27 Aprile 2024

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    Gli scarti del caffé: da rifiuti difficili da smaltire a risorsa

    Silverskin, che significa pelle d’argento, è quella pellicola semitrasparente che riveste il chicco di caffè e che viene eliminata nel processo di tostatura. Corrisponde a circa al 2% del peso del chicco e fino a poco tempo fa era considerata un rifiuto speciale, abbastanza costoso da gestire per torrefattori, costretti a trasformalo in compost. Se consideriamo che ogni giorno nel mondo vengono bevute più o meno 3,1 miliardi di tazzine di caffè – che risulta così essere il secondo prodotto più commerciato con un consumo annuo che supera i 10 milioni di tonnellate – possiamo facilmente intuire le enormi quantità di rifiuto che possono derivare dal suo processo di tostatura e che le sorti di questo scarto assumano un peso rilevante, non solo fisico ma in termini economici e ambientali, in particolare in Italia, quarto importatore mondiale. Proprio per questo negli ultimi tempi, si lavora per individuare soluzioni efficaci di economica circolare, per dare alla silverskin una seconda vita e trasformarla da rifiuto a sottoprodotto, se non addirittura in risorsa.

    Secondo uno studio Enea (l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie) una sua possibile destinazione potrebbe essere il suo utilizzo come ingrediente ad alto valore aggiunto nei prodotti da forno, al posto della farina: così facendo si potrebbe ridurre del 73% l’impatto ambientale delle lavorazioni del caffè, dimezzando i costi di smaltimento a carico delle aziende. In particolare per ogni tonnellata di farina realizzata con lo scarto del chicco di caffè, si potrebbero evitare circa 150 kg di CO2.  Lo studio muove i suoi passi da un caso concreto: nel 2019 il settore agro-industriale della città metropolitana di Napoli aveva infatti generato circa 30 mila tonnellate di rifiuti organici, di cui quasi il 3% proveniva da aziende di torrefazione del caffè (in gran parte silverskin). Il “pane alla silverskin” per ora deve ancora attendere: l’utilizzo individuato da Enea deve ancora superare la procedura di approvazione prevista dalla Commissione Europea, nonostante numerosi studi abbiano evidenziato bassi rischi e molti benefici legati al suo consumo.

    Economia circolare

    Come corre il riciclo: ecco le scarpe da jogging fatte con i fondi del caffè

    di Andrea Tarquini

    05 Agosto 2021

    Dall’agricoltura alla cosmesi, dal cibo all’energia, fino all’edilizia: la versatilità della silverskin abbraccia i settori più inaspettati. In campo edile ad esempio, recenti ricerche hanno individuato una sua possibile applicazione per l’isolamento termico e acustico, in alternativa ai materiali tradizionali, costosi e non biodegradabili. Intercos (multinazionale italiana nell’ambito della cosmetica) e Amarey (Illy Caffè) nel corso dell’evento che apre le porte al Cosmoprof 2024 hanno presentato un innovativo burro di caffè: in ambito cosmetico infatti, il “grasso” estratto attraverso un processo sostenibile risulta un prodotto a lunga conservazione e con proprietà emollienti che può essere sfruttato nella composizione di rossetti, fondotinta, cosmetici per il viso e occhi. La pellicola del caffè, raccolta macinata, può sostituire la cellulosa vergine e utilizzata per stampare libri e quaderni o per realizzare un packaging sostenibile. Esistono già diverse implementazioni: delle migliaia di tonnellate di silverskin generate dai processi di tostatura in Italia, una parte da anni viene infatti recuperata da Favini, per produrre carta al caffè.

