18 Settembre 2023

Daily Archives

consigliato per te

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    Voto in condotta, la politica confonde autorità e autorevolezza

    Occorre ricominciare da Nanni Moretti, in accappatoio e cuffia da pallanuoto che, seduto su una panchina, nel film Palombella Rossa, ammoniva: “Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti.” E a Nanni Moretti penso, quando leggo dall’Ansa una delle dichiarazioni di Giorgia Meloni in Consiglio dei Ministri, […] LEGGI TUTTO

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    Stop alle lezioni su Resistenza e Costituzione nelle scuole: Valditara non sblocca il rinnovo dell’accordo con Anpi

    ROMA – Non si insegneranno più i valori della Resistenza e della Costituzione a scuola con la presenza di partigiani e storici, perché l’accordo tra l’Anpi e il ministero dell’Istruzione scade giovedì, e non è stato rinnovato. Era un modo per mantenere vivi, discutere, divulgare e educare “agli ideali di democrazia, libertà, solidarietà e pluralismo culturale”: […] LEGGI TUTTO

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    Scuola, cambia l’istruzione tecnica e professionale. E il voto in condotta: con il 6 si è rimandati. Studenti contro

    Varato oggi in Consiglio dei ministri il modello scuola “legge e ordine” del governo Meloni, con due riforme che attuano ciò che il ministro Giuseppe Valditara ha annunciato da mesi e che domenica a Pontida, parlando ai suoi, ha ribadito da ideologo della Lega evocando i mali della “rivoluzione del ’68”: “Dobbiamo riportare nella società […] LEGGI TUTTO

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    Mattarella a Forlì per l’apertura dell’anno scolastico incontra le vittime del fango: “Presidente non dimentichi la Romagna”

    FORLì – A quattro mesi dall’alluvione che a maggio ha colpito l’Emilia-Romagna, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è a Forlì per l’inaugurazione dell’anno scolastico 2023-2024, con diretta Rai “tutti a scuola”, assieme ai ministri dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara e del lavoro e politiche sociali Marina Elvira Calderone. Il presidente è stato accolto all’istituto tecnico Saffi-Alberti. […] LEGGI TUTTO

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    Libri scolastici più cari e introvabili, scatta già allarme per il prossimo anno

    La crisi non risparmia neppure i libri di testo scolastici. I rincari dei trasporti e del costo della carta per stamparli potrebbe ritardare la consegna dei testi alle librerie. E determinare aumenti dei prezzi di copertina. Già lo scorso anno qualche ritardo si verificò. Ma fra due mesi la situazione potrebbe peggiorare. L’allarme arriva direttamente […] LEGGI TUTTO

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    Valditara: “Un piano per la scuola nel Sud. In aula tutto il giorno nelle aree difficili”

    Roma — Da alunno studiava «quel che mi piaceva di più, soprattutto», da ministro si racconta «pratico, concreto e un po’ idealista». A quasi un anno dalla nomina all’Istruzione e al Merito, Giuseppe Valditara, dietro la scrivania, ordinatissima, che fu di Benedetto Croce, riparte dalla sua prima campanella suonata da viale Trastevere: «È stato un […] LEGGI TUTTO

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    Inquinamento da plastica, perché la bozza del trattato globale delude

    Un primo passo nella lotta globale all’inquinamento da plastica. Che fa seguito all’accordo dello scorso marzo, sottoscritto da 175 Paesi del mondo che hanno formalmente aderito all’iter di un trattato giuridicamente vincolante, da perfezionare entro la fine del 2024. Arriva la bozza, la cosiddetta zero draft, del Trattato: un testo di partenza, e dunque ancora largamente rivedibile, pubblicato dall’Unep, il Programma dell’Onu per l’ambiente, alla vigilia dei negoziati internazionali sul tema, previsti a Nairobi, in Kenya, il prossimo novembre.

    Il testo prende le mosse da quanto emerso nelle prime due sessioni del Comitato intergovernativo di negoziazione, avvenute a Parigi, sintetizzando di fatto il mandato della risoluzione 5/14 dell’assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente.

