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I voli aziendali pesano per il 30% delle emissioni da trasporto aereo in Europa

I viaggi aerei sono la forma di mobilità a maggiore intensità climatica. In particolare, quelli effettuati dalle aziende – che muovono manager, dirigenti, dipendenti, ospiti – ogni anno rappresentano, su scala globale, circa il 15-20% delle emissioni complessive dell’aviazione: una percentuale che in Europa sale addirittura al 25-30%. Servirebbe dunque un piano per contenere questi numeri e invece le più grandi aziende italiane – come molte su scala globale – non hanno una strategia per ridurre l’impatto ambientale dei loro voli aziendali. È uno degli aspetti che mergono dal report Travel Smart Ranking 2024, realizzato per il terzo anno consecutivo dall’associazione ambientalista indipendente europea Transport & Environment.

Secondo la classifica, che prende in considerazione le 328 aziende di tutto il mondo che compiono il maggior numero di viaggi aerei aziendali, ben 15 sono italiane (cioè il 5% delle 328 totali) e nessuna di loro ha impostato chiari obiettivi volti a ridurre le emissioni della mobilità aerea. “Questo segnala – si legge in una nota – che le aziende italiane non stanno intervenendo abbastanza rapidamente né stanno dimostrando un impegno proattivo rispetto alla riduzione delle proprie emissioni”.

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Italia maglia nera

Tutte le aziende italiane analizzate nel rapporto – di fatto, molte fra le più grandi multinazionali del paese – mancano di obiettivi evidenti per ridurre le emissioni dei viaggi aziendali: 13 di queste hanno ottenuto un punteggio pari a C, mentre le altre due – Iveco ed Enel – hanno ottenuto una D, il punteggio più basso. Una situazione dettata principalmente dal fatto che non hanno reso note (o solo parzialmente) le proprie emissioni di viaggio, rendendo di fatto impossibile misurare il loro score climatico in materia di mobilità. Risulta dunque evidente il ritardo delle aziende italiane in confronto alle multinazionali di altri paesi come Spagna, Paesi Bassi, Francia, Regno Unito e Germania, dove almeno un’azienda ha ottenuto punteggi come A o B.

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Aziende lungimiranti contro procrastinatrici

Dall’analisi del rapporto emerge una discrepanza tra aziende dello stesso settore. Il documento le etichetta come aziende “lungimiranti“, che fissano chiari obiettivi climatici (molto poche, a dire il vero), e aziende “procrastinatrici” che, anno dopo anno, mancano di farlo. Dall’analisi di T&E tutte le aziende italiane appartengono – come evidenziato poco sopra – alla seconda categoria, avendo ottenuto un punteggio C o D e non avendo fissato target di riduzione delle emissioni per la loro mobilità interna (o non riportando in maniera completa e trasparente le emissioni dei viaggi aziendali).

“Le aziende italiane devono urgentemente fissare degli obiettivi per ridurre le emissioni dei viaggi aziendali. Non ci sono scuse per cui non si debba intervenire: lo dimostrano le controparti di altri paesi che hanno fissato obiettivi chiari – spiega Carlo Tritto di Transport & Environment Italia – cosa sta impedendo ai “procrastinatori” italiani di fare lo stesso? La nostra ricerca evidenzia la netta differenza tra aziende impegnate nella sostenibilità e quelle aziende che non si assumono pienamente la loro responsabilità climatica”.

