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Inquinamento atmosferico, solo in 7 Paesi su 134 l’aria è pulita: la classifica IQAir

Solo nei magnifici sette potrete respirare aria davvero pulita. Sette paesi dove secondo una nuova classifica di IQAir nel 2023 i livelli di polveri sottili sono rimasti sotto ai limiti, già ulteriormente striminziti, indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità

La classifica sulla qualità mondiale dell’aria prodotta da IQAir, società svizzera collegata al mercato dei purificatori d’aria (lo stesso sito svizzero che settimane fa aveva indicato Milano come fra le città più inquinate al mondo), si basa sull’analisi dei dati provenienti da 30mila stazioni di monitoraggio dell’aria in 7.812 località e 134 Paesi.

Di questi ultimi, su oltre 130 Stati analizzati, secondo il report soltanto sette hanno mostrato una media annuale di PM 2,5 inferiore o uguale a 5 µg/m3, come chiede l’Oms. Si tratta di Australia, Estonia, Finlandia, Grenada, Islanda, Mauritius e Nuova Zelanda.

Per contro segnali allarmanti arrivano soprattutto dall’Asia, ma anche dal Nord America. I cinque paesi più inquinati nel 2023 sono risultati nell’ordine il Bangladesh (media annuale di PM2,5 di 79,9 µg/m3, quindici volte superiore alle linee guida), poi Pakistan (73,7 µg/m3) India (54,4 µg/m3) Tagikistan (49,0 µg/m3) e Burkina Faso (46,6 µg/m3).

Se per questi stati i valori registrati hanno toccato punte massime di inquinamento, in generale sono 124 i Paesi su un totale di 134 –  ovvero il 92,5% –  che hanno comunque superato il valore limite indicato dall’Oms.

I dati

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Come continente l’Asia – che ospita le dieci metropoli più inquinate al mondo – si conferma al primo posto per presenza di polveri sottili. Se per l’Africa ci sono ancora poche informazioni, con “un terzo della popolazione che non ha ancora accesso ai dati sulla qualità dell’aria”, cattive notizie arrivano dal Nord America dove il Canada colpito da incendi devastanti è risultato il Paese più inquinato di questa area geografica.

Giudicate poco affidabili invece le statistiche del Sud America: il 70% dei dati sulla qualità dell’aria in tempo reale dell’America Latina e dei Caraibi proviene infatti da “sensori a basso costo”.

Europa: dove migliora l’aria

Diverso invece il discorso per l’Europa dove si registrano varie differenze a seconda delle nazioni. Dall’analisi dei dati di oltre duemila città europee l’Islanda si conferma il paese meno inquinato. Segnali positivi arrivano poi da uno dei luoghi più inquinati del Vecchio Continente, la Bosnia Erzegovina, dove nel 2023 si è però registrata una diminuzione del 18% dei livelli di PM2,5. Passi avanti anche per la Croazia, che ha abbassato i suoi livelli di oltre il 40%, mentre al contrario il Montenegro ha registrato il maggiore aumento assoluto delle concentrazioni di PM2,5. 

L’emergenza

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Il report, anche se non si sofferma per esempio sui valori preoccupanti della Pianura Padana, parla di una generale “tendenza verso livelli più bassi di PM2,5 nelle città europee nel 2023”. In totale il 7% delle realtà urbane in Europa ha soddisfatto i criteri Oms, soprattutto nel Regno Unito, in Finlandia e Svezia.

L’analisi non entra nello specifico sulle cause del superamento dei limiti, seppur indicando possibili correlazioni con traffico veicolare, impianti di riscaldamento o conseguenze della crisi del clima. In questi termini Begusarai in India è stata l’area metropolitana più inquinata in assoluto del 2023.  

Fra le curiosità anche le città metropolitane più e meno inquinate negli States: Columbus (Ohio) e Beloit (Wisconsin) le peggiori, mentre Las Vegas (Nevada) quella con l’aria più pulita. Secondo Aidan Farrow di Greenpeace international servono più sforzi locali e nazionali per monitorare la qualità dell’aria e per “gestirne le cause e ridurre la nostra dipendenza dalla combustione come fonte di energia”.  

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Sforzi che servirebbero sia a proteggere vite – dato che secondo le stime l’inquinamento atmosferico uccide 7 milioni di persone all’anno nel mondo – sia per proteggere ecosistemi naturali oggi fortemente impattati dalla cattiva qualità dell’aria. Parallelamente va però anche ricordato che nonostante il doppio abbassamento delle linee guida dell’Oms nell’indicare i livelli “sicuri” di particolato, l’aria attuale è in media migliore rispetto a quella del secolo scorso e in alcune zone, come in Europa, sono stati fatti sforzi notevoli per abbassare le quantità  di inquinanti.

Contempornamenante però, ricordano anche recenti ricerche mediche, è difficile stabilire un livello sicuro per il particolato, dato che anche le esposizioni minori al PM2,5 possono portare ad “un aumento dei ricoveri ospedalieri per patologie come malattie cardiache e asma”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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