    La storia

    Marco Monti e la seconda vita della plastica

    di Pasquale Raicaldo

    29 Agosto 2023

    Si articola in 51 pagine che partono dall’obiettivo condiviso, su linee ancora molto generali, di “porre fine all’inquinamento da plastica”, con un approccio globale che affronti l’intero ciclo di vita della plastica, lavorando per una sua progressiva riduzione e per una eliminazione dei rifiuti plastici entro il 2040. Insomma, i Paesi si impegnano nel “raggiungimento di uno sviluppo sostenibile” con effetti significativi sugli ecosistemi dell”ambiente marino, il più colpito dalla cosiddetta marine litter, ma anche sulla protezione “della salute umana e dell’ambiente”.Una dichiarazione di intenti che viaggia tuttavia su linee molto generali: pur imponendo alle parti di “adottare le misure necessarie per prevenire e mitigare i potenziali impatti negativi derivanti dalla produzione di polimeri plastici primari” e indica l’esigenza di prodotti alternativi alla plastica, che “siano sicuri, rispettosi dell’ambiente e sostenibili”, il documento non entra nel dettaglio delle strategie da adottare nei singoli paesi. E anche i riferimenti ai temi dell’economia circolare – a cominciare dall’ecodesign e dalle diverse modalità del riutilizzo, dall’esigenza di recuperare gli attrezzi da pesca abbandonati e dalle responsabilità estese dei produttori – restano molto in superficie.

    Ambiente

    Gli italiani rinuncerebbero volentieri alla plastica per frutta e verdura

    a cura di redazione Green&Blue

    28 Agosto 2023

    A ciascuno dei Paesi firmatari, già coinvolti – nell’ambito degli Accordi di Parigi – nella missione di contenere la temperatura globale sotto i 2°C e preferibilmente sotto la soglia degli 1,5°C  è chiesto, insomma, di provvedere a un piano nazionale autonomo in grado di soddisfare gli obblighi che saranno legati al trattato globale. Già, ma con quali strategie e, soprattutto, con che tipo di controlli?Le reazioni alla bozza del mondo ambientalista non sono, in effetti, particolarmente entusiastiche. Parla di “un primo passo importante” la ong californiana Climate Rights International, in prima linea nella lotta al climate change. Ma denuncia una mancanza “di chiarezza e ambizione sufficienti per affrontare pienamente le conseguenze della plastica sul clima, sulla salute e sull’ambiente”, sottolineando come si tratti di un testo “vago e ambiguo sotto molti aspetti”, che per esempio “non stabilisce standard minimi per i piani nazionali, né attribuisce poteri specifici al meccanismo”.

