17 Aprile 2024

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consigliato per te

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    Imprese e transizione ecologica: il ruolo delle Camere di commercio 

    La transizione ecologica non è più un’opzione, ma una necessità per le aziende che vogliono rimanere competitive. È un’occasione unica per innovare, ridurre i costi e conquistare nuovi mercati. 

    Ecco perché il sistema camerale dell’Emilia-Romagna, dal 2019, sostiene le imprese locali sui temi della transizione green e dell’economia circolare. L’obiettivo è quello di accelerare il passaggio verso un modello produttivo più sostenibile, valorizzando il dinamismo, la flessibilità e le capacità innovative che da sempre contraddistinguono le microimprese e le PMI del territorio. 

    Le Camere di commercio al servizio delle imprese 

    Con l’obiettivo di rafforzare la competitività delle imprese emiliano-romagnole, il sistema camerale ha promosso un progetto biennale (2022-2023) volto a informare e supportare le aziende nell’abbracciare la transizione energetica ed ecologica. L’iniziativa, nata dalla consapevolezza che l’adozione di modelli di business sostenibili sia ormai un fattore chiave per il successo, ha fornito alle imprese gli strumenti e le competenze necessarie per integrare l’energia green ed i principi dell’economia circolare nei propri processi produttivi. 

    L’esigenza di un cambio di paradigma è evidente: i fornitori, sempre più attenti all’impatto ambientale delle aziende con cui collaborano, prediligono quelle che dimostrano un impegno concreto nella tutela ambientale e nella riduzione degli sprechi. Il progetto del sistema camerale si è rivelato un catalizzatore di cambiamento, accompagnando le imprese in un percorso di trasformazione che le ha rese più competitive e resilienti alle sfide del futuro.  LEGGI TUTTO

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    Come si formano i tornado nella Pianura Padana: la dinamica del “punto triplo”

    I tornado sul Nord Italia si formano spesso in corrispondenza di un “punto triplo”, cioè alla confluenza di tre masse d’aria provenienti da direzioni diverse e con caratteristiche differenti, come masse d’aria umida, secca e più fredda. È quanto ha messo in luce uno studio condotto dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac), in collaborazione con le Università di Bologna, Bari e Milano.

    (Cnr-Isac)  LEGGI TUTTO

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    Bonus per tende da sole, pergole e vetrate: la guida

    Ancora pochi mesi per approfittare dei bonus per le schermature solari e per le vetrate panoramiche per riparare la casa dal sole e rendere più vivibili gli spazi aperti. Scade infatti a fine anno la detrazione fiscale che agevola l’acquisto di tende, pergole e gazebo destinate a ridurre l’insolazione della casa e i consumi in bolletta.Per avere l’agevolazione  è sempre obbligatorio installare prodotti che rispettano i requisiti di legge su materiali e capacità di protezione dai raggi solari. La detrazione è pari al 50% della spesa, da recuperare a rate in dieci anni nell’ambito dell’ecobonus gestito dall’Enea. Agevolazione ad hoc per le vetrate.

    Fisco verde

    Bonus infissi 2024: come funziona e quanto si risparmia

    di Antonella Donati

    07 Febbraio 2024

    Le regole dell’Enea

    Lo scopo del bonus è quello di ridurre il calore interno dell’appartamento sfruttando strutture che riescono a filtrare la luce del sole. Rientrano quindi nel bonus:

    tende da sole a telo avvolgibile;
    tende a rullo;
    tende a lamelle orientabili (veneziane);
    tende frangisole a copertura di pergole agganciate all’abitazione.

    Per ottenere l’agevolazione fiscale non si deve trattare però delle tende che si possono acquistare e montare liberamente ma solo di prodotti certificati a questo scopo. Inoltre occorre seguire le regole appositamente dettate dall’Enea.

     

    Solo strutture tecniche

    Il bonus è ammesso solo per le installazioni a protezione di una superficie vetrata, mobili e “tecniche”, vale a dire diverse da semplici elementi di arredo, con la marcatura CE e l’indicazione della relativa regola tecnica di riferimento.  

    Il bonus è previsto anche per le diverse soluzioni che si possono installare per riparare i terrazzi dal sole e, in questo caso, creare un spazio vivibile in più. Rientrano infatti tra le strutture ammesse alla detrazione anche quelle realizzate come vere e proprie pergole, purché siano agganciate alla facciata, dal momento che la finalità di base di riparare le vetrate dal sole deve essere sempre garantita, e la copertura deve essere sempre regolabile. Inoltre nel caso di realizzazioni di pergole occorre rispettare le regole previste a livello comunale, relativamente alle dimensioni massime che possono avere per evitare qualunque contenzioso. 

    Fisco verde

    Fotovoltaico, come chiedere il bonus per i gruppi di autoconsumo

    di Antonella Donati

    03 Aprile 2024

    Chiusure oscuranti per tutte le stagioni

    Infine, sempre nell’ambito dell’ecobonus, c’è anche la possibilità di installare chiusure oscuranti a patto che rispettino i valori di trasmittanza termica richiesti dall’Enea. Le chiusure oscuranti comprendono scuri e persiane, ma anche veneziane e tapparelle. Possono essere godere dell’agevolazione fiscale anche la zanzariere, a patto che presentino i requisiti richiesti. Le chiusure oscuranti, infatti, debbono essere in grado di proteggere la casa dal sole, ma anche di evitare gli sbalzi di temperatura tra interno ed esterno durante l’intero arco dell’anno. 

