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Sostituire la carne rossa con le sardine potrebbe salvare 750mila vite all’anno

Sardine, acciughe e aringhe sono una risorsa abbondante, assolutamente salutare e a basso impatto ambientale. Nonostante siano pescate commercialmente in tutto il mondo, solo una frazione del pescato globale oggi viene destinata al consumo umano. Ed è un peccato, perché secondo una nuova ricerca pubblicata su BMJ Global Health, rimpiazzando la carne rossa con pesci foraggio – termine con cui vengono identificate tutte le specie marine piccole e abbondanti, che si muovono in banchi e si trovano alla base della catena alimentare – nel mondo si potrebbero salvare fino a 750mila vite ogni anno, prevenendo l’insorgenza di patologie legate alle abitudini alimentari, come le coronaropatie.

I pesci foraggio (un termine assimilabile in qualche modo a quelli che noi italiani definiamo pesci azzurri) sono specie di piccole dimensioni di cui si cibano quasi tutti i pesci di dimensioni maggiori, ma anche uccelli marini e mammiferi. Sono presenti negli oceani di tutto il mondo, e solitamente si tratta di specie ricche di omega 3, calcio e vitamina B12. Ottime quindi per mantenere in salute cuore e cervello, e anche sostenibili, perché la pesca di queste specie ha un basso impatto in termini di emissioni (anche se può diventare eccessiva e mettere a rischio la sopravvivenza degli stock ittici e dei tanti animali che vi affidano la propria sopravvivenza).

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I pesci foraggio sono pescati in tutto il mondo, ma appena un quarto del pescato globale viene destinato al consumo umano: in molte zone, soprattutto nelle regioni più povere, vengono utilizzati infatti principalmente per creare mangimi utilizzati nell’acquacoltura di specie di maggiore pregio. Sul versante opposto troviamo invece la carne rossa. Un alimento inquinante, che se consumato in eccesso può aumentare il rischio di soffrire di diverse, gravi, patologie croniche.

Per questo motivo, gli autori del nuovo studio hanno deciso di verificare cosa potrebbe accadere se invertissimo l’attuale modello alimentare dominante, sostituendo alla carne rossa il consumo di pesci foraggio. I loro risultati parlano chiaro: i benefici in termini di salute pubblica sarebbero sostanziali.

L’intervista

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Proiettando i loro modelli nel futuro, i ricercatori prevedono che entro il 2050 si eviterebbero tra le 500 e le 750mila morti ogni anno, e tra gli otto e i 15 milioni di anni in termini di attesa di vita corretta per disabilità, misura che esprime la somma degli anni di vita persi a causa di malattie che causano disabilità o morte prematura. Il tutto, grazie a una riduzione del 2% delle morti per coronaropatie, ictus, diabete e tumore dell’intestino.

“I benefici teorici del consumo di pesci foraggio sono evidenti”, scrivono gli autori dello studio, “ma nonostante questo, ci sono importanti barriere che impediscono di ottenerli, come la produzione di mangimi per acquacoltura, l’overfishing, i cambiamenti climatici, e l’accettabilità culturale di questi alimenti”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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