in

Decaro (Anci): “Dire di no ai Suv non basta, va modificato il codice della strada per ambiente e sicurezza”

“Un referendum anti-Suv in Italia? Al momento non mi pare che la scelta di Parigi abbia suscitato particolare interesse nelle nostre città, ma vedremo”. Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco di Bari racconta di aver seguito con molta attenzione la scelta della collega Anne Hidalgo, sindaco di Parigi, convinta che il sì al referendum indetto il 4 febbraio per triplicare le tariffe delle grandi auto nel centro storico sia “una forma di giustizia sociale” e un primo passo, per altre città d’Europa verso un cambiamento radicale. La capitale francese intanto si è divisa, tra chi parla di “ambientalismo punitivo”, e chi come le associazioni ecologiste esultano per la battaglia vinta contro quella che chiamano “l’autobesità”.

In Comune a Parigi sono infatti convinti che l’aumento delle tariffe, incoraggerà l’acquisto di veicoli più green e leggeri. Non ne è invece del tutto convinto Antonio Decaro, che tra l’altro del problema mobilità è un esperto. Ingegnere civile, prima della sua carriera politica, è stato a lungo dirigente all’Anas. Il suo primo incarico in giunta a Bari? Assessore al traffico. 

Perché non crede che l’esito del referendum anti-Suv sia un passo avanti verso un futuro più verde, almeno di Parigi?   “Perché penso sia necessario limitare l’accesso nelle zone centrali delle città non ad un solo tipo di veicolo, ma a tutte le tipologie aumentando i prezzi del parcheggio. L’obiettivo è disincentivare l’uso dei mezzi privati e la strategia per raggiungerlo è molto più ampia”.

  Non c’è dubbio però che la mossa di Anne Hidalgo abbia riportato l’attenzione su cosa vuol dire riorganizzare i centri urbani, creare città sostenibili? “Di sicuro, quella di Parigi di far pagare di più chi ha auto ingombranti e inquinanti è una scelta che fa riflettere. Ma sono molti i fattori che ci possono consentire di arrivare a centri urbani più sicuri e sostenibili. Significa integrare tecnologie innovative, ampliare le zone a traffico limitato, avere un sistema di trasporti su gomma e su ferro efficiente e accessibile, realizzare parcheggi di scambio, incentivare la mobilità ciclistica e la micromobilità elettrica, cambiare modo di pianificare gli insediamenti umani. Digitalizzare i servizi creando città intelligenti. Le tariffe dei parcheggi sono solo un tassello dell’intero mosaico”.   

L’impressione però è che in Italia, i sindaci si muovano in modo frammentato rispetto ai temi come mobilità e sicurezza. Lo ha dimostrato la questione dei 30 chilometri orari che mezza Italia ha criticato. Perché è così difficile trovare strategie comuni? “Per la verità, come abbiamo più volte sottolineato, proprio in merito ai limiti di velocità delle aree urbane, per i primi cittadini la sicurezza di pedoni, ciclisti è da sempre una priorità assoluta. Per questo crediamo che i sindaci, in quanto amministratori locali, siano i più qualificati per valutare le diverse situazioni, considerando le esigenze della mobilità e la sicurezza dei cittadini. Non c’è dubbio che velocità più basse nelle aree urbane, rappresentano un passo significativo verso la riduzione degli incidenti stradali e la promozione di una mobilità più a misura di persona. È il tema che stiamo cercando di affrontare con i ministeri sia dei Trasporti che dell’Ambiente, con i quali collaboriamo. Passi avanti sono stati fatti, ma i punti da affrontare restano molti”. 

Mobilità

Bologna città a 30 chilometri all’ora, perché il nuovo limite di velocità conviene a tutti

22 Gennaio 2024

Ad esempio?  “Credo che il codice della strada vada cambiato per ridurre gli incidenti e garantire la sicurezza nelle nostre città. Sono tante le misure che si possono realizzare, a partire ad esempio dall’istituzione delle cosiddette ‘Zone 30’ nei centri urbani, prendendo spunto anche da quanto viene fatto nelle altre città europee. Significa che si devono selezionare le ‘strade’ sulle quali ridurre il limite di velocità introducendo però il concetto di ‘micro zone’. Servono anche nuove norme su interventi di traffic calming, come per esempio i bulb- outs e i cuscinetti alla berlinese per la sicurezza dei ciclisti”.

 I tempi stanno cambiando?  “Di passi avanti ne sono stati fatti molti e la mentalità è cambiata, lo vediamo anche noi sindaci. C’è, ad esempio, una parte crescente della popolazione, in particolare i giovani, a cui piacciono le auto ma scelgono di condividerle, soprattutto nelle grandi città, dove è complicato muoversi a causa del traffico e trovare parcheggio. La trasformazione green dei centri urbani è un orizzonte articolato fatto di grandi scelte normative e di piccoli gesti quotidiani. Dobbiamo convincere i nostri concittadini che le nuove abitudini sostenibili migliorano la vita di tutti. C’è bisogno di scelte politiche sostenibili. E chiare.”


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


Tagcloud:

In Italia 18 città fuorilegge per lo smog: gli standard europei per la qualità dell’aria sono lontani

Alle medie con il panino: lezioni al mattino e aiuto per i compiti con i prof al pomeriggio