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Il cambiamento climatico potrebbe cambiare i bersagli degli attacchi terroristici

Quando si parla degli effetti che il cambiamento climatico sta avendo su ambiente e società, tutto ci si aspetterebbe di leggere tranne che la parola “terrorismo”. E, invece, nella lunga lista degli impatti collegati a un clima in costante cambiamento potremmo dover aggiungere anche la variazione nei bersagli degli attacchi terroristici. Almeno per quanto riguarda alcune zone del mondo. A renderlo noto sono i risultati di una ricerca pubblica su Journal of Applied Security Research, guidata da Jared Dmello, ricercatore e docente di criminologia presso la University of Adelaide (Australia), esperto di estremismi e organizzazioni terroristiche.

Lo studio ha riguardato gli oltre novemila attacchi terroristici avvenuti in India fra il 1998 e il 2017, registrati dal Global Terrorism Database (GTD). Il GTD è una banca dati open-source, che include informazioni aggiornate annualmente su eventi correlati ad attività terroristiche verificatisi in tutto il mondo dal 1970 a questa parte. Per ogni evento registrato il database include informazioni riguardo alla data e al luogo dell’attacco, al tipo di armi utilizzate, al numero di vittime e, quando identificata, all’organizzazione responsabile. Il GTD esiste nella sua attuale forma dal 2001, quando un gruppo di ricercatori della University of Maryland (Stati Uniti) ottenne un’ampia quantità di informazioni originariamente raccolte dal Pinkerton Global Intelligence Services, un’agenzia investigativa e di sicurezza attiva negli Stati Uniti dal 1850.

Gli autori della ricerca hanno utilizzato i dati contenuti all’interno del database per verificare se ci fossero delle correlazioni fra le aree principalmente interessate da attacchi terroristici in India e i pattern climatici registrati nel Paese nello stesso periodo (dal 1998 al 2017). “In questo studio ci focalizziamo sul luogo dell’attacco, ma i dati suggeriscono anche che altre forme di comportamento estremista, come il luogo dell’addestramento, si stanno probabilmente spostano in risposta al cambiamento climatico”, spiega Dmello. “Le temperature medie in India hanno raggiunto picchi da record durante il nostro periodo di studio di 20 anni”, prosegue l’esperto, e l’arco di tempo scelto per lo studio sarebbe rappresentativo sia sul fronte del cambiamento climatico che su quello relativo agli attacchi estremisti che hanno avuto luogo nel Paese.

I risultati, spiega ancora Dmello, indicano che tutte le variabili climatiche prese in considerazione, come temperature e precipitazioni, possono essere correlate a cambiamenti nell’attività terroristica, in particolare per quanto riguarda i bersagli degli attacchi. “I centri urbani – continua il ricercatore – sono cresciuti sempre più in densità di popolazione, specialmente in aree con climi favorevoli, e alcune delle aree più remote un tempo utilizzate dagli estremisti hanno sperimentato climi sempre più dinamici, tanto da non essere più adatte per l’abitazione umana, forzando questi gruppi a migrare altrove”. Allo stesso tempo, i ricercatori hanno osservato una certa sovrapposizione fra i luoghi (abitati) colpiti da variazioni climatiche estreme e quelli soggetti ad un maggior numero di attacchi terroristici.

Gli stessi autori sottolineano anche che il loro è uno studio esplorativo e non privo di limitazioni. In primis, le analisi sono circoscritte a un’unica nazione. Inoltre, non è banale stabilire se esista una effettiva relazione di causalità fra i due fattori presi in considerazione (cambiamento climatico e attacchi terroristici). Per giungere a questa conclusione, scrivono i ricercatori, saranno necessarie ulteriori analisi. Si tratta comunque di un tema importante da esplorare, concludono, affinché i governi di tutto il mondo possano prendere delle decisioni informate in merito alle strategie di sicurezza e difesa nazionale da adottare.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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