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L’ambiente in Italia: bene rinnovabili, differenziata e agricoltura bio. Meno per emissioni, Pm10 e consumo di suolo

Qual è lo stato dell’ambiente in Italia? In quali ambiti si sta andando nella direzione giusta e in quali non si fa nulla o non abbastanza? Quali tendenze risultano stabili e su quali non ci sono ancora indagini o dati sufficienti? Sono domande alle quali prova a dare una risposta il Rapporto Ambiente di Snpa, il Sistema nazionale per la protezione ambientale, del quale oggi è stata presentata la quarta edizione. 

I dati (che hanno il limite di riferirsi al 2021) disegnano un Paese in linea con gli obiettivi europei dello sviluppo sostenibile per produzione di energia e raccolta differenziata, ma ancora indietro in settori chiave come il consumo di suolo, la riduzione dei gas serra e il trattamento dei rifiuti speciali. Ci sono anche ambiti nei quali non si va avanti né indietro, come l’elaborazione dei piani di adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione delle aree protette e la riduzione dell’inquinamento acustico. In sintesi, il rapporto mostra che, sebbene si siano osservati dei miglioramenti e le azioni intraprese, da parte del nostro Paese e delle singole realtà regionali, vadano nella giusta direzione, per alcune problematiche ambientali sono necessari ulteriori sforzi per il miglioramento e/o la conservazione delle condizioni ambientali.

A cosa serve il Rapporto Snpa

Il documento viene realizzato in ottemperanza alla legge n. 132 del 2016,  e rappresenta un mezzo di conoscenza delle condizioni ambientali in Italia per decisori politici e istituzionali, per scienziati, tecnici e cittadini. Questo perché gli indicatori che popolano il Rapporto Ambiente sono utili a monitorare gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo, dall’Agenda 2030, dalla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e dall’Ottavo programma d’azione ambientale. 

Il documento descrive e confronta le diverse realtà regionali attraverso l’analisi di 21 indicatori, condivisi dal Sistema, che delineano le tendenze delle principali tematiche ambientali; la fonte dei dati/indicatori è costituita dalla Banca dati Indicatori ambientali di Ispra. Il Rapporto è realizzato in un unico volume strutturato in due parti. La prima descrive le realtà regionali attraverso l’analisi di 21 indicatori; la seconda è composta da brevi articoli che riguardano specificità regionali e/o attività Snpa particolarmente rilevanti e di interesse per la collettività. In sintesi, il documento assegna a ogni indicatore un trend, che può essere positivo, negativo, stabile oppure non definibile ma in stato buono.

Nel dettaglio: trend positivi

Rientrano in questa valutazione

  • Energie rinnovabili: l’uso delle rinnovabili è aumentato e la quota è quasi triplicata nel periodo considerato, dal 6,3% del 2004 si è passati al 20,4% nel 2020 con un valore superiore all’obiettivo del 17% assegnato all’Italia)
  • Agricoltura biologica: obiettivo del Piano strategico nazionale politica agricola comune 2023 – 2027 è destinare il 25% dei terreni agricoli all’agricoltura biologica entro il 2027. Nel 2022 l’agricoltura biologica interessa il 18,7% della superficie agricola utilizzata (SAU) e il 7,3% del numero di aziende agricole
  • Raccolta differenziata: Si conferma il trend di crescita della raccolta differenziata anche nel 2022 con l’aumento di un punto percentuale a livello nazionale rispetto al 2021, che raggiunge così il 65%
  • Rifiuti smaltiti in discarica: sono in costante discesa. Dal 63,1% del 2002 si è passati al 17,8% del 2022
  • Qualità dell’aria PM2,5: si conferma l’andamento decrescente del PM2,5 negli ultimi 10 anni, risulta tuttavia superato, nella quasi totalità delle stazioni di monitoraggio, il valore di riferimento annuale dell’OMS (99,7% dei casi) che nelle nuove linee guida è stato ridotto a 5µg/m³

Nel dettaglio: trend stabili

Rientrano in questa valutazione:

  • Cambiamenti climatici: nel 2021 le Strategie di adattamento ai cambiamenti climatici approvate sono 4, due in più rispetto al 2018. Una lieve tendenza positiva ma ancora del tutto insufficiente
  • Rifiuti urbani: rispetto all’obiettivo di ridurre in modo significativo la quantità totale di rifiuti urbani prodotti entro il 2030, la situazione nazionale è sostanzialmente stabile
  • Rumore: nel 2021, la percentuale delle sorgenti per le quali si rilevano superamenti dei limiti normativi è significativa (42,7%), leggermente inferiore a quella riscontrata nel 2013 (-1,3 punti percentuali) 
  • Aree protette terrestri e marine: obiettivo UE è tutelare almeno il 30% della superficie terrestre dell’UE e il  30% dei suoi mari entro il 2030. In Italia, ad oggi, la copertura nazionale di superficie protetta a terra è di 6.530.473 pari al 21,7% del territorio italiano

Nel dettaglio: trend negativi

Rientrano in questa valutazione:

  • Emissioni gas serra: si riducono rispetto al 1990 (-20%), ma la diminuzione non è sufficiente e pur superando l’obiettivo europeo fissato per il 2020, sono necessari ulteriori sforzi per raggiungere i nuovi obiettivi al 2030 
  • Consumo di suolo: dal 2006 al 2022 è aumentato in Italia di oltre 120.000 ettari. Nell’ultimo anno, il consumo di suolo netto registrato in Italia è stato in media, oltre 21 ettari al giorno pari a 2,4 m2 al secondo 
  • Qualità dell’aria PM10: tra il 2013 e il 2022 la concentrazione di PM10 è risultata decrescente nel 45% delle stazioni analizzate, con una diminuzione media del 2,1% annuo. Tuttavia, in riferimento all’esposizione al valore limite giornaliero, oltre al lontanissimo obiettivo di raggiungere i livelli raccomandati dall’OMS anche rispettare l’obiettivo previsto dalla normativa su tutto il territorio nazionale sembra piuttosto difficile: nel 2022 non è stato rispettato nel 20% dei casi
  • Incidenza del turismo sui rifiuti urbani: i dati confermano come le presenze dei turisti gravino maggiormente sul territorio delle regioni che registrano una pressione turistica elevata
  • Rifiuti speciali: rispetto all’obiettivo di ridurre in modo significativo la quantità totale di rifiuti speciali prodotti entro il 2030, in Italia aumenta la produzione

Nel dettaglio: trend non definibile

Rientrano in questa valutazione:

  • Stato chimico di laghi e fiumi: nel periodo 2016-2021, a livello nazionale, il 78% dei fiumi è in stato chimico buono, il 13% non buono e il 9% non è stato classificato. Per i laghi, il 69% è in stato buono, il 11% non buono e il 20% non è stato classificato. Complessivamente, si registra un generale aumento, rispetto ai sei anni precedenti, dei corpi idrici superficiali classificati in stato chimico buono e una riduzione dei corpi idrici non classificati.
  • Stato chimico delle acque sotterranee: a livello nazionale, nel periodo 2016-2021, i corpi idrici sotterranei classificati in stato chimico buono raggiungono il 70% del totale (rispetto al 58% del 2010-2015), con una percentuale di corpi idrici in stato scarso del 27%


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/ambiente/rss2.0.xml


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