Giugno 2024

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    Investimenti Esg: cala l’appeal, l’Europa rilancia con nuove regole

    “L’hype è passato”. “I fondi di categoria sanguinano”. Il Financial Times nelle ultime settimane non è stato tenero nel titolare le analisi che descrivono il rapporto che si va delineando tra investimenti e sostenibilità. L’acronimo Esg, in primo piano nella comunicazione dei gestori fino a poco tempo fa, oggi è finito in secondo piano, ma non è detto che sia un male.

    Cambio di rotta nella comunicazione

    Nella lettera annuale al mercato del 2022, Larry Fink aveva identificato il tema Esg come dominante per gli anni a venire, mentre nell’edizione di quest’anno ha deciso di non usare più l’acronimo “in quanto è stato spesso usato come arma”. Considerato che stiamo parlando del ceo di BlackRock, il più grande gestore al mondo, le sue parole sono destinate ad avere un seguito importante.

    Secondo uno studio di Barclays, da inizio anno i fondi azionari Esg a livello globale hanno registrato deflussi netti (riscatti meno nuove sottoscrizioni) per 40 miliardi di dollari, con il picco di 14 miliardi ad aprile. Persino l’Europa, da sempre in prima linea in questo campo, nel primo trimestre ha segnato un rosso.

    Un concorso di fattori

    Il calo di appeal è dovuto a una serie di ragioni, a cominciare dalle performance deludenti (il rally dei mercati negli ultimi mesi è stato guidato dai titoli tecnologici e prima è toccato alle aziende della difesa, che hanno beneficiato della nuova corsa agli armamenti), per proseguire con gli scandali (come l’indagine greenwashing che riguarda Dws) e gli attacchi dei repubblicani statunitensi, che accusa i gestori attenti alla sostenibilità di distogliere l’attenzione dalla loro “mission”, cioè far rendere al massimo il denaro che viene loro affidato.

    Pierre-Yves Gauthier, responsabile della strategia e cofondatore di AlphaValue (società di ricerca indipendente con sede a Parigi), ha paragonato il settore alla bolla tecnologica scoppiata nel 2000. “Un quarto di secolo dopo, l’Esg sta vivendo una situazione simile a quella delle dot com”, ha scritto.

    L’importanza di evitare fraintendimenti

    Altri analisti evidenziano l’ambiguità di alcuni temi legati alla sostenibilità. Come nel caso dei veicoli elettrici, che abbattono le emissioni legate ai trasporti, ma comportano l’estrazione del cobalto per le batterie, che in gran parte avviene nella Repubblica Democratica del Congo, comportando costi sociali enormi.

    Secondo il Financial Times, una delle strade per evitare fraintendimenti è puntare sui fondi tematici, che non a caso continuano a proliferare. “Scegliere un tema specifico – energia pulita, magari o tecnologie sanitarie, per fare alcuni esempi – evita di fare confusione”, scrive il giornale della City.

    È pur vero, comunque, che nel medio termine i fondi Esg hanno offerto rendimenti quanto meno in linea con quelli del mercato in generale, ma a fronte di una minore volatilità, dovuta alla maggiore attenzione prestata dalle aziende del settore proprio ai rischi Esg.

    Un recente studio di Morningstar ha evidenziato che i portafogli con un basso rischio Esg tendono a generare rendimenti corretti per il rischio migliori rispetto ai portafogli con rischi elevati in materia di sostenibilità, oltre a mostrare una maggiore capacità di resistenza durante le crisi finanziarie. Proprio alla luce di queste evidenze, è difficile immaginare che si potrà tornare indietro, come evidenziato da Mariolina Esposito, senior fund manager di Eurizon Sgr. “Gli aspetti Esg ormai rientrano a pieno titolo tra i criteri di valutazione degli asset potenzialmente investibili”. Il che, in una prospettiva di investimento a medio-lungo termine come quella che dovrebbe caratterizzare il retail, sta a indicare che le fasi di ribasso possono essere viste come occasioni per rafforzare le posizioni. “Per quanto riguarda la nostra casa di gestione, l’approccio gestionale dei fondi tematici ha sempre puntato su una accurata selezione dei titoli basata anche sullo screening di sostenibilità, e ciò nonostante non si tratti solo di fondi art. 9, ma anche art.8”, aggiunge l’esperta, con riferimento sia alle soluzioni di risparmio gestito che promuovono esclusivamente le caratteristiche Esg, sia a quelle che possono investire anche in attività di altro tipo. “Per ogni azienda che analizziamo, viene presa in considerazione – insieme alle altre voci – anche il suo approccio in termini ambientali, sociali e di governance”, aggiunge Esposito.

