7 Giugno 2024

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    Se in Sicilia il grano non cresce più

    La crisi climatica fa sempre più paura ma solo a chi la soffre veramente. E cosa vuol dire soffrirne? Vuol dire vedere il frutto del proprio lavoro venir meno, vuol dire guardarsi intorno e rendersi conto che è a rischio il mettere insieme il pranzo con la cena per la propria famiglia, gli studi dei propri figli, il loro futuro. E poi, alla fine, anche il futuro degli esseri umani sul pianeta. La stragrande maggioranza di noi sente la crisi climatica, la avverte, ma è ancora ben distante da soffrirne seriamente. Se si innalzano le temperature a dismisura, si accendono di più i climatizzatori; se arrivano le calamità che creano impedimenti e danni, si ricorre ai bonus e agli aiuti (se arrivano) per mitigare e, quasi mai, compensare le reali perdite. Ma ci si rialza, ci si arrangia, si riprende. È un fatto di soldi, di investimenti. 

    Ma l’agricoltura no, la fertilità dei suoli no. Per quella non ci sono soldi che possano rimettere la strada nella giusta direzione. E quando la crisi raggiunge livelli senza precedenti, in quel momento si fa statistica e si comprende che non è la naturale oscillazione degli eventi. In Sicilia il grano non cresce più, è già parzialmente secco con oltre due mesi di anticipo rispetto ai tempi della mietitura tradizionale. La spiga è vuota, gli agricoltori continuano a prenderne alcune in mano e a sgranarle, nella speranza di vedere qualcosa di utile. Qualcuno ambisce, almeno, a rifare il seme investito nello scorso autunno, cioè quel paio di centinaia di chili ad ettaro che possano servire almeno per la prossima stagione. È un disastro, senza precedenti a memoria di chi ha già superato i cinquant’anni. Una siccità che ha messo a nudo le carenze strutturali e infrastrutturali della rete regionale. Ma anche la migliore infrastruttura non può compensare una crisi climatica devastante. Si parla di dissalazione (con costi energetici ignorati), si riprendono studi sul riuso delle acque reflue, qualcuno guarda alle specie tropicali senza rendersi conto che temperature e acqua non sono sempre così dipendenti l’una dall’altra. Qui siamo in una condizione in cui per l’acqua si attiva la competizione tra agricoltura e comunità. Acqua per gli agrumi e per la vite o acqua per le abitazioni e per i cittadini? Qual è la risposta corretta? 

    In un contesto come questo vediamo gli agricoltori di fronte a scelte complesse e dobbiamo probabilmente impegnarci di più a star loro accanto e non lasciarli soli. Come scegliere oggi tra tenere la barra dritta sperando in un futuro diverso o cedere alle sirene di chi propone l’installazione di pannelli fotovoltaici al suolo? Di fronte ad un’agricoltura sempre più in difficoltà, come trovare argomenti efficaci per impedire il consumo di suolo e la distruzione di un paesaggio agrario che è anima del nostro Paese? Qualcuno parla della trasformazione della Sicilia da granaio a batteria d’Italia, si sentono le voci di impianti da record europei se non mondiali. Si fa presto a tenere alta la confusione, tra fotovoltaico, agrivoltaico, eolico a terra, a mare, e via discorrendo. Si sta in barricata gli uni (i favorevoli) contro gli altri (i contrari). Mai però che ci si fermi a fare valutazioni coerenti e sistemiche. Abbiamo bisogno di transizione energetica ma anche ecologica, dobbiamo tutelare il nostro paesaggio e, come abbiamo recentemente scritto nell’articolo 9 della Costituzione, “la biodiversità, l’ambiente e gli ecosistemi”.Tutto questo come si sposa con l’installazione a terra di un pannello? E perché i pannelli devono andare al suolo prima di averli diffusi in modo capillare sui tetti e nelle aree industriali? Molte risposte sono ancora da cercare, fuori dalla visione spinta da interessi di parte e provando solo a guardare gli interessi in modo sistemico, incluso quelli della natura e degli ecosistemi. A cominciare dal dare valore alla biodiversità che oggi è fonte di resilienza. Le varietà siciliane di grano duro, quelle della tradizione più che antiche, quelle lungamente abbandonate per far posto ai tanti quintali ad ettaro, soffrono ma sono ancora verdi, manifestano un maggiore adattamento a condizioni climatiche estreme. Ci sono varietà tradizionali di ortaggi da aridocoltura, quasi dimenticate, che sanno attraversare un’intera stagione senza essere irrigate. C’è da rigenerare suoli devastati da un’agricoltura industriale, in serra con varietà ibride funzionali ad una spinta destagionalizzazione che non è mai stata sostenibile e lo è ancora meno oggi che l’acqua non c’è. C’è da rivedere un intero modello produttivo, guardando agli equilibri ecosistemici per poter considerare reali prospettive agricole. E investire le risorse in modo diverso, cercando di sostenere il rafforzamento degli agricoltori virtuosi che credono nei principi di agroecologia, di accompagnare la conversione di quelli che vogliono diventare virtuosi, e provando a leggere le reali esigenze di un territorio che vuole giocare il proprio ruolo pur rimanendo un’isola, circondata dal mare che è l’unico vero e determinante ponte che deve unire con le altre terre. Di altri non c’è necessità. LEGGI TUTTO

