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La crisi del clima cambia le tradizioni: in Marocco hammam chiusi per la siccità

In quel rito tradizionale fatto di profumi d’olio di argan e chiodi di garofano, di vapori e sospiri rilassanti, spesso ci si dimentica che l’elemento centrale è l’acqua. Senza acqua – come sta accadendo in un Marocco colpito ormai da una siccità che dura da quasi sei anni – è difficile pensare che il rituale dell’hammam, i bagni pubblici amati dai marocchini, possa continuare a lungo. Per questo il ministro degli Interni Abdelouafi Laftit già a fine gennaio ha ordinato un giro di vite, che oggi i walis (prefetti) di varie regioni hanno ormai ampliato a diversi territori, per limitare l’uso degli hammam: resteranno chiusi tre giorni a settimana, di solito lunedì, martedì e mercoledì.

Lo scopo è ovviamente quello di non sprecare acqua: in questo rito per purificare corpo e mente infatti, di cui solitamente le donne usufruiscono durante il giorno mentre gli uomini la mattina presto o la sera, vengono consumati enormi quantitativi di risorse idriche. Secondo il ministero si parla in media di 140 litri per un uomo e  250 per una donna. Un hammam femminile equivarrebbe in pratica al consumo settimanale di otto famiglie nei villaggi più remoti del Marocco. Numeri che hanno costretto il governo a rivedere le politiche dei 12mila bagni del Marocco, così come a imporre misure simili a quelle ordinate nella vicina Spagna: limitazioni sul lavaggio auto, stop all’irrigazione degli spazi verdi o il riempimento delle piscine. La chiusura degli hammam, seppur solo per determinati giorni, in Marocco però ha un significato più profondo: la crisi del clima che ha portato a una perdurata siccità in varie zone dell’Africa sta infatti compromettendo quello che è un vero e proprio modo di socializzare, un luogo di incontri. Non solo: rappresenta anche una economia importante, con 200mila posti di lavoro diretti e indiretti, già messi alla prova in passato dalla pandemia.

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Anche per questo le associazioni di proprietari e gestori di hammam hanno chiesto al ministro dell’Interno di riconsiderare quella che hanno definito una “ingiusta decisione” e a Casablanca, riportano le cronache locali, alcuni gestori stanno già sfidando i divieti. Altri invece propongono soluzioni: come vietare solo le docce, limitare gli orari, oppure far fare ai clienti la doccia a casa. Attualmente si stima che le acque di falda del Marocco possano coprire solo il 20% del fabbisogno e la speranza è che in primavera arrivino piogge adeguate per scongiurare un’ulteriore siccità. Come in Catalogna si stanno realizzando impianti di dissalazione dell’acqua, ma potrebbe non essere sufficiente ad affrontare una crisi che oggi tocca nel concreto soprattutto l’agricoltura.

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Nel frattempo però la chiusura di tre giorni settimanali ha già in parte sconvolto la tradizione dell’hammam. Come racconta all’Ap una dipendente di un bagno pubblico di Rabat, Fatima Mhattar, essendo le aperture possibili solo nella parte finale della settimana molti clienti, temendo l’affollamento, evitano di conseguenza di frequentare questi luoghi. “Anche quando è aperto dal giovedì alla domenica, la maggior parte dei clienti evita di venire perché ha paura che sia pieno di gente” spiega Mhattar. Inoltre le restrizioni imposte dalla siccità stanno anche aumentando i divari sociali. Alcuni bagni restano infatti aperti per turisti e classi più facoltose in Comuni che hanno previsto delle eccezioni. Un altro problema riguarda poi determinate zone del Paese, come le città sulle montagne dell’Atlante: qui molti residenti usano gli hammam per riscaldarsi e le chiusure stanno risultando fortemente impattanti per la popolazione.

 Dato che alcune statistiche indicano come gli hammam incidono solo per il 2% sul consumo di risorse idriche, gli abitanti si chiedono ad esempio perché anziché chiudere i bagni non fare come la vicina Tunisia dove nel 2023 sono stati chiusi i rubinetti, per alcune ore, nei quartieri dove veniva utilizzata più acqua. Eppure c’è anche chi sostiene che lo stop all’uso degli hammam in determinati giorni aiuti le persone a prendere coscienza degli impatti della siccità e della crisi del clima. “Se c’è meno acqua, preferisco bere piuttosto che andare all’hammam” ha raccontato ad esempio  la 37enne marocchina Hanane El Moussaid,  frequentatrice abituale dei bagni, intervistata dall’Associated Press. Posizioni e punti di vista diversi in un Marocco dove oggi tutti hanno lo stesso problema: gestire una risorsa carente, l’acqua, fondamentale per la vita e le tradizioni del Paese.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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