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    Il Libro Bianco 2024: troppo spreco in questa Italia spaccata in due

    Il 96,5% dell’acqua è salata. L’acqua dolce disponibile sulla terra è solo il 3,5 per cento, di cui l’1 per cento è potabile. Davvero poca. Nonostante questo, però ogni giorno nel mondo se ne sprecano migliaia di litri. L’allarme arriva da tutti i fronti: preoccupazioni ci sono sia per l’approvvigionamento per uso umano, che per l’agricoltura e la produzione di energia. E il peggio deve ancora venire, quando arriverà quest’estate che secondo le prime anticipazioni viene annunciata come “difficile” dal punto di vista climatico. 

    Blue Book

    Sprechiamo il 41% dell’acqua potabile. Perché è importante investire nel sistema idrico

    di Fiammetta Cupellaro

    22 Marzo 2023

    La Giornata Mondiale dell’Acqua è stata istituita proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dell’acqua “linfa vitale per l’umanità” come l’ha definita Antònio Guterres Segretario generale delle Nazioni Unite, ricordando che ci sono 2 miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua potabile e 3.6 miliardi (il 46 % della popolazione mondiale) che non ha a disposizione servizi igienico-sanitari in sicurezza. Uno dei suoi obiettivi principali di questa giornata è quello di “ispirare l’azione verso lo sviluppo sostenibile” e di ottenere “l’acqua per tutti entro il 2030”. 

    La siccità in Italia non è l’unico problema

     E se le best practices sono entrate nella vita quotidiana di molti italiani, il nostro Paese resta tra i più spreconi in Europa. Ne sprechiamo così tanta di acqua che secondo l’Istituto nazionale di Statistica in un anno si potrebbe soddisfare il fabbisogno di 43 milioni di persone. Colpa non solo della siccità e delle vecchie infrastrutture che solo l’anno scorso hanno perso lungo il tragitto il 42% dell’acqua potabile, ma anche della burocrazia e di una non sempre buona gestione della risorsa più importante della terra.

    I dati

    Con l’emergenza idrica a rischio il 18% del Pil

    22 Marzo 2023

    Una situazione fotografata nei dettagli come ogni anno dal Blue Book 2024, monografia completa dei dati del Servizio idrico integrato, che verrà presentata questa mattina a Roma da Utilitalia per la Giornata Mondiale dell’Acqua e realizzata dalla Fondazione Utilitatis con la collaborazione di The European House – Ambrosetti e con Istat, Ispra, Cassa Depositi e Prestiti, il Dipartimento della Protezione Civile e le Autorità di Bacino. Dossier in cui si quantifica i diversi modelli di gestione, il gap infrastrutturale e di investimento tra Nord e Sud e il grande problema dello spreco diventato ormai insostenibile davanti alla sfide dei cambiamenti climatici. 

    Un paese spaccato in due

    Al centro dell’analisi, le differenze tra Nord e Sud e, soprattutto, tra le diverse gestioni che coordinano tutta la filiera dell’acqua. Perché se gli investimenti realizzati in Italia nel settore idrico hanno raggiunto i 64 euro annui per abitante nel 2022 – in crescita rispetto al 2019 (quando era a 49 euro), del 94% dal 2012 – il Paese è comunque ancora lontano dalla media europea (a quota 82 euro) e il miglioramento della qualità del servizio segna una netta differenza tra Nord e Sud. Un gap dovuto alla diversa capacità di investimento tra le gestioni industriali e quelle comunali, dove gli enti locali si occupano direttamente del servizio idrico.

    I dati

    Ogni anno sprechiamo 151 miliardi di litri di acqua con il cibo

    di redazione Green&Blue

    19 Marzo 2024

    Alcuni Comuni infatti gestiscono ‘in economia’ il servizio idrico, spesso restando a capo almeno di una delle attività di acquedotto, fognatura e depurazione (oppure di tutte, dove il servizio è integrato). Un sistema applicato in 1.465 Comuni (il 20 per cento rispetto al dato nazionale) pari a circa 7,6 milioni di abitanti serviti. L’80 per cento di queste gestioni in economia interessa il Sud Italia. Non senza conseguenze sul tipo di servizio che viene offerte ai cittadini. Nel Nord la gestione industriale risulta più efficace.  