    Mariolina Esposito, senior fund manager di Eurizon Sgr  LEGGI TUTTO

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    World plogging championship, si corre raccogliendo rifiuti

    Correre raccogliendo i rifiuti abbandonati che si incontrano lungo il percorso, facendo incetta di residui del cosiddetto fenomeno del “littering”, ovvero la dispersione nell’ambiente di piccoli (e a volte grandi) rifiuti. Si tratta del plogging, una disciplina che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede tra gli appassionati di running e trail running e che l’istituzione del World Plogging Championship ha trasformato in una vera e propria competizione internazionale, con atleti provenienti da ogni parte del mondo. La quarta edizione del World Plogging Championship si terrà dal 27 al 29 settembre 2024 nei boschi della Val Gandino, nella media Val Seriana, in provincia di Bergamo. La tradizionale cerimonia di inaugurazione, in programma venerdì 27 settembre, sarà seguita dal briefing pre-gara in cui si sveleranno gli ultimi dettagli sul territorio destinato alla sfida. Il giorno successivo, sabato 28, gli atleti che avranno superato le prove di qualifica nel corso dell’anno 2024 si confronteranno in una competizione di trail plogging della durata massima di sei ore sui sentieri della Val Gandino.Una notte per fare il conteggio di quanti e quali rifiuti gli atleti avranno raccolto, a cui sommare la distanza e il dislivello di percorrenza: tutti i dati verranno elaborati da un collaudato algoritmo che decreterà il campione e la campionessa mondiali di plogging 2024. 

    A mettere in palio il titolo iridato saranno l’italiana Elena Canuto e lo spagnolo Manuel Jesús Ortega García, che vinsero il mondiale lo scorso anno a Genova, edizione (con oltre 80 atleti in rappresentanza di 16 nazioni) passata alla storia perché i plogger in gara hanno recuperato un totale di 3.000 kg di rifiuti abbandonati, di cui il 71% è stato differenziato e avviato al riciclo. La domenica 29 settembre non si terranno solo le premiazioni, ma in programma c’è anche la prima edizione della gara di Urban Plogging che si svolgerà a Bergamo.

    (foto: Stefano Jeantet)  LEGGI TUTTO

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    Regionalismo differenziato, appello del WWF al Presidente Mattarella

     Il WWF Italia ha inviato al Presidente della Repubblica una memoria con cui argomenta perché la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema non può essere trattata al pari delle altre materie nell’ambito della legge sull’autonomia differenziata approvata dal Parlamento e ora all’attenzione del Quirinale. Le norme approvate, infatti, non distinguono le procedure che portano all’autonoma regionale sulle varie materie tra quelle che sono di competenza esclusiva dello Stato rispetto a quelle concorrenti, cioè quelle su cui già oggi le Regioni, oltre che lo Stato, possono legiferare.  

    Il WWF giudica questo un errore particolarmente grave poiché la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi è stata elevata nel 2022 a principio fondamentale della Costituzione. Del resto, la tutela ambientale è sicuramente una delle materie che meno si presta ad una frammentazione in base a criteri amministrativi, poiché, per essere efficace, deve necessariamente esplicitarsi a livello nazionale, se non addirittura internazionale.  

    La scelta di procedere all’applicazione dell’autonomia differenziata per legge ordinaria e non per legge costituzionale aggrava poi la situazione perché porta in sé la possibilità di future deroghe attraverso le leggi di ratifica delle intese Stato-Regioni. Le garanzie di uguaglianza previste dalla norma attuata sono dunque virtuali.    

