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Dal Chiapas a Torino con l’ansia della siccità

Quando due anni fa suo nonno se n’è andato – lui che era stato un campione di sci – le ha detto che avrebbe lasciato una “realtà schifosa”, che mai avrebbe pensato alle montagne senza più neve. E così la neve, ma soprattutto l’acqua, per Bianca Chiappino sono diventate qualcosa su cui concentrarsi, per cui lottare, anche per sua figlia. Per ricordarci sempre che in questo Pianeta “anche i beni primari non vanno dati per scontati”.

Bianca è nata a Torino 43 anni fa, cresciuta a Piossasco e poi a Pinerolo. Da adolescente scorrazzava in bici con gli amici passando da un quartiere urbano industriale molto popolare, dove vivevano gli operai Fiat, fino alle vette del Monte San Giorgio. “Salivamo lassù a fare i bagni, a guardare le stelle. Poi per una decina d’anni sono stata negli scout: ho imparato ad amare la montagna, il rispetto dell’ambiente, il rapporto con la natura. In quegli anni però non avrei immaginato di ritrovarmi qui”.

Il “qui e ora” è un’azione di Extinction Rebellion a cui ha appena preso parte. Al gruppo di XR Torino si è unita quattro anni fa, dopo un percorso di vita – che spesso gira attorno all’acqua – in grado di darle “la giusta forza e consapevolezza”, di esporsi per ambiente e diritti.

Buona parte della sua conoscenza viene dal Messico. Dopo gli studi in Scienze diplomatiche internazionali ha vissuto tre anni in Chiapas. “Là sono entrata in contatto con un movimento ambientalista forte. Quello che per noi a volte è teorico là era reale, concreto. I contadini si battevano contro gli ogm e le coltivazioni imposte, lottavano per l’acqua. In America Latina ho capito cosa significa vivere con scarsità di acqua. L’ho osservato laggiù ormai vent’anni fa e oggi questo problema sta arrivando qui” dice pensando alla siccità del Piemonte. Spiega infatti che “la cosa che a livello emotivo mi spaventa di più è proprio la questione idrica. Ho sperimentato cosa vuol dire aprire un rubinetto e non avere acqua, mi fa paura. Un bene primario che continuiamo a sprecare”.

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Bianca Chiappino 43 anni, animatrice socioculturale. Laureata in Scienze diplomatiche internazionali ha vissuto tre anni in Chiapas ed è lì che per lei il risparmio idrico è diventata un’ossessione. In Extiction Rebellion dal 2020 

Così a casa sua ha cambiato le regole: si è comprata una bacinella grande quanto un piatto doccia e ogni volta che si lava raccoglie l’acqua per usarla poi nello sciacquone. “Ti obbliga a capire quante docce fai e quanta acqua consumi: non accettavo più di usarne tanta potabile solo per buttarla nel gabinetto”. La reputa una scelta giusta e complessa, così come quei piccoli gesti – “limito le lavatrici e i gradi in casa, lotto in ufficio per accendere meno possibile il riscaldamento o l’aria condizionata, per convincere anche altri colleghi ad adattarsi” – che prova ad insegnare anche a sua figlia. “Lei ha 17 anni. Non è impegnata come me con Extinction Rebellion, ma mi sostiene. Parte del mio attivismo è proprio per dare un esempio a lei, per farle capire che se uno ha un’idea può e deve lottare per quell’idea. Poi sceglierà la sua strada ma voglio darle l’esempio di una madre che se crede in qualcosa non ha paura di mettersi in gioco, di prendersi anche rischi legali” racconta Chiappino. Quei rischi, pur di credere nelle sue idee, Bianca li ha messi in conto fin dal liceo quando era una attivista “più politica” e ora se li ritrova nel suo nuovo impegno. Fuori dal suo lavoro come animatrice socioculturale per l’infanzia e l’adolescenza, ha scelto di unirsi a Extinction Rebellion nel 2020.

“Avevo letto alcuni articoli che parlavano del movimento ma non mi ero avvicinata perché avevo remore sul linguaggio utilizzato. Io venivo da un attivismo politicizzato e non mi ritrovavo in questo attivismo un po’ all’acqua di rose, dove mi stonava che per esempio non si parlasse di anticapitalismo. Però non ho mollato e in piena pandemia ho deciso di partecipare ad incontri online con Extinction Rebellion dove ho potuto fare delle domande. Le risposte che mi hanno dato mi hanno convinto: ho riconosciuto la necessità di cambiare linguaggio in base all’epoca, di usare un sistema più creativo che possa parlare alle persone”. Creativo come nell’azione di un paio di anni fa dove Chiappino e altre attiviste si sono vestite da sirena e, dal Po in secca ai canali di Venezia, hanno deciso di mettersi “a mollo” per mandare un segnale sull’emergenza idrica legata alla crisi del clima.

Non abbiamo bloccato nulla, non abbiamo impattato la quotidianità dei cittadini, ma li abbiamo fatti riflettere. Le persone si fermavano a parlare, a chiedere, volevano capire di più sul messaggio che stavamo mandando. Ecco, questo è quello che mi piace e allo stesso tempo mi diverte: un attivismo pacifico che con azioni artistiche possa far ragionare sugli effetti del riscaldamento globale.

Nel suo modo di battersi per il Pianeta Bianca è convinta che la disobbedienza civile nonviolenta sia “in grado di aprire il dialogo.  Ma dovremmo essere molti di più per portare aventi un vero canale con i decisori politici”. Una politica che oggi, secondo lei, non sta affrontando davvero la crisi climatica come un’emergenza.

In passato Bianca Chiappino si è avvicinata ai Verdi, “ma c’era una incapacità ad entrare in contatto reale con la quotidianità della gente. Forse perché si parlava il linguaggio sbagliato. Certe manifestazioni di massa, come quelle recenti per la guerra o per il femminicidio Cecchettin, atrocità che potrebbero accadere a chiunque di noi, nascono perché prendono immediatamente la pancia, perché rendono evidenti le storture del sistema”.

Con il clima, però, la questione è diversa. “I temi che affrontiamo con Extinction Rebellion qui, in Italia, a volte implicano uno sforzo di immaginazione, una proiezione verso il futuro che la maggior parte delle persone non fa. Nelle città pensiamo: ora l’acqua c’è, perché preoccuparsi? Ma se ci spostiamo in montagna, le fonti sono asciutte e c’è poca neve. Dobbiamo fare uno sforzo per guardarci attorno e capire cosa sta già accadendo”.

Suo nonno, innamorato dello sci, prima di morire le aveva detto proprio questo, che la realtà di oggi non era affatto come quella che aveva vissuto lui. “Una cosa che ho sentito molto dentro, ma che vedo anche fuori. Ad esempio, ho provato a fare sci di fondo di recente, ma non c’è più neve naturale per farlo”. Ecco perché, col sorriso, Bianca ha deciso di aiutare altre persone a “vedere” attraverso le azioni di Extinction Rebellion.  Per osservare e battersi contro l’inazione climatica – dice –  “non c’è bisogno di diventare per forza attivisti, ma di aprire gli occhi sì. Ci sono molti modi per farlo, anche stimolanti. Per esempio, guardare tanta fantascienza: sviluppa la capacità di proiettarsi in futuro e visualizzare che può andare peggio di ora. Oppure, non dare per scontato quello che oggi abbiamo, dall’acqua ai diritti. E infine una cosa importantissima: proviamo ad allargare il proprio campo visivo: fuori dalla nostra bolla ci sono tante persone che non hanno quello che abbiamo noi. Dobbiamo sempre ricordarcelo”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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