    La filiera idrica estesa vale quasi il 20% del PIL

     L’acqua è una risorsa sempre più preziosa per la vita dei cittadini così come per l’economia italiana: la filiera idrica estesa genera valore per 367,5 miliardi di euro, pari al 19 per cento dell’intero PIL nazionale, in crescita dell’8,7 per cento rispetto al 2021. Secondo gli ultimi dati del Libro Bianco 2024 “Valore Acqua per l’Italia”  oltre 341 miliardi di euro (+9,1 per cento sul 2021) sono impattati direttamente dall’acqua nei settori agricolo, industriale ed energetico. La filiera estesa dell’acqua coinvolge una vasta gamma di attività economiche, dalla produzione agricola alla manifattura idrovora, al settore energetico, toccando complessivamente 1,4 milioni di imprese agricole, circa 330.000 aziende manifatturiere e 10 mila imprese energetiche. L’impatto diretto, indiretto e indotto del settore porta un valore aggiunto di 16,5 miliardi di euro, attivando oltre 150 mila posti di lavoro.

    La giornata mondiale

    Acqua: una risorsa per la pace

    di Fiammetta Cupellaro

    21 Marzo 2024

    Le tariffe e gli impatti del PNRR

     Dal Blue Book emerge che negli ultimi anni si è assistito ad una crescita delle tariffe del servizio idrico di circa più 5 per cento annuo, anche se quelle italiane rimangono tra le più basse d’Europa. Il valore degli investimenti sostenuti dalla tariffa è aumentato fino a circa 4 miliardi l’anno. Il PNRR sta dando certamente un impulso significativo, grazie anche alle risorse aggiuntive derivanti dalla recente rimodulazione del Piano, che ha permesso di stanziare circa 1 miliardo di euro aggiuntivi, destinati alla riduzione delle perdite, oggi ancora elevate e mediamente pari a circa il 42 per cento dell’acqua immessa in rete. Il fabbisogno di settore è stimato in almeno 6 miliardi l’anno: serviranno dunque risorse aggiuntive pari a circa 0,9 miliardi di euro l’anno fino al 2026, e pari ad almeno 2 miliardi di euro l’anno dopo la chiusura del PNRR, per innalzare l’indice di investimento annuo e raggiungere i 100 euro per abitante, avvicinandosi così alla media di altri Paesi europei di dimensione simile all’Italia.  

    Davanti a tutto questo, non possiamo dunque più permetterci di considerare l’acqua una risorsa scontata. Ne abbiamo sempre meno e non è neanche più tempo di chiederci come usarla meglio di quanto facciamo ogni giorno, ma di invertire la rotta. E preservare il bene più prezioso che abbiamo. LEGGI TUTTO

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    Ogni anno sprechiamo 151 miliardi di litri di acqua con il cibo

    L’Osservatorio internazionale Waste Watcher, partendo dal report italiano 2024 sulla quantità di cibo sprecato (566,3 grammi pro capite a settimana), ha stimato l’impronta idrica dello spreco alimentare domestico: si tratta di 151,469  miliardi di litri d’acqua che vengo sprecati insieme al cibo. Se fossero rappresentate in bottiglie d’acqua da mezzo litro, come nell’app Sprecometro, sarebbero ben 302,938 miliardi di bottiglie e ci permetterebbero di fare oltre 4 volte il giro del mondo, se affiancate l’una all’altra. In termini di stima economica: se equiparassimo l’acqua usata nella produzione di cibo a quella usata in casa, di cui paghiamo le utenze, arriveremmo ad una cifra incredibilmente alta, cioè 395,835. Tutta la produzione italiana di acqua in bottiglia si attesta a 14,5 miliardi di litri, ed è quindi quasi 10 volte inferiore all’impronta idrica dello spreco alimentare domestico in Italia.