    La memoria sottoscritta dal Presidente del WWF Italia, Luciano Di Tizio, inoltre, evidenzia come, sul piano tecnico-scientifico, la possibilità di definizione dei livelli essenziali di prestazione (LEP) per la tutela dell’ecosistema sia ancora oggetto di discussione nel mondo accademico, non perché impossibile, ma perché i molteplici fattori che devono essere considerati non sempre possono rientrare nella capacità o nelle competenze di chi dovrebbe garantirli: al riguardo, basti pensare al tema globale del cambiamento climatico e all’incidenza che questo ha sui servizi ecosistemici. A fronte di impatti sempre crescenti legati alla crisi climatica, dovremmo immaginare tutele crescenti e quindi parametri misurabili per indirizzare le politiche di tutela ben oltre l’ambito territoriale regionale dal momento che la tutela dell’ambiente risponde (come più volte ribadito dalla Corte costituzionale) ad un interesse sovraordinato e ad un valore trasversale e unitario.  

    Il WWF si occupa di autonomia differenziata perché la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema è tra le materie su cui le regioni possono chiedere autonomia. Per questo l’Associazione ha presentato, senza esiti, diverse argomentazioni giuridiche e scientifiche in tutte le fasi del dibattito parlamentare sia al Senato che alla Camera. Le stesse argomentazioni sono state presentate a vari esponenti del Governo (e in particolare al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) e al Comitato nominato dal Governo per la determinazione dei LEP, presieduto dal Prof. Sabino Cassese. Rivolgersi ora al Capo dello Stato è dunque per il WWF un atto dovuto e consequenziale. Richiamando l’interesse delle future generazioni, introdotto con la riforma 2022 dall’articolo 9 della Costituzione, il WWF chiede al Presidente Mattarella di considerare il rinvio alle Camere della legge sull’autonomia differenziata, anche in ragione dei temi della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi sin qui considerati in modo improprio e insufficiente. LEGGI TUTTO

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    All’Europa serve una strategia di crescita verde

    La creazione dello storico Green Deal europeo, cinque anni fa, ha generato una potente mobilizzazione di attori intersettoriali a sostegno della missione dell’Europa di diventare il primo continente al mondo neutrale dal punto di vista climatico. Tutti insieme – politici, industrie, ONG – hanno deciso di agire sul cambiamento climatico per proteggere le persone e la prosperità dell’Europa.Stiamo già vedendo i benefici della strategia di crescita verde dell’Europa. Una produzione record di energia rinnovabile che mette al riparo le case e le imprese europee da bollette energetiche volatili, una migliore qualità dell’aria per i nostri figli, una maggiore protezione della natura e della biodiversità, fondamentali per mitigare il rischio del cambiamento climatico.

    In prospettiva, il Green Deal deve servire come base per un’Europa competitiva, sicura, moderna ed efficiente nel prossimo mandato dell’UE. I risultati delle recenti elezioni europee sembrano mettere a rischio questa visione.  

    Dobbiamo mantenere un impegno forte e stabile per confermare il Green Deal come motore di crescita e sicurezza dell’Europa, fornendo la necessaria chiarezza e stabilità alle industrie e ai cittadini. Il trilemma energetico che grava sulle persone e sulle imprese (sostenibilità, accessibilità economica e sicurezza) può essere risolto solo con la piena attuazione del Green Deal.  

    Invitiamo i leader dell’UE a concordare, prima del Vertice europeo, tre elementi : 

    In primo luogo, confermare il Green Deal dell’UE come priorità assoluta del prossimo mandato quinquennale, aiutato da un Clean Industrial Deal. Ciò garantirà la prosperità e la competitività dell’Europa nel rispetto degli obiettivi ambientali.

    In secondo luogo, sostenere finanziariamente il Green Deal e il suo piano industriale complementare. Ciò comporta l’allineamento di tutti gli strumenti finanziari dell’UE agli obiettivi del Green Deal e il sostegno attivo a tutti gli attori di queste transizioni.

    In terzo luogo, garantire la coerenza orizzontale e il coordinamento a livello UE tra gli obiettivi climatici e di competitività. Entrambi gli obiettivi devono rimanere alla base del processo decisionale. 