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    Nell’Artico scoperto un virus gigante che potrebbe rallentare la fusione dei ghiacci

    Quando il sole sorge nell’Artico dopo mesi di oscurità, la vita ritorna ad appropriarsi del paesaggio: gli orsi polari emergono dalle loro tane invernali, la Sterna paradisea torna in volo dal suo lungo viaggio verso sud e i buoi muschiati si dirigono verso nord. Oltre agli animali più conosciuti, esiste una serie di esseri viventi che si risveglia in questo periodo. Pur non avendo la stessa visibilità e il fascino, queste creature svolgono un ruolo fondamentale sia da un punto di vista ecologico, sia climatico. Stiamo parlando delle alghe che fioriscono sul ghiaccio in primavera, annerendolo e, di conseguenza, facendolo fondere più velocemente. Immaginate di indossare una maglia nera in una giornata assolata: si riscalderà rapidamente, al contrario di una bianca. A tale proposito, alcuni ricercatori potrebbero aver trovato un modo per controllare la crescita delle alghe nella neve, diminuendo l’impatto sulla fusione del ghiaccio e, di conseguenza, sull’innalzamento del livello dei mari.

    Crisi climatica

    Il ghiaccio marino artico si sta riducendo a una velocità senza precedenti

    di redazione Green&Blue

    23 Febbraio 2024

    La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Microbiome. “Non sappiamo molto sui virus, ma penso che potrebbero essere utili per alleviare la fusione del ghiaccio causato dalla fioritura delle alghe. Quanto siano specifici e quanto efficiente sarebbe, non lo sappiamo ancora.”, ha affermato la ricercatrice Laura Perini del Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Aarhus, autrice dell’articolo. I virus sono normalmente molto più piccoli dei batteri e misurano dai 20 ai 200 nanometri (un nanometro è un millionesimo di millimetro), mentre un tipico batterio misura 2-3 micrometri (un micrometro è “solo” un millesimo di millimetro). In altre parole, un virus normale è circa 1.000 volte più piccolo di un batterio. Questo, però, non è il caso dei virus giganti, che possono addirittura raggiungere dimensioni più grandi di quelle dei batteri. Ma i virus giganti non sono solo più grandi in termini di dimensioni. Il loro genoma è anche molto più grande di quello dei virus normali. I batteriofagi, ovvero i batteri che infettano i virus, hanno tra 100mila e 200mila elementi nel loro genoma, mentre sono circa due milioni e mezzo nel caso di virus giganti.I virus giganti furono scoperti per la prima volta nel 1981, quando i ricercatori li trovarono nell’oceano. Successivamente, virus giganti furono trovati nel suolo terrestre e persino negli esseri umani. Tuttavia, è la prima volta che vengono scoperti sulla superficie del ghiaccio e della neve dominata dalle microalghe, spiega Perini. “Abbiamo analizzato campioni di ghiaccio scuro, neve rossa e buchi di fusione (crioconite). Sia nel ghiaccio scuro che nella neve rossa abbiamo trovato tracce di virus giganti attivi. E questa è la prima volta che sono stati trovati su ghiaccio superficiale e neve contenenti un’elevata abbondanza di microalghe pigmentate”, afferma. “C’è un intero ecosistema che circonda le alghe. Oltre a batteri, funghi filamentosi e lieviti, ci sono protisti che mangiano le alghe, diverse specie di funghi che le parassitano e i virus giganti che abbiamo trovato, che le infettano. Per comprendere i controlli biologici che agiscono sulle fioriture algali, bisognerà studiare questi ultimi tre gruppi”, continua Perini.

