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Eclissi solare e crollo della produzione di energia rinnovabile: gli Usa si preparano all’8 aprile

L’8 aprile 2024, mentre milioni di americani si fermeranno con gli occhi al cielo, adeguatamente protetti, si spera, per ammirare l’evento astronomico dell’anno, l’eclissi totale di Sole, i tecnici della rete elettrica nazionale avranno invece lo sguardo fisso sui terminali, per capire se tutto continuerà a funzionare a dovere nella fornitura dell’energia. Quello della luce solare che viene a mancare quando la Luna passa davanti alla nostra stella, oscurandola totalmente, è in effetti un tema che, potenzialmente, ha un impatto molto maggiore oggi rispetto anche solo a sette anni fa, quando un’altra grande eclissi totale ha attraversato quasi tutto il Paese. Ora, infatti, la produzione di energia solare e la quota sul totale della fornitura è molto più alta. Ma le autorità, dicono, sono preparate. Per “assorbire il colpo” aumenterà così la produzione da combustibili fossili, almeno per quelle poche ore di buio, e si farà affidamento sullo stoccaggio delle sottoreti locali.

Quando il Sole se ne va

Nel 2017, l’anno in cui l’ombra della Luna transitò dall’Oregon alla South Carolina, l’energia prodotta dal fotovoltaico negli Stati Uniti era meno del 2% del totale. Solo dieci anni fa era sotto l’1% (0,7%) secondo i dati della Energy information administration (Eia) statunitense. Nel 2023 la quantità di energia solare prodotta ammonta a 164.502 migliaia di megawattora, tre volte quella del 2017, quasi dieci volte il dato del 2014. Gli effetti di un “blackout” della fonte prima, il Sole, anche se per pochi minuti, si faranno sentire molto di più. Come ha spiegato Guohui Yuan, program manager per l’integrazione dei sistemi del Solar energy technologies office americano.

L’eclissi oggi spegne il sole. E in Europa è allarme energia

19 Marzo 2015

È ancora più vero per il Texas, che, nel 2023, tra i 50 Stati è secondo solamente alla California per potenza generata dal solare, con 31.739 Gigawattora, il 13% (ben distaccato dal “Golden state” che assomma il 18 per cento dell’intera produzione federale). Il Texas, l’8 aprile, sarà percorso in diagonale per una buona fetta del suo territorio, dal tracciato dell’eclissi, un corridoio largo tra i 112 e i 161 chilometri lungo il quale il Sole diventerà un disco nero. Farà ombra a milioni di metri quadrati di pannelli fotovoltaici: tutta energia perduta che andrà in qualche modo trovata altrove. La totalità durerà pochi minuti, spostandosi verso il Maine, ma sarà una lenta progressione. Il Sole inizierà a sparire attorno a mezzogiorno per tornare a splendere con tutta la sua potenza circa tre ore dopo. E per migliaia di chilometri a est e ovest, l’eclissi sarà parziale, riducendosi mano a mano che si si allontana dal cammino della totalità. 

Le contromisure in Texas

Nel 2017, è la stima delle autorità, la produzione di solare nell’Ovest degli Usa è crollata del 25 per cento ma, come detto, le condizioni erano molto diverse. La principale autorità del Texas, lo Stato più interessato da questo punto di vista, ha stimato invece che l’8 aprile l’energia solare immessa nella rete calerà del 7,6%. Meno di un qualsiasi giorno nuvoloso dunque. E siccome, a differenza del rendimento delle rinnovabili, le meccaniche celesti sono precise e affidabili come orologi svizzeri, questi eventi non colgono certo di sorpresa. La principale preoccupazione è, ovviamente, soddisfare la domanda senza che nessuno resti “al buio”, abitazioni, uffici, impianti di produzione.

È il difetto più grande delle rinnovabili legate al meteo, cioè solare ed eolico, le cui prestazioni sono totalmente slegate dall’arbitrarietà umana e regolate da fattori esterni. Il carico della domanda deve essere quindi redistribuito agli altri sistemi di produzione di energia. Si tratta di compensare con le centrali il cui rendimento è regolabile, cioè quelle a combustibili fossili, il gas prima di tutto, com’è successo di recente durante un’altra eclissi, quella anulare dell’ottobre 2023.

Il picco di domanda

E poi c’è da gestire il picco di domanda da questi impianti che si genererà all’improvviso: “Poiché la produzione di energia solare diminuisce rapidamente durante il picco dell’eclissi, gli operatori di rete potrebbero dover attingere alle riserve a un ritmo che potrebbe mettere a dura prova le linee di trasmissione elettrica. Per cercare di far funzionare le cose senza intoppi, gli operatori di rete faranno affidamento sulle riserve locali e ridurranno al minimo il trasferimento di energia tra le reti durante l’evento. Questo dovrebbe ridurre l’onere sulle linee di trasmissione delle reti locali ed evitare blackout temporanei” ha spiegato Guohui Yuan. Sarà questione di assorbire la domanda con la gestione di reti e sottoreti, per mitigare l’impatto anche attraverso lo stoccaggio dell’energia con batterie e pompaggio idroelettrico. Sistemi che già aiutano a immagazzinare energia prodotta in eccesso dalle rinnovabili e disponibile per essere redistribuita di notte, nei giorni nuvolosi, o in momenti di più alta richiesta.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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