre che il terreno sia sufficientemente asciutto (ma non arido). Per assicurare il giusto tasso di umidità alla pianta, possiamo ricorrere all’uso del nebulizzatore per un paio di volte la settimana. Infine, possiamo aggiungere un dito d’acqua nel sottovaso, sistemando un sottile strato di ghiaia sopra il quale sistemare il vaso. 

    Dove tenere la calathea?

    Gli ambienti in mezz’ombra sono quelli ideali dove tenere la calathea: la pianta predilige infatti i luoghi in cui non vi sia l’esposizione diretta alla luce del sole. La calathea non tollera le correnti d’aria né il freddo, mentre predilige gli ambienti caratterizzati da un buon tasso di umidità. Quando la pianta non trova il livello di umidità gradito, presenta spesso le foglie secche o viene attaccata dalla cocciniglia o dagli acari. La calathea non ama neppure le escursioni termiche nell’arco di periodi brevi. Infine, ricordiamoci che la fioritura in appartamento è particolarmente difficile da ottenere, poiché la pianta deve entrare nella fase di riposo vegetativo per un paio di mesi nel corso dell’inverno. In quel lasso di tempo, la calathea andrebbe spostata in un ambiente pressoché buio, per poi essere riposizionata verso la fine della stagione nel suo posto abituale. LEGGI TUTTO

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    Elezioni europee, i verdi perdono seggi in Parlamento: strada in salita per il Green Deal

    Un’Europa più nera, o se preferite blu scura, e decisamente meno verde. I risultati delle elezioni europee, se osservati dal punto di vista delle forze verdi in campo, sono stati per lo più una sconfitta. La tenuta del Ppe e di Urusla Von der Leyen, colei che nel 2019 lanciò il Green Deal come “il nostro uomo sulla Luna” nel tentativo di aprire un’era di sforzi per la riduzione delle emissioni climalteranti, lascia però intendere una possibile riconferma alla guida della Commissione Europea e di conseguenza il proseguo della strada tracciata per il “patto verde” anche se – vista l’ondata di destra critica nei confronti del Green Deal – il piano verrà sicuramente rivisto. In generale, se si guarda ai singoli Paesi, il sostegno ai verdi che promuovono le politiche ambientali è nettamente calato soprattutto in Germania (con buona parte dei voti spostati verso l’ultradestra di Afd), in Francia (che registra una batosta per Emmanuel Macron), ma anche in Austria dove trionfano le destre e in diverse altre realtà del Vecchio Continente. La coalizione Verde nel Parlamento europeo dopo Renew è quella che ha perso più seggi: ai dati attuali almeno 19, passando da 71 a 52 scranni (7,22%) e scivolando in sesta posizione (prima erano quarti) nella graduatoria dei gruppi con più seggi in Europa. Un duro colpo che fa temere per il futuro del Green Deal e dei piani di riduzione del 55% delle emissioni, quelli che includono battaglie – dalla Pac (Politica agricola comune) alla Nature Restoration Law, passando per le regole legate all’automotive fino alle case green – tanto contestate e osteggiate dalle destre europee. Molti di questi punti sono infatti stati raggiunti a fatica nell’ultimo quinquennio: ora, la sensazione è che l’avanzata di partiti che si oppongono alle “eco-follie”, come vengono definite da Fratelli D’Italia, possa portare a scappatoie o strategie per rimetterli in discussione. Per Francesca Bellisai, Eu policy advisor del think tank per il clima ECCO, “i Green Deal non si può smantellare con semplicità”, ma potrebbe esserci “un rallentamento dell’implementazione di alcuni obiettivi del Green Deal”. Allo stesso tempo, Bas Eickhout, capo del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, ha spiegato che “non penso che faremo marcia indietro sulle politiche climatiche, ma penso che sarà più complicato far decollare nuove politiche”.

    Verso il voto

    Impegno climatico per le elezioni europee, i voti di Italian Climate Network ai partiti italiani

    di Giacomo Talignani

    31 Maggio 2024

    La paura generale, fra gli ambientalisti europei, è quella che – visto il forte vento che soffia da destra – possono essere ulteriormente indebolite le ambizioni climatiche proprio nell’anno in cui, ci ricorda Copernicus, siamo ormai arrivati a 12 mesi consecutivi da record per quanto riguarda le temperature bollenti.

