16 Marzo 2024

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    Il mondo sostenibile di Cristina Cotorobai: “Dopo il fast fashion sono tornata alla natura”

    Cristina Cotorobai, 32 anni, è una scrittrice ed ex modella che ha fatto della sostenibilità il filo conduttore delle sue azioni e dei suoi pensieri quotidiani. Nel suo nuovo libro SuperBlu. Come salvare il mondo, tutti i giorni, è sua figlia Blu la musa ispiratrice: appena nata le ha ricordato quanto fosse importante occuparsi del futuro scegliendo bene oggi. “Vivo in provincia di Milano e sono nata in Moldavia, dove ho trascorso l’adolescenza a stretto contatto con la natura. Nonostante la crisi finanziaria in cui versava il paese e le nostre difficoltà familiari, ho ricordi vividamente felici di una quotidianità lenta e rassicurante tra boschi, frutteti, campi e orti da cui rubare all’occorrenza un pomodoro per fare merenda. Per quanto mia madre abbia potuto contare sulla Tata Natura, sapeva che un futuro più stabile sarebbe dipeso soprattutto da condizioni economiche più dignitose; l’affidamento su mio padre, alcolizzato e violento, sarebbe stato ingenuo, quindi migrare verso Italia è stata una rotta inevitabile. Qui ho studiato e mi sono integrata con relativa facilità”.  

    Ha lavorato come modella per anni. Quanto ha inciso il settore della moda nelle sue scelte green?”Sì, è stato un lavoro per me controverso: ne sono senz’altro grata per l’indipendenza economica ottenuta da giovanissima, meno per i complessi sulla mia fisicità mai provati prima. Nonostante ciò, ho avuto un ruolo privilegiato nell’industria della  moda, ma è stato inevitabile cogliere le dinamiche di sfruttamento su cui prolifera. Tra prove look e sessioni di shooting ho appreso come i vestiti sono prodotti e da chi; mani lontane, sfruttate, silenziate. Oggi vesto quasi esclusivamente di seconda mano e la sensibilizzazione che faccio sui social per una moda più responsabile e meno impattante, è senz’altro motivata dalla mia esperienza nell’industria della moda”.E oggi in quali gesti si traducono le sue scelte?”La tutela dell’ambiente e di chi lo abita è uno dei miei principali valori, alla pari del rispetto per il prossimo o altri valori comunemente percepiti come indispensabili nella nostra società. Lo traduco nel quotidiano con una dieta vegetariana, di stagione e il più possibile con prodotti sfusi, vestendo abbigliamento usato, riducendo al minimo indispensabile l’uso della macchina, ma anche affidando i miei risparmi ad una banca che non finanzia le fonti fossili e optando per un fornitore di energia rinnovabile per la mia abitazione”.Come è nata la sua passione per la scrittura? “Trovo sia uno strumento indispensabile per approfondire ciò che sui social rimane superficiale ed effimero (un po’ come le 24 ore delle Storie su Instagram). La mia primissima esperienza parte da Libro Verde. Una guida per vivere sostenibile, dove ho trovato lo spazio necessario per accompagnare chi vuole intraprendere uno stile di  vita meno impattante, senza sottostare a regole di contenuti social e limitazioni di algoritmi spietati. La seconda esperienza, la più gratificante, è SuperBlu. Come salvare il mondo, tutti i giorni; una storia illustrata per i più piccoli, quelli che con la crisi climatica avranno più sfide di qualsiasi altra generazione”. Parliamo di Blu, il protagonista del libro, un vero supereroe che ha a cuore il nostro pianeta. Come nasce la sua idea?”Blu è la mia supereroina: mi ha