    Clima

    L’Artico da bianco a blu, senza ghiaccio entro il 2050

    di Anna Lisa Bonfranceschi

    05 Marzo 2024

    Per assicurarsi che il DNA virale non provenisse da microrganismi morti da tempo, ma da virus vivi e attivi, il team ha anche estratto tutto l’mRNA dal campione.”Nell’mRNA totale sequenziato dai campioni, abbiamo trovato gli stessi marcatori del DNA totale, quindi sappiamo che sono stati trascritti. Ciò significa che i virus sono vivi e attivi sul ghiaccio”, afferma Perini. Per utilizzare le ricette necessarie per creare proteine, i composti chimici che svolgono la maggior parte del lavoro nel virus, il virus deve trascriverle dal DNA a doppio filamento all’mRNA a filamento singolo, cosa impossibile nel caso dei virus normali ma atto che i virus giganti possono effettuare autonomamente, il che li rende molto diversi dai virus normali.”Continuiamo a studiare i virus giganti per saperne di più sulle loro interazioni e quale sia esattamente il loro ruolo nell’ecosistema. Entro la fine dell’anno pubblicheremo un altro studio scientifico con qualche informazione in più sui virus giganti che infettano una microalga coltivata che prospera sulla superficie del ghiaccio di la calotta glaciale della Groenlandia”. LEGGI TUTTO

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    MetaWindow, il pannello italiano che rivoluziona il rumore in ferrovia

    Rivoluzione del rumore in ferrovia. Phononic Vibes in collaborazione con l’azienda tedesca Deutsche Bahn ha sviluppato una vera innovazione nel campo della protezione dal rumore: pareti insonorizzate trasparenti con elevate proprietà fonoassorbenti. Si chiama MetaWindow il pannello che combina le proprietà fonoassorbenti delle pareti convenzionali con i vantaggi visivi delle pareti trasparenti. La chiave è l’uso della metatecnologia, i metamateriali, che aumentano l’efficienza acustica rispetto ai tradizionali sistemi di protezione dal rumore grazie alla speciale geometria del sistema. 

    Qual è stata l’ispirazione che ha portato alla concezione del pannello MetaWindow? “Il tutto nasce nel 2020 in occasione di un percorso di accelerazione di DB a cui Phononic Vibes partecipa – racconta a Gree&Blue Luca D’Alessandro, Aamministratore delegato di Phononic Vibes -. Il focus sulla sostenibilità e sulla realizzabilità dei grandi progetti infrastrutturali ha fatto subito emergere il bisogno di pannellature fonoassorbenti integrabili nell’ecosistema, pur mantenendo le caratteristiche tecniche necessarie per legge. Phononic Vibes grazie alla tecnologia dei metamateriali ha subito fornito un primo concept brevettato, poi evoluto grazie alla collaborazione sino alla certificazione nel 2023 ed alla prima installazione nel 2024”.Le due aziende hanno collaborato e sviluppato insieme il prodotto dal concept sino alla certificazione, MetaWindow è stata presentata per la prima volta nell’ambito del Greentech Festival di Berlino, mentre le prime implementazioni in progetti infrastrutturali sono previste per il 2024 nel tratto ferroviario S4 ad Amburgo. 

    L’innovativa metatecnologia del pannello

    MetaWindow è la soluzione ideale per luoghi dove la legge richiede barriere antirumore altamente assorbenti ed altrettanta sensibilità urbanistica. A causa del grande impatto delle barriere antirumore sul paesaggio urbano, le linee ferroviarie in zone urbane sono le più coinvolte, così come le zone turistiche, in prossimità di insediamenti residenziali e in paesaggi naturali protetti. Ciò va a vantaggio sia dei residenti che dei viaggiatori ottenendo una visuale libera durante il viaggio in treno.  MetaWindow, integrandosi senza impatto con l’ambiente circostante, riduce il numero di obiezioni e azioni legali durante la costruzione di barriere antirumore: ciò a sua volta ha un impatto diretto su periodi di attuazione più brevi.L’innovativa metatecnologia assorbe specifiche gamme di frequenza grazie alla sua speciale geometria e, combinata con il classico materiale fonoassorbente, garantisce un elevato livello di riduzione del suono. MetaWindow è la prima parete sul mercato trasparente ad essere classificata come altamente assorbente in termini di assorbimento acustico, raggiungendo un isolamento acustico da 34 a 37 decibel e allo stesso tempo mantenendo la percentuale di superfici trasparenti fino al 72%. Le barriere antirumore trasparenti attualmente disponibili sono significativamente meno efficaci nella riduzione del rumore e quindi non sono adatte per un uso diffuso lungo le rotaie in conformità con i requisiti legali.Non solo, da un punto di vista del prezzo, il vantaggio economico di MetaWindow è chiaro considerando i costi complessivi di costruzione di una barriera antirumore e in considerazione del potenziale di risparmio di procedure di approvazione del progetto più rapide grazie e tassi di accettazione più elevati. 

