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Salvare il Pianeta per salvare i colori

In fondo, se Leonora si batte per l’ambiente, è anche per salvare i colori. Il blu delle barriere coralline rappresentate nei suoi disegni, il verde delle montagne dove è cresciuta, il bianco della neve che non c’è più. Leonora Camusso, 40 anni, è un’illustratrice che fra i suoi lavori ha pubblicato anche collane per bambini dedicate agli ecosistemi. Con la natura ha sempre avuto un rapporto particolare: “Sono cresciuta tra la campagna e la montagna in provincia di Torino. Una convivenza stretta, a volte anche conflittuale, ma con cui impari a convivere e stare attenta ai cambiamenti. La natura ha sempre avuto un suo peso nella mia vita, ma solo nel tempo ho imparato a comprenderne la fragilità”. Per riuscirci, per passare da spettatrice di un problema a parte attiva di chi si impegna per affrontarlo, c’è voluto un fortunato incontro con “i supereroi coraggiosi”, come chiama lei gli attivisti di Extinction Rebellion. E soprattutto, la capacità di vincere indecisioni e timidezze.

Lo definirei un percorso – racconta Leonora – che è partito dalle illustrazioni fino a portarmi qui. Nel tempo, informandomi, anche per le collane che dovevo curare, ho cominciato ad avere la sensazione che anziché celebrare la natura stavo illustrando un requiem. Era qualcosa che non volevo, così in me è iniziata a crescere la rabbia, l’esigenza di agire.

La rabbia nasceva “sia dall’esperienza personale, vedendo i cambiamenti, come quelli della neve che manca sempre più spesso, sia leggendo per esempio delle bellezze naturali a rischio o di come ormai non ci siano più ecosistemi che non siano in pericolo. Ma anche dal fatto che la scienza continua a ripeterci dei rischi ma nulla si fa per evitarli”.

Accade così per lavoro che “Leo” – come si fa chiamare da amici e colleghi – debba documentarsi ulteriormente: sul tavolo c’è da completare un volume (Ecosistemi da proteggere) che raccoglierà poi con testi e illustrazioni gli habitat più fragili al mondo, fra cui le Alpi, e le caratteristiche degli animali e le specie che li abitano.

Studiavo per le mie illustrazioni e più mi informavo più veniva fuori la vulnerabilità di quegli ecosistemi. Così ho cominciato a pensare che le mie buone pratiche quotidiane di attenzione all’ambiente contassero poco senza un grande cambio strutturale, senza scelte da parte dei governi.

Chi già parlava di questo, oltre tre anni fa, era Extinction Rebellion. “C’era sintonia nella visione e ho iniziato a seguirli sui social. Mi incuriosivano molto per due cose: la rabbia che avevano gli attivisti,  ma anche come la portavano in piazza, in una maniera colorata, artistica, curata, mettendoci in quel sentimento di reazione amore e bellezza”.

Passa un bel po’ di tempo prima che Leonora Camusso trovi la forza per contattarli. “Li ammiravo, ma pensavo non facesse per me. Quelli erano attivisti supereroi coraggiosi, io non mi sentivo così, pensavo di non avere quel coraggio. Poi però sono andata a una presentazione e ho conosciuto alcuni di loro: ho scoperto che erano come me, mi sono sentita subito accolta e ho trovato persone con le mie stesse preoccupazioni, che non mi minimizzavano e avevano solo voglia di reagire. All’improvviso ero a casa, come in una famiglia”. Un nuovo cammino in cui è la sua stessa famiglia la prima ad incoraggiarla. “Mio marito da quando ho deciso di attivarmi è sempre stato positivo: mi sostiene in quello che faccio. Persino i miei suoceri sono venuti alle presentazioni!”.