    Più di 500 organizzazioni intersettoriali – aziende, rappresentanti dell’industria, enti locali, think tank, ONG – si sono unite per chiedere ai leader dell’UE di confermare il Green Deal come priorità nel prossimo mandato dell’Unione.  

    In definitiva, il nostro appello significa semplicemente realizzare ciò che è stato avviato negli ultimi cinque anni. L’UE è sulla strada giusta per garantire una crescita sostenibile e competitiva. A tutti noi si presenta un’opportunità unica nella vita per progredire verso un’Europa competitiva, sicura e democratica per tutti. 

    Non scommettiamo sul nostro futuro, costruiamolo!

    Bertrand Piccard, Presidente, Fondazione Solar ImpulsePascal Canfin, Euro-Parlamentare, RENEW, Presidente del Comitato Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare Carlos Moedas, Sindaco di LisbonaEric Scotto, CEO, AkuoWalburga Hemetsberger, CEO, Solar Power Europe LEGGI TUTTO

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    Aglio: coltivazione in vaso, consigli e cura

    L’aglio o allium sativum è una pianta d’origine asiatica, della famiglia dell’amarillidacea, che ormai troviamo comunemente negli orti e in vaso. Questa pianta annuale si può coltivare facilmente, a patto di prendersene correttamente cura.

    Il bulbo dell’aglio si contraddistingue per essere una pianta perenne annuale che si può riprodurre proprio attraverso i bulbilli per divisione dei suoi spicchi. All’interno del suo rivestimento è possibile trovare un numero di spicchi variabile, che va dai 6 ai 25 pezzi. Ogni bulbillo contiene al suo interno una gemma che è in grado di generare una nuova pianta. Ma come coltivarlo correttamente? Per prima cosa, è possibile selezionare la varietà che si predilige coltivare tra le seguenti: 

    Aglio bianco: la più diffusa è la varietà di aglio piacentino e di Caraglio;
    Aglio rosa: è tipico del sud Italia e, in particolare, di Agrigento e Napoli. Si trova anche una varietà francese di Lautrec, caratterizzata da un sapore delicato e si consuma crudo;
    Aglio rosso: la più conosciuta è la variante di Sulmona che è tra le specie che vanno in fiore. Anche la varietà di Viterbo, l’aglio Proceno, è un’altra di quelle che fiorisce. Infine, vi è anche l’aglio rosso di Nubia che è noto per il suo buon aroma e per i 12 spicchi di cui si compone; 

    Per quanto riguarda le varietà che fioriscono, è fondamentale ricordarsi di tagliare i bigoli (scapolo floreale) dell’aglio. Infatti, questa parte della pianta assorbe molte energie e fa sviluppare di meno il bulbo, ovvero la parte che interessa a chi lo coltiva.

    Come coltivare in giardino

    Per coltivare l’aglio, scegli un terreno ben drenato e soleggiato. Pianta i bulbi in autunno, circa 2-3 settimane prima del primo gelo, o in primavera. Separa i singoli spicchi e interrali a circa 5-7 cm di profondità, con la punta verso l’alto e distanti 10-15 cm l’uno dall’altro. Mantieni il terreno umido ma non inzuppato. Rimuovi le erbacce e applica uno strato di pacciamatura a base di paglia o foglie secche per proteggere le piante dal freddo.

    La coltivazione in vaso

    Scegli un contenitore profondo almeno 15 cm, con fori di drenaggio. Riempi con terriccio leggero e ricco di sostanze organiche. In autunno o inizio primavera, separa gli spicchi e piantali a 5 cm di profondità, a 10 cm di distanza l’uno dall’altro, con la punta verso l’alto. Posiziona il vaso in un luogo soleggiato e mantieni il terreno umido ma non impregnato. In estate, quando le foglie iniziano a ingiallire, è il momento di raccogliere le teste d’aglio mature. 

