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Il Parlamento europeo: “Sanzioni alle aziende che fanno greenwashing”

Con 467 voti a favore, 65 contrari e 74 astenuti, il Parlamento europeo ha adottato la propria posizione sulle nuove norme per le dichiarazioni ecologiche, che definiscono quali informazioni le aziende devono fornire per giustificare le proprie asserzioni di marketing a tema ambientale. Il prossimo passaggio saranno i negoziati interistituzionali sulla direttiva Green Claims, che integrerà la legislazione contro il greenwashing o ambientalismo di facciata, ma il fascicolo sarà seguito comunque dal nuovo Parlamento, dopo le elezioni europee che si terranno dal 6 al 9 giugno 2024.

La direttiva sulle dichiarazioni ecologiche (in inglese appunto green claims) una volta approvata obbligherebbe le aziende a presentare prove a sostengo delle loro dichiarazioni di marketing ambientale prima di poter pubblicizzare i prodotti con definizioni quali “biodegradabili”, “meno inquinanti”, “a risparmio idrico” o “a base di materie prime biologiche”. I Paesi dell’Ue sarebbero chiamati a identificare i responsabili di tali verifiche per passare al vaglio l’uso di tali reclami, proteggendo gli acquirenti da pubblicità infondata e ambigua.

Termini, sanzioni ed esenzioni per le microimprese

Il Parlamento vuole che le dichiarazioni e le relative prove siano valutate entro 30 giorni, ma le dichiarazioni e i prodotti più semplici potrebbero beneficiare di una verifica più rapida o più semplice. Le microimprese non sarebbero coperte dalle nuove norme e le piccole e medie imprese beneficerebbero di un anno in più per conformarsi rispetto alle imprese più grandi.

Le imprese che infrangeranno le regole potranno subire sanzioni, propongono i deputati, come l’esclusione temporanea dalle gare d’appalto pubbliche, la perdita dei propri ricavi e ammende pari almeno al 4% del loro fatturato annuo.

Compensazione e rimozione del carbonio

Secondo la posizione votata oggi, le dichiarazioni ecologiche basate esclusivamente su sistemi di compensazione del carbonio dovrebbero essere vietate. Le imprese potrebbero, tuttavia, menzionare le azioni di rimozione e compensazione delle emissioni di carbonio (in inglese offset) nei loro annunci, solo se hanno già ridotto il più possibile le loro emissioni e utilizzano tali sistemi solo per le emissioni residue. I crediti di carbonio dovranno essere certificati, come quelli stabiliti nell’ambito del quadro di certificazione per la rimozione del carbonio.

Il Parlamento ha inoltre proposto che le dichiarazioni verdi sui prodotti contenenti sostanze pericolose saranno permesse per il momento, e sarà la Commissione a valutare prossimamente se debbano essere vietate del tutto.

Il relatore della commissione per il mercato interno Andrus Ansip (Renew, EE) ha dichiarato: “Gli studi dimostrano che oltre il 50% delle dichiarazioni ambientali sono vaghe, fuorvianti o infondate. Non possiamo parlare di consumatori soddisfatti se ogni altra affermazione verde è falsa. Non possiamo parlare di parità di condizioni per i nostri imprenditori se alcuni attori di mercato stanno barando. Credo che la direttiva adottata oggi sia equilibrata: porterà chiarezza ai nostri consumatori ed è meno onerosa per i professionisti rispetto alla valutazione caso per caso.”

Nel suo comunicato ufficiale l’Ue sottolinea che “nell’adottare questa relazione, il Parlamento risponde alle aspettative dei cittadini affinché l’Ue introduca un’etichettatura trasparente per tutti i prodotti in merito alla loro sostenibilità e impronta ambientale, e sensibilizzi le imprese e i cittadini su come comportarsi in modo più sostenibile, come indicato nelle proposte 5, paragrafi 1 e 8, delle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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