<img src="https://www.repstatic.it/content/contenthub/img/2024/04/18/162054435-452df100-3c1c-40a7-86e6-2c8f88376ace.jpg" alt="Leonora Camusso, 40 anni, cresciuta in montagna, da sempre appassionata di natura, è un’illustratrice. Uno dei pilastri di Extinction Rebellion Torino, nel giorno di San Valentino ha partecipato all’iniziativa “Amore tossico” nella sua città (foto di Karim El Maktafi)“>

Leonora Camusso, 40 anni, cresciuta in montagna, da sempre appassionata di natura, è un’illustratrice. Uno dei pilastri di Extinction Rebellion Torino, nel giorno di San Valentino ha partecipato all’iniziativa “Amore tossico” nella sua città (foto di Karim El Maktafi) 

Ora da diversi mesi Leonora è una delle arterie del cuore di Extinction Rebellion Torino ma ci tiene a raccontare che ci sono tanti modi per diventare attivi nella causa per il clima. Per esempio “si può iniziare come ho fatto io, con un ruolo di supporto”. Per tutti, dice, è normale avere delle preoccupazioni, per esempio su possibili denunce. “C’è da dire però che anche in una azione non violenta ci sono ruoli di prima fila, in cui magari si rischia l’identificazione o di essere fermati, e ruoli di supporto. Hai più scelte: io sono partita nell’ombra e poi è nata la voglia di espormi di più. Anche oggi continuo ad avere paura, ma credo che quello che facciamo è efficace e vale la pena rischiare perché ciò che c’è in ballo è molto più grave rispetto a una semplice conseguenza legale”.

Ognuno, insiste l’attivista torinese, nella sua vita “può fare le proprie scelte individuali. Io per esempio non mangio carne, non ho l’auto, ho abitudini attente all’ambiente, ma i miei piccoli contributi portano a poco, se il problema non si risolve con provvedimenti sistemici. Non bisogna scaricare le responsabilità sulle scelte dei singoli, ma favorire un sistema in cui tutti abbiamo modi e mezzi per partecipare al cambiamento, dalla decarbonizzazione fino ai minori impatti sugli ecosistemi”.

Un concetto che anche chi assiste alle performance di Extinction Rebellion – racconta “Leo” poco dopo aver partecipato al blitz “Amore Tossico” il 14 febbraio a Torino – comincia a comprendere. “Negli anni da attivista, mi sono resa conto che la maggior parte delle reazioni alle nostre azioni sono state positive: le persone sono incuriosite, si fanno domande. Questo è quello che conta”.

I primi a farsele sono spesso i giovanissimi. “Se mi batto è anche per loro. Chi ha la mia età avrà notato nel tempo come sono cambiate le stagioni. Da piccola assistevo a enormi nevicate, anche tre metri di neve, il traffico chiuso, le città imbiancate e paralizzate. Praticamente non è mai più successo: ora in alcuni mesi non ha nemmeno nevicato e lo zero termico oltre i 4mila metri. Questi e altri cambiamenti li vedremo ancora. Ma mentre io voglio solo passare una vecchiaia serena, fra decine di anni le stesse esperienze che la mia generazione ha vissuto, per i più giovani non saranno più possibili e ripetibili: mi fa rabbia, non voglio che questo sia il futuro”.

Perciò per un futuro ancora pieno di colori e possibilità, di forme naturali da ammirare e specie da animare nei suoi disegni, Leonora vuole mandare un messaggio a chi come lei vuole impegnarsi per salvare la bellezza, ma magari non trova il coraggio. “Ci sono tanti modi per attivarsi. Non deve per forza essere un atto di disobbedienza civile: basta anche solo ribellarsi alla rassegnazione che c’è. Vediamo la crisi del clima come qualcosa a cui è meglio non pensare, perché tanto non ci si può fare nulla. Non è vero:  ognuno deve trovare il suo cammino per essere coinvolto, che sia con i movimenti, oppure con il voto per le giuste politiche ambientali”.

Perché per salvare i colori “non pensiamo affatto che ormai i giochi sono chiusi, c’è ancora tempo per proteggere gli ecosistemi”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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