    Concime e cenere per una buona riuscita

    Se si nota che la pianta d’aglio resta piccola, allora è necessario considerare un’ottima concimazione. In tal caso, è possibile utilizzare la cenere che è un elemento ricco di potassio che è proprio utile alla formazione del bulbo della pianta. La cenere di legna si può aggiungere al terreno anche insieme a del letame ben maturo.

    Esposizione e periodo

    L’aglio è una di quelle piante che gradisce particolarmente le zone esposte in pieno sole. Va detto, però, che è possibile anche coltivare il bulbo in aree a mezz’ombra durante alcune ore della giornata. La stessa situazione si verifica anche per la coltivazione in vaso. Il periodo migliore per piantarlo è in autunno, più precisamente tra ottobre e novembre. L’aglio resiste fino a -15 gradi.

    Annaffiatura: frequenza e quantità

    Le bulbose coltivate in campo non hanno bisogno di molta acqua: infatti, l’irrigazione può avvenire anche solo per pioggia piovana. Se tra la primavera e l’estate non piove abbastanza, allora si può irrigare il terreno per far sviluppare al meglio i bulbi. Una volta sviluppati, non devono essere più annaffiati, giacché si rischia di provocare l’insorgenza di muffe e malattie.

    Parassiti e malattie

    Le avversità in cui può incorrere l’aglio non sono poche, specie se si decide di ricorrere alla coltivazione biologica del bulbo. Per quanto riguarda i parassiti più pericolosi, vi sono la mosca dell’aglio che si ciba della “tunica” del bulbo che fa sorgere malattie e la muffa bianca. Tra le malattie che possono colpire l’aglio vi sono le seguenti: 

    Ruggine
    Fusariosi
    Peronospora
    Marciume del bulbo

    Quando raccogliere

    I bulbi dell’aglio si possono raccogliere a 5-6 mesi dalla semina degli spicchi. La raccolta si può iniziare quando la maggior parte delle foglie si colora di marrone. Di solito questo succede nel periodo che va da giugno ad agosto. Una volta che tutte le piante saranno raccolte, si consiglia di lasciarle asciugare in un ambiente ombreggiato e con una circolazione d’aria adeguata per almeno 2-3 settimane.  Per conservarli più a lungo possibile, è opportuno mantenerli in un luogo fresco e asciutto. LEGGI TUTTO

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    Bonus automazione 2024, dalle tapparelle alle tende solari un aiuto per il risparmio energetico

    Ottimizzare l’uso degli impianti di climatizzazione estiva ed invernale tagliando gli sprechi, ma anche ottenere il massimo dai pannelli solari incrementando i consumi nelle ore di maggior produzione. Obiettivi facilmente arggoungibili utilizzando sistemi di domotica che possono ancora essere installati approfittando dell’ecobonus al 65%. Un’opportunità da cogliere al volo visto che il bonus è in […] LEGGI TUTTO

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    Nel Mediterraneo gli incendi estremi sono aumentati di 10 volte nell’ultima decade

    Negli ultimi dieci anni il numero degli incendi estremi è aumentato di oltre dieci volte. Muri di fuoco sempre più frequenti e intensi che alimentano un silenzioso e pericolosissimo circolo vizioso: più le foreste bruciano, più le combustioni dilagano, più le emissioni aumentano andando a surriscaldare il Pianeta con il rischio che si verifichino altri devastanti roghi.Vale – l’aumento di 10 volte – per il fragile Mediterraneo, per la California che sta tutt’ora bruciando oppure per gli Stati Uniti occidentali e per altre zone del mondo con foreste temperate di conifere. Nei boschi del Nord Europa o del Canada l’aumento nell’ultima decade è stato invece di circa 7 volte.Alle porte dell’estate, notoriamente stagione di incendi, a ricordarci gli impatti legati ai roghi estremi è uno studio appena pubblicato su Nature Ecology & Evolution da un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’Università della Tasmania. 