    Due aziende campane, Caffè Trucillo e Agriges, azienda specializzata nella produzione di concimi, hanno sviluppato invece un’applicazione per l’agricoltura: ogni mese, almeno 2 tonnellate di silverskin della torrefazione salernitana vengono recuperate per aspirazione e compattate in un macchinario esterno che le aggrega in piccole parti simili al pellet, poi utilizzato per la produzione di un ammendante organico consentito in agricoltura biologica. Gli scarti derivanti dalla lavorazione del caffè, trovano una seconda chance anche nella produzione di biogas e biometano: l’azienda agricola Valbona di Poirino (Torino), grazie ad un accordo con Caffè Vergnano, con il rifiuto ha iniziato a produrre biogas, una miscela di metano e anidride carbonica impiegato per la produzione di energia elettrica e fertilizzante, riducendo drasticamente l’utilizzo di concimi chimici. L’azienda stima in un anno sia possibile recuperare più di 100 tonnellate di silverskin, sufficienti per produrre circa 80.000 Kwh. Infine, in campo medico: pare infatti che la silverskin possa agire sull’equilibrio metabolico e quindi essere utilizzata per malattie come il diabete o gravi forme di obesità, riducendo i livelli di zucchero nel sangue e diminuendo i picchi glicemici. La sua applicazione è in fase di studio. LEGGI TUTTO

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    Linda Maggiori: “Vivere senz’auto perché si può”

    Linda Maggiori, giornalista freelance educatrice e scrittrice, vive con suo marito e i loro tre bambini a Faenza, in provincia di Ravenna, dove da alcuni anni sperimentano uno stile di vita sostenibile senz’auto e a rifiuti (quasi) zero. È volontaria in varie associazioni che si battono contro l’uso degli inceneritori e a favore della mobilità sostenibile. Promuove inoltre progetti di educazione ambientale nelle scuole.

    “Fin da piccola – racconta Linda Maggiori – amavo gli animali e li difendevo, facevo piccole ricerche sull’inquinamento, mi piaceva stare nell’orto con mia nonna e passeggiare in montagna. Un rinnovato interesse è iniziato dopo la nascita dei miei figli, che mi hanno messo davanti una questione imprescindibile: che mondo volevo lasciare loro? Migliore o peggiore di quello che avevo trovato? Intorno a me vedevo il suolo cementificarsi, sempre meno alberi e aria inquinata. Da un istinto naturale di protezione è nato un forte impegno che ha proprio cambiato la nostra vita. Anche mio marito ha condiviso con me questa urgenza di fare la nostra parte, almeno provarci. Ho conosciuto in questi anni tante altre mamme preoccupate per la salute dei loro figli in ogni parte d’Italia e, insieme a loro, abbiamo fondato la rete delle Mamme da Nord a Sud”.

    Dal 2011 Linda Maggiori e la sua famiglia non usano più l’automobile nei loro spostamenti e nel 2019 pubblica il suo libro Vivo senz’auto (Macro Edizioni, Cesena 2019) in cui racconta la sua esperienza. “Inizialmente – continua Maggiori – non è stata una scelta perché l’auto si era rotta in seguito ad un incidente. Poi è diventata una scelta di vita e ormai ci siamo abituati. Ovviamente se serve accettiamo passaggi. Per fortuna a Faenza c’è la stazione e per i piccoli tragitti usiamo la bici. I ragazzi grandi vanno a scuola, sport da soli, i più piccoli ancora li accompagniamo, ma ognuno in famiglia ha la sua bici e la usa quotidianamente. E questo dà ai ragazzi grande autonomia. Abbiamo anche due cargo bike, una elettrica e una muscolare per trasportare le cose più pesanti. Anche per andare in vacanza usiamo i mezzi pubblici, in genere il treno, tanto che ho scritto un altro libro dal titolo Guida per viaggiatori senza auto, con tutte le ferrovie d’Italia e i nostri racconti di viaggi, dalle Alpi alla Sicilia. Siamo il Paese più motorizzato del mondo secondo solo agli Usa con 65 auto ogni 100 abitanti, siamo anche uno dei Paesi con l’aria più inquinata e con alto tasso di incidenti”.

    Le auto colonizzano ogni spazio, ridurre le auto di proprietà e incentivare l’uso dei mezzi pubblici è sempre più necessario”.

