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San Servolo, da manicomio a laboratorio di sostenibilità. Il futuro sull’isola veneziana

Di primo mattino, il vaporetto che in dieci minuti porta dall’isola di San Servolo a Piazza San Marco, il cuore di Venezia, è occupato per metà da cani. Gli umani chiacchierano come vecchi conoscenti, un labrador sonnecchia stanco per le corse sul prato tra gli alberi, una vera goduria in una città come Venezia. La ricchezza di San Servolo è questa: l’isola che ha resistito alla cementificazione e alle lusinghe dei grandi complessi turistici è diventata centro culturale, laboratorio di rigenerazione urbana e spazio verde di cui i cittadini si sono appropriati.

La storia di San Servolo è roba da matti

Per oltre 200 anni l’isola, sebbene tra le più vicine al centro di Venezia, è stata  soltanto “il posto del manicomio“. Infatti, dal 1725 quando a San Servolo venne ricoverata la prima persona affetta da disturbi psichici, fino al 1978 quando la legge Basaglia chiuse i manicomi, l’isola era ignorata dai veneziani. Eppure, oltre alla sua vicinanza con il centro, San Servolo ha dalla sua una lunga storia, abitata fina dal VII secolo da ordini monastici i cui edifici erano stati ristrutturati nel corso del 1700. Oggi, la grande rivoluzione attuata dalla Città Metropolitana di Venezia con la San Servolo srl, continua quella storia rivitalizzando l’isola con il recupero dei fabbricati e le iniziative culturali.

A partire dal Museo della Follia che con reperti, strumentazioni e pannelli esplicativi mostra la vita quotidiana del manicomio. Soprattutto, questa operazione culturale e imprenditoriale si fa con l’obiettivo di garantire all’isola la piena autosufficienza energetica e San Servolo diventa anche un laboratorio per sperimentare materiali e tecnologie che consentano di ridurre al minimo l’impronta carbonica rispettando il valore storico artistico del luogo e degli edifici.

La scultura di Arnaldo Pomodoro di fronte all’approdo a San Servolo 

Un parco ed eventi culturali in mezzo alla laguna

È Pierluigi Masini, che si occupa della comunicazione per la “VID – Venice innovation design”, uno dei tanti eventi che animano l’isola, a condurre alla prima scoperta della bellezza e delle particolarità della San Servolo di oggi. Masini, autore tra l’altro con Antonella Galli del bel testo I luoghi del design in Italia, edito da Baldini Castoldi, comincia portando l’attenzione sulle opere d’arte che costellano il parco dell’isola. Già al porticciolo di attracco dei vaporetti i visitatori sono accolti da “Il Disco in forma di Rosa del deserto”, unica opera monumentale di Arnaldo Pomodoro in Laguna, che ha un diametro di oltre 3 metri.

“L’operazione del Comune di Venezia è stata ambiziosa e lungimirante – sottolinea Masini, mentre ci si gusta il menù del ristorante Robe de Matti e lo sciabordio del mare sembra lambire i piedi – a San Servolo sarebbe potuto sorgere l’ennesimo hotel di gran lusso, invece gli edifici e il parco sono stati restituiti ai cittadini”. Vicino a dove sorgono le pensiline con i pannelli fotovoltaici Masini indica un barbecue: “I veneziani vengono qui a fare i picnic, hanno l’area attrezzata, oltre a un ristorante, una caffetteria e musei da visitare. Ma a San Servolo si svolgono ogni anno anche oltre 130 eventi di respiro internazionale e istituzioni come la Venice International University portano qui ragazzi da tutto il mondo. Tutto questo è stato realizzato scegliendo di non costruire nuovi edifici, ma di recuperare e rendere efficienti dal punto di vista energetico quelli esistenti”.

Uno dei vialetti del parco 

L’elenco di istituzioni che fanno di San Servolo un centro congressuale e un campus accademico è assai lungo. Oltre alla citata Venice International University hanno sede sull’isola la Neuroscience School of Advanced Studies e la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia; inoltre San Servolo srl ha di recente siglato un accordo anche con la Biennale di Venezia, in base al quale l’isola è sede connessa e complementare alla Mostra del Cinema e luogo deputato a ospitare incontri, eventi e manifestazioni legate al mondo giovanile appassionato dell’arte cinematografica. Tra gli eventi annuali più importanti, oltre a VID Venice Innovation Design, ci sono il Venezia International Photo Festival, il Simposio internazionale sulla sostenibilità, in collaborazione con Alcantara, la Biennale College Cinema e Biennale College Immersive, le Officine di Spiritualità e la Summer School dell’European Observatory on Health Systems and Policies. Considerando l’enorme impatto ambientale dei grandi eventi, il solo fatto di portare le persone nella sede di svolgimento unicamente con i mezzi pubblici e di poter sfruttare energia autoprodotta sull’isola è davvero rivoluzionario.

L’isola come laboratorio di soluzioni innovative

Insieme all’aver arginato il consumo di suolo, l’operazione gestita da San Servolo srl, che è una società in house della Città metropolitana di Venezia, indica la strada per trovare soluzioni innovative. La realizzazione e gestione dell’efficientamento elettrico ed ambientale finalizzato al risparmio, all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e alla sperimentazione di nuove applicazioni innovative sull’isola di San Servolo è affidato a Venice Lightyear srl società benefit costituita tra InfinityHub S.p.A. e Global Power Service spa. Massimiliano Braghin, presidente di InfinityHub spiega: “Il miglior impianto fotovoltaico è quello che non vedi. In questo caso però la sfida è ancora maggiore, perché il progetto si sviluppa in un luogo il cui il valore  museale, artistico e naturalistico devono integrarsi con fondamentali aspetti tecnologici“.