    Verdi avanti nel Nord Europa

    Parallelamente ai cali importanti, come quelli della Germania roccaforte verde dove il voto ai partiti green si è quasi dimezzato rispetto a cinque anni fa, ci sono però anche segnali incoraggianti per le forze ambientaliste Europee. In Danimarca, dove Greensefa primeggia, i verdi hanno guadagnato un seggio, in Svezia sono stati ottenuti tre seggi e nonostante l’ondata di destra anche nei Paesi Bassi i risultati per i verdi sono stati incoraggianti.Anche in Italia, chi porta il nome “verde” nel simbolo, come Alleanza Verdi Sinistra, ha raggiunto risultati importanti (6,7%)  conquistando seggi che – seppur legati a personalità meno connesse al movimento ambientalista come Ilaria Salis o Mimmo Lucano – non erano per nulla scontati. In chiave futura da registrare anche il fatto che quasi la metà di tutti gli studenti fuori sede (40,35%) ha votato per Avd. Nell’ambito locale, da segnalare poi in Alto Adige anche l’ottimo risultato dei Verdi a Bolzano e della candidata Brigitte Foppa,  erdi che ora sono la seconda forza dietro a Fdl.

    Europee: valanga nera sull’Unione. Ma a Bruxelles regge la coalizione europeista

    dal nostro corrispondente Claudio Tito

    10 Giugno 2024

    Nonostante questi piccoli segnali di luce nel buio per i verdi d’Europa il vento sembra essere decisamente cambiato rispetto al 2019, anno dei grandi scioperi di Fridays For Future, del lancio del Green Deal e del rafforzamento delle politiche nella lotta alla crisi del clima. Oggi, dalla questione conflitti a quella dell’energia, passando ai problemi economici, le preoccupazioni ambientali sembrano essere passate in secondo piano per larga parte degli elettori ma, ricorda Ariadna Rodrigo di Greenpeace EU, “queste elezioni non renderanno la crisi climatica e naturale meno esistenziale”.A tal proposito, anche l’associazione ClientEarth con i suoi avvocati, visti i risultati elettorali si è detta “pronta a difendere il nostro futuro” con una lettera in cui mettono in guardia le forze politiche che intenderanno smantellare “o annullare regole ambientali e democratiche” già conquistate, ossia il Green Deal.Anaïs Berthier, responsabile di Bruxelles di ClientEarth, conclude: “continuare a fare affari come al solito, o peggio, optare per un programma di deregolamentazione, minaccia la nostra stessa sopravvivenza. I nostri eurodeputati hanno il dovere di mettere al primo posto gli interessi degli europei: ciò significa proteggere e ripristinare il nostro Pianeta, da cui dipendiamo per sopravvivere e costruire una società più giusta e più resiliente ai cambiamenti climatici. Come avvocati ambientalisti, vigileremo e saremo pronti a difendere il nostro futuro, se necessario”. LEGGI TUTTO

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    In India l’ondata di caldo più lunga mai registrata

    L’attuale ondata di caldo in India è la più lunga mai registrata nel paese. Lo ha riferito il capo del Dipartimento meteorologico indiano, avvertendo di temperature sempre più implacabili. Parti dell’India settentrionale sono colpite da un’ondata di caldo eccezionale da metà maggio, con temperature che superano i 45°C. “Questo è il periodo (di caldo) più lungo poiché è durato circa 24 giorni in diverse parti del paese”, ha detto Mrutyunjay Mohapatra, il principale esperto meteorologico del paese, in un’intervista al quotidiano Indian Express.

    Si prevede che la colonnina di mercurio diminuirà con lo spostamento delle piogge monsoniche verso nord a fine giugno, ma Mohapatra ha avvertito che queste dure condizioni probabilmente si ripeteranno in futuro. “Le ondate di caldo saranno più frequenti, più durature e più intense se non verranno prese misure precauzionali o preventive”, ha affermato.

    Clima

    L’Asia è il continente più colpito dai disastri ambientali nel 2023: oltre 2000 i morti

    di Fiammetta Cupellaro

    23 Aprile 2024

    L’India è il terzo paese emettitore di gas serra al mondo. Il paese si è impegnato a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2070, due decenni dopo la maggior parte dei paesi occidentali industrializzati. Per ora, l’India dipende fortemente dal carbone per la produzione di elettricità. “Le attività umane, l’aumento della popolazione, l’industrializzazione e i trasporti stanno portando ad un aumento delle concentrazioni di monossido di carbonio, metano e clorocarburi”, ha affermato Mohapatra. “Stiamo mettendo a rischio non solo noi stessi, ma anche le generazioni future”.