Poche aziende dal grande impatto

Allargando lo sguardo a tutte le aziende analizzate nella classifica emerge che alcune tra esse hanno un impatto sproporzionato, e dunque un maggiore potenziale di riduzione delle emissioni: il 7% delle 328 aziende è infatti responsabile del 36% delle emissioni per voli di lavoro. Quali sono? I top 25 frequent flyer, cioè le 25 multinazionali che hanno volato di più per lavoro – tra cui figurano Volkswagen, Accenture e KPMG – non solo hanno causato emissioni molto elevate ma stanno mancando anche di adottare piani per ridurre il numero di voli. La campagna Travel Smart chiede quindi alle aziende di fissare obiettivi di riduzione della mobilità corporate aerea del 50% almeno entro il 2025 o prima. Un impegno simile, certo piuttosto complesso per alcune realtà, sarebbe tuttavia necessario per rendere le emissioni dell’aviazione compatibili con i target climatici della COP di Parigi. Se solo queste 25 aziende si impegnassero a ridurre i loro viaggi di lavoro di circa la metà, si arriverebbe a un risparmio di 5.9 Mt di CO2, pari alle emissioni prodotte da tre milioni di auto in un anno.

Siemens, Microsoft e Google pronte alla riduzione dei voli

Nella classifica dei principali flyer, come li chiama appunto l’indagine, sprovvisti di un programma di intervento solido nella riduzione delle proprie emissioni figurano anche aziende con un’immagine in realtà piuttosto climate friendly come Siemens, Microsoft e Google. Ad esempio, le emissioni di Siemens nel 2019 erano pari a 0,31 Mt di CO2, l’equivalente di quasi due voli giornalieri, per un intero anno, da Londra a New York. Senza adeguati obiettivi di riduzione delle emissioni, il livello delle emissioni dai voli aziendali rischia di tornare ai livelli pre-Covid, come rilevato dal sistema di tracciamento elaborato da T&E. Allineandosi d’altronde alle tendenze del settore travel considerato nel suo complesso.

Tornando all’Italia, fra le aziende italiane del settore bancario i colossi Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno ricevuto C come score e non hanno imboccato un percorso verso la riduzione delle emissioni dei propri viaggi di lavoro. Tuttavia, aziende dello stesso settore di altri paesi, come la Lloyds Banking e Fidelity International conquistano una A, dimostrando che il percorso verso la riduzione delle emissioni è possibile. Anche nel settore manifatturiero le sigle italiane sono agli ultimi posti. I tre principali “viaggiatori aziendali” di questo settore – Danieli & C. Officine Meccaniche, Maire Tecnimont e IMA spa – registrano tutti una votazione pari a C, poiché nessuno di loro ha ridotto l’impatto della propria mobilità corporate. Allo stesso modo, in altri paesi i grandi protagonisti del settore manifatturiero, come Michelin o Steelcase, hanno strutturato programmi ambiziosi per far fronte a questo problema, sostituendo i viaggi aerei con modalità di trasporto alternative, oppure investendo su modalità di collaborazione virtuali. Danieli & C Officine Meccaniche e Maire Tecnimont registrano – dopo la controllata di Stato Leonardo – i valori emissivi dai viaggi aerei più elevati in Italia, in termini assoluti.

I limiti del rapporto

Il Travel Smart Ranking classifica come detto 328 aziende statunitensi, europee e indiane – dunque non considera il mondo asiatico – sulla base di 11 indicatori relativi alle emissioni di viaggi aerei, agli obiettivi di riduzione e alla trasparenza dei dati. Le aziende ricevono un voto A, B, C o D. Nell’edizione di quest’anno della classifica 16 aziende hanno ottenuto un punteggio A, 40 hanno ottenuto una B, la grande maggioranza ha ricevuto una C (230) e 42 aziende hanno visto un punteggio pari a D associato al proprio nome. Sono tuttavia solo 44 le aziende che fanno luce sull’impatto climatico completo dei loro viaggi (incluse le emissioni non di CO2), in aumento rispetto ai 40 dell’anno scorso. Questa è la terza edizione della classifica.

Questa classifica riguarda solo la mobilità aziendale aerea, che se è senz’altro cruciale nella riduzione delle emissioni e per il futuro di un’aviazione sostenibile, non è l’unico tassello di una strategia di sostenibilità: la responsabilità climatica e ambientale di un’azienda si estende infatti a molti altri settori e ambiti.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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