    “La crisi climatica – spiega il Direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher Andrea Segrè – impone a ciascuno di noi comportamenti responsabili nella gestione del cibo così come nell’utilizzo dell’acqua nel nostro quotidiano. Il settore primario usufruisce del 60% delle acque dolci utilizzate dall’uomo, che successivamente finiamo per sprecare, l’acqua è dunque un costo indiretto del cibo gettato. Attraverso l’app Sprecometro, oltre al monitoraggio in grammi dello spreco alimentare individuale e collettivo, possiamo avere la stima della nostra impronta idrica, che varia in base a quale e quanto prodotto viene sprecato. Senza consapevolezza non potremo raggiungere l’obiettivo di dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030, come recita il target 12.3 dell’Agenda 2030 dell’Onu”.Ogni 22 marzo le Nazioni Unite celebrano la Giornata Mondiale dell’Acqua, per sensibilizzare sull’importanza dell’acqua e sulla crisi idrica globale. Con oltre 663 milioni di persone che non hanno accesso all’acqua potabile e circa 2,4 miliardi che vivono senza servizi igienico-sanitari adeguati, la necessità di azione è urgente. L’obiettivo è raggiungere l’SDG 6 (Sustainable Development Goals – Obiettivi di Sviluppo Sostenibile), garantendo acqua e servizi igienico-sanitari per tutti entro il 2030. La Giornata Mondiale dell’Acqua, dedicata nel 2024 a “Water for peace”, ci offre l’opportunità di concentrarci su come l’acqua possa creare pace o scatenare conflitti, sottolineando l’importanza di un accesso equo e sostenibile a questa risorsa indispensabile. L’acqua può essere un fattore di pace o una causa di conflitto. In molte parti del mondo, la scarsità, l’inquinamento dell’acqua e l’accesso ineguale provocano tensioni tra comunità e nazioni.

    Secondo le stime del Bigbang, il modello idrologico realizzato dall’Ispra che analizza la situazione idrologica dal 1951 al 2021 fornendo un quadro quantitativo e qualitativo delle acque in Italia, nell’ultimo trentennio la disponibilità idrica nazionale è diminuita del 20%. Ugualmente le stime sul lungo periodo (1951-2021) evidenziano una riduzione significativa, circa il 16% in meno rispetto al valore annuo medio storico.Secondo Legambiente, l’Italia ogni anno consuma 26 miliardi di metri cubi di acqua. Il 22% dell’acqua prelevata, tuttavia, viene disperso, rendendo il nostro Paese una delle nazioni con il più alto tasso di spreco di acqua, e quindi con una delle più alte impronte idriche d’Europa. I cambiamenti climatici, l’inquinamento dei corpi idrici e la dispersione hanno aggravato il problema di disponibilità di acqua potabile a livello globale. La Sicilia ha già istituito una task force ad hoc e la Sardegna ha imposto limitazioni all’uso dell’acqua in campo agricolo, dal momento che gli invasi sono pieni al 50% dei livelli medi.Le situazioni critiche, però, non si esauriscono a queste due regioni, ma si espandono per quasi tutto lo stivale, con Basilicata e Puglia che hanno rispettivamente il 40% e il 44% di acqua in meno rispetto allo scorso anno, e situazioni critiche si rilevano anche in Liguria, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana dove i bacini si svuotano con una rapidità eccezionale. È quindi fondamentale comprendere che lo spreco alimentare crea impatti diffusi, sprechi idrici sommersi che impattano nel quotidiano sull’ambiente e sulla qualità della nostra vita attuale e futura. LEGGI TUTTO

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    La denuncia di Greenpeace: “Acqua contaminata da PFAS nei fiumi toscani”

    La contaminazione da PFAS (composti poli e perfluoroalchilici pericolosi per la salute umana) è largamente diffusa anche in Toscana e interessa numerosi corsi d’acqua inquinati dagli scarichi di diversi distretti industriali. Lo rivela una nuova indagine di Greenpeace Italia (qui il .pdf), basata su campionamenti indipendenti effettuati nel gennaio scorso e diffusa in occasione della Giornata mondiale dell’acqua che si celebra il 22 marzo.Se gli impatti dell’industria conciaria, tessile, florovivaistica e del cuoio erano già stati evidenziati dallo studio del 2013 del CNR-IRSA e dai rilievi annuali di ARPAT, le analisi condotte da Greenpeace Italia provano che anche il distretto cartario lucchese contribuisce all’inquinamento da PFAS. Una scoperta che non dovrebbe sorprendere, visto che l’impiego di queste molecole nell’industria della carta è ben noto, ma la questione non era mai stata approfondita dagli enti preposti toscani. LEGGI TUTTO