4 Maggio 2024

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    Asili nido, al via il nuovo piano da 734 milioni di euro. Ecco chi ne potrà beneficiare

    Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato il decreto per un nuovo Piano per gli asili nido del valore di 734,9 milioni di euro. Il Piano, in linea con gli obiettivi del Pnrr, punta a incrementare i posti degli asili nido al fine di migliorare l’offerta educativa sin dalla prima infanzia e offrire un concreto aiuto alle famiglie.
    L’investimento
    Le risorse messe in campo derivano, in parte, da economie del precedente Piano, varato lo scorso anno, e, in misura altrettanto rilevante, da fondi ulteriori recuperati nel bilancio dello stesso Ministero. Uno sforzo notevole per incrementare i nuovi posti già realizzati e per raggiungere il target europeo del Pnrr.
    “Si tratta di un investimento a cui attribuiamo un valore strategico per la qualità del sistema scolastico, e non solo. Il nostro obiettivo è ampliare un servizio fondamentale per ridurre le disparità dei punti di partenza, venendo incontro nel contempo alle esigenze delle famiglie e in particolare delle donne, a cui offriamo uno strumento in più per la conciliazione tra lavoro e maternità”, dichiara il ministro Valditara.
    La semplificazione
    “Come con il precedente Piano”, prosegue il ministro, “contiamo di raggiungere il massimo risultato anche grazie alla semplificazione di norme e procedure, accompagnata da un costante supporto alle amministrazioni coinvolte, presupposti decisivi per riuscire a cogliere le opportunità del Pnrr”.
    Il decreto, oltre ad accertare e mobilitare le risorse disponibili, definisce i criteri di riparto delle stesse tra i Comuni, tenendo conto dei dati Istat relativi all’attuale copertura del servizio nella fascia 0-2 anni, alla popolazione residente e al numero dei bambini nella fascia di età 0-2 anni.
    In base ai progetti finanziati con il precedente bando, e tenendo conto dell’incremento complessivo dei prezzi e delle valutazioni della Commissione europea svolte in sede di verifica della milestone europea del Pnrr di giugno 2023, è stato definito un costo parametrico applicabile alla realizzazione e costruzione di nuovi asili, nonché alla riconversione di edifici e immobili non già destinati ad asili.
    I beneficiari
    I criteri descritti hanno consentito di individuare un elenco di Comuni beneficiari e di quantificare l’importo spettante in base al numero minimo di posti da attivare.
    Le 14 città metropolitane, in considerazione dell’estensione territoriale di tali aree, avranno tutte a disposizione una quota di risorse per attivare e potenziare gli asili nido, a prescindere dal livello di copertura del servizio già raggiunto per la fascia di età 0-2 anni.
    Per l’autorizzazione degli interventi sarà avviata una procedura di adesione per i Comuni inseriti nell’elenco.
    In ogni caso, potranno candidarsi anche Comuni più piccoli di quelli individuati, e con una minore popolazione residente nella fascia 0-2 anni, aggregandosi con Comuni limitrofi mediante convenzione, in modo da garantire una gestione congiunta più efficace e sostenibile del servizio. LEGGI TUTTO

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    Franco Di Manno, lo psichiatra che cura la terra con i frutti dimenticati

    Le pere ad uncino, le mele bianche, le sorbe, l’arancio biondo della conca d’oro, i corbezzoli rossi, i pomodori lampadina. Franco Di Manno è una sorta di archeologo dei frutti dimenticati. Da molti anni viaggia tra le campagne tra Fondi e Latina con una missione: ritrovare le varietà di frutta e verdura date per estinte per piantarle nel suo campo, il Parco dei frutti dimenticati.Medico psichiatra all’ospedale di Pontecorvo dove si occupa soprattutto di disagio giovanile e adolescenziale, vive a Querce di Cesare, una frazione sotto costa vicino Fondi, un territorio di campagna dove in lontananza si vede il mare di Sabaudia. Solo filologia la sua? “Niente affatto. Io i miei frutti li coltivo, li produco e li condivido con amici e vicini. La mia ricerca fa parte di una scelta di vita: tutelare l’ambiente e la biodiversità. Ed è anche una scelta di salute. Perché nessuno può stare bene se questa bella famiglia di erbe e animali la distruggiamo continuando a produrre inquinamento e avvelenamento di cibi che consumiamo”. Guai però a dare al Parco dei frutti dimenticati un valore terapeutico e per spiegare il motivo ricorre a Karl Marx: “Ho sempre creduto alla teoria che la vita intellettuale deve andare insieme all’azione al movimento, alla fisicità che deve trovare sempre un’espressione. Perché siamo prima di tutto azione”. 

