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Lo scienziato mite convinto dai suoi studenti

La prima cosa che ti colpisce quando incontri Warren Cairns è la sua limpidezza. Cinquantaquattro anni appena compiuti, inconfondibile accento british mischiato a un ottimo italiano. È difficile immaginarsi quest’uomo ben vestito arrampicato su un traliccio a esporre uno striscione di Extinction Rebellion, oppure col volto dipinto mentre sfila a una protesta per il clima.

E infatti precisa subito:

Sono un dipendente pubblico. Di professione ricercatore al Cnr e davanti a certe azioni faccio un passo indietro. Non ho il coraggio dei giovani che si arrampicano o che si calano per colorare i canali di verde. Però li appoggio, perché alla fine, dopo vent’anni, ho capito che dovevo agire anche io.

Dopo anni di ricerca, un dottorato all’Università di Plymouth, due spedizioni antartiche alla stazione Concordia, decine di pubblicazioni sull’inquinamento chimico e insegnamenti all’Università Cà Foscari, oggi Cairns concentra le sue ricerche lavorando per l’Istituto di Scienze Polari del Cnr.

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Warren Cairns, 54 anni, docente dell’università Ca’ Foscari e ricercatore Cnr. Ha incontrato Extinction Rebellion nel 2018 sul web e iniziato il suo attivismo nel 2022. Partecipa solo ad azioni autorizzate e a basso rischio (foto di Karim El Maktafi) 

Se si è unito a Extinction Rebellion (XR) Venezia nell’ottobre 2022, lo deve ai suoi studenti e in parte anche ai social. Da una vita insegna e studia i fenomeni di inquinamento da metalli pesanti. Qualche anno fa proprio i suoi studenti, alcuni dei quali oggi li ritrova nelle riunioni di Extinction Rebellion, hanno tentato di spronarlo a unirsi alla causa. Ma era scettico. Poi è finito sulle pagine social del movimento ambientalista nato nel 2018 proprio nella sua Londra e ha cominciato a leggere i commenti di chi criticava i ragazzi: “Figli di papà, dovete andare a lavorare” c’era scritto con odio.

Così ho pensato che è proprio quello che stavo facendo io: lavoravo da tutta la vita sui flussi di inquinamento inorganico, studiando anche le dinamiche del clima. Quelle dinamiche, dovute alle azioni umane, sono le uniche che spiegano i cambiamenti che vediamo. La gente nei commenti suggeriva in pratica di fare una cosa che ho fatto per vent’anni, lavorare, senza però aver mai assistito ad effetti sulla diminuzione della quantità di CO2. Anzi, è aumentata. E allora mi sono stufato solo di misurare le conseguenze e ho pensato che era ora di agire, di unirmi a Extinction Rebellion, di essere dalla parte di quei ragazzi insultati. Per tentare di cambiare le cose.

Lo ha detto alla moglie che lavora in uno studio legale. “Tollera le mie scelte e appoggia le mie battaglie ambientali. Però, col sorriso, mi ha detto anche: se ti arrestano arrangiati. Mia figlia di 15 anni invece non è direttamente interessata al tema e si chiede perché partecipo a tante riunioni di Extinction Rebellion ogni settimana, ma ha capito e mi sostiene”.

Se Warren lo fa, se si unisce alle azioni di protesta contro l’inazione nelle politiche climatiche, è anche per sua figlia. “Guarda oggi ci sono 15 gradi, mentre dovrebbero essercene poco più di zero – racconta da Campo Santo Stefano a Venezia in una giornata di metà febbraio – Sono preoccupato per il futuro di mia figlia: non conoscerà il mondo come è stato per noi. Sarà sempre più diverso. Banalmente: per quanto tempo potremmo andare ancora in vacanza ad agosto con questo caldo? Per quanto il Mose ci proteggerà ancora dall’innalzamento del mare? Sono domande che mi pongo, anche perché a Venezia il cambiamento si vede a occhio nudo”.

Anche il motivo per cui ha scelto Extinction Rebellion e non altri gruppi ambientalisti è limpido. Gli piace “come è orizzontale, autogestito”, ma soprattutto che “fa azioni meno violente e meno impattanti per la vita dei cittadini”. E spiega:

Per me bloccare strade e lanciare zuppe è controproducente. Colorare i canali di verde o inscenare azioni creative lo trovo più d’effetto. Ma, come ho detto, io partecipo ad azioni solo se autorizzate e a basso rischio. Per il resto, lavoro dietro le quinte: coordino, aiuto con finanziamenti e i rapporti con altre associazioni. Provo ad esserci come posso, per aiutare un mondo che è già nei guai.

Il suo attivismo, in fondo, per Warren serve a questo. “A dare più voce a chi ha capito e attirare altre persone ad unirsi alla causa. Extinction Rebellion non ti dà le soluzioni, ma chiede che venga dichiarata l’emergenza climatica in modo tale che tutti i cittadini possano lavorare  uniti per trovare soluzioni condivise, e questo anche se cambia il governo. Alla molecola di CO2 non importa chi hai votato, non è una questione di destra o sinistra: serve lavorare insieme per tornare a 350 parti per milione di CO2 in atmosfera, non a oltre 420 come siamo ora”.

La politica a lezione non la porta mai, lì c’è la scienza. Eppure dell’arma principale dei cittadini – “il voto per politici che prendono il problema sul serio” – è un grande sostenitore. Ne dibatte spesso con suo fratello che vive ad Abu Dhabi e per paradosso “è un negazionista. Anche lui però si è accorto di come cambiano le temperature…”.

Di gente che insulta, che dà agli attivisti dei cretini, ne ha vista tanta il professor Cairns. “Spesso però senza sapere o ascoltare. Invece, come è successo in una protesta recente contro l’insostenibilità delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, ci sono anche tante persone che ci “dicono bravi, meno male che ci siete voi””. A coloro che sono disposti ad ascoltare il professore attivista racconta spesso la sua visione: come impatto, serve un passo indietro come società perché non bastano le azioni delle singole persone. “Vado al lavoro in bici, a casa sto facendo il cappotto e i pannelli solari, sto attento all’ambiente: questo però conta ben poco se non è l’intera collettività ad aiutarti a fare delle scelte, a creare delle possibilità, anche per consumare meno”.

Al contrario, la sensazione che ha è che finora “questa sola specie sulla Terra stia cambiando tutti i processi, portando la stessa specie all’estinzione.  Questo però la gente spesso non lo vede, o forse non lo vuole sapere”.  Eppure i segnali preoccupanti sono molti. Due lo impressionano più di tutti, dice Cairns prima di tornare in laboratorio. “Uno è il fatto che ormai i composti persistenti e inquinanti, come il mercurio, siano finiti persino nel ghiaccio dell’Antartide. E poi ci sono i cambiamenti come la siccità o l’assenza di neve. Gli scettici ti dicono – cosa che mi fa arrabbiare – che è solo un “ciclo” naturale, ma il bello è che il ciclo dovrebbe andare verso il freddo, non verso il caldo. Loro non lo hanno capito, molti studenti  invece sì. A volte, a tal punto che mi raccontano che anche per questo motivo non sanno se fare figli o meno. È un pensiero che mi ha colpito tanto, perché proprio persone come loro a mio parere dovrebbero fare figli: per non lasciare il futuro in mano a chi non crede serva battersi per questo Pianeta”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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