    Asseverazioni e pagamenti

    Per avere il bonus per le tende solari occorre che i requisiti tecnici siano attestati dalla scheda del produttore e asseverati dall’installatore. Per la detrazione è necessario pagare con il bonifico dedicato all’ecobonus e caricare i dati di fattura, pagamenti e asseverazioni sul sito dell’Enea. 

    Economia

    Risparmio sulle bollette e bonus mirati, così si finanziano le “case green”

    di Luca Fraioli

    17 Aprile 2024

    Bonus anche per le vetrate panoramiche

    Infine per chi realizza una struttura ombreggiante, purché agganciata al muro, c’è anche la possibilità di ottenere il bonus per le vetrate panoramiche a chiusura della struttura in modo da renderla vivibile tutto l’anno. Rientrano in questa categoria le chiusure realizzare con vetrate che si chiudono a libretto, che possono essere installate anche a protezione dei balconi. In questo caso si tratta di un bonus ad hoc che può essere riconosciuto, però, solo se i vetri, oltre ad essere sempre amovibili, sono anche certificati come antisfondamento. LEGGI TUTTO

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    Risparmio sulle bollette e bonus mirati, così si finanziano le “case green”

    Chi tirerà fuori i soldi per le case green che “ci chiede l’Europa”? Il dibattito è aperto da quando venerdì scorso l’Ecofin ha approvato il provvedimento proposto dalla Commissione Ue. E anche da fronti che non ti aspetti arrivano critiche che suonano come un de profundis: il governo Meloni avrà gioco facile a disattendere le richieste europee in fatto di efficientamento energetico del patrimonio edilizio nazionale. Il ragionamento è questo: se il superbonus del 110% è costato allo Stato quasi 130 miliardi di euro e ha inciso su una piccolissima percentuale di abitazioni, come è possibile immaginare una operazione che coinvolga tutte le case italiane, quando i fondi europei sono pochi e l’Italia brilla per non saperli spendere, le casse dello Stato sono vuote, i singoli cittadini nella maggior parte dei casi non vorranno accollarsi l’onere economico dell’efficientamento energetico? Il provvedimento, passato con il voto favorevole di tutti i ministri economici europei, fatta eccezione per l’italiano Giorgetti e il suo collega ungherese, non obbliga i cittadini del vecchio continente a ristrutturare le loro abitazioni. Chiede piuttosto ai singoli governi di calcolare il consumo energetico medio dell’intero patrimonio immobiliare e di definire un piano da qui al 2050 per ridurre progressivamente tale consumo, fino ad avere emissioni zero, ma con una tappa intermedia al 2030 (-16%). E suggerisce possibili vie da intraprendere per raggiungere tale obiettivo. Tra l’altro il testo a cui venerdì scorso ha votato no Giorgetti era stato rivendicato come un successo italiano dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, che era riuscito a fare escludere gli edifici storici.

    Resta comunque la domanda: chi ci metterà i soldi? “Gli stessi che altrimenti pagheranno, oltre a bollette energetiche vertiginose, anche sempre di più per riparare i danni delle catastrofi naturali legate a clima: i contribuenti”, risponde il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani. “Nell’ultimo anno due eventi, l’alluvione in Romagna e quello più recente in Toscana, costeranno alla collettività 12 miliardi di euro, la metà della legge di bilancio del 2023, vale a dire centinaia e centinaia di euro per ogni singolo contribuente italiano. E stiamo parlando solo di due episodi. Se non faremo nulla, la scienza ci dice che aumenteranno e che dovremo spendere sempre di più in termini di perdite e danni”.La conferma, a livello planetario, arriva oggi da un attesissimo studio pubblicato su Nature e realizzato dall’Istituto di Potsdam per le ricerche sugli impatti dei cambiamenti climatici, diretto da uno degli scienziati più celebri in questo campo, Johan Rockström.

    Economia

    Case green dal 2030, cosa prevede la direttiva Ue per l’efficienza energetica

    di redazione Green&Blue

    12 Marzo 2024

    Ma, anche senza dover evocare i costi degli eventi meteo estremi, c’è una convenienza per i contributi legata al risparmio per le bollette. “Se parliamo di costi energetici, negli ultimi due anni il governo ha dovuto sborsare 80 miliardi di aiuti per le famiglie e le imprese a causa della crisi del gas. Quanto avremmo potuto risparmiare se prima avessimo investito in efficienza energetica?”, si chiede Francesca Andreolli, ricercatrice senior di Ecco, il think tank italiano per il clima. “Una casa in fascia energetica A costa in termini di bollette 10 volte meno di una in fascia G, lo dice l’Enea. E sul mercato immobiliare ha un valore del 40% più alto. A ben guardare, non è l’Unione europea a chiederci di investire nell’ammodernamento del nostro patrimonio edilizio, quanto proprio il mercato”.