    Alcune specie di frutta e verdura salvate dall’estinzione   LEGGI TUTTO

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    I cambiamenti climatici diventeranno la prima causa di perdita di biodiversità

    Il legame tra cambiamenti climatici e biodiversità sta diventando sempre più forte: uno studio appena pubblicato sulla rivista Science, il più esteso mai condotto sul tema, svela che entro la metà di questo secolo i cambiamenti climatici potrebbero diventare i principali responsabili della perdita di biodiversità. Gli autori del lavoro, scienziati del German Centre for Integrative Biodiversity Research (iDiv) e della Martin Luther University Halle-Wittenberg (Mlu) hanno messo insieme tredici diversi modelli per valutare l’impatto dell’uso del suolo e del clima su quattro distinti parametri che misurano la biodiversità e su nove parametri che misurano i servizi ecosistemici, e sono così giunti a questa poco incoraggiante conclusione. 

    L’uso del suolo conta

    Al momento, si ritiene che la causa principale di perdita di biodiversità sia lo sfruttamento del suolo. Gli autori dello studio appena pubblicato hanno anzitutto provato a quantificare con precisione questo rapporto di causa-effetto, modellando l’impatto del cambiamento nell’uso del suolo sulla biodiversità nel corso del XX secolo, e scoprendo che la biodiversità globale ha subito un calo stimabile tra il 2 e l’11% per effetto di questo fattore. “Includendo tutte le regioni mondiali nel nostro modello”, ha spiegato Henrique Pereira, primo autore del lavoro e ricercatore a iDiv e Mlu, “siamo stati in grado di colmare molte delle lacune di conoscenza esistenti e di rispondere a questioni controverse e irrisolte che venivano fuori da altri modelli più parziali e da dati più frammentati. Ogni approccio, d’altronde, ha i suoi pro e i suoi contro: riteniamo che il nostro sia il più completo per stimare la variazione della biodiversità a livello globale”. 

    Servizi ecosistemici: uno scenario misto

    I ricercatori hanno poi messo insieme altri cinque modelli per stimare l’impatto del cambiamento nello sfruttamento del suolo sui cosiddetti servizi ecosistemici, ossia servizi e prodotti forniti dalla natura all’essere umano. Lo scenario è misto: alcuni di essi – per esempio produzione di cibo e legname – sono aumentati, mentre altri – per esempio impollinazione, sequestro dell’anidride carbonica e ritenzione dell’azoto – sono diminuiti.

    Lo studio

    La biodiversità fa stare meglio: così la salute mentale ne beneficia

    di Anna Lisa Bonfranceschi

    17 Aprile 2024

    Purtroppo, alcuni dei servizi diminuiti sono proprio quelli che sarebbero più “utili” per mitigare i cambiamenti climatici, il che potrebbe innescare un ciclo negativo: per valutarlo, i ricercatori hanno inserito anche i cambiamenti climatici come parametro previsionale per gli scenari futuri. E hanno osservato un probabile “sorpasso”: nei prossimi anni, e per la precisione entro la metà di questo secolo, proprio i cambiamenti climatici potrebbero superare lo sfruttamento del suolo come principale responsabile della perdita di biodiversità, in modo diverso a seconda dello scenario usato per le proiezioni (a basse emissioni di gas serra, a emissioni pari a quelle attuali e ad alte emissioni).

    L’evento

    Roma, torna City Nature Challenge: una sfida tra 480 città per la biodiversità urbana

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    22 Aprile 2024

    Un avvertimento, più che una previsione

    “Lo scopo di questi scenari a lungo temine non è quello di prevedere cosa accadrà”, commenta Inês Martines, un’altra degli autori del lavoro. “Piuttosto è quello di comprendere se ci sono alternative che permettano di evitare gli scenari meno desiderabili, per informare i decisori sulle azioni più favorevoli ed efficaci. I nostri risultati mostrano chiaramente che le politiche attuali sono insufficienti a raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati a livello internazionale per tutelare la biodiversità. Abbiamo bisogno di rinnovare gli sforzi per arrestare quello che ormai è diventato uno dei problemi più pressanti al mondo”. LEGGI TUTTO