C’è poi un elemento cruciale: San Servolo è pur sempre parte di Venezia e perciò i vincoli architettonici hanno un legame con il resto della Laguna, tanto che quelli dell’isola sono tra i primi interventi di fotovoltaico nel centro storico veneziano. “In più – sottolinea Braghin – San Servolo ha una bellezza naturalistica fatta di giardini nei quali l’uso delle tecnologie per l’efficientamento energetico pone sfide maggiori“. Il progetto prevede paline di ormeggio elettrico, e, soprattutto, la realizzazione di impianti fotovoltaici su pensiline, gazebo, su alcune coperture dei corpi di fabbrica esistenti e su alcuni percorsi pedonali. Tutte cose ampiamente sperimentate, ma più complicate da integrare, come sottolinea Braghin, in un insieme così compatto di architettura, design e natura quale è l’isola.

Una delle pensiline con i pannelli fotovoltaici 

Partendo dall’illuminazione, il progetto di Lightyear srl prevede l’uso di led sia per l’interno degli edifici che per i vialetti con 2120 lampade che garantiscono una luminosità non aggressiva. Il risultato è che aggirandosi nel parco con il buio si vede sempre dove si stanno mettendo i piedi, ci si sente sicure ma al tempo stesso immerse nella natura, perché nessuna luce artificiale impedisce lo sguardo d’insieme sulla splendida notte della Laguna. 

“San Servolo è poi dichiaratamente caratterizzata come “isola del design” – continua Braghin – per cui era indispensabile sviluppare l’uso di fonti di energia rinnovabile in modo funzionale alla fruibilità del posto. In altri termini, si devono poter ammirare e godere le opere di design all’aperto così come all’interno, e queste opere, così come i visitatori, devono essere protette da eventuali eventi atmosferici. Perciò, abbiamo progettato il fotovoltaico con manufatti snelli, realizzati con materiali che si integrano nel luogo e sono disseminati nelle aree più interessanti”. Il risultato sono belle pensiline che sopra hanno pannelli solari invisibili alla vista, ma che oltre a produrre energia consentono di passare da una scultura all’altra senza aprire l’ombrello, o temere la calura estiva. I vialetti, che non si distinguono da quelli comuni di ogni parco, sono invece fotovoltaico calpestabile

Nei fabbricati che ospitano le foresterie, estremamente accoglienti e funzionali nel loro arredo essenziale, si è cercato di recuperare il più possibile parte dei mobili originali, con un ulteriore riciclo dei materiali perfino delle finestre. “San Servolo continua a ispirare la nostra ricerca – conclude Braghin – e il confronto sia con il management, sia con chi frequenta l’isola è davvero indispensabile. Designer, studenti, accademici, ciascuno nella sua fruizione del posto ci dà l’occasione per cogliere nuovi spunti. E non è un caso che a San Servolo si siano tenuti vari convegni sull’economia green nei quali ai partecipanti non sembrava vero di poter letteralmente camminare, come nel caso dei vialetti, sulle idee di cui si discuteva”.

Dall’isola “dei matti” all’isola dei veneziani

Nell’accogliente caffetteria, dove gli studenti lavorano al pc godendosi la bellezza del parco, Fulvio Landillo, direttore generale di San Servolo SrL ribadisce la vocazione dell’isola quale aggregatore di idee e innovazione. “La nostra priorità ora è rimettere a posto altre camere per l’ospitalità e grazie all’apporto dell’impresa Pianca Sra stiamo realizzando 35 nuovi alloggi. Recuperiamo il più possibile tutti gli arredi presenti così che abbiamo un risparmio in termini economici, ma soprattutto non sprechiamo suppellettili ancora buone e ribadiamo che le cose non vanno buttate via se possono avere una seconda vita. Gli arredi in questione sono poi molto interessanti dal punto di vista della fattura e combinando le tonalità di colori si è ottenuto un effetto molto gradevole”. 

Il progetto di San Servolo ha le radici nel passato, guarda al futuro con la sostenibilità, ma soprattutto, ci tiene a sottolineare Landillo, ha il suo fulcro nei giovani che studiano sull’isola. “Più la metà degli eventi che ospitiamo hanno un collegamento con il mondo giovanile, il futuro, le nuove professioni, le speranze dei giovani. – sottolinea con passione Landillo – Emblematica in questo senso la presenza della Venice International University, così come l’ultima intesa con il Centro sperimentale di cinematografia. Soprattutto pensando al passato dell’isola, alle sofferenze del manicomio, mi piace pensare che ogni volta che un giovane viene qui per seguire un corso e vive una bella esperienza, compensiamo un mattoncino di sofferenza del passato con un mattoncino di gioia del presente“.

La caffetteria 

Tuttavia, per molti veneziani la bellezza e vitalità attuale di San Servolo è ancora sconosciuta e l’isola resta “il manicomio”. “Ci vorrà un po’ per superare quest’idea – dice il direttore generale, che è di fatto il demiurgo del progetto – ma le cose stanno cambiando rapidamente. Venti anni fa sull’isola eravamo in quattro, ora in un anno arriviamo a 60mila. Lo scorso Ferragosto hanno risposto in 3400 al nostro invito per la festa che abbiamo organizzato. Le tante opportunità che offre San Servolo si stanno innervando sempre più nelle abitudini dei veneziani, che al pari di turisti e convegnisti lasciano il centro per godere della nostra tranquillità“. Un cane abbaia e corre felice nel parco tra le sculture, gli studenti fanno capannello godendosi il sole e le voci con accento veneziano si mescolano a lingue straniere. È pur sempre Venezia, ma più vera, dove il futuro ha più voce del passato.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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