    Impatto, sostenibilità e vantaggi 

    Che impatto ha MetaWindow per la sostenibilità dei trasporti? “Per ridurre l’impatto delle emissioni dei trasporti su gomma, responsabili di una fetta importanti delle emissioni globali, il passaggio al cosiddetto trasporto su ferro, ovvero via ferrovia, è la soluzione più efficace. Per favorire questo passaggio, i binari presenti in Europa e nel mondo devono essere potenziati per poter accogliere maggior traffico di mezzi su rotaia. Ciò comporta l’ampliamento della linea ferroviaria con il conseguente iter di progettazione ed approvazione presso il Ministero, le Regioni ed i Comuni. Per legge, è necessario contenere le emissioni acustiche entro un certo valore, e spesso l’ampliamento della linea va di pari passo con l’installazione di sistemi di mitigazione del rumore come barriere acustiche. In Germania, così come nella gran parte dei paesi europei e nel Mondo, la necessità è quella di avere sistemi efficaci e integrabili nell’ecosistema in modo da ottenere rapidamente le autorizzazioni per i progetti, ad oggi non presenti. MetaWindow risolve efficacemente questo problema, ottenendo la prima certificazione operativa in Germania”. 

    In che modo il pannello MetaWindow si distingue dagli altri prodotti sul mercato, e quali i vantaggi? “MetaWindow è il primo pannello trasparente e fonoassorbente al mondo. I pannelli trasparenti normalmente riflettono il suono e pertanto non lo confinano, portando così il loro utilizzo ad un massimo del 5% dell’area di installazione di pareti fonoassorbenti. Al contrario, pareti metalliche con materiale fonoassorbente all’interno o pareti di cemento sono la soluzione largamente utilizzata e certificata. Il problema nell’utilizzo di questa pannellatura è che crea dei veri e propri muri che non sono accettati dai comuni e dalle assemblee cittadine, portando a rallentamenti nel risanamento acustico e nello sviluppo del traffico ferroviario. La MetaWindow risolve questo problema”.In quali altri settori o contesti il pannello MetaWindow può essere impiegato in modo efficace e vantaggioso? “Stiamo introducendo il concetto negli interni di design, cosi come nelle grandi stazioni e nelle facciate di palazzi, per favorire il passaggio della luce naturale, la visibilità del panorama, e le perfomance acustiche necessarie per legge”.

    Phononic Vibes e le soluzioni per la protezione dal rumore 

    Phononic nasce nel 2018 come spin-off del Politecnico di Milano con esperienza di ricerca sui metamateriali al PoliMi e al MIT di Boston, ovvero materiali avanzati le cui prestazioni di controllo acustico e delle vibrazioni sono definite dalla forma e dalla topologia della cella unitaria e quindi indipendenti dalla materia prima stessa. Sulla base di questa tecnologia innovativa e dei brevetti proprietari, L’azienda sviluppa e commercializza soluzioni per la protezione dal rumore e dalle vibrazioni consentendo la riduzione dei costi e l’aumento delle prestazioni rispetto alle soluzioni tradizionali comunemente utilizzate nel mercato per il trattamento acustico e delle vibrazioni.

    L’azienda è basata a Milano con un laboratorio di diagnostica acustica avanzata, e in provincia di Reggio Emilia per la fabbricazione. Ad oggi impiega oltre circa 30 professionisti tra ingegneri, progettisti, project manager e manodopera di officina, mentre la governance aziendale è guidata da 7 membri del consiglio di amministrazione con esperienze professionali internazionali come dirigenti industriali e finanziari. Tra i soci ci sono tre fondi professionali molto attivi nel Venture Capital italiano: CDP Venture Capital SGR, Eureka! Venture SGR, 360 Capital Partners.

    “Phononic Vibes e il suo team sono uno straordinario esempio di cosa voglia dire fare technology transfer e deeptech in Italia: per sviluppare un’idea che nasce dalla ricerca scientifica, trasformarla in innovazione e quindi veicolarla in un prodotto che arriva sul mercato, sono necessarie lungimiranza, solidità di proprietà intellettuale ma soprattutto una grandissima resilienza e determinazione da parte del team. In Eureka! Fund cerchiamo nei nostri ricercatori-imprenditori proprio questo mix unico di competenze e attitudini”, conclude Stefano Peroncini, Amministratore Delegato Eureka! Venture SGR. LEGGI TUTTO