resa madre, mi ha insegnato a gustarmi il presente e a percepire il futuro guardando oltre il mio naso. Non esagero nell’affermare che è stata lei ad attivarmi il senso d’urgenza e di responsabilità che ho, che abbiamo, come individui nei confronti dell’ambiente di cui beneficiamo. SuperBlu è un omaggio che le ho dedicato, ma anche uno strumento che possa far familiarizzare le generazioni più giovani con temi sempre più attuali e imprescindibili: l’inquinamento ambientale e lotta collettiva per contrastarlo”.Quali sono le peculiarità del personaggio Blu?”In realtà è proprio l’assenza di superpoteri, quelli che possono far sognare, ma anche indurre senso di inadeguatezza a chi fatica ad identificarsi con i super eroi e le super eroine. Credo fermamente che il mondo possa essere salvato unicamente dalla collettività, impossibile che lo facciano una manciata di eccezionali ed extra ordinari supereroi”.Ha scelto il termine “riciclattoli”. Ci spiega cosa sono e quanto potrebbero aiutare la sostenibilità?”I riciclattoli sono giochi creati grazie a materiali di riciclo e all’ingegno tipico dei bambini e bambine. Non è il riciclattolo in sé a poter aiutare concretamente il pianeta, ma la forma mentis necessaria per crearlo è tutto carburante (verde) per un’esistenza in contrasto con il consumismo e lo spreco di risorse. Una condizione indispensabile per invertire lo stile di vita consumista occidentale”. Crede che i più piccoli crescano con questa sensibilità verso l’ambiente, oppure che in realtà prevalga lo spreco e la sovrabbondanza di oggetti?”Tutto dipende dall’ambiente familiare e sociale che plasmano (e talvolta sfruttano) l’innegabile sensibilità dei piccoli. SuperBlu, infatti, ha due livelli di lettura: il primo e il immediato coglie il pubblico più piccolo, ma quello più velato intercetta gli adulti,  anche con messaggi taglienti, diretti. Non intendo scaricare l’onere di ‘salvare il  mondo’ sui più piccoli, i meno responsabili della crisi climatica. Siamo noi adulti a dovercene prendere carico. Siamo noi a dover suggerire la possibilità di divertirsi con  un creativo riciclattolo invece di offrire l’ennesimo, nuovo giocattolo. SuperBlu, in  fondo, è uno strumento per grandi e piccini”.È molto attiva anche sui social network, dove è nota come @cotoncri. Un modo efficace per sensibilizzare le persone ad avere uno stile di vita rispettoso dell’ambiente?”Nonostante i limiti sempre più evidenti e problematici dei social, credo che, se usati con cognizione di causa, possano davvero apportare valore e ispirazione. La mia comunità lo dimostra con disarmante semplicità. Faccio qualche esempio: ‘Ciao Cri, ti volevo inviare questa foto della spesa fatta al mercato contadino invece che al supermercato, grazie per la dritta!’, ‘Sono finalmente riuscito a tagliare la carne e i derivati dalla mia dieta, non potrei esserne più fiero’, ‘Quest’anno per Natale solo regali al negozio dell’usato, figli e parenti entusiasti! Ovviamente il tuo reel mi ha ispirata moltissimo’”.Quali sono i suoi progetti per il futuro?”Da poco ho acquistato assieme al mio compagno una casa con un grande giardino, vogliamo ristrutturarla secondo i principi della bioedilizia e iniziare a coltivare il nostro cibo. Coltivare consapevolmente, in contrasto con la pratica convenzionale che distrugge biodiversità e prosciuga risorse, è una forma di attivismo più silenzioso e radicato che vorrei sperimentare. Magari lontano dai social e più vicina alla natura”. LEGGI TUTTO

