26 Aprile 2024

Daily Archives

consigliato per te

  • in

    Meno emissioni e soldi ai Paesi in via di sviluppo: al via il G7 sull’ambiente

    Meno emissioni di CO2, più soldi ai Paesi in via di sviluppo. Sono questi, in estrema sintesi, i due poli tra cui oscillerà il G7 dedicato al clima, all’energia e all’ambiente che prenderà il via domenica sera con la cena a cui sono invitati i ministri dei sette Paesi più industrializzati, ma che entrerà nel vivo lunedì, per poi concludersi nel primo pomeriggio di martedì con un comunicato congiunto. Come quelli dedicati alla politica estera (pochi giorni fa a Capri) e all’economia, questi vertici sono preparatori del summit dei capi di Stato e di governo del G7 che si terrà a Borgo Egnazia, in Puglia, dal 13 al 15 giugno. In quell’occasione i leader non potranno affrontare tutti i dossier e dunque i rispettivi ministri si portano avanti con il lavoro.

    Nell’evento torinese, padrone di casa (la Venaria Reale) il ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, si discuterà appunto di clima, fonti energetiche e finanza. Questo G7 Clima, arriva dopo la storica Cop28 di Dubai, che ha sdoganato la “transition away” dai combustibili fossili, e pochi mesi prima della Cop29 di Baku, che si concentrerà soprattutto sugli aiuti economici che i Paesi più vulnerabili alla crisi climatica chiedono ai “ricchi”. Tra i Paesi del G7, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Giappone, Italia, Canada, Francia, molti sono quelli che hanno le maggiori responsabilità storiche in fatto di emissioni di CO2. Per questo (e anche in virtù della loro forza economica e tecnologica) è richiesto loro lo sforzo maggiore in fatto di decarbonizzazione. Gli impegni presi in tal senso non mancano, ma, come spesso accade in queste vicende, non vengono mantenuti.

    Il bilancio

    Cop28, vertice storico ma non basta per fermare la corsa della crisi climatica

    di Luca Fraioli

    16 Dicembre 2023

    A pochi giorni dal vertice di Torino, l’associazione Climate Analytics ha analizzato i piani di riduzione delle emissioni dei Paesi del G7, riscontrando che nessuno di essi è in traiettoria per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030. “I governi del Gruppo dei Sette sono sulla strada per raggiungere appena la metà delle riduzioni delle emissioni di gas serra necessarie entro il 2030 per raggiungere l’obiettivo di 1,5°C previsto dall’Accordo di Parigi”, scrivono i ricercatori. “Le economie del G7 dovrebbero ridurre le proprie emissioni del 58% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2019, per fare la loro parte nel limitare il riscaldamento a 1,5°C. L’attuale livello di ambizione collettiva del G7 per il 2030 è pari al 40-42%, e dunque insufficiente. E le politiche esistenti suggeriscono che il G7 probabilmente raggiungerà solo una riduzione del 19-33% entro la fine di questo decennio”.

    Dunque tagliare le emissioni molto di più (sia della teoria che ancor più della pratica). Ma come? Innanzitutto definendo degli Ndc (Contributi determinati a livello nazionale) molto più ambiziosi degli attuali. E poi attuando politiche in grado di conseguirli. Per esempio, impegnandosi a a eliminare la produzione nazionale di energia elettrica da carbone e gas fossile, rispettivamente entro il 2030 e il 2035. Porre fine ai finanziamenti pubblici e ad altri tipi di sostegno ai combustibili fossili all’estero. “L’Italia e il Giappone, l’attuale e la precedente presidenza del G7, sono tra i primi 5 Paesi che sovvenzionano progetti di combustibili fossili nel G20”, fanno notare da Climate Analytics. E ancora: accelerare l’obiettivo (concordato da tutti a Cop28) di triplicare le energie rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030.

    Decarbonizzazione

    Nessun paese del G7 è in linea con gli obiettivi di ridurre le emissioni climalteranti

    di Giacomo Talignani

    23 Aprile 2024

    Recepiranno tali input i “sette Grandi” riuniti a Torino? Difficile. Il Giappone è molto legato al carbone, l’Italia continua a sognare un ruolo da “hub europeo del gas”, a promettere battaglia contro il divieto europeo di produrre automobili a combustione interna a partire dal 2035 scommettendo sui biocombustibili. Nonostante lo stop a nuove esportazioni di gas naturale liquefatto da parte dell’Amministrazione Biden, gli Usa restano tra i principali produttori mondiali di gas fossili. Così come il Canada. Il G7 procede in ordine sparso anche sul nucleare. La Germania vi ha rinunciato (e c’è chi attribuisce a tale stop la crisi economica tedesca). La Francia continua a puntarci e l’Italia vorrebbe imitarla. Domenica a Torino anche un convegno sull’energia atomica organizzato da Newcleo, Atlantic Council e ISPI, “The Role of Nuclear in the Energy Transition”: tra gli ospiti, il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia Fatih Birol. Lo stesso Birol, sempre domenica a Torino, terrà un discorso alla conferenza degli industriali del G7 (la sigla in questo caso è B7: Business Federations of the Group of Seven), altro evento organizzato in vista del G7 energia e clima.