    Giornata mondiale della salute

    È il cambio climatico la minaccia principale per la salute umana

    di Wwf Italia

    07 Aprile 2024

    Grazie all’analisi dei dati satellitari gli esperti ci avvertono come la crisi climatica stia provocando un aumento “esponenziale” degli incendi estremi nelle regioni chiave, dall’economia all’agricoltura sino al turismo, di tutto il mondo. Gli impatti si traducono in perdite di vite, di proprietà e beni, di infrastrutture e naturalmente di fauna e flora selvatica e di biodiversità. Miliardi di dollari di danni che potrebbero ulteriormente aumentare visto il circolo vizioso che si sta verificando sulla Terra. Dal 2003 l’intensità degli incendi più gravi – spiega la ricerca – è raddoppiata. I sei anni con il maggior numero di roghi estremi si sono tutti verificati dal 2017. Inoltre in media, ovunque, “gli incendi estremi sono più che raddoppiati sia in frequenza che intensità negli ultimi due decenni”. Più questi eventi si verificano più vaste emissioni di carbonio vengono rilasciate e più aumenta il riscaldamento globale che può contribuire alle fiamme.

    Ricerca

    Fulmini in aumento con un clima più caldo, così crescono anche incendi ed emissioni

    di Paola Arosio

    04 Aprile 2024

    Lo studio fa luce in particolare sulla natura distruttiva ed emissiva dei grandi incendi: quelli più piccoli, spesso alimentati da azioni dell’uomo, come i tanti casi di dolo anche in Italia, al contrario potrebbero essere in calo. L’area bruciata da incendi di minore entità è infatti in diminuzione: questo potrebbe essere legato ad esempio all’espansione dei terreni coltivati o ai cambiamenti nella gestione della combustione dei rifiuti agricoli. Analisi precedenti tenevano conto negli schemi di osservazione di roghi come questi, che causano danni relativamente limitati: se però ci si concentra soprattutto sui grandi incendi, quelli più intensi e distruttivi, il pericoloso quadro che abbiamo davanti appare chiaro.”L’aspetto più preoccupante, soprattutto con gli ecosistemi veramente ricchi di carboni come le foreste boreali che stanno bruciando intensamente, è la minaccia di creare un effetto feedback” ha spiegato Calum Cunninghan dell’Università della Tasmania, autore del report. “Siamo al punto in cui gli stessi incendi, manifestazione del cambiamento climatico, si stanno verificando davanti ai nostri occhi. Questo è l’effetto di ciò che stiamo facendo all’atmosfera, quindi l’azione per arginare il circolo vizioso è urgente”.Grazie ai dati satellitari della Nasa, i ricercatori hanno identificato 3000 eventi di incendi estremi nelle ultime stagioni soprattutto negli Stati Uniti occidentali, in Canada, Australia, Portogallo, Indonesia, Siberia, Cile e Amazzonia.  Sono proprio questi eventi, dove viene rilasciata una enorme quantità di energia e che sono potenzialmente collegati alla crisi del clima, che preoccupano di più i ricercatori. “Sono gli eventi estremi quelli che ci preoccupano di più, e sono quelli che stanno aumentando in modo abbastanza significativo”, aggiunge Cunningham.

    Salute

    The Lancet: 11% in più di decessi legati al caldo nel sud Europa in 30 anni

    di Fiammetta Cupellaro

    13 Maggio 2024

    In generale le foreste più colpite dai roghi eccezionali sono quelle che contengono alberi di conifere, tra cui ad esempio abeti rossi e pini. Inoltre l’intensità energetica degli incendi è aumentata più rapidamente durante la notte, negli ultimi due decenni, che durante il giorno.Tra le tante indicazioni che fornisce la ricerca quella più importante, come ha ricordato anche Mark Parrington del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams), è che  “il cambiamento del clima sta portando a un chiaro aumento osservato degli incendi estremi”. Questo significa che il mondo deve andare necessariamente nella direzione di interrompere il circolo vizioso che può crearsi: come ricorda Cunningham è dunque necessaria “un’azione molto più ampia per prevenire e far fronte agli eventi estremi”, rallentando ad esempio il riscaldamento globale “riducendo il consumo di combustibili fossili”. LEGGI TUTTO

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    Lo yoga diventa una materia nei corsi di laurea all’Alma Mater. Un prof di Harvard spiega i benefici scientifici

    La guida allo shopping del Gruppo Gedi

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