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    Nel TerraXcube si studia come sopravvivere in condizioni climatiche estreme

    Stanze rivestite da pareti metalliche percorse da tubi che possono diventare fredde come la grotta di un ghiacciaio o caldissime come una duna nel deserto, e poi spie luminose e pulsanti, monitor e droni. Sono i laboratori del TerraXcube del centro multidisciplinare dell’Eurac Research di Bolzano, che somiglia più ad un set di film di fantascienza che agli spazi di un grande polo scientifico italiano. Qui, grazie ad un simulatore di eventi climatici, vengono eseguiti da anni studi e test di tipo ambientale e sanitario. 

    Seicento ricercatori, provenienti da 50 paesi diversi, riescono infatti a ricreare le condizioni climatiche del Pianeta spinte al loro limite estremo. Le più disparate: nelle stanze metalliche del TerraXcube (quattro Small Cube e una Large Cube) si può passare da una temperatura di -30°C fino ad arrivare ai 50°C. Si possono simulare piogge intense, oppure ricreare l’aria rarefatta tale e quale a quella presente fino a 9mila metri di quota. Oltre le più alte vette del mondo. L’ingegno che prende forma grazie alla tecnologia.E se l’obiettivo è prima di tutto scientifico (si testano anche farmaci e operazioni di soccorso), c’è anche un tema etico alla base della ricerca sintetizzato dalle parole del presidente dell’Eurac Research, Roland Psenner: “Non possiamo continuare a creare prosperità sfruttando il pianeta. I paesi industrializzati dovrebbero dare il buon esempio, andare incontro ai paesi meno sviluppati e permettere loro di svilupparsi, preferibilmente senza copiare il nostro modello. Il 2030 sarà certamente il punto di svolta. Abbiamo appena otto anni”. Quindi studi e ricerche per capire come uomini, piante e ambiente reagiranno ai cambiamenti climatici e contemporaneamente capire come creare le condizioni per promuovere la partecipazione politica, l’integrazione della società e la ricerca verso una medicina sempre più personalizzata. Che poi è il futuro per la nostra salute.  LEGGI TUTTO

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    I glitter nei fiumi e nei laghi fanno male anche alle piante acquatiche

    Si trovano in alcuni cosmetici, sulla superficie di borse e vestiti, oltre ad essere venduti sfusi, all’interno di piccoli barattoli, per usi artistici e decorativi. Parliamo dei glitter, quei piccoli pezzettini luccicanti dalle forme più svariate che, ad eccezione di quelli prodotti con materiali biodegradabili o inorganici, in definitiva altro non sono che microplastiche tipicamente ricoperte da un sottile strato di alluminio. E, al di là del fatto di persistere molto a lungo nell’ambiente e di costituire un possibile pericolo per gli animali che li ingeriscono involontariamente, secondo i risultati di uno studio pubblicato su New Zealand Journal of Botany i glitter sembrerebbero anche interferire con lo sviluppo delle piante acquatiche, proprio a causa della loro caratteristica di riflettere la luce.

    Il gruppo di ricercatori dell’Università Federale di São Carlos (Brasile) che ha condotto lo studio si è focalizzato sulla Egeria densa, una pianta originaria del Brasile, dell’Argentina e dell’Uruguay che vive tipicamente in fiumi e laghi in regioni caratterizzate da un clima temperato o tropicale. Come molte altre piante acquatiche, la Egeria densa è fonte di cibo e di riparo per diverse specie acquatiche, oltre a produrre ossigeno e a consumare la CO2 disciolta in acqua.

    Se il glitter fa la “festa” all’ambiente: rischio inquinamento dopo i risciacqui

    di Giacomo Talignani

    19 Ottobre 2020

    I ricercatori hanno analizzato gli effetti che i glitter possono avere sulla capacità di questa pianta di effettuare la fotosintesi attraverso esperimenti condotti in laboratorio. Nello specifico, gli autori dello studio hanno fatto crescere un totale di 400 frammenti di E. densa in quattro beute riempite con acqua prelevata dal bacino di Monjolinho, che si trova a São Carlos. In due delle quattro beute sono stati aggiunti 0,04 grammi per litro di comuni glitter reperibili in commercio e aventi una superficie media pari a 0,14 millimetri quadrati. Le altre due beute sono invece state utilizzate come controllo negativo, e l’esperimento è stato condotto sia in presenza che in assenza di luce.

    Dalle analisi è emerso che la presenza di glitter ha causato una riduzione del 34,6% nel tasso netto di fotosintesi di E. densa, calcolato confrontando la quantità di ossigeno prodotto dalle piante in presenza di luce con quella dell’ossigeno utilizzato dalle piante mantenute al buio. “Questi risultati supportano l’ipotesi da cui siamo partiti, ovvero che i glitter interferiscano con la fotosintesi, forse a causa della riflessione della luce da parte della superficie metallica delle particelle di microplastica”, spiega Luana Lume Yoshida, prima autrice dell’articolo.

    Tutorial

    La lavatrice è fonte di microplastiche: consigli per un bucato più sostenibile

    di Paola Arosio

    03 Febbraio 2024

    Se la concentrazione di glitter usata nello studio corrisponda a quella che finisce effettivamente negli ecosistemi acquatici è difficile a dirsi. Ad ogni modo, scrivono i ricercatori, è importante che la società prenda coscienza del loro possibile impatto. Tra l’altro, proprio perché costituiscono una fonte di inquinamento in quanto microplastiche, a ottobre dello scorso anno la Commissione Europea ha dato una stretta alla possibilità di produrre e commercializzare i glitter non biodegradabili o non incorporati in modo permanente all’interno di vernici, inchiostri o matrici solide. LEGGI TUTTO