    Tornando al vertice dei ministri: come capiremo se è stato un successo?. “Occorrerà leggere con grande attenzione la dichiarazione finale di Torino per capire come sono andate davvero le cose”, spiega Luca Bergamaschi, cofondatore di Ecco, il think tank italiano per il clima. “Ai temi davvero importanti per il G7 sarà dedicato ampio spazio, mentre poche righe potrebbero essere riservate a tematiche che interessano i singoli governi. Che però poi li potrebbero rivendicare di fronte ai media come un riconoscimento della loro posizione. Potrebbe essere il caso del gas naturale, dei biocombustibili e del nucleare per l’Italia”. C’è infine la finanza climatica. I Paesi ricchi sono ancora lontani dal mantenere la promessa fatta anni fa: 100 miliardi di dollari l’anno fino al 2025. E dopo il 2025? Non ci sono promesse né impegni. Se ne parlerà appunto a Baku, in Azerbaigian, il prossimo novembre a Cop29. Ma di certo ne parleranno anche i ministri e gli inviati speciali per il clima lunedì e martedì a Torino. LEGGI TUTTO

  • in

    Sei ingredienti per promuovere trasporti sostenibili

    Trasporti pubblici accessibili a tutti in termini tariffari, con agevolazioni per le categorie in condizione di disagio; espansione delle reti di autobus e treni, ben oltre la ramificazione attuale; maggiore sicurezza per chi si muove a piedi o in bici, affinché non venga frenato dall’adottare abitudini benefiche anche per la sua salute; restrizioni per i Suv e i voli a corto raggio, anche sotto forma aggravi economici per chi li utilizza; ripensamento delle reti di trasporti locali per disincentivare l’utilizzo delle auto private; infine introduzione di misure orientate all’equità sociale che ad esempio disincentivino l’utilizzo dei jet privati. Sono i sei ingredienti necessari per una reale promozione della mobilità sostenibile secondo uno studio realizzato da Greenpeace.

    Cambio di paradigma

    “Implementando queste raccomandazioni per trasporti accessibili, convenienti, sicuri, rispettosi del clima, connessi e socialmente giusti, possiamo creare sistemi di trasporto più verdi ed equi per tutti”, spiega lo studio realizzato dall’associazione ambientalista. Secondo la quale, questi ingredienti non solo dovrebbero combinarsi per creare una mobilità migliore, più pulita e più libertà per tutti, ma potrebbero anche aprire la strada a un cambiamento trasformativo nel modo in cui strutturiamo le nostre giornate.

    Passi in avanti in tema di mobilità condivisa

    Restando in tema di riduzione delle emissioni inquinanti legate ai trasporti, merita una menzione l’instant survey di Areté, che analizza la propensione degli italiani che vivono nelle città di Roma, Milano, Torino, Firenze e Bologna a servirsi delle forme di mobilità condivisa, anche attraverso veicoli non inquinanti come quelli elettrici. Emerge che nove su dieci conoscono il car sharing e sei su dici sono pronto ad abbandonare in futuro la proprietà dell’auto. Mentre lo scenario cambia leggermente spostando il focus sul car pooling: il 48% degli intervistati dice di conoscerlo e il 38% di questi lo ha anche usato almeno una volta.

    L’88% del campione intervistato possiede una vettura, acquistata in un’unica soluzione (50% dei casi) o tramite finanziamento (38%). Alla domanda “quale strumento di trasporto utilizzi per muoverti abitualmente in città?” otto su dieci, equamente suddivisi, rispondono a bordo di un’auto privata e sui mezzi pubblici. Il 10% si serve di moto o scooter.

    Andando ad analizzare i dati relativi alle singole realtà metropolitane, Milano risulta essere la città in cui l’utilizzo dei mezzi pubblici (ad essi si affida il 55% dei rispondenti vs il 25% di coloro che usano le quattro ruote) è più elevato.

    A Roma, complice una rete di trasporti meno efficiente, le preferenze per l’utilizzo di bus e metro per gli spostamenti urbani quotidiani scendono al 34% e l’uso dell’auto viene preferito dal 47% del campione. Se a Firenze e Bologna le percentuali di utilizzo di auto e mezzi pubblici sono pressoché appaiate, a Torino la mobilità privata prevale decisamente su quella pubblica: 51% contro 34%.

    Dunque, nonostante i passi in avanti in tempi recenti, nelle principali città italiane la mobilità privata su quella pubblica (con alcune eccezioni) anche a causa di inefficienze su quest’ultimo fronte. LEGGI TUTTO

  • in

    Bullismo, sbatte la testa del compagno contro un banco durante la lezione di matematica: la famiglia denuncia la scuola

    FERRARA – Un grave episodio di violenza si è verificato venerdì scorso, 19 aprile, in un istituto scolastico della provincia di Ferrara, ultimo di una serie che ha portato i genitori della vittima a decidere di denunciare la scuola. Secondo quanto viene riportato dai quotidiani locali Estense.com e La Nuova Ferrara, durante la lezione di […] LEGGI TUTTO

  • in

    L’urlo ultrasonico una difesa per le rane lettiere

    Se una rana urla in mezzo alla foresta e nessuno può sentirla, fa rumore? La risposta è sì: per la prima volta, un’équipe di ricercatori della State University of Campina, in Brasile, è riuscita a registrare – ma non ad ascoltare – il verso della rana lettiera, che abita la Foresta Atlantica brasiliana. Si tratta […] LEGGI TUTTO

  • in

    Droni e visori per studenti under 14, pc inutilizzabili. Le spese fuori controllo per il Pnrr delle scuole italiane

    ROMA – Con il fiato sul collo del ministero, i dirigenti scolastici di undici istituti comprensivi di Roma e provincia, e due di Latina, hanno comprato diversi droni per le lezioni da offrire ai loro iscritti. Questo, con i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, i 194 miliardi di euro strappati all’Europa dopo […] LEGGI TUTTO