    Economia circolare

    Il pregiudizio del riciclo può anche far danni

    di Anna Lisa Bonfranceschi

    15 Agosto 2023

    Pur con un elogio generale della bozza, “che pone le basi per i prossimi negoziati”, anche il WWF sottolinea “come vi siano anche elementi di debolezza”. In particolare l’associazione evidenzia una certa “incertezza nel testo del trattato”, circostanza che mostra “quante siano ancora le sfide da affrontare nei negoziati per raggiungere il nostro obiettivo di un pianeta libero dall’inquinamento da plastica”. Anche per questo il WWF suggerirebbe “l’inclusione di divieti globali sui prodotti in plastica ad alto rischio, nonché sui polimeri e sugli additivi che destano preoccupazione”.”Se i paesi non riescono a stabilire forti misure comuni e sono tentati di optare per opzioni più volontarie – dice Eirik Lindebjerg, Global Plastics Policy Lead del WWF – non riusciremo ad arginare l’insostenibile inquinamento da plastica che il mondo sta già sperimentando”.”Siamo contenti di trovare nella bozza le nostre cinque priorità chiave e molte delle nostre raccomandazioni politiche – sottolinea invece Nicholas Mallos, vicepresidente per la conservazione di Ocean Conservancy – Ma se le Nazioni Unite e il mondo intendono seriamente affrontare la crisi dell’inquinamento da plastica, dobbiamo garantire che vengano adottate disposizioni più severe”. Così Ocean Conservancy chiede che nel testo finale vengano fissati “obiettivi vincolanti a livello globale per ridurre la produzione di plastica”.Tra le richieste, la garanzia di “una transizione giusta, equa e inclusiva per il settore dei rifiuti” e “piani d’azione nazionali solidi e trasparenti che impongano di riferire come gli obiettivi siano perseguiti”. “Questa – conclude Mallos – è un’opportunità irripetibile per noi per raddrizzare la nave nella quale viaggiamo, tutti insieme, e tracciare una rotta verso un futuro in cui non affogheremo nella plastica: la salute del nostro oceano e le nostre vite dipendono da questo”.E del resto lo stesso ultimo rapporto di Unep dal titolo emblematico (Chiudere il rubinetto: come il mondo può mettere fine all’inquinamento da plastica e creare un’economia circolare) indicava l’impatto di soluzioni immediate basate sulle 3R: il riuso (che garantirebbe un taglio del 30% dell’inquinamento nei prossimi 17 anni), il riciclo (20% in meno e fino al 50% eliminando i sussidi ai combustibili fossili e rafforzando le linee guida per migliorare la riciclabilità) e un riorientamento della produzione (il 17% in meno usando materiali alternativi). Con un risparmio di 1.270 miliardi di dollari legato al passaggio a un’economia circolare, ai quali andrebbero aggiunti 3.250 miliardi di dollari risparmiati da esternalità come salute, clima, inquinamento atmosferico e degrado dell’ecosistema marino.Basterebbero questi dati per suggerire una svolta immediata, anche più di quanto non indichi la prima storica bozza del Trattato sull’inquinamento da plastica. LEGGI TUTTO

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    Sabrina Speich, oceanografa italiana a Parigi: “Mari e oceani mai in pericolo come quest’anno”

    Per gli antichi greci era Thalassa, una divinità così importante da essere addirittura antecedente agli dèi dell’Olimpo. Thalassa, cioè la personificazione del mare, la sorgente della vita sulla Terra, il guardiano del clima, il serbatoio di risorse ed energia, la casa di un enorme insieme di specie. Che però andrebbe rispettato di più, dato che la sua salute sta rapidamente degradando, principalmente a causa delle attività antropiche: gli ultimi otto anni, stando a due rapporti indipendenti pubblicati da Nasa-National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) e dal Copernicus Climate Change Service all’inizio del 2023, sono stati i più caldi mai registrati sul nostro pianeta, e il mare, allo stesso modo di quello che accadrebbe con una gigantesca spugna, ha assorbito circa il 90% del calore in eccesso (menomale: se così non fosse stato, la temperatura dell’atmosfera sarebbe oggi più calda di circa 33° C), il che ha fatto aumentare la temperatura delle acque, in media, di circa un decimo di grado per decennio.Ma non solo: il mare, in virtù del fatto che assorbe gran parte dell’anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera, sta diventando in media più acido e più salato; lo scioglimento dei ghiacciai ne sta provocando l’innalzamento al ritmo di tre millimetri l’anno. Insomma, niente di buono. Ne abbiamo parlato con Sabrina Speich, oceanografa fisica all’École normale supérieure di Parigi e membro del Pierre-Simon Laplace Climate Institute, che al Festival della Mente da poco concluso a Sarzana ha tenuto l’intervento “Meraviglioso, immenso mare” in cui ha raccontato le ricerche, i monitoraggi, le sfide e gli ultimi risultati della ricerca.

    Professoressa Speich, com’è nata la sua passione per il mare?”Il mare è meraviglioso, come dice esplicitamente il titolo del mio intervento [il tema del Festival della Mente di quest’anno è stato per l’appunto la meraviglia, ndr]. Lo vivo, lo osservo e lo studio praticamente da sempre. Mio nonno paterno era socio di un circolo velico e ha trasmesso a mio padre la passione per la vela. Sono salita per la prima volta in barca che non avevo neanche due mesi. Ho navigato molto con mio padre e ho apprezzato la meraviglia di vedere il mare dal mare, che è ancora più grande rispetto a quella che si ha stando sulla spiaggia. Allora ho deciso che il mare sarebbe stata la mia vita: al Liceo scientifico ho scoperto la fisica e poi, all’università, sono diventata oceanografa. Ho lavorato e vissuto più di vent’anni in Bretagna, a Brest, dove ha sede il più grande laboratorio oceanografico francese, e ho partecipato a svariate spedizioni di monitoraggio in tutti gli oceani del pianeta. Ora lavoro a Parigi e mi occupo attivamente di cambiamenti climatici e del loro impatto sul mare”.