    La ricerca scientifica ha dimostrato che i cambiamenti climatici stanno causando ondate di caldo più lunghe, più frequenti e più intense in tutto il pianeta. L’ultima ondata di caldo in India ha visto le temperature a Nuova Delhi eguagliare il precedente record della capitale di 49,2°C, registrato nel 2022.

    Clima

    L’80% della popolazione mondiale è esposta a ondate di calore per almeno un mese all’anno

    di Giacomo Talignani

    30 Maggio 2024

    Il 29 maggio, una stazione meteorologica automatica a Mungeshpur, un sobborgo di Delhi, ha registrato una temperatura record per l’India di 52,9°C, ma questa temperatura registrata era dovuta a un sensore difettoso, hanno affermato le autorità quanto segue. Altrove a Delhi, altre 17 stazioni hanno raggiunto una massima di 49°C nello stesso giorno. LEGGI TUTTO

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    Maturità, a che punto sono i ragazzi con i programmi? La storia per il 50% degli studenti si ferma alla Seconda Guerra Mondiale

    Non si tratta proprio della preistoria citata recentemente dal ministro Valditara, ma il 51% dei maturandi in classe, per quel che riguarda il programma di Storia, non è andato oltre il secondo dopoguerra. In letteratura va meglio ma non pochi sono lontani dalle correnti e dagli scrittori più recenti. Lo rivela un sondaggio di Skuola.net.

    Maturità, la lotta contro i diplomifici in Italia può attendere: si andrà alle prove con le vecchie regole

    di Salvo Intravaia

    09 Giugno 2024

    La Storia si ferma
    Siamo alle solite: la metà degli studenti in lizza per gli esami di Maturità hanno un buco grosso come una casa – o meglio quasi di un secolo – nella loro preparazione in Storia. Questa è la dimensione percentuale di coloro che, tra i banchi, sono al massimo arrivati a studiare al massimo fino alla Seconda Guerra Mondiale che, ricordiamo, è terminata quasi cento anni or sono. Così prende corpo il sostegno all’idea del Ministro Giuseppe Valditara di rivedere i programmi di storia.
    Stop ai dinosauri
    Secondo un sondaggio del portale Skuola.net – effettuato su un campione di 1.000 alunni di quinto superiore – la maggior parte dei maturandi (51%) eviterebbe volentieri di perdere interi mesi di scuola nei primi cicli parlando di preistoria e dinosauri tentando, piuttosto, di arrivare alla fine del percorso avendo affrontando in modo consistente anche, per esempio, gli anni ‘70 del Novecento.
    Solo 1 su 4 pensa, al contrario, che sia importante soffermarsi sul passato remoto, in quanto “senza la conoscenza delle nostre radici non si va da nessuna parte”. La restante parte della platea (23%) assume, invece, un approccio più individualista, affermando che “chi vuole può approfondire da solo i periodi storici che più gli interessano”.

    Maturità, gli esami a punti: ecco come funzionano e tutto quello che c’è da sapere per arrivare al 100

