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La mamma che insegna a non chiudere gli occhi

Se Naida combatte è anche per fuggire dalla normalizzazione, per evitare di finire in quell’esercito di “zombie che sanno ma non fanno niente”. Si batte per informare gli altri, per una rivoluzione dal basso “per l’ambiente e i diritti”, per far capire che “se sai, se conosci quanto sta accadendo al mondo con la crisi del clima, allora non puoi più stare fermo, devi agire”. Ora che da un anno e mezzo è diventata madre, questo concetto vale ancora di più: c’è l’urgenza di “essere testimone per mio figlio, di lasciare in eredità il mio impegno”.

Naida Samonà, 42 anni, è una delle fondatrici di Extinction Rebellion Palermo. Il suo percorso non nasce da esigenze strettamente legate all’ambiente, ma “dai diritti e le battaglie politiche e sociali”. È cresciuta in una famiglia dove l’attenzione per la natura c’è sempre stata, “i miei genitori mi hanno educato alla stagionalità del cibo, a piantare alberi nella Sicilia delle colate di cemento, eppure prima di approdare a Extiction Rebellion non avevo ancora una visione sistemica, di come ambiente e diritti siano così strettamente collegati”.

<img src="https://www.repstatic.it/content/contenthub/img/2024/04/18/165339812-2ff2eb1e-7e7c-4a3a-8d25-11a17158e14d.jpg" alt="Naida Samonà, 42 anni, siciliana, un figlio piccolo. Un passato di precariato, è laureata in Storia dell’arte e insegna. Fondatrice di Extinction Rebellion Palermo (foto di Karim El Maktafi)”>

Naida Samonà, 42 anni, siciliana, un figlio piccolo. Un passato di precariato, è laureata in Storia dell’arte e insegna. Fondatrice di Extinction Rebellion Palermo (foto di Karim El Maktafi) 

Si definisce figlia di quel precariato tipico di chi è nato negli anni Ottanta. “Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ho lavorato nelle cucine, nei pub. Poi grazie a una laurea in Storia dell’arte, dopo tanti lavori instabili, oggi sono diventata una insegnante”. Quando riesce, fa anche la guida turistica a Palermo. Fino a pochi anni fa a guidarla era la passione per la giustizia sociale, ha partecipato alle manifestazioni per la legalità e contro la mafia ma nella sua visione, nel suo impegno, mancava ancora qualcosa.

La “folgorazione”, come la chiama Samonà, è arrivata nel 2018. Naida leggeva, tanto e di tutto, soprattutto in inglese.

Mi sono imbattuta negli articoli che parlavano di come l’uomo, a partire dalle emissioni che ha generato, ha sconvolto gli equilibri del Pianeta. All’epoca mi sentivo l’unica che vedeva e si informava su quanto stava accadendo. Cercavo notizie e divoravo report dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo cambiamenti climatici): più leggevo più cominciavo a rendermi conto della gravità della situazione.

Ma nella Sicilia degli abusi edilizi, del caldo estremo e della siccità, si sentiva un pesce fuor d’acqua. “Quando però ho visto quelle immagini, i cortei di Londra di Extinction Rebellion fatti di una disobbedienza civile colorata, creativa, transgenerazionale, dove sfilavano insieme la vecchietta e il bambino, in me è scattato qualcosa. Ho immaginato che potesse nascere una cosa simile anche a Palermo”.

La folgorazione di Naida presto diventa amore. “Più approfondivo quelle tematiche, più grazie a Extinction Rebellion cambiava il mio approccio alla questione climatica: imparando a vedere le cose in maniera sistemica, comprendendo che i diritti sociali, l’estrattivismo e lo sfruttamento delle risorse, oppure quello delle minoranze, sono tutte lotte legate fra di loro”. Così ci prova: nel 2019 tenta di dare un impulso, di creare un primo gruppo nella sua città.

“All’inizio ci contiamo. A parte me c’è un’altra ragazza e qualche amico che si è avvicinato, ma eravamo un gruppetto davvero piccolo. Però ci crediamo e iniziamo a fare le prime prime presentazioni, a spiegare perché è importante unirsi. Poi però  arriva la pandemia che ha reso tutto difficile”.Coinvolgere i cittadini, nonostante la Sicilia sia un hotspot della crisi climatica, un luogo dove dalla mancanza d’acqua alle ondate di calore “gli effetti si vedono ad occhio nudo”, non è affatto semplice.

“Qui povertà e disoccupazione – spiega Samonà – sono condizioni che spesso ti impediscono di farti coinvolgere in certe battaglie. Ma c’è anche tutta una parte di Sicilia più privilegiata, che sta meglio, di cittadini che potrebbero combattere ma forse sono un po’ addormentati. La nostra idea era di poterla risvegliare, perché partecipare a un movimento come Extinction Rebellion, che non fa una battaglia singola ma ne unisce tante, è fondamentale per i siciliani”.

Mentre cresce il suo impegno come attivista per Naida arriva una notizia inaspettata e splendida, l’arrivo di un figlio. Qualcosa che fa riflettere: “Se faccio l’attivista – dice – è per non chiudere gli occhi, per testimoniare fino all’ultimo. Prima dicevo di farlo anche per i miei nipoti, ora per mio figlio: davanti a una crisi epocale voglio dimostrargli di non stare con le mani in mano, perché una volta che conosci la gravità dello stato delle cose, non puoi più chiudere gli occhi”.

Anzi, grazie alla maternità ora gli occhi li spalanca,  capendo “quanto sia facile scivolare nella normalizzazione, continuare la propria vita senza interessarsi o combattere nonostante fuori ci siano 48 gradi e tante cose che non vanno. Allora mi sono detta di non voler cadere in quel sonnambulismo”. Per questo “adesso che allatto non posso permettermi 12 ore in questura in caso di azioni e repressioni. Ora penso a bisogni primari  di mio figlio, ma appena non ci sarà l’esigenza fisica di essere un unico corpo con lui tornerò con più coraggio e meno remore in prima linea, disposta anche ad affrontare le conseguenze della repressione”. Perché la paura più grande è “il non agire. Al contrario, ho una estrema gratitudine per chi non molla mai”.

Non mollare è anche la volontà che insegue Extinction Rebellion Palermo, movimento che dopo la pandemia si è ripreso a fatica ma che ora “sta crescendo, soprattutto come rete: stiamo facendo poche azioni ma un grande lavoro sotterraneo per strutturarci, dato che qui in Sicilia a partire dalla crisi idrica ci sono molte battaglie da portare avanti”. E se ognuno come Naida nel quotidiano può sviluppare i propri comportamenti – lei che non mangia carne, non compra plastica e sceglie solo vacanze di prossimità – dice, invitando altri ad unirsi: “? insieme che si può fare la differenza. Quando sei in Extinction Rebellion non ti senti più un individuo che si batte per il clima, ma una collettività”.

Per tutti loro ha un messaggio, lo stesso che porta ai suoi alunni.

Non possiamo permetterci di aspettare cambiamenti dall’alto, l’urgenza della situazione ci deve spingere a non sentirci mai troppo piccoli per cambiare la Storia. E non dobbiamo scoraggiarci perché il tema sembra immenso: se si è collettività il cambiamento dal basso può arrivare. Lo dico con speranza, una speranza che è cresciuta con l’arrivo di mio figlio, al quale voglio mostrare di essere dalla parte giusta della storia: al di là delle proprie posizioni sul clima, davvero non sarebbe bello avere comunque un mondo meno inquinato, meno abusato, dove magari le microplastiche non finiranno più nella placenta e dove gli ecosistemi della Sicilia non saranno più in sofferenza?.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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