    Alla nascita del suo primo figlio Linda Maggiori fonda un’associazione di aiuto sull’allattamento e sull’uso dei pannolini lavabili (Gaaf), riduce al minimo i rifiuti e adotta nel quotidiano uno stile di vita sostenibile. “Ora – sottolinea Maggiori- non ne faccio più parte ma è stato il mio primo impegno per l’ambiente. Le mamme fanno fatica ad allattare soprattutto per sfiducia o mancanza di sostegno e passano troppo facilmente al latte artificiale. Così, insieme ad altre mamme, abbiamo fondato il gruppo di aiuto sull’allattamento, frequentando anche un corso Oms-Unicef per “mamme alla pari”, e poi da lì è venuto naturale creare anche la “pannolinoteca” per incentivare l’uso dei pannolini lavabili, che io ho usato per tutti e quattro i miei figli, riducendo così i rifiuti, sono anche molto salutari per i bebè. Cerchiamo di ridurre a monte i rifiuti, anche se non ci riusciamo del tutto, soprattutto con quattro figli che crescono e non vogliamo essere troppo rigidi. Compriamo frutta e verdura nei mercatini diretti biologici e cereali o legumi bio con i gruppi di acquisto locale. Abbiamo ristrutturato il nostro appartamento sganciandoci totalmente dal gas, con pannelli fotovoltaici, pompa di calore ed elettrificando i consumi finali. Siamo soci di una cooperativa che produce solo energia rinnovabile. Faccio il pane in casa e compriamo solo cibo bio. Sono vegetariana, quasi vegana, mio marito lo stesso, mentre i figli sono onnivori ma compriamo solo carne da piccoli allevamenti locali, conosciuta e certificata bio. Abbiamo anche un piccolo orto in affitto dal comune che coltiviamo in modo sinergico. Zappiamo poco e capita che nell’orto ci spunta qualche piccola quercia, a tempo debito la trapiantiamo dove possibile, così diamo il nostro piccolo contributo per “forestare” la città. Ci battiamo contro il consumo di suolo e recentemente siamo riusciti a fermare una lottizzazione che avrebbe cementificato un bellissimo prato, in zona peraltro alluvionata. In famiglia abbiamo da poco comprato ‘pizza box’, contenitori per pizza d’asporto per evitare gli ingombranti cartoni e risparmiare sulla carta. Abbiamo inoltre inventato la ‘stoviglioteca’, un kit di piatti e bicchieri lavabili da prestare a chi organizza feste a zero waste”.Linda Maggiori è inoltre impegnata nei progetti di educazione ambientale nelle scuole. “Mi chiamano – aggiunge Maggiori – le scuole per presentare i miei libri, come il mio ultimo libro Mamme Ribelli (Terra Nuova Edizioni, 2023), che tratta delle lotte femminili nelle zone contaminate d’Italia. I ragazzi sono molto appassionati, spesso non basta il tempo per rispondere a tutte le loro domande. Di solito presento una mappa muta d’Italia, con le zone SIN più contaminate e relative sorgenti. È anche un nuovo modo di pensare la geografia, i ragazzi scoprono che dietro il velo del benessere portato dall’industrializzazione si nascondono interi territori sacrificati e ingiustizie indicibili”.

    Lo scorso marzo ha inoltre ottenuto il ”Premio nonviolenza”, nato nel 2016 a Monteleone di Puglia per onorare le donne che hanno dedicato la loro vita alla pace ma non è ottimista sul tema del cambiamento climatico. “Sul nostro futuro – conclude Maggiori – sono molto pessimista. Siamo in una grave crisi climatica ed ecologica e non è detto che riusciremo a uscirne, soprattutto perché chi ci governa non fa abbastanza per invertire la rotta, anzi si regalano miliardi di euro al fossile e agli armamenti. Purtroppo anche la guerra ha un impatto ambientale devastante, non solo laddove si scatena, ma anche dove si prepara. Presto andrò a trovare le mamme di Warfree che lottano contro la fabbrica di armi RWM, che, oltre a fabbricare ordigni di morte, ha devastato l’ambiente con il suo ampliamento. Ma questo pessimismo non blocca l’azione, non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto, finché ci sono le forze bisogna lottare. Lo dobbiamo ai nostri figli”. LEGGI TUTTO