    Come si studiano gli oceani oggi?”Il primo metodo di osservazione è quello satellitare: con i satelliti siamo in grado di misurare variabili come la temperatura, il livello del mare, la salinità, la presenza di clorofilla – tutti indicatori dello stato di salute delle acque e dei suoi abitanti. Tuttavia gli oceani sono “opachi”, nel senso che con i satelliti se ne può studiare solo la superficie. Per tutte le misurazioni in profondità bisogna andare in situ. Ed è quello che facciamo con le navi oceanografiche e i loro strumenti: abbiamo a disposizione dei robot che vengono immersi e prelevano campioni di acqua a profondità diverse, fino a 3-4mila metri. La prima grande campagna di campionamento è durata un decennio, dal 1990 al 2000, e ha fornito dati preziosissimi. Tuttavia, portare in mare una nave oceanografica è molto costoso: per questo abbiamo sviluppato altri metodi di campionamento, tra cui una serie di boe che vengono lasciate in mare e sono in grado di immergersi fino a 2mila metri, degli alianti marini, dei droni, perfino dei dispositivi posti sul dorso dei mammiferi che vivono nel mare. Grazie a questi strumenti, oggi conosciamo praticamente a perfezione i dati dei primi 2mila metri di profondità di tutto l’oceano”.

    Cosa dicono questi dati? Cosa sta cambiando?”Se guardiamo alla storia del nostro pianeta su scale temporali geologiche ci rendiamo conto che il clima è sempre cambiato. Ma ora sta succedendo qualcosa di molto diverso: i cambiamenti avvengono su scale temporali molto più rapide. Il riscaldamento è legato a un aumento dell’energia interna del sistema Terra, e la maggior parte di questa energia – il 90% circa – è assorbita dal mare. In questo senso il mare sta ‘tamponando’ gli effetti del cambiamento climatico, assorbendo energia e anidride carbonica dall’atmosfera. Gran parte di questo calore resta in profondità, dove può ‘rimanerci’ per decenni o addirittura secoli; alcune regioni, invece, tra cui per esempio quelle tropicali, rilasciano il calore assorbito piuttosto rapidamente, nell’arco di due o tre anni. Quello che abbiamo osservato è in linea con quello che prevedono i principali modelli climatici: l’oceano si sta riscaldando e il livello del mare sta salendo in media di tre millimetri e mezzo ogni anno; tutto questo sta succedendo molto più rapidamente rispetto ai cicli ‘naturali’. Le regioni più salate lo sono diventate ancora di più, perché è aumentata l’evaporazione. I dati di quest’ultimo anno sono impressionanti, allarmanti: le ultime osservazioni di Copernicus hanno mostrato che a luglio la temperatura media del mare è stata superiore di mezzo grado rispetto alla media del periodo 1991-2020. Mezzo grado può sembrare poco, ma è in realtà tantissimo se si pensa a quanta energia è necessaria per scaldare l’acqua di tutto l’oceano. È un dato impressionante, il culmine di un trend iniziato nell’aprile scorso e che non sembra seguire alcun ciclo stagionale”.

    Cosa dovremmo fare, a parte allarmarci?”Il cambiamento climatico è un problema complesso, che deve essere preso in mano dai governi e dagli enti intergovernativi. In questo le azioni dei singoli, purtroppo, non contano molto, anche se è importante continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema. Per avere risposte e intraprendere azioni concrete è necessario che tutti i paesi si siedano attorno a un tavolo, dati alla mano, e pongano dei limiti a quello che si può o non si può fare. Quello che cercano di fare, per esempio, istituzioni come la Unfccc, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. C’è bisogno di agire, e subito.” LEGGI TUTTO