    Resta il problema dei soldi e lo spauracchio del superbonus. “Il 110% non è il modello migliore da cui partire”, spiega Andreolli, “visti i fenomeni speculativi che lo hanno caratterizzato”. Sulla stessa linea Ciafani: “Se usiamo le stesse regole del superbonus è chiaro che le case green non ce le possiamo permettere. Gli aiuti pubblici vanno differenziati in base al reddito. Per una volta sono d’accordo con il ministro Pichetto Fratin, che in una recente intervista, a commento del provvedimento sulle case green, ha detto cose che mi sento di sottoscrivere, per aiutare i privati mettendo in sicurezza i conti pubblici. Ha infatti parlato di ‘strumenti fiscali per contribuenti che hanno redditi elevati, quindi una detrazione con aliquota da definire’, mentre per chi ha redditi bassi si può pensare a un contributo diretto dello Stato. Per non ripetere gli errori del 110% vanno privilegiate le prime case e non le villette al mare in cui si vive un mese all’anno, e si deve investire in tecnologie che davvero contribuiscono all’efficientamento energetico e quindi alla decarbonizzazione. Insomma piccolissimi aiuti a chi la ristrutturazione se la può permettere anche da solo, e incentivi alle pompe di calore invece che alle caldaie a gas”. LEGGI TUTTO

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    La biodiversità fa stare meglio: così la salute mentale ne beneficia

    Immaginate di dover descrivere i luoghi che vi trovate ad attraversare. Ci sono dei parchi? Degli alberi? Sono tutti uguali questi alberi? C’è magari anche uno specchio d’acqua nelle vicinanze? E i fiori? Qualche stradina sterrata? Considerate poi come vi sentite in quel momento. E ripetete l’esercizio diverse volte al giorno. Avrete così realizzato il setting di un esperimento, quello che è servito ad alcuni ricercatori per capire che più abitiamo posti ricchi di biodiversità meglio ci sentiamo. Un nuovo sottocapitolo della ricerca che ormai da anni dimostra come abitare o frequentare la natura produca dei benefici sul benessere delle persone, appena pubblicato sulle pagine di Scientific Reports.

    Le idee

    Le città hanno bisogno di più alberi, ma con un piano per il clima

    di Cristina Nadotti

    17 Novembre 2023

    L’esercizio in questione è stato svolto su un totale di circa 2000 partecipanti che hanno preso parte a uno studio condotto dai ricercatori del King’s College London grazie all’aiuto di una app per smartphone (Urban Mind) messa a punto proprio nel college, in collaborazione con architetti ed esperti di arte. La app consente di mappare l’esperienza delle persone mentre si muovono in spazi diversi, chiedendo appunto (tre volte al giorno) di descriverli (come sopra) e di registrare anche i loro stati d’animo (quanto si sentissero tristi, soli, rilassati o felici per esempio), per un paio di settimane. Oltre questo ai partecipanti veniva chiesto anche di registrare audio o scattare foto dei posti in cui si trovavano, nell’intento di invogliarli a partecipare, raccontano gli scienziati.Anche se si trattava infatti di sole due settimane, non è scontata l’aderenza allo studio, tutt’altro: in effetti solo una piccola parte dei duemila partecipanti inclusi nelle analisi finali aveva completato buona parte delle valutazioni attese (duemila sono stati quelli che avevano completato almeno un quarto di quelle previste). “Per quanto ne sappiamo, il nostro è il primo studio a indagare l’impatto della diversità degli ambienti naturali sul benessere mentale delle persone durante le loro attività quotidiane”, si legge nel paper.

    Tutorial

    L’ecogiardino urbano cresce nel condominio: la guida

    di Gaetano Zoccali

    16 Settembre 2023

    Questa prima volta ha consentito agli autori di confermare in parte quanto già noto – l’associazione positiva tra ambienti naturali e benessere mentale – ma anche di aggiungere qualcosina in più. Parliamo sempre di correlazioni, ma a fare bene – almeno analizzando le risposte date dai partecipanti – era sì la natura, ma soprattutto quella più ricca, in termini di biodiversità. Questo benessere accompagnava le persone anche nelle ore a seguire, almeno otto, spiegano gli autori.Pur con tutti i limiti dello studio – il campione analizzato è giovane, generalmente con un elevato livello di istruzione e le misure di biodiversità non sono per così dire “scientifiche” ma approssimative – il messaggio che lancia la ricerca è chiaro, a detta degli autori, soprattutto in ottica di sviluppo urbanistico. “Il nostro studio – concludono gli autori – evidenzia l’importanza di considerare sia l’accessibilità degli ambienti naturali che la ricchezza di biodiversità al loro interno nel progettare spazi finalizzati al miglioramento della salute mentale”. Bilanciando, ovviamente, esigenze diverse: quelle di ambienti funzionali, confortevoli e sani, evitando cioè che hotspot di biodiversità cittadina diventino fonte di malattie, per esempio. LEGGI TUTTO