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    Così la stella marina potrebbe salvare gli ecosistemi marini

    Un po’ come i boschi terrestri sono fondamentali per contribuire alla produzione di ossigeno che respiriamo, nelle acque degli oceani, lo stesso ruolo primario per la vita, viene svolto dalle foreste di kelp, dense aggregazioni di alghe, che rappresentano tra i più produttivi e diversificati habitat della Terra. “Le foreste di kelp ospitano un’elevata biodiversità e supportano numerosi servizi ecosistemici tra cui l’approvvigionamento di cibo tramite la pesca, il ciclo dei nutrienti e la protezione delle coste dall’erosione, per un valore calcolato in miliardi di dollari all’anno, ma in realtà inestimabile”, spiega Stefania Coppa, biologa marina, ricercatrice presso l’IAS del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Oristano, in Sardegna, che aggiunge: “la riduzione delle foreste di kelp a livello globale avrebbe un impatto di vasta portata sullo stato di salute del mare e sui servizi ecosistemici da esse erogati”.

    I cambiamenti climatici che stanno alterando gli ecosistemi terrestri, minacciano anche queste foreste sottomarine. “Le minacce che possono mettere a rischio questo habitat sono tutte di origine antropica: l’inquinamento, il riscaldamento globale, la raccolta diretta, l’impatto di attività sia professionali che ricreative, la diffusione di specie aliene e le modifiche strutturali della fascia costiera, come la costruzione di infrastrutture che può comportare cambiamenti del regime idrodinamico con conseguente aumento della torbidità”, spiega la ricercatrice del Cnr. A tutto questo si aggiunge un altro nemico: il riccio di mare viola, il cui numero è aumentato in modo spropositato, che si nutre di alghe. “Anche in questo caso il problema principale siamo noi, perché abbiamo fatto diminuire eccessivamente i loro predatori naturali, come le lontre e le stelle marine girasole. Le prime sono state cacciate indiscriminatamente in passato per la pelliccia, invece per quanto riguarda le stelle girasole, la causa principale è il riscaldamento del mare”, evidenzia ancora Stefania Coppa.

    Un nuovo studio condotto da ricercatori di diverse università americane e pubblicato su The Royal Society Publishing, potrebbe aver trovato una soluzione: soluzione che si trova nello stesso ecosistema. Si chiama Pycnopodia helianthoides, la stella marina di girasole dell’Oregon appena citata dalla ricercatrice italiana, a rischio estinzione, ma che sarebbe in grado di salvare le foreste di alghe. “La causa principale della sua quasi estinzione è il riscaldamento del mare che ha favorito le condizioni ambientali utili alla proliferazione di patogeni e alla generazione di eventi di mortalità di massa come nel caso della Sea Star Wasting Disease, registrata dal 2013 che ne ha determinato la quasi totale scomparsa”, dice Coppa.

    Si, perché se le lontre sono predatrici di ricci di mare, a loro volta questi sono “cacciati” anche dalle stelle marine, che potrebbero riequilibrare il sistema. Questa è la tesi dello studio americano, in cui gli studiosi hanno raccolto esemplari sani di stelle marine ed eseguito un esperimento alimentare: hanno cibato le stelle marine con ricci di mare, scoprendo quanto ne siano ghiotte. “Hanno dimostrato che una stella girasole può consumare mediamente 0.68 ricci di mare viola al giorno e che il tasso di predazioni è maggiore su ricci che non si sono nutriti. Riuscire a riportare l’abbondanza delle stelle girasole a livelli pre-moria potrebbe ristabilire il controllo della popolazione di ricci viola e al contempo garantire il buono stato di salute delle foreste di kelp. Tuttavia, se le condizioni ambientali sfavorevoli che hanno determinato la moria delle stelle girasole permangono, la semplice reintroduzione delle stelle girasole non sarà sufficiente a ristabilire le condizioni iniziali”, avvisa la biologa marina del Cnr.