    di Salvo Intravaia

    07 Giugno 2024

    Il Novecento
    Ad ogni modo, comunque la si pensi, il problema esiste. Lo si capisce prestando attenzione ai racconti degli stessi studenti. Visto che la maggior parte di loro ha concluso l’anno senza aver potuto confrontarsi in classe su ampie parti dei programmi. Guarda caso, soprattutto in Storia. Meno di 1 su 2 ha avuto un docente che è riuscito a raggiungere l’obiettivo fissato dal Ministro: il 20% si è fermato grosso modo a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70, il 29% ha addirittura concluso il Novecento.
    Poca attualità
    Tutti gli altri, in vista dell’esame, navigano in cattive acque: un altro 29% è arrivato al Secondo Dopoguerra (attorno agli anni ‘50), per il 14% l’ultima campanella ha suonato quando il professore stava ancora parlando del periodo tra le due Guerre Mondiali, l’8% ha dovuto interrompere persino prima. Una possibile scialuppa di salvataggio, per le ragazze e i ragazzi rimasti inesorabilmente indietro, però ancora potrebbe configurarsi all’orizzonte. Quale? Aver trovato sulla propria strada un docente che, a prescindere dalla trattazione in ordine cronologico della storia e dalla materia di competenza, in autonomia ha dedicato dei momenti di lezioni all’approfondimento di momenti chiave del recente passato o di stretta attualità.
    Letteratura: programma finito
    E, per fortuna, non sono pochi: il 41% degli studenti intervistati lo ha fatto spesso, il 38% ogni tanto. Ben 8 su 10, dunque, si sono approcciati a questioni che gli potrebbero tornare utili, ad esempio, per lo scritto di Italiano o per l’orale di Maturità.
    Tornando a quanto fatto in classe, decisamente migliore è la situazione su un’altra materia cardine in ottica esame: la letteratura italiana. Qui è quasi il 60% degli studenti a poter sorridere: il 32% ha finito il programma ed è pure tornato a ripassare qualche autore chiave, il 27% ha affrontato più o meno tutti gli autori principali di ‘800 e ‘900. C’è, poi, un 24% che ha dovuto interrompere l’excursus a metà Novecento. Il 17% ha fatto bene solo l’Ottocento e la primissima parte del XX secolo.
    Le materie di indirizzo
    Ancora più confortanti sono i dati riguardanti le materie “di indirizzo”, caratterizzanti i vari percorsi scolastici e protagoniste della seconda prova scritta d’esame. Ad aver completato (o quasi) il programma sono stati circa 3 su 4. Solo il 12% teme l’essersi fermato a metà del guado, mentre il 16% denuncia diverse lacune.
    Resta comunque notevole la quota di maturandi che ha lasciato per strada ampi pezzi dei programmi. A loro, a questo punto, non rimane che il ripasso pre-esame. Cosa che, effettivamente, stanno facendo circa 6 su 10, che tenteranno di studiare da autodidatti i tasselli mancanti: il 36% proverà a farlo in tutte le materie, il 24% solo in quelle che considera più importanti.
    Il fato
    Di contro, 4 su 10 si affideranno al fato: il 17% vorrebbe tentare l’operazione recupero ma già sa che non riuscirà per via del poco tempo a disposizione, il 23% darà la priorità solo a quello effettivamente spiegato dal professore. Incrociando poi le dita che solo su quello si baseranno i contenuti delle prove. LEGGI TUTTO

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    Dall’ETH di Zurigo la ricetta per produrre cioccolato più sano e sostenibile

    Difficile resistere alla tentazione del cioccolato, alimento che coccola il palato degli europei ormai da circa cinque secoli. Ma, nonostante la pianta del cacao e il suo frutto siano conosciuti e utilizzati da tempi antichissimi (specialmente in America Centrale), sembra che il modo con cui li impieghiamo per produrre il cioccolato non sfrutti appieno il loro potenziale. A sollevare la curiosa questione è un gruppo di ricercatori del Politecnico federale (ETH) di Zurigo (Svizzera), che, in collaborazione con la startup Koa e il produttore svizzero di cioccolato Felchlin, ha messo a punto una ricetta alternativa che sfrutta non solo i semi del frutto di cacao ma anche parte della polpa e della buccia esterna (o endocarpo, in gergo tecnico). A beneficiare della nuova ricetta sarebbe non solo la nostra salute, visto che il prodotto finale è più ricco in fibre e contiene una minore quantità di grassi saturi, ma anche la sostenibilità dell’intera filiera produttiva proprio grazie alla riduzione degli sprechi.

    Crisi climatica

    Record di caldo in Costa d’Avorio: a rischio la produzione di cacao

    di redazione Green&Blue

    15 Aprile 2024

    Dallo studio, pubblicato su Nature Food, emerge che il segreto sta nell’ottenere una sorta di gel a partire dalla polpa del frutto del cacao e dall’endocarpo trasformato in polvere. Dato il suo sapore dolciastro, il gel così ottenuto può essere utilizzato per dolcificare il cioccolato al posto del classico zucchero di canna. Secondo il panel di esperti dell’Università di Berna (Svizzera) che ha valutato il prodotto finale, per ottenere un cioccolato che abbia un gusto e una consistenza paragonabili a quelli del cioccolato classico la nuova ricetta dovrebbe prevedere l’aggiunta del gel fino a un massimo del 20% del peso totale. Se mescolato in concentrazioni superiori, infatti, il gel rende il cioccolato troppo grumoso, modificando quindi l’esperienza al palato. LEGGI TUTTO