    Attenzione però, che gli effetti antropici sono globali. Aggiunge Coppa: “Nel nostro Mar Mediterraneo, non c’è il kelp, ma altre foreste di origine animale o vegetale egualmente importanti dal punto di vista ecologico. Lo stesso vale anche per il verificarsi di morie di massa. La più recente è quella che dal 2016 sta portando quasi all’estinzione una specie endemica del Mediterraneo: Pinna nobilis, conosciuta anche come nacchera di mare, uno dei più grandi molluschi bivalvi al mondo”. LEGGI TUTTO

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    Pulire casa: come farlo in modo ecologico e sotenibile

    Lustrare le tapparelle, tirare a lucido i pavimenti, far splendere balconi e terrazze. Per molti la primavera è il momento giusto per dedicarsi alle grandi pulizie, oltre che per riordinare e rinnovare la casa. “Un’abitazione più pulita contiene meno germi e meno allergeni ed è quindi più sana”, sostiene Tricia Wolanin, psicologa e consulente per il benessere, “ma riesce anche a migliorare l’umore, rendendoci più concentrati e meno stressati”. L’importante è procedere nel rispetto dell’ambiente e della nostra salute. Ecco allora una mini-guida che, stanza per stanza, fornisce consigli e soluzioni green.

    Il tutorial

    Non spazziamo via le foglie: riusiamole per un giardinaggio a rifiuti-zero

    di Gaetano Zoccali

    19 Novembre 2022

    In cucina: attenti ai “cov”

    Tra fornelli e lavello, unto e incrostazioni ostinate si moltiplicano. Meglio, tuttavia, evitare detersivi aggressivi, che contengono candeggina o ammoniaca, sostanze chimiche che rilasciano composti organici volatili (COV), noti per esacerbare l’asma, provocare mal di testa e reazioni allergiche, incrementare perfino il rischio di cancro al fegato, ai reni, alla tiroide. Secondo l’Environmental Protection Agency, i livelli di questi composti, che finiscono con l’accumularsi sulle superfici domestiche, sono da due a cinque volte più elevati tra le mura di casa rispetto all’esterno. 

    Per scegliere i detergenti più sostenibili, tra i tanti presenti sugli scaffali del supermercato, è indispensabile rintracciare le certificazioni verdi. Tra queste, Eco detergenza o Eco bio detergenza, rilasciate dall’Istituto di certificazione etica e ambientale (Icea); Detergenza Pulita, erogata dall’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab); Ecolabel Ue, marchio europeo che attesta il ridotto impatto sull’ambiente. Occorre poi verificare, tramite un’attenta lettura dell’etichetta, che nella formulazione siano presenti tensioattivi di origine vegetale, per esempio derivanti dal cocco, dalla palma, dall’olio di oliva, dal grano, e privi di coloranti. In ogni caso, il suggerimento è quello di utilizzare sempre poche gocce di prodotto, in modo da ridurre l’eventuale impatto e gli sprechi. Attenzione anche all’imballaggio: prediligete l’acquisto di detersivi sfusi o con contenitori ricaricabili. 

    Come suggerisce Kathryn Kellogg, autrice di 101 Ways to Go Zero Waste, l’ideale è comunque optare per prodotti naturali, che tutti abbiamo in frigo o in dispensa, come succo di limone, aceto bianco, bicarbonato di sodio, sapone di Marsiglia, che non costituiscono un pericolo per l’ambiente nemmeno quando finiscono nello scarico. 

    Dopo aver chiarito quali detergenti usare in cucina, un trucco per pulire gli angoli, dove si accumulano residui di cibo misti a polvere: usate un vecchio spazzolino da denti e ogni traccia sparirà. 

    Infine, ricordate che la pulizia richiede molta acqua, una risorsa limitata. Per questo, se vi ritrovate una pila di piatti nel secchiaio, preferite la lavastoviglie, purché a pieno carico, al lavaggio a mano: la prima utilizza, infatti, quattro litri d’acqua per ciclo, mentre il secondo può richiederne fino a 20.

    Il tutorial

    Non spazziamo via le foglie: riusiamole per un giardinaggio a rifiuti-zero

    di Gaetano Zoccali

    19 Novembre 2022

    In soggiorno: dal router al tappeto

    È tempo di spazzare via la polvere che si è accumulata durante l’inverno, anche a causa di termosifoni e stufe, soprattutto sugli oggetti elettrici, come tv e router wi-fi.

    Da evitare asciugamani di carta e salviette detergenti monouso, che finiscono nelle discariche, incrementando le emissioni di carbonio. Via libera, invece, a spugne biodegradabili e a panni lavabili e riutilizzabili. Quelli in microfibra, con l’aggiunta della sola acqua, possono rimuovere fino all’98% dei batteri dalle superfici lisce. Si possono anche utilizzare vecchi abiti, camicie, lenzuola, federe come stracci: un modo per prolungare la vita delle stoffe e per risparmiare. 

    Una dritta per la pulizia dei tappeti: cospargeteli uniformemente di bicarbonato, lasciate agire per almeno un’ora e rimuovete l’eccesso con l’aspirapolvere alla minima velocità, se possibile utilizzando un beccuccio adatto ai tessuti. Per ravvivare i colori, miscelate poi un litro di acqua fredda e mezzo bicchiere di aceto bianco, inumidite un panno e sfregate delicatamente in direzione del pelo. Non esponete mai i tappeti al sole.

    Ambiente

    Il bucato green in 10 mosse per un guardaroba sostenibile

    a cura di Fiammetta Cupellaro

    17 Settembre 2022

    In bagno: via il calcare

    Uno dei nemici di un bagno splendente è il famigerato calcare, che si annida nei rubinetti, nella vasca, nel lavabo. Per contrastarlo meglio evitare i prodotti tradizionali, che contengono fosforo, fosfati, fosfonati, e puntare su quelli ecologici a base di citrato di sodio e silicati lamellati. Per i sanitari è utile l’acqua ossigenata, che ha un’azione sbiancante, sanificante, antibatterica, mentre per gli specchi e le ante della doccia, ma anche per i lampadari, è perfetto l’aceto bianco diluito con acqua (una parte del primo, due della seconda) messo in un contenitore spray per agevolarne l’impiego. 

    Sconsigliati i deodoranti per ambienti: sono una fonte concentrata di contaminanti dell’aria, come composti organici volatili e ftalati, usati come fissativi per le fragranze. Meglio allora aprire la finestra del bagno e usare qualche goccia di olio essenziale profumato. 

    In questa stagione capita anche di lavare, nella zona adibita a lavanderia, maglioni, sciarpe, piumini, in modo che siano pronti per l’inverno prossimo. Lasciateli asciugare all’aria su uno stendino, dentro o fuori casa, piuttosto che attivare l’asciugatrice. Così ridurrete l’impronta di carbonio e risparmierete anche sulla bolletta.

    In camera da letto: addio acari

    Togliete tende, lenzuola, coprimaterasso, federe, sottofedere e metteteli a lavare. Per igienizzare il materasso ed eliminare gli acari usate la stessa tecnica valida per i tappeti: cospargete con il bicarbonato, lasciate agire per almeno mezza giornata, quindi rimuovere l’eccesso con l’aspirapolvere. Intanto procedete alla pulizia delle doghe, della testiera e delle fasce laterali del letto: è sufficiente un panno umido per asportare la polvere che si è accumulata nei mesi più freddi. Lo stesso vale per lampade e comodini. 

    Poi svuotate armadi e cassetti, in modo da poter pulire bene gli interni. Aggiungete qualche goccia di essenza di lavanda o cannella per tenere alla